PATOLOGIA OVARICA – TUMORE ALL’OVAIO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Le ovaie sono due organi delle dimensioni di circa tre centimetri di diametro (ma con variazioni rispetto all’età) situati una a destra e una a sinistra all’utero, cui sono connessi dalle tube.
L’80-90% dei tumori ovarici si presenta in donne in età compresa fra 20 e 65 anni. Data l’incidenza della patologia, in caso di sbagliata, omessa e ritardata diagnosi possono verificarsi condizioni pericolose per la paziente, la quale potrebbe ricevere una cura errata oppure potrebbe iniziare il trattamento della malattia troppo tardi e non tempestivamente rischiando la vita (morte per tumore all’ovaio) o, ancora, potrebbe essere sottoposta ad un intervento chirurgico invasivo senza un motivo valido e, più in generale, essere vittima di un caso di malasanità.
La responsabilità del ginecologo o dell’oncologo, e quindi dell’Ospedale o della Clinica, potrebbe derivare non solo dall’insorgenza del tumore, quindi, ma anche dalla non tempestiva o errata diagnosi, o dal mancato riconoscimento della problematica o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci.
Un avvocato esperto in malasanità, coadiuvato dal medico legale o da un medico specialista, deve capire quale errore può aver commesso il ginecologo o l’oncologo per poi poter aiutare la vittima (e i suoi familiari o eredi) a chiedere il risarcimento danni. In cado di morte per cancro all’ovaio, i parenti possono agire per ottenere il danno da perdita parentale (importo determinabile in base a grado di parentela), ma anche il rimborso delle spese sostenute per l’assistenza della malata prima del decesso, il risarcimento per la sofferenza (danno morale) patita nel vedere la parente stare male o, ancora, il riconoscimento del danno derivante dal peggioramento delle condizioni di vita del familiare, oppure la liquidazione del danno fisico e morale patito dalla vittima prima di morire.
I danni che ciascun parente subisce in prima persona vengono definiti danni iure proprio, perché rientrano direttamente nella sfera giuridica del familiare che ha visto morire il proprio caro. I danni patiti dal defunto, invece, potrebbero essere definiti “indiretti” e vengono chiamati danni iure hereditatis.
Nella grande maggioranza dei casi (80%) si tratta di tumori benigni (cisti ovariche): il 60% di questi è diagnosticato in donne in età inferiore a 40 anni.
Il 15-20% dei tumori ovarici è, invece, maligno, e di questi il 90% è diagnosticato in donne in età superiore ai 40 anni. Infine, il 5-10% dei tumori ovarici è definito a malignità intermedia (borderline).
È molto importante che le donne si sottopongano a controlli ginecologici periodici (ecografie interne) perché non esistono altri screening specifici per l’individuazione di questa patologia. In caso di scoperta relativamente precoce del tumore all’ovaio esiste un’ottima percentuale di guarigione superiore all’80% nei 5 anni successivi alla diagnosi.
Le funzioni delle ovaie sono due:
- produrre ormoni sessuali femminili;
- produrre ovociti, ossia cellule riproduttive femminili.
Ogni mese, quando la donna è fertile e non in stato di gravidanza, le ovaie producono un ovocita che si muove verso l’utero per essere fecondato.
Il cancro all’ovaio è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule dell’organo, il più delle volte le cellule epiteliali (ovvero non quelle che producono gli ovuli che, invece, degenerano in masse tumorali più raramente).
Fattori di rischio per il tumore all’ovaio
Fattori di rischio legati all’insorgenza di questa patologia sono l’età (generalmente si sviluppa dopo la menopausa) la storia familiare di malattia (fattori genetici e familiari), l’ovulazione incessante e la stimolazione gonadotropinica (fattori endocrini) e l’esposizione dell’ovaio all’azione di cancerogeni attraverso la vagina e le tube di Falloppio (fattori ambientali).
Recenti studi hanno individuato che una percentuale tra il 7 e il 10% di tutti i casi di tumore dell’ovaio è il risultato di una alterazione genetica ereditaria geni BRCA1 e BRCA2 che può causare la presenza contemporanea, o in tempi diversi, di carcinoma dell’ovaio e carcinoma della mammella.
Se una persona fosse portatrice di una di queste mutazioni genetiche, dovrebbe essere sottoposta ad un programma di stretta sorveglianza con mammografie ed ecografie ginecologiche.
Sintomi cancro al seno
Sintomi cancro al seno
La presenza di tumori dell’ovaio in più donne di una stessa famiglia può essere un fattore di rischio rispetto alla popolazione generale però non esiste certezza che il tumore si sviluppi in tutte le donne imparentate anche perché casi di familiarità ereditaria vanno distinti da quelli in cui il ripetersi di neoplasie nella stessa famiglia è dovuto all’esposizione a comportamenti e stili di vita comuni a più familiari.
Si è visto che l’insorgenza della malattia è più frequente in presenza di determinati fattori, tuttavia ciò non vuol dire necessariamente che una donna che abbia uno o più fattori di rischio si ammalerà così come in assenza non si può escludere che possa sviluppare un tumore.
Aver avuto figli, aver allattato al seno ed aver assunto per lungo periodo contraccettivi estroprogestinici sono invece fattori protettivi per il tumore all’ovaio.
Se si ritenesse di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità, ad esempio, perché in presenza di una storia familiare di diagnosi di tumore all’ovaio il medico non ha prescritto esame genetico o ecografia transvaginale periodica, potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
Un errore medico – per il quale si potrebbe ottenere un risarcimento dei danni – potrebbe derivare, infatti, dalla mancata o ritardata diagnosi (diagnosi tardiva), dalla diagnosi sbagliata o dalla diagnosi errata (il tumore non viene riconosciuto, o viene scambiato con un’altra malattia/patologia).
Tipologia e classificazione dei tumori dell’ovaio
Secondo la classificazione di Kurman il tumore ovarico si distingue in due gruppi:
- i tumori di tipo I che insorgono da cellule ben differenziate, come i tumori borderline (cioè di confine tra malignità e benignità). Possono essere a lenta crescita (carcinomi sierosi di basso grado) e sono collegati con un certo tipo di mutazioni a carico di specifici geni (tra cui KRAS, BRAF, PTEN e beta-catenina);
- i tumori di tipo II che sono piuttosto aggressivi ed insorgono direttamente dal tessuto epiteliale dell’organo, senza passare da una fase precancerosa. Questi tumori sono molto instabili dal punto di vista genetico e mostrano mutazioni del gene P53. I tumori ereditari legati ai geni BRCA1 e BRCA2 sono di tipo II.
Una seconda modalità di differenziazione dei tipi di tumore all’ovaio distingue:
- i tumori epiteliali che nascono dalle cellule epiteliali che rivestono la superficie delle ovaie e sono più del 90 per cento delle neoplasie ovariche maligne;
- i tumori germinali originano dalle cellule germinali (quelle che danno origine agli ovuli); essi rappresentano il 5 per cento circa delle neoplasie ovariche maligne, sono pressoché esclusivi dell’età giovanile (infanzia e adolescenza) e sono differenziabili dagli altri tumori maligni dell’ovaio perché producono marcatori tumorali riscontrabili nel sangue (come l’alfaproteina o la gonadotropina corionica) diversi da quelli prodotti dai tumori di origine epiteliale;
- i tumori stromali originano dallo stroma gonadico (tessuto di sostegno dell’ovaio) e costituiscono un gruppo facilmente diagnosticabile, dato che alla sintomatologia comune a tutti i tumori ovarici si uniscono effetti ormonali (ovvero legati a una eccessiva produzione di ormoni sia femminili sia maschili, perché parte delle cellule è in grado di produrre testosterone). La maggior parte di questi tumori sono caratterizzati da una bassa malignità.
Segni e sintomi del tumore all’ovaio
Il tumore dell’ovaio si presenta quasi sempre in maniera asintomatica, soprattutto nelle fasi precoci.
Quando è nello stadio avanzato si possono presentare dispepsia, gonfiore, sazietà precoce, sintomi urinari come urgenza e/o frequenza della minzione, affaticamento, dolori alla colonna vertebrale, costipazione e irregolarità mestruali.
Quando si riceve una diagnosi di tumore all’ovaio e si riscontra la presenza di sintomi che non sono stati approfonditi dal ginecologo l’avvocato dovrà verificare tutto quanto fatto, o non fatto, dal ginecologo o dall’ostetrica e dall’équipe medica. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da un medico specialista, può capire se vi sia stato un errore nella diagnosi, nell’esecuzione degli esami diagostici o nello svolgimento della terapia e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’équipe dei medici o dell’Ospedale (o del Pronto Soccorso, Asl, Asst, Ats) o della Clinica privata.
Non identificare la malattia, o farlo non tempestivamente, potrebbe provocare alla paziente un grave danno da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza per morte della donna, o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore.
Nei casi sospetti è pertanto necessario un approfondimento da parte del medico, del ginecologo, o dell’oncologo soprattutto prescrivendo esami specialistici.
Diagnosi del tumore all’ovaio
La diagnosi di carcinoma ovarico risulta difficile a causa della sintomatologia aspecifica e dell’assenza di un metodo di screening sensibile.
La visita pelvica e la palpazione dell’addome da parte del ginecologo, uniti ad un’ecografia transvaginale, sono generalmente le prime modalità di controllo della presenza del tumore all’ovaio uniti alla verifica del dosaggio del CA 125, un marcatore serico i cui valori possono però essere elevati in casi di tumori ginecologici.
In caso di individuazione di massa sospetta le indagini di secondo livello sono rappresentate da:
- risonanza magnetica con mezzo di contrasto per verificare la diffusione del tumore e la presenza di eventuali metastasi nel cavo addominale;
- TAC (Tomografia Assiale Computerizzata);
- PET (Tomografia a emissione di positroni);
La laparoscopia permette la visualizzazione diretta della massa annessiale oltre che l’asportazione della massa e la biopsia di tutte le lesioni sospette visibili con la possibilità di ottenere una diagnosi istologica.
Chirurgia laparoscopica ginecologia
Chirurgia laparoscopica ginecologia
In questa fase solitamente vengono eseguite una gastroscopia e una colonscopia per escludere una primitività da parte dell’apparato gastrointestinale e poter capire se si è di fronte a una neoplasia circoscritta o se la malattia ha già preso piede diffondendosi nella zona pelvica e oltre.
La mancata prescrizione degli opportuni esami diagnostici o il mancato trattamento preventivo costituiscono errori medici del ginecologo o dell’ospedale: simili omissioni, infatti, impediscono la diagnosi efficace del tumore all’ovaio e possono far sorgere complicanze gravi (anche la morte della paziente) e, di conseguenza, il diritto a chiedere il risarcimento dei danni con l’intervento di un avvocato esperto in malasanità. Il diritto spetta sia alla malata che ai suoi familiari o eredi (marito, madre, padre, figlia, figlio, genitori ecc.).
La stadiazione del carcinoma ovarico si sviluppa in quattro diversi stadi a seconda della diffusione: I (limitato alle ovaie), II (su una o entrambe le ovaie ed esteso anche agli organi pelvici), III (su una o entrambe le ovaie, esteso agli organi pelvici e/o con metastasi ai linfonodi della stessa zona), IV (con la presenza di metastasi anche a distanza dalla zona delle ovaie, solitamente al fegato e ai polmoni.
Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica tra cui le analisi e gli esami prescritti, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato. È consigliabile conservare questa documentazione per favorire la gestione di un’eventuale pratica di risarcimento dei danni. In caso contrario il paziente o i suoi eredi hanno sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia.
Durante tutto il percorso diagnostico il medico dovrà informare puntualmente ed in modo preciso la paziente sulla propria salute e sullo stato della malattia ma anche spiegare, in modo chiaro, completo e comprensibile – anche in rapporto all’età della paziente, al grado di scolarizzazione e alle possibili difficoltà di comprensione (si immagini, ad esempio, una cittadina straniera che ha una conoscenza basica della lingua italiana) – tutti i vari aspetti degli esami medici cui la paziente viene sottoposta i loro risultati e le possibili conseguenze di terapia e di cura, così che la persona possa accettare le prestazioni mediche in modo consapevole (c.d. consenso informato). In caso contrario il medico, l’ospedale, il ginecologo o l’oncologo possono essere responsabili e dover risarcire i danni alla paziente.
Trattamento e cura del tumore all’ovaio
La chirurgia è generalmente il trattamento di scelta per le donne con carcinoma ovarico.
Un’accurata stadiazione chirurgica e una citoriduzione più completa ed efficace possibile, seguita da chemioterapia rappresentano il gold standard per il trattamento del carcinoma ovarico.
Per avere una sicurezza maggiore di asportazione della massa è generalmente consigliato procedere con la chemioterapia con un cocktail di farmaci da individuare a seconda delle condizioni della paziente.
Sono allo studio anche diversi farmaci biologici per la terapia del cancro dell’ovaio in fase avanzata: tra queste gli inibitori di PARP che agiscono sui sistemi di riparazione del DNA e gli immunoterapici.
Dato che sia la chirurgia che la chemioterapia potrebbero risultare terapie molto invasive, sarebbe sempre opportuno che il medico o l’oncologo proponessero alla paziente in età fertile un percorso di crioconservazione degli ovociti per permetterle di poter avere figli una volta terminata la cura del tumore.
Questo aspetto può risultare determinante soprattutto dal punto di vista psicologico perché una giovane paziente potrebbe provare un forte scoramento all’idea che, a seguito della malattia, le sarebbe impossibile avere una gravidanza. È noto che la forza emotiva, spesso, aiuta i malati oncologici nella loro battaglia quindi dare alla paziente la speranza di poter diventare mamma anche dopo il tumore conferisce, di solito, molta forza al percorso curativo.
Se il medico non propone questo trattamento alla paziente, quindi, incorre in un comportamento imperito e non diligente che potrebbe provocare un danno irreversibile per la donna con il conseguente diritto al risarcimento.
Qualora vi siano i presupposti, la paziente o gli eventuali eredi (marito, figli, genitori ecc.) in caso di morte, potrebbero dunque chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un errore o di un caso di malasanità. Lo studio legale o l’avvocato, preferibilmente specializzati in danni da responsabilità medica, insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni all’Ospedale, all’Assicurazione, al ginecologo e più in generale ai medici coinvolti.
La maggior parte delle donne con carcinoma ovarico avanzato sviluppa una recidiva di malattia: è necessario il follow up ed eventualmente una seconda citoriduzione. Nel 75% dei casi, invece, i carcinomi ovarici epiteliali alla diagnosi si presentano in fase avanzata e quindi necessitano di un trattamento integrato con chirurgia e chemioterapia.
Potrebbe anche essere riconosciuta la colpa medica o la responsabilità dell’Ospedale, qualora il chirurgo proceda alla rimozione dell’ovaio senza aver prima fatto approfonditi esami, o qualora abbia proceduto con negligenza, imperizia o imprudenza.
Errori medici correlati alla patologia del tumore ovarico
Gli errori medici più comuni che possono verificarsi nel riconoscimento o nel trattamento del tumore ovarico possono essere:
- un’errata anamnesi della paziente (segni e sintomi) e assenza di promozione di controlli periodici;
- in caso di sospetto, l’assenza di percorso diagnostico adeguato o errato utilizzo dello stesso;
- l’assenza di informazioni alla paziente relative alla patologia, segni e sintomi, test di screening e diagnosi, terapia (limiti e benefici);
- un’errata o ritardata terapia medica (dose, vie di somministrazione, concentrazione, presenza di controindicazioni);
- l’assenza o l’errato utilizzo di terapia chirurgica.
Davanti a questi errori che impediscono un riconoscimento rapido della patologia ed un relativo trattamento tempestivo, potrebbero sorgere gravi complicanze. Qualora vi siano i presupposti, la paziente – o gli eventuali eredi (marito, partner, convivente, madre, padre, figli, fratello o sorella ecc) in caso di morte – potrebbe dunque chiedere il risarcimento dei danni per essere stata vittima di un caso di malasanità a causa di una diagnosi sbagliata, errata, tardiva oppure di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace. Lo studio legale o l’avvocato, preferibilmente specializzati in danni da responsabilità medica, insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni all’Ospedale, all’Assicurazione, al ginecologo e più in generale ai medici coinvolti.
I danni oggetto della richiesta risarcitoria dell’avvocato possono essere patrimoniali o non patrimoniali.
Il danno non patrimoniale riguarda la persona e comprende sia la concreta lesione fisica o psichica subita dalla paziente a causa dell’errore medico (cosiddetto danno biologico), che le sofferenze morali patite (cosiddetto danno morale) che le modifiche alle condizioni della sua vita (cosiddetto danno esistenziale).
Se dovessimo fare un esempio per il caso di una mancata diagnosi di un tumore all’ovaio che ha causato l’asportazione inutile dell’ovaio, il danno biologico consisterà nel ritrovarsi senza l’organo a causa dello sbaglio del medico.
Il danno morale potrebbe essere riconosciuto per lo stato di paura e prostrazione provocati dalla notizia di essere affetti da un tumore e dal dover subire il raschiamento dell’ovaio.
Il danno esistenziale potrebbe essere valutato sulla base del fatto che la paziente non potrebbe avere figli.
Il medico legale utilizza delle tabelle che prevedono un importo in denaro a seconda del punteggio di invalidità riconosciuto e permettono di quantificare il danno subito. L’invalidità sarà determinata sulla base di una valutazione medica che considera quanta incidenza può avere la lesione sulla vita di una donna “normodotata”.
Il calcolo della somma di denaro sarà successivamente personalizzato anche in base all’età, ai giorni di durata della malattia o delle cure, alle sofferenze e alle ripercussioni delle nuove condizioni di salute sulla vita della malata.
Il danno patrimoniale consiste nelle spese sostenute, o che si dovranno sostenere, a causa dell’errore medico (cosiddetto danno emergente) e nel guadagno che il danneggiato ha perso (cosiddetto lucro cessante).
A titolo di danno emergente, ad esempio, si potrebbero chiedere il rimborso del denaro speso, o o da spendere in futuro, per i farmaci o per le cure necessarie oppure l’importo da pagare per avere l’assistenza medica di una persona a domicilio.
Nel lucro cessante potrebbe rientrare, ad esempio, il calcolo degli stipendi non percepiti durante la malattia oppure la perdita economica che subita per non aver fatturato per un dato periodo.