PERCORSO DIAGNOSTICO DEI NODULI DELLA MAMMELLA E TUMORE AL SENO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Epidemiologia
Il tumore al seno è la neoplasia più frequente in assoluto per incidenza nella popolazione femminile (rappresenta il 28% dei tumori femminili) e rappresenta la prima causa di morte in Italia nella fascia tra i 35 ed i 50 anni.
Il rischio di ciascuna donna di ammalarsi di tumore al seno è del 10-12% e varia in base all’età:
- fino a 49 anni à2,4% (1 donna su 42)
- tra i 50 e i 69 anni à 5,5% (1 donna su 18)
- tra i 70 3 gli 84 anni à 4,7% (1 donna su 21)
Data l’elevata incidenza (114/100000/anno) ed il tasso di mortalità (24/100000/anno) negli ultimi anni sono stati adottati degli screening ben precisi e definiti per identificare precocemente la patologia.
Le evidenze scientifiche dimostrano come la diagnosi precoce sia l’azione più efficace nella lotta contro il tumore della mammella.
La modalità principale di presentazione della patologia mammaria è il riscontro, occasionale o meno, attraverso l’autopalpazione o le procedure di screening, di un nodulo mammario.
Fattori di rischio
I principali fattori di rischio sono:
- sesso femminile
- età
- storia familiare
Diagnosi
La diagnosi della patologia mammaria si avvale di molte procedure:
- mammografia;
- ecografia mammaria;
- agoaspirato/biopsia per istologia/citologia;
- risonanza magnetica nucleare;
- tac (Tomografia assiale computerizzata);
- pet (Tomografia ad emissione di positroni).
Percorso diagnostico terapeutico assistenziale
La paziente con un nodulo mammario sospetto per neoplasia mammaria o con neoplasia mammaria accertata viene affidata ad un gruppo multidisciplinare di esperti con esperienza specifica in ambito senologico:
- radiologo;
- anatomo Patologo;
- chirurgo;
- radioterapista;
- oncologo;
- medico nucleare;
- chirurgo plastico;
- onco-genetista;
- fisiatra;
- psico-oncologo.
Fasi principali del percorso di screening clinico
I LIVELLO à Mammografia
II LIVELLO à Ecografia – Citologia (Esame citologico)/Istologia (Esame istologico) – RMN (Risonanza Magnetica Nucleare)
III LIVELLO à Lesioni individuate e trattamento
Iter
Facendo un riassunto, si dovrà agire seguendo un diagramma ad albero suddividendo tra le persone asintomatiche e sintomatiche e a seconda delle fasce di età.
A – Pazienti asintomatiche
1) Età inferiore a 40 anni
2) Età superiore a 40 anni
B –Pazienti sintomatiche
1) Età inferiore a 35 anni
2) Età superiore a 35 anni
Un corretto percorso diagnostico, che si attiene alle linee guida, consente di identificare in maniera precisa la patologia e di inserirla nel percorso terapeutico più idoneo.
In caso di nodulo al seno, la diagnosi è quindi un primo fondamentale passaggio. Una tardiva o non corretta diagnosi della patologia della paziente, potrebbe infatti portate, nei casi più gravi di tumore al seno, al decesso della donna, e la morte costituisce il bene giuridicamente più prezioso della vita. Sul cancro al seno, e in generale sulle varie forme di neoplasie, sono fortunatamente aumentate le campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione e diagnosi, e vi è quindi nelle donne una consapevolezza, ad esempio, sull’importanza dell’autopalpazione al seno, e soprattutto sulla necessità di sottoporsi regolarmente e periodicamente a visite mediche ed esami specialistici, soprattutto dopo una certa età, e comunque in base alle caratteristiche personali, familiari e biologiche della paziente.
In Italia, la Sanità sia pubblica che privata è ottima, con anche molti centri d’eccellenza. Esistono inoltre figure professionali di Risk Managment che, anche nell’ambito del percorso diagnostico e terapeutico dei noduli alla mammella e tumori al seno, sono impegnate nella strategia e gestione del rischio clinico nelle organizzazioni sanitarie (Ospedale, Pronto Soccorso, Clinica, Casa di cura), proprio per cercare di prevenire gli errori, pianificare le attività formative e di aggiornamento continuo del personale sanitario.
Anche nell’ambito di patologie tumorali al seno, reparti ad esempio di Oncologia in Ospedali e Istituti tumori sono costantemente impegnati nella ricerca, aggiornamento, prevenzione, diagnosi e trattamento, tuttavia non può, purtroppo, in assoluto escludersi che possano verificarsi errori medico sanitari o casi di malasanità, anche durante la fase diagnostica.
Errori medico diagnostici, possono derivare, ad esempio, da:
- difetto del macchinario che non segnala i dati o i valori, o li registra in maniera anomala;
- procedure o protocolli non seguiti scrupolosamente o, addirittura, del tutto non rispettati per imperizia, negligenza o imprudenza;
- scambio di analisi, esami, provette da parte del Laboratorio di analisi, del personale sanitario ospedaliero ecc.;
- esame eseguiti correttamente ma mal letti o mal refertati;
- mancato approfondimento attraverso ulteriori visite, esami integrativi o un consulto con altro specialista, eventualmente anche in una diversa area medica o specialità clinica.
Si tratta di fasi che richiedono attenzione e professionalità. Un eventuale errore o colpa del medico, o un errore dell’Ospedale, ad esempio perché viene sbagliata la diagnosi, o per ritardata o non tempestiva diagnosi della patologia, potrebbe provocare un danno da perdita di chance di guarigione o sopravvivenza.
Un errore dell’Ospedale o un errore medico per colpa del medico nell’accertamento della patologia, potrebbe privare la paziente di una chance di guarigione o di conservare, durante quel decorso, una migliore qualità della vita, nonché – in caso di morte – la perdita di chance di sopravvivenza e quindi la possibilità di vivere più a lungo di quanto, poi, effettivamente vissuto. Il decesso della paziente potrebbe poi avvenire dopo una lunga e dolorosa sofferenza sia fisica e sia psicologica. Sono tutti aspetti che devono essere tenuti in considerazione, anche qualora si volesse chiedere un risarcimento dei danni che tenga conto della personalizzazione del danno.
Conseguenze potenzialmente gravi per la paziente potrebbero anche derivare da una non tempestiva esecuzione nel trattamento, o da un errore nell’esecuzione stessa.
Il risarcimento dei danni, pertanto, potrebbe anche avvenire a causa di una terapia inadeguata, tardiva o errata.
Infatti, anche durante la cura potrebbe verificarsi una responsabilità medica a causa della colpa dell’Ospedale o del medico. Casi di responsabilità professionale o di malasanità possono avvenire, ad esempio, perché il medico ha agito con imperizia, negligenza o imprudenza o, comunque, perché ha commesso un errore nella terapia, rivelatasi magari sbagliata, o nella prescrizione, posologia e somministrazione dei farmaci, o per un errore durante l’intervento, o per aver eseguito un intervento inutile, inadeguato o addirittura sbagliato, o per un errore post operazione o in fase di follow up.
Se si ritiene di essere stati vittima di un caso di errore medico o di malasanità, potrebbe essere opportuno contattare uno studio legale o un avvocato specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica. L’avvocato, insieme al medico legale ed eventuali medici specialisti, controlleranno la documentazione medica (consenso informato, esami, consenso informato) al fine di verificare se ci sia stata colpa, negligenza, imperizia, imprudenza da parte dell’Ospedale, del personale medico sanitario o dei componenti dell’équipe medica.
Lo studio legale verificherà, inoltre, i presupposti per poter domandare un risarcimento danni all’Ospedale, all’Assicurazione e ai singoli medici. Non vi è, infatti, un automatismo tra errore medico e risarcimento danno, pertanto è importante che l’avvocato verifichi se vi sia un nesso di causalità, per poi quantificare quali danni, nel caso concreto, siano eventualmente presenti, ad esempio, tra:
danno patrimoniale e non patrimoniale, sia temporaneo, ossia un danno da inabilità temporanea, e sia permanente c.d. danno biologico ossia un danno da invalidità biologica permanente fisica e psichica. Potrebbe inoltre essere presente, tra gli altri, un danno da perdita della capacità lavorativa o un danno da perdita di chance.
Il risarcimento del danno spetta generalmente alla paziente, tuttavia vi sono casi in cui anche i familiari ne potrebbero avere diritto, come i parenti [genitori (madre e padre), figlio/figlia e fratello/sorella], o il coniuge (marito), la partner di unione civile o il/la partner convivente more uxorio.