VENTOSA OSTETRICA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Il parto operativo con ventosa, definita anche come ventosa ostetrica, è un tipo di assistenza al parto, utilizzato in situazioni di emergenza.
L’estrazione del feto, in questo caso, avviene attraverso l’utilizzo di una coppetta, soft o rigida, che il medico applica sulla testa del bambino per fare trazione e agevolare il suo percorso lungo il canale del parto, e quindi favorire la sua nascita.
Le complicanze del parto operativo con ventosa ostetrica
Così come tutte le procedure mediche, il parto con ventosa presenta dei rischi e delle complicanze che riguardano in particolare il bambino.
Tra queste vi sono:
- ferite superficiali del cuoio capelluto: la ventosa può causare ferite e la tipica forma allungata della testa, dovute al trauma e al gonfiore, i quali scompaiono nel giro di qualche giorno dal parto;
- ematoma: la formazione di sangue sottopelle è associato alle ferite della testa ed è dovuto alla rottura di vene e capillari;
- emorragia intracranica: è una delle complicazioni più gravi e, fortunatamente, meno frequenti, rappresentate da sanguinamento all’interno delle ossa del cranio, e sono il risultato della trazione eccessiva della coppetta sulla testa del neonato;
- emorragia della retina: è una complicazione comune che consiste nel sanguinamento oculare, a livello della retina. La causa è sconosciuta, ma si presume sia dovuta alla pressione cui è sottoposta la testa del bambino durante il passaggio lungo il canale del parto.
Quando deve essere evitato l’utilizzo della ventosa ostetrica
Nella maggior parte dei casi la procedura è utilizzata in situazioni di emergenza, come nei casi di sofferenza fetale, per evitare il ricorso al taglio cesareo, il quale rappresenta un intervento maggiormente invasivo.
Esistono però delle condizioni in cui il parto operativo con ventosa non è raccomandato e, anzi, dovrebbe essere evitato da parte del personale sanitario, poiché espone mamma e bambino a rischi e complicanze ancora più gravi.
Tali casi sono generalmente:
- prematurità al di sotto delle 34 settimane gestazionali;
- traumi a livello del cuoio capelluto;
- testa non impegnata lungo il canale del parto;
- dilatazione del collo dell’utero non ancora completa;
- sanguinamento materno in corso o sospetto di patologie della coagulazione;
- sospetta macrosomia fetale;
- sproporzione del feto rispetto al bacino materno;
- presentazione del bambino anomala (bambino di faccia o di piedi);
- diabete gestazionale o di tipo II.
Per tutte queste ragioni prima che la donna venga sottoposta alla procedura operativa con ventosa, il personale sanitario ha il dovere di informarla adeguatamente sui rischi e sui benefici che essa comporta, in particolare che, non sempre, ha esito positivo e che potrebbe essere comunque necessario ricorrere al taglio cesareo.
Durante l’assistenza di un parto operativo con ventosa è dunque fondamentale che il medico raccolga tutta la documentazione necessaria, registrando le indicazioni per cui si è deciso assistere operativamente il parto, il consenso informato della paziente, e la descrizione dettagliata della procedura stessa.