IDROCEFALO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO PER MALASANITÀ
L’idrocefalo è un aumento di volume del liquido cefalorachidiano all’interno delle cavità ventricolari, generalmente associato ad un incremento della pressione intracranica.
Esso è determinato da un’alterazione della dinamica liquorale che ne colpisce quindi la produzione (aumentata), circolazione (alterata), riassorbimento (diminuito).
Si distingue in congenito, se è presente già alla nascita o acquisito, se si verifica in un secondo momento.
Quando si presenta alla nascita può essere correlato a malformazioni congenite (stenosi dell’acquedotto di Silvio, spina bifida, malformazione di Chiari, sindrome di Dandy Walker, cisti aracnoidee o ventricolari), ad emorragie della matrice germinale nel prematuro (endoventricolari), infezioni contratte in utero (TORCH, Citomegalovirus, misteriosi etc.) o in epoca perinatale (meningiti batteriche) e a neoplasie cerebrali collocate in modo da ostruire la circolazione liquorale.
Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un errore del ginecologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze.
Quali sono i sintomi dell’idrocefalo
Il primo segno nel neonato è l’aumento della circonferenza cranica, tensione della grande fontanella, letargia o irritabilità, disturbi dell’oculomozione e spasticità agli arti inferiori.
Dopo il primo anno di vita i sintomi sono invece vomito ripetuto, cefalea, disturbi visivi e a volte, anche crisi epilettiche.
Come procedere alla diagnosi dell’idrocefalo
Un’alterata circonferenza cranica è visibile già durante il periodo prenatale tramite le normali ecografie eseguite in gravidanza. In caso di approfondimenti successivi esami utili sono l’ecografia trans-fontanellare, la TAC, la risonanza magnetica, lo studio della dinamica liquorale e la misurazione della pressione endocranica.
Nel caso le valutazioni non venissero effettuate, la madre potrà affidarsi ad uno Studio legale o ad un Avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme alla paziente ed alla famiglia la fattibilità di una richiesta di risarcimento.
Qualora vi siano i presupposti, la madre o i familiari (genitori, fratello/sorella o gli eredi) potrebbero dunque chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità a causa di una diagnosi sbagliata, errata, tardiva oppure di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace. Lo studio legale o l’avvocato, preferibilmente specializzati in danni da responsabilità medica, insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni all’Ospedale, all’Assicurazione, al ginecologo e più in generale ai medici coinvolti.
Trattamento medico-sanitario in caso di idrocefalo
Il trattamento dell’idrocefalo dipende dalla causa, dall’andamento clinico e da un’accurata valutazione dei rischi e dei benefici connessi alla procedura chirurgica.
Il trattamento chirurgico prevede l’utilizzo di derivazioni liquorali ventricolo-peritoneali o utilizzo di tecniche endoscopiche (ventricolo-cisternostomia).
Attraverso le derivazioni il liquido prodotto in eccesso viene convogliato nel peritoneo dove viene riassorbito.
La ventricolo-cisternostomia, invece, permette di creare una comunicazione nel tessuto celebrale che permette di superare l’ostruzione. È inoltre importante fare particolare attenzione ad eventuali lesioni irreversibili del tessuto cerebrale causate dallo stesso agente eziologico che ha provocato l’idrocefalo.
Quali possono essere gli errori medici correlati alla gestione di casi di idrocefalo
Gli errori medici più frequenti in caso di idrocefalo sono:
- errata anamnesi del paziente (segni e sintomi);
- in caso di sospetto, assenza di percorso diagnostico adeguato (segni, sintomi, esami strumentali);
- assenza di informazioni alla paziente relative alla patologia: segni e sintomi, test di diagnosi (limiti e benefici), terapia (limiti e benefici), conseguenze;
- errata terapia medica (dose, vie di somministrazione, concentrazione, presenza di controindicazioni, trattamento del partner);
- assenza di consigli su stile di vita, igiene, alimentazione al fine di prevenire infezioni prenatali;
- assenza o errata terapia chirurgica.