IPERVENTILAZIONE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
L’iperventilazione consiste nell’aumento della frequenza degli atti respiratori in condizioni di riposo.
L’anidride carbonica che viene espirata è troppa e di conseguenza il suo quantitativo presente nel sangue si riduce (ipocapnia), mentre l’ossigeno aumenta.
Grazie alla presenza di anidride carbonica, l’ossigeno viene distribuito a tutti i distretti corporei; perciò, in assenza di anidride carbonica, conseguente ad iperventilazione, gli organi non ricevono abbastanza ossigeno.
L’iperventilazione è caratterizzata da una “fame d’aria” in quanto l’individuo ha la sensazione di non avere aria a sufficienza e, per compensare questa situazione, tende a respirare velocemente per un periodo di tempo prolungato.
L’iperventilazione si manifesta con respiri rapidi e superficiali, con la sensazione di formicolio al viso e alle mani ed uno stato generale di agitazione.
Il medico deve individuare la causa dell’iperventilazione in quanto può essere un’emergenza medica.
Le cause più comuni sono ansia e nervosismo, emorragia, malattie cardiache, sovradosaggio di farmaci, infezioni, attacchi di panico, stress, gravidanza.
La responsabilità del ginecologo o dell’ostetrica, e quindi dell’Ospedale, della Clinica o della Casa di cura, potrebbe derivare non solo dall’insorgenza della complicanza ma anche dal mancato riconoscimento precoce della problematica o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.
Iperventilazione in gravidanza e in travaglio di parto
Durante la gravidanza l’organismo materno va incontro a delle modifiche fisiologiche. Sin dall’inizio della gravidanza, a causa della presenza di un ormone (il progesterone), si assiste ad una lieve iperventilazione.
All’inizio del travaglio, come risposta all’ansia e al dolore provocati dalle contrazioni dell’utero, si verifica frequentemente uno stato di iperventilazione.
La gravida deve essere esortata a compiere respiri superficiali e deve essere incoraggiata a rilassarsi in modo da regolare la respirazione durante le contrazioni.
Se i sintomi dell’iperventilazione diventano più gravi la donna dovrà respirare attraverso una mascherina o all’interno di un sacchetto di carta.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
Iperventilazione neonatale e conseguenze degli errori
Quando alla nascita il neonato presenta un’insufficienza respiratoria l’intervento più efficace per salvare la vita del neonato consiste nello stabilire una ventilazione adeguata.
Il fine della ventilazione è quello di promuovere una respirazione spontanea ventilando i polmoni e stimolando i riflessi respiratori.
In seguito ad una iperventilazione non opportuna il neonato può subire gravi danni poiché l’eccessiva somministrazione di ossigeno provoca una riduzione dei livelli di anidride carbonica nel sangue.
Se il personale medico non controlla i livelli di anidride carbonica nel neonato, quest’ultimo può subire drastiche conseguenze come:
- lesioni permanenti al cervello
- cicatrici e infiammazione del polmone (displasia broncopolmonare)
- lesioni polmonari e collasso del polmone
- paralisi cerebrale
- problemi all’udito
- problemi dello sviluppo cognitivo.