L’IPOTERMIA COME TRATTAMENTO TERAPEUTICO NEL NEONATO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Per ipotermia si intende una condizione in cui la temperatura corporea scende sotto i 33.5 gradi, temperatura al di sotto della quale l’individuo non è più in grado di svolgere la vita attiva.
L’ipotermia terapeutica, inoltre, è stata anche utilizzata in oncologia considerando la teoria che a basse temperature le cellule tumorali riducono la loro moltiplicazione.
Cos’è l’ipotermia terapeutica nel neonato
L’ipotermia terapeutica è un trattamento che prevedere l’induzione dell’ipotermia ovvero l’abbassamento della temperatura corporea interna a scopo terapeutico.
Il fine dell’ipotermia terapeutica indotta è quello di limitare il danno cerebrale del paziente ed è utilizzata per trattare i neonati che alla nascita presentano encefalopatia ipossico ischemica.
Un errore del ginecologo, del neonatologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare, nei casi più gravi, anche al decesso del bambino, e la morte costituisce la lesione maggiore del bene giuridico della vita. In questi casi anche i familiari del paziente vittima di malasanità potrebbero avere diritto al risarcimento, in particolare i genitori, nonni, i fratelli o le sorelle o gli eredi.
Cosa succede nei neonati curati con ipotermia terapeutica
I neonati con encefalopatia ipossico ischemica che sono stati trattati con il trattamento ipotermico hanno mostrato un miglioramento dell’esito neurologico.
È risultato che l’ipotermia ha un effetto protettivo sul tessuto cerebrale in quanto il raffreddamento riduce l’attività delle cellule cerebrali che, a causa della mancanza di ossigeno, sono destinate alla morte.
Con l’ipotermia, quindi, le cellule consumano di meno, non vanno in contro a morte e i danni a livello cerebrale sono ridotti.
Quali sono i metodi per ottenere l’ipotermia terapeutica nel neonato
Il metodo più semplice e utilizzato come prima scelta per indurre l’ipotermia è il raffreddamento della superficie corporea. Lo scopo del trattamento ipotermico è quello di mantenere una temperatura corporea al di sotto ai 33.5 gradi per circa tre giorni.
Al fine di provvedere al raffreddamento della superficie corporea il neonato è posto su un lettino refrigerante costituito da un materassino ad acqua collegato ad un apparecchio che ne permette il raffreddamento o vengono posizionati sulla testa del neonato caschetti refrigeranti.
L’induzione dell’ipotermia, inoltre, può avvenire anche con delle metodiche invasive tramite le quali si realizza un raffreddamento interno. I metodi invasivi prevedono la rapida infusione di liquidi a basse temperature somministrati direttamente nel sangue (endovena).
Questo metodo invasivo è il più efficace in quanto permette di ottenere uno stato ipotermico in tempi più brevi rispetto al raffreddamento della superficie corporea.
Il trattamento ipotermico prevede tre fasi:
- l’induzione dell’ipotermia attraverso il raffreddamento della superficie corporea,
- il mantenimento della temperatura corporea al di sotto dei 33.5 gradi,
- il riscaldamento lento e progressivo per evitare le crisi convulsive. Il riscaldamento prevede il raggiungimento di una temperatura ideale (37 gradi).
Il trattamento ipotermico deve essere eseguito presso l’unità di terapia intensiva neonatale (UTIN) e la temperatura del neonato deve essere monitorata in maniera continua ed affidabile durante il trattamento.
Deve essere anche monitorata in maniera intensiva la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la glicemia e gli elettroliti per individuare delle complicanze a carico degli organi.
Anche in questa fase diagnostica molto delicata potrebbero purtroppo verificarsi errori medici dell’Ospedale o della Clinica o della Casa di cura, bisognerà valutare l’eventuale colpa ed inoltre comprendere se il danno era o meno evitabile.
Quando deve essere eseguito il trattamento ipotermico nel neonato?
Più precocemente è attuato questo trattamento maggiore è la probabilità di successo. In particolare, risultati favorevoli sono ottenuti quando il trattamento ipotermico viene realizzato entro sei ore dalla nascita.
Il trattamento ipotermico non elimina completamente la possibilità di danno neurologico, ma la riduce.
Le indicazioni all’ipotermia terapeutica sono:
- neonato a termine o vicino al termine con età gestazionale uguale o maggiore a 36 settimane
- peso corporeo del neonato uguale o maggiore a 1800 grammi
- neonato che presenta un quadro clinico di encefalopatia ipossico ischemica di grado moderato o di grado severo e che presenta almeno due dei sintomi dell’encefalopatia ipossico ischemica come ad esempio riduzione dei riflessi e dell’attività spontanea, convulsioni, letargia, flaccidità, riduzione del tono muscolare, coma, problemi respiratori, riduzione della frequenza cardiaca e acidosi metabolica.
L’ipotermia terapeutica è controindicata se il neonato presenta anomalie congenite e se sono passate più di sei ore dalla nascita.
Comportamento medico ed errori nell’esecuzione dell’ipotermia terapeutica nel neonato
Il rischio di mortalità neonatale nel caso di encefalopatia ipossico ischemica di entità moderata e severa è molto alto e si aggira intorno al 20 – 50 %, mentre la maggior parte dei neonati sopravissuti in seguito all’encefalopatia ipossico ischemica sviluppa danni neurologici permanenti.
Il trattamento ipotermico consente di ridurre la mortalità e i danni neurologici conseguenti all’encefalopatia ipossico ischemica, perciò è importante che il medico riconosca questo quadro clinico e metta precocemente in atto l’ipotermia terapeutica.
Il trattamento ipotermico è sicuro e gli eventi avversi che questa procedura può determinare sono rari e facilmente risolvibili.
L’ipotermia terapeutica può causare una riduzione del numero delle piastrine e della frequenza cardiaca (bradicardia) per questo motivo il neonato deve essere costantemente monitorato durante questa procedura.
È necessario, inoltre, che durante il trattamento il neonato posto sul lettino refrigerante sia cambiato frequentemente di posizione al fine di evitare i possibili danni cutanei legati al freddo.
Gli errori medici sono da ricercarsi dalla mancanza della diagnosi di asfissia perinatale (riduzione dell’apporto di ossigeno) e della sua prevenzione durante la gravidanza in particolare in seguito a delle emergenze ostetriche che causano una riduzione dell’apporto di ossigeno al feto e conseguente encefalopatia ipossico ischemica come ad esempio la rottura d’utero, il prolasso di funicolo e il distacco di placenta o una gestione inappropriata del travaglio di parto e una mancanza del monitoraggio del benessere fetale.
Il medico, inoltre, commette degli errori se il trattamento ipotermico non è eseguito entro le sei ore dalla nascita rispettano le linee guida e se, durante la procedura, non viene eseguito un attento e continuo monitoraggio del neonato il quale deve essere trasferito in unità di terapia intensiva neonatale.