RITARDO E/O OMISSIONE NELLA PRESCRIZIONE DI ESAMI CLINICO-STRUMENTALI DI FOLLOW-UP NEL CANCRO DELLA VESCICA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La vescica è l’organo che ha il compito di raccogliere l’urina filtrata dai reni. Il cancro alla vescica è causato dall’anomalo sviluppo di alcune cellule vescicali, nello specifico di quelle che formano il rivestimento interno della vescica: l’epitelio uroteliale o urotelio.
Per non commettere errori medici in grado di provocare danni e/o lesioni al paziente, il medico deve approfondire al meglio ogni situazione sospetta ed effettuare una valutazione obiettiva. Un errore, una diagnosi sbagliata o tardiva, una terapia inefficace o non idonea o un intervento chirurgico errato potrebbero ridurre le possibilità di guarigione o addirittura portare a cambiamenti drastici nella vita del paziente, tra cui la perdita di chance di guarigione e anche la morte del paziente o l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore. Un avvocato può occuparsi di valutare gli estremi di una richiesta per risarcimento danni in caso di gravi errori o malasanità.
L’assistenza legale può essere prestata anche ai familiari del paziente sia nel caso in cui sia intervenuta la morte per cancro alla vescica che nel caso in cui le cure abbiano portato alla guarigione.
Tipologia di tumori alla vescica e fattori di rischio
Il tumore della vescica può interessare varie tipologie di cellule a seconda delle quali può cambiare la malattia così come la sua cura. Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale ritardo del medico, dell’urologo o dell’oncologo nel prescrivere i dovuti accertamenti potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per
Le forme più comuni di cancro alla vescica sono:
- carcinoma uroteliale, che colpisce le cellule di transizione, è il più comune (90% circa dei casi) e si sviluppa nelle cellule che formano il rivestimento interno della parete vescicale, delle pareti interne dell’uretra e degli uteri;
- carcinoma delle cellule squamose che coinvolge le cellule piatte e sottili che nascono a seguito di un lungo processo infettivo od irritativo;
- adenocarcinoma (1-2% dei casi) che attacca le cellule della parte ghiandolare vescicale.
In determinati casi un carcinoma superficiale della vescica può cambiare comportamento biologico (eventualmente anche dopo un’iniziale rimozione completa) e iniziare a infiltrare la parete muscolare della vescica, indicazione in questo caso alla rimozione della vescica se non ci sono metastasi a distanza e se le condizioni del paziente lo permettono.
Una caratteristica peculiare di questi tumori è una certa tendenza a recidivare, ovvero a ricomparire a distanza di tempo dopo un’asportazione completa (anche in zone vescicali completamente diverse). Questo accade perché l’urotelio dei pazienti affetti da questa malattia presenta diffusamente delle alterazioni che predispongono la nascita del tumore.
Queste due caratteristiche della neoplasia vescicale rendono di vitale importanza un adeguato monitoraggio nel tempo dei pazienti anche dopo la rimozione del tumore (follow up). Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica, tra cui le analisi e gli esami prescritti, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato. È consigliabile conservare questa documentazione per favorire la gestione di un’eventuale pratica di risarcimento dei danni. In caso contrario il paziente o i suoi eredi hanno sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia.
I fattori di rischio per il tumore alla vescica sono principalmente:
- età maggiore di 40 anni;
- sesso maschile (giacché è meno frequente nelle donne);
- fumo perché aumenta l’accumulo di sostanze nocive nell’urina;
- esposizione a sostanze chimiche quali l’arsenico e i prodotti utilizzati nella lavorazione della gomma, della pelle, delle vernici e nell’industria tessile;
- alcuni farmaci utilizzati nel trattamento del cancro, quali la ciclofosfamide;
- esposizione a radiazioni in seguito a un trattamento di radioterapia nella regione pelvica;
- infiammazioni croniche della vescica quali infezioni urinarie o cistiti, causate ad esempio da parassiti diffusi in alcuni paesi del Medio Oriente (Schistosomiasi)
- familiarità: presenza di casi di tumore alla vescica in famiglia;
- razza caucasicaè più colpita delle altre.
Quando si presentano fattori di rischio, il medico, l’urologo, l’oncologo e, più in generale, il personale dell’ospedale devono essere più attenti negli screening preventivi e nella prescrizione di esami di controllo e potrebbero purtroppo verificarsi errori medici. L’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata individuazione della malattia/patologia o per l’errato trattamento della stessa – deve essere verificata in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno evitati. Del resto, l’omissione della programmazione di controlli di follow-up è frequentemente collegata ad una recidiva e, quindi, potenzialmente molto pericolosa per la vita del paziente.
Sintomi e diagnosi del tumore alla vescica
Il cancro alla vescica è per di più asintomatico, soprattutto negli stadi iniziali. In ogni caso è opportuno che il medico attenzioni sintomi riferiti dal paziente quali:
- il sangue nelle urine;
- la minzione frequente o dolorosa o intermittente;
- la sensazione di incompleto svuotamento della vescica;
- infezioni del tratto urinario;
- dolore addominale e/o alla bassa schiena.
A questo punto il medico di base dovrebbe consigliare una visita specialistica urologica. La mancata prescrizione della visita di controllo costituisce errore medico: simili omissioni, infatti, impediscono la diagnosi efficace del tumore e possono far sorgere complicanze gravi per il paziente e, di conseguenza, il diritto a chiedere il risarcimento dei danni con l’intervento di un avvocato esperto in malasanità.
Stadi vescica
Stadi vescica
Per procedere alla diagnosi del tumore dovrebbero essere effettuati i seguenti esami:
- ecografia dell’apparato urinario, un esame non invasivo, attendibile per l’accertamento del tumore della vescica e utile per il monitoraggio di possibili recidive;
- esame citologico delle urine che cerca nelle urine la presenza di cellule tumorali di origine vescicale. La sensibilità della metodica aumenta proporzionalmente con l’aumentare dell’aggressività biologica della neoplasia. L’esame citologico è ripetibile anche durante i controlli di follow-up, allo scopo di diagnosticare con una certa celerità l’eventuale presenza di recidiva di malattia;
- cistoscopia che introduce attraverso il canale per l’escrezione delle urine (uretra) un sottile strumento flessibile munito di lenti speciali e fibre ottiche (cistoscopio) per ispezionare visivamente l’uretra e la vescica, anche questa è essenziale nel follow-up dei pazienti con storia pregressa di tumore vescicale;
- urografia TAC e l’urografia RM che sono tecnologie consolidate per la valutazione delle vie urinarie e permettono al medico di servirsi di un set più preciso di strumenti diagnostici per valutare lo stato del paziente;
- tomografia a emissione di positroni (PET) è una moderna tecnica diagnostica che utilizza un radiofarmaco che si accumula nelle lesioni neoplastiche caratterizzate da elevato metabolismo, permettendone l’identificazione sulle immagini analizzate dai medici. Per le neoplasie vescicali l’applicazione di questa metodica può essere limitata dall’eliminazione urinaria di parte del radiofarmaco;
Proprio in merito agli accertamenti diagnostici l’ospedale, sia pubblico che privato, nel quale il paziente è stato curato o al quale si è rivolto per effettuare le visite o l’intervento chirurgico, può essere chiamato a rispondere dei danni patiti per un caso di malasanità e, quindi, del risarcimento. L’ospedale, infatti, è responsabile dell’operato dei suoi dipendenti e collaboratori (medici, paramedici, infermieri, assistenti ecc.) ma anche del corretto svolgimento dell’integrale prestazione sanitaria. La prestazione sanitaria comprende sia l’attività medica e di cura del paziente ma anche una serie di obblighi cosiddetti “di protezione”, che amplificano i profili di responsabilità della struttura.
In pratica l’ospedale risponde non solo per problemi legati direttamente all’errore medico ma anche per questioni relative a disorganizzazione o carenze strutturali (ad esempio un macchinario per la risonanza magnetica che non funziona o che funziona male potrebbe provocare un’errata diagnosi ed un conseguente risarcimento dei danni) o deficit organizzativi – che esulano dal semplice errore del medico – che potrebbero portare all’esito positivo di una richiesta di risarcimento dei danni per malasanità nei confronti dell’ospedale con l’assistenza di un avvocato esperto in responsabilità medica.
Trattamento e cura del tumore alla vescia
L’efficacia del trattamento del tumore della vescica dipende dalla somma di molti fattori, tra cui il tipo e lo stadio evolutivo del tumore, oltre che l’età e lo stato di salute del paziente.
L’intervento chirurgico è, solitamente, il trattamento primario per il tumore della vescica e prevede l’asportazione del tumore dalla parete vescicale per via cistoscopia (TUR-V) o asportazione dell’intera vescica (cistectomia radicale). Uno sbaglio nello svolgimento dell’intervento chirurgico o un’operazione non necessaria (ad esempio un’asportazione totale della vescica in assenza di tumore) sono errori medici che possono far sorgere il diritto del paziente a chiedere il risarcimento dei danni con l’intervento di un avvocato esperto in malasanità;
La chemioterapia è consigliabile soprattutto per coloro che hanno una malattia avanzata (tumore che si è diffuso in altre sedi oltre la vescica) e può essere effettuata anche in maniera sistemica o esclusiva. In caso di cocktail farmacologico sbagliato o di mancato monitoraggio dell’efficacia della chemioterapia il paziente può andare incontro a gravi complicanze o morte. In questi casi pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (moglie, marito, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico o al decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato o ad uno studio legale specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica, insieme al medico legale, si potrebbe capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa medica.
Anche la radioterapia può essere proposta in caso di tumore alla vescica anche in associazione alla chemioterapia o in sostituzione della chirurgia nei soggetti affetti da carcinoma vescicale e non operabili per comorbidità.
Risarcimento dei danni per errore medico o omissione e ritardo nel follow-up del tumore alla vescica
Non esiste un automatismo tra mancato o ridotto follow-up e risarcimento del danno. Bisogna capire se dal mancato o incompleto controllo il paziente ha sviluppato conseguenze negative e, successivamente, danni.
Il programma di follow-up tradizionale per pazienti con carcinoma transizionale della vescica si basa su:
- visita urologica;
- visita oncologica;
- cistoscopie seriali (ogni 3-4 mesi per i primi 2 anni, poi ogni sei mesi per due anni e infine annualmente) e preferibilmente con contemporanee citologie urinarie;
- ecografia dell’addome, ogni 3-6 mesi nei primi 2 anni, poi ogni sei mesi per due anni e infine annualmente);
- l’urografia endovenosa (più rara), tecnica riservata fondamentalmente per valutare la possibile comparsa o recidiva di neoplasia uroteliale nelle alte vie;
- il medico deve effettuare una accurata intervista al paziente (ponendo domande, ad esempio, sull’eventuale perdita di sangue con le urine) ed eseguire attentamente una valutazione obiettiva del paziente, andando alla ricerca di eventuali masse palpabili (sospetto malattia ormai avanzata per la presenza di linfonodi metastatici).
Nella maggior parte dei casi, però, il medico si trova di fronte ad una ripresa locale di malattia (ossia limitata all’interno della vescica); un mancato trattamento precoce può comportare una possibile progressione del cancro vescicale con un rischio maggiore di metastatizzazione e quasi conseguente morte del paziente, mentre un trattamento della recidiva repentino potrebbe gestire la malattia (sebbene spesso in maniera temporanea) con un trattamento locoregionale, riuscendo a preservare in molti casi la vescica.
Cancro alla vescica
Cancro alla vescica
Come detto a mancata prescrizione degli accertamenti o il mancato trattamento tempestivo della recidiva costituiscono errori medici dell’oncologo, dell’urologo o dei medici dell’ospedale: simili omissioni, infatti, impediscono la diagnosi efficace dell’infezione e possono far sorgere complicanze gravi per il malato e, di conseguenza, il diritto a chiedere il risarcimento dei danni con l’intervento di un avvocato esperto in malasanità.
Deve essere sottolineato che davanti all’eventuale disorganizzazione dell’ospedale che, ad esempio, rimanda i controlli per carenza di personale oppure non ricontatta il paziente per fissare le visite di follow-up, l’interessato non dovrebbe rimanere in una posizione passiva: ovviamente il primo ad interessarsi della propria salute deve essere il malato che, quindi, dovrebbe tentare di rendersi parte positiva provando a fissare un appuntamento da un’altra parte o un consulto con un altro medico.
Lo stato psicologico e fisico del malato oncologico, però, è molto delicato sia dal punto di vista quindi potrebbe esserci paura o non fiducia nel rivolgersi ad un altro Professionista o ad un altro ospedale. In questi casi affidarsi ad uno Studio legale esperto in malasanità può essere comunque utile per comprendere quanto accaduto e valutare la sussistenza di eventuali profili di responsabilità e l’insorgenza di danni da risarcire.
La quantificazione della lesione all’integrità psicologica e fisica del paziente che ha subito l’errore medico deve essere effettuata con l’aiuto del medico legale sulla base di alcune Tabelle riconosciute nei Tribunali: individuare il danno biologico patito e determinarlo è la parte più importante del processo risarcitorio perché occorre precisione e completezza nella valutazione.
Il danno non patrimoniale potrà considerare anche gli aspetti morali (ossia le sofferenze) o esistenziali (ad esempio i cambiamenti nello stile di vita o nelle abitudini) o estetici (ad esempio perché sono rimasti postumi che deturpano l’aspetto esteriore della vittima) che hanno colpito maggiormente il malato: esaminare le questioni più soggettive e personali capitate al danneggiato a seguito dell’evento si chiama personalizzazione del danno.
Un errore medico, infatti, può provocare diverse conseguenze in base alla persona che lo subisce, per questi motivi sarà importante considerare l’età del danneggiato, l’attività lavorativa o le sue aspirazioni, l’attività sportiva praticata o i suoi hobbies. Queste sfaccettature permetteranno all’avvocato ed al medico legale di quantificare in modo corretto l’importo di danno non patrimoniale subito.
L’altra importante voce di danno solitamente viene risarcita nei casi di malasanità è costituita dai danni patrimoniali ossia, ad esempio, il rimborso delle spese sostenute durante la cura, per i farmaci, per le visite o per il soggiorno lontano da casa del paziente e dell’eventuale accompagnatore (danno emergente) oppure il risarcimento per i mancati guadagni subiti a causa del peggioramento della salute per la perdita del lavoro o per la diminuzione dell’attività lavorativa imposta dalla malattia (lucro cessante).
In caso di morte del paziente, potrebbe essere possibile chiedere il risarcimento dei danni patiti direttamente dai familiari (ad esempio per le sofferenze patite per la perdita prematura del parente), ma anche i danni subiti dal defunto prima di morire dopo l’errore medico (ad esempio per le sofferenze patite o per la consapevolezza di essere in fin di vita senza possibilità di cura).
I parenti (marito, moglie, madre, padre, sorella, fratello, figlio, figlia ecc.) potrebbero ottenere, da un lato, il risarcimento dei danni relativi al loro dolore per la perdita ingiusta della loro cara e, dall’altro, potrebbero chiedere la liquidazione del danno fisico e morale patito dal malato prima di morire, durante la sfortunata agonia.
Mentre i primi vengono chiamati danni iure proprio, perché rientrano direttamente nella sfera giuridica del familiare della defunta, questi ultimi potrebbero essere definiti “indiretti” vengono chiamati danni iure hereditatis.