ONCOLOGIA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÁ
L’oncologia è quella branca della medicina specializzata nella prevenzione, nella diagnosi e nel trattamento dei tumori sia maligni che benigni.
Il tumore è una massa di cellule che sono caratterizzate da una crescita incontrollata leggermente superiore al normale (tumore benigno) o molto più veloce del normale, riuscendo anche ad invadere i tessuti e gli organi delle altre parti del corpo (tumore maligno e metastasi).
Il trattamento e la prognosi per il paziente affetto da un tumore maligno sono ovviamente più complessi arrivando anche a minacciare la possibilità di sopravvivenza del malato.
Risulta essenziale che il medico o l’oncologo proceda ad una diagnosi corretta e tempestiva. Un eventuale errore del medico o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per il paziente o, addirittura, del suo decesso.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
In caso di gravi danni o morte del paziente pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, l’oncologo o l’Assicurazione, la principale domanda che il malato o i parenti (madre, padre, marito, moglie, figlio, figlia, sorella, fratello o eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico o al decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento.
Successivamente dovrà essere fatta un controllo dei danni eventualmente patiti tra questi il danno patrimoniale o il danno non patrimoniale e il danno biologico per la lesione all’integrità psico-fisica del danneggiato (con la quantificazione dell’invalidità permanente e temporanea), il quale potrà essere anche personalizzato in relazione, per esempio, all’età, all’attività lavorativa del soggetto, alle sofferenze morali ed ai cambiamenti occorsi al suo stile di vita fino, nei casi più gravi, al danno da morte.
Quali sono i tumori più comuni
L’incidenza del tipo dei tumori differisce tra uomo e donna. I tumori più frequenti per l’uomo sono:
- il tumore alla prostata;
- il tumore ai testicoli;
- il tumore al polmone;
- il tumore al fegato;
- il tumore al pancreas.
I tumori con maggiore incidenza nelle donne sono:
- il tumore al seno;
- il tumore all’utero;
- il tumore all’ovaio ed alla vulva;
- il tumore al polmone;
- il tumore al colon.
Come fare per ottenere la diagnosi di un tumore
Vista l’incidenza delle patologie tumorali, l’ideale sarebbe sottoporsi a check up periodici così da attuare una strategia preventiva e poter intervenire velocemente nel caso si sospetti l’insorgenza di una patologia.
Molti tumori, infatti, non presentano una sintomatologia precoce specifica e, quando si manifestano, risultano essere in uno stadio avanzato: ciò significa doversi sottoporre a terapie più invasive (intervento chirurgico magari associato a chemioterapia o radioterapia) e, nei casi più gravi, avere poche possibilità di giungere ad una guarigione.
Quando un paziente manifesta disturbi che non è riconducibile ad una malattia specifica oppure che non passano rapidamente con la somministrazione di cure ordinarie, il medico di base dovrebbe prescrivere una visita da uno specialista il quale dovrebbe prescrivere esami approfonditi (ad esempio ecografie, radiografie, risonanze magnetiche) ed indirizzare il paziente al consulto di un oncologo.
L’oncologo durante la visita del paziente potrebbe prescrivere una biopsia con esame istologico, ossia un prelievo di tessuti di cellule da esaminare, una TAC o una PET. L’oncologo che riscontra la presenza di un tumore deve stabilirne lo Stadio di avanzamento (stadiazione del tumore) e, sulla base della situazione generale del paziente e dell’età, deve decidere la terapia migliore da attuare.
Molto spesso questo passaggio è condotto grazie allo svolgimento di una biopsia tumorale, un esame specifico nel quale si preleva una piccola parte di tessuto interessato dal tumore per studiarne la natura, lo stadio e l’origine: in questo caso l’oncologo deve essere coadiuvato da un anatomopatologo, da un radiologo e da infermieri specializzati.
Risulta essenziale, quindi, che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore del medico, dell’oncologo, del radiologo, dell’anatomopatologo o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa del decesso del paziente.
La responsabilità dei medici o dell’Ospedale o della Clinica, potrebbe derivare non solo dalla scoperta di avere un tumore ma anche dalla non tempestiva o errata diagnosi, o dal mancato riconoscimento della malattia o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.
La mancata prescrizione dei controlli o l’errata lettura degli esiti costituiscono errori medici gravi (ad esempio il mancato riconoscimento della differenza tra un adenoma e l’iperplasia delle ghiandole paratiroidi): simili omissioni e negligenze infatti impediscono la diagnosi efficace del tumore e possono far sorgere complicanze gravi e, di conseguenza, il diritto a chiedere il risarcimento dei danni.
Esistono casi, come detto, in cui l’omissione della diagnosi precoce aggrava il quadro clinico del paziente è il caso, per esempio:
- del cancro alla mammella;
- del melanoma cutaneo;
- del cancro al colon;
- del cancro al distretto di testa e collo;
- del cancro al polmone;
- del cancro al testicolo;
- del cancro alla prostata;
- del cancro allo stomaco;
- del cancro alla vescica,
- del cancro al rene.
La cura del tumore: oncologia medica per la terapia del tumore
L’oncologia medica è quella specializzazione dell’oncologia che sviluppa i piani di cura più indicati per i pazienti a seconda del tipo di tumore e della loro condizione clinica con la prescrizione dei c.d. farmaci antitumorali, che comprendono:
- farmaci chemioterapici;
- farmaci immunoterapici oncologici;
- ormoni;
- antagonisti ormonali
- medicinali per la terapia molecolare (ossia studiata per colpire un recettore specifico presente nella cellula tumorale per distruggerla in modo mirato e tentare di salvaguardare il più possibile le cellule non malate limitando gli effetti collaterali delle terapie).
Questa fase è spesso la più delicata nel trattamento dei tumori perché in oncologia si deve garantire una quanto più possibile appropriatezza prescrittiva: una terapia sbagliata o inefficace potrebbe, infatti, risultare estremamente dannosa per il malato e pregiudicare le sue possibilità di guarire.
Compito dell’oncologia medica è anche quello di consigliare il paziente nel percorso da attuare per reagire nel modo migliore alla terapia sia dal punto di vista fisico che morale: smettere di fumare, mangiare in modo sano, continuare per quanto possibile a fare un po’ di esercizio fisico possono essere aiuti concreti alla salute del paziente.
Nello stesso modo proporre la crioconservazione del seme o degli ovociti a pazienti che – magari in giovane età – si apprestano ad essere trattati con chemioterapia, può essere un modo per incoraggiare la fiducia del malato che potrebbe vivere un ulteriore sconforto temendo di non poter avere figli a causa delle terapie invasive che dovrà subire o del tipo di malattia (ad esempio il tumore ai testicolo o il tumore all’ovaio che provocano gravi disfunzioni agli organi riproduttori).
L’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata proposta di crioconservazione delle cellule seminali o degli ovociti – deve essere verificata in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno evitati e, nel caso, risarciti.
L’oncologo deve prestare attenzione soprattutto nell’individuazione delle dosi e delle tipologie dei medicinali che compongono il cocktail di farmaci della chemioterapia (ad esempio nel dosaggio dei taxani, del tamoxifene o del cisplatino) perché un errata dose potrebbe causare effetti collaterali pesanti per il malato e peggiorare oltremodo la sua qualità di vita ma anche la risposta alla terapia, due aspetti essenziali per ottenere un esito positivo delle cure tumorali.
La prescrizione di farmaci controindicati, infatti, costituisce una negligenza dell’oncologo o dell’ospedale che può determinare una colpa medica. Quando viene accertata la responsabilità del medico, la vittima (o i suoi familiari ed, eventualmente, i suoi eredi in caso di morte ossia marito, moglie, madre, padre, figlio, figlia, sorella, fratello ecc.) può chiedere il risarcimento dei danni subiti con l’assistenza di un avvocato esperto in malasanità.
Il malato dovrà essere monitorato costantemente durante la terapia, sia prima della somministrazione, durante che nei giorni intercorrenti tra un trattamento e l’altro. I farmaci che vengono dai ai pazienti sono molto forti e possono presentare effetti collaterali che devono essere gestiti preventivamente e velocemente per evitare un peggioramento della loro salute.
Esistono alcuni effetti collaterali e fattori di rischio tipici che devono essere sempre valutati in oncologia medica. Si pensi, per esempio:
- al mancato trattamento dell’anemia (che potrebbe portare ad un mancato apporto di ossigeno ai vari organi per una carenza di globuli rossi nel sangue);
- alla mancata gestione dell’emesi (ossia il vomito che insieme alla nausea compare spesso dopo la chemioterapia e debilita l’organismo del malato);
- alla mancata cura della neutropenia febbrile (ossia la diminuzione dei neutrofili nel sangue associata a febbre che può esporre il paziente a infezioni pericolose).
Spesso la cura farmacologica è affiancata da una terapia di radiazioni ionizzanti (radioterapia) che è mirata alla distruzione delle cellule tumorali o alla riduzione della massa allo scopo di ridurre i cicli di chemioterapia o eliminare le possibili cellule rimaste alla fine di un intervento.
Anche in questo caso i medici devono prestare molta attenzione alla prescrizione di questa forma di cura ed alla modalità di svolgimento e potrebbero purtroppo verificarsi errori medici, dell’oncologo, del radioterapista oncologo, o dei medici dell’Ospedale o della Clinica privata. Bisognerà valutare l’eventuale colpa e responsabilità ed inoltre comprendere se il danno era o meno evitabile.
Asportazione del tumore: oncologia chirurgica
L’oncologia chirurgica è un settore molto vasto e comprende molteplici operazioni chirurgiche che possono essere effettuate per asportare una massa tumorale o ridurla. In alcuni casi gli esiti della chirurgia non sono positivi e possono presentarsi recidive (cioè la ricomparsa del tumore che non è stato tolto tutto per errore del chirurgo oncologo o per la posizione complicata in cui si trovava il tumore stesso).
La chirurgia è estremamente efficace quando è precoce perché il tumore non ha ancora assunto grandi dimensioni e quando l’area da operare è facilmente raggiungibile.
In questi casi è indicato sottoporre il paziente ad una chirurgia conservativa che consiste nello svolgimento di interventi per quanto possibile poco invasivi che hanno lo scopo di “conservare” -appunto – la parte trattata (ad esempio per i tumori intestinali, addominali o del fegato).
Il caso tipico in cui è consigliabile un trattamento conservativo è l’asportazione del tumore alla mammella: la tecnica della c.d. quadrectomia ha consentito alla donna affetta da tumore di non perdere il seno dato che viene tolta solo una piccola porzione di tessuto.
Laddove il chirurgo commetta un errore durante l’operazione o al momento della sutura, però, si potrebbero ottenere risultati estetici deludenti: sebbene nella cura di un tumore il bene vita sia la prima cosa che deve essere salvaguardata, di fronte ad un esito esteticamente brutto la paziente, già provata dalla malattia, potrebbe lasciarsi andare allo sconforto.
Potrebbe essere riconosciuta la colpa medica o la responsabilità dell’Ospedale, qualora il chirurgo oncologo proceda alla rimozione del seno invece della quadrectomia senza aver prima fatto approfonditi esami, o qualora abbia proceduto con negligenza, imperizia o imprudenza.
In questi casi (oppure laddove i medici sono stati costretti ad asportare tutto il seno) sarà possibile ricorrere alla chirurgia estetica ricostruttiva, ossia un intervento chirurgico condotto da un chirurgo estetico che ha lo scopo di rifare il seno laddove manchi oppure di correggerlo in caso di asimmetrie della mammella o del capezzolo, o di svuotamento per rilassamento dei tessuti.
La chirurgia estetica in questo caso (come in altri casi di accesso all’intervento per motivi curativi dopo un tumore ad esempio alla pelle, al naso o in zone del corpo comunque visibili) è un trattamento passato dal Servizio Sanitario Nazionale quindi è farsi operare senza spendere cifre elevate, come normalmente richiesto per gli interventi estetici.
In ogni caso la paziente potrà chiedere il risarcimento dei danni subiti al chirurgo oncologo che ha sbagliato o all’ospedale con l’aiuto di un avvocato esperto in casi di malasanità. Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica tra cui le analisi e gli esami prescritti, la cartella clinica e il consenso informato. È consigliabile conservare questa documentazione per favorire la gestione di un’eventuale pratica di risarcimento dei danni. In caso contrario il paziente o i suoi eredi hanno sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia.
La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere è dell’avvocato e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale, il danno estetico o il danno esistenziale).
Oncologia e follow up: controlli dopo la cura per evitare recidive del tumore
La cura di un tumore prevede varie fasi: la diagnosi e l’intervento tempestivo per asportare il tumore o, comunque, impedirne la diffusione sono le prime e più importanti per la salute del paziente e soprattutto per la sua vita.
Quando l’esito di questi primi step è andato a buon fine, tuttavia, inizia un percorso di monitoraggio e controllo per evitare che il tumore ritorni (c.d. recidiva) nella stessa zona o in zone diverse detto comunemente follow up.
Il periodo finestra durante il quale devono essere prescritti al paziente controlli periodici varia in base al tipo di tumore e all’età: tendenzialmente la durata media è di 5 anni. All’inizio le visite vengono fissate ogni 3/6 mesi fino ad arrivare ad appuntamenti annuali.
Il medico oncologo prescrive esami diagnostici ed accertamenti tipici del tumore trattato (esami ematici, risonanza magnetica, PET, TAC, scintigrafia ossea, radiografia, ecografia ecc.). Laddove l’oncologo ometta di fissare le visite di controllo commette un errore medico potenzialmente gravissimo per il paziente: si pensi al caso di ritardo nel follow up per il cancro al rene, alla prostata, alla vescica, al distretto di testa o collo, al polmone, al fegato, al seno.
Tutti i tumori, in presenza di una recidiva, potrebbero essere potenzialmente letali per il paziente che rischierebbe la vita senza un intervento tempestivo o, comunque, obbligherebbero il malato a sottoporsi a cure ulteriori debilitanti.
Qualora vi siano i presupposti, il paziente, il marito, la moglie, la madre, il padre, i figli, il fratello o la sorella – o gli eventuali eredi in caso di morte – potrebbero dunque chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità a causa di una diagnosi tardiva oppure di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace. Lo studio legale o l’avvocato, preferibilmente specializzati in malasanità, insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni all’Ospedale, all’Assicurazione, all’oncologo e più in generale ai medici coinvolti.
Oncologia e consenso informato nella diagnosi e cura del tumore
Anche in oncologia, forse si dovrebbe dire soprattutto in oncologia, il paziente ha diritto ad essere compiutamente informato in merito a tutti i trattamenti cui deve essere sottoposto (c.d. consenso informato).
È importante che il consenso prestato dal paziente sia consapevole: per questo motivo in caso di controversie con il medico, o con l’ospedale, deve essere dimostrato che la spiegazione sia stata sufficientemente chiara e proporzionale rispetto al livello culturale e di comprensione della lingua da parte del soggetto oltre che sottoscrive i moduli o che accetta il trattamento sanitario.
Il paziente, o i suoi familiari, potrebbero – in certi casi – ottenere il risarcimento del danno anche qualora il medico o l’oncologo non abbiano illustrato al malato il tipo di terapia a cui sarà sottoposto o il tipo di intervento chirurgico, oppure le modalità con cui si svolge, le conseguenze, i rischi e le possibili complicanze ed effetti collaterali, i vantaggi e svantaggi, le eventuali alternative terapeutiche.