MANCATA GESTIONE DEGLI EFFETTI COLLATERALI DEL TAMOXIFENE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Il tamoxifene è un farmaco utilizzato per contrastare la crescita dei tumori al seno che presentano recettori ormonali sulle loro cellule e appartiene alla classe degli antiestrogeni non steroidei, ossia sostanze in grado di contrastare gli effetti dell’ormone estrogeno interrompendo lo stimolo che apporta alla proliferazione delle cellule. Questo medicinale è molto usato per il trattamento del carcinoma della mammella, femminile e maschile, sia dopo l’intervento chirurgico sia dopo l’eventuale recidiva. Il tamoxifene riduce il rischio che il tumore torni dopo l’operazione chirurgica e l’eventuale radio e/o chemioterapia e abbassa del 40% la probabilità che si sviluppi un nuovo tumore nell’altro seno.
Il trattamento con questo farmaco è delicato e richiede massima accuratezza da parte della paziente e del medico sia nella comunicazione sia nell’assunzione in caso di terapia errata o diagnosi sbagliata, infatti, possono sorgere gravi conseguenze per la paziente. Sono numerosi gli effetti collaterali, ma smettere la cura prima del tempo rischia di vanificare l’effetto protettivo del tamoxifene nei confronti di un possibile ritorno della malattia.
Per questi casi così delicati è importante fare attenzione ad eventuali errori del ginecologo, del senologo o dell’oncologo e accertarsi che tutto proceda per il verso giusto. Se sorgono dubbi, incomprensioni o mancanza di fiducia, è importante affidarsi ad un avvocato esperto in malasanità che possa dare un parere oggettivo e verificare l’eventualità di errori specifici e che abbiano portato a danni rilevanti. In tal caso è possibile fare richiesta per un eventuale risarcimento danni.
Rischi nell’assunzione del tamoxifene
l trattamento con il tamoxifene è prescritto per cinque anni, anche se alcuni oncologi lo prescrivono per due anni e altri a tempo indeterminato. Attualmente si ritiene che cinque anni siano la durata ideale per pazienti in pre-menopausa, mentre per le pazienti in post-menopausa la durata è variabile. L’uso di tamoxifene può favorire l’insorgenza di tumori secondari all’utero, in particolare, possono insorgere adenocarcinoma endometriale e in misura minore sarcoma uterino.
Il tamoxifene deve essere somministrato con cautela in pazienti con diminuzione del numero di globuli bianchi (leucopenia) e con diminuzione del numero di piastrine (piastrinopenia).
Pertanto, devono essere eseguiti regolari esami del sangue. Il tamoxifene può indurre molti effetti collaterali. Ciascun individuo risponde alla terapia in maniera diversa a seconda della propria sensibilità nei confronti del farmaco, perciò, non è detto che gli effetti avversi si manifestino tutti e con la medesima intensità in ogni paziente.
Nel caso in cui un oncologo o un medico non facciano eseguire alla paziente doverosi controlli sugli effetti del trattamento, potrebbero incorrere in responsabilità per colpa: l’eventuale negligenza, imprudenza o imperizia – per la mancata o ritardata individuazione rischio o per il trattamento sbagliato della malattia – devono essere verificate in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno evitati ai fini della richiesta di risarcimento dei danni.
La paziente, o i suoi familiari, potrebbero ottenere il risarcimento del danno anche qualora il medico non abbia spiegato, o non abbia sufficientemente spiegato al paziente, il tipo di terapia a cui sarà sottoposto o il tipo di complicanze ed effetti collaterali, i vantaggi e svantaggi, le eventuali alternative terapeutiche (consenso informato).
Esiste, infatti, da un lato il dovere del medico di informare e, dall’altro lato, il diritto della paziente a conoscere non solo le informazioni sulla propria salute e malattia ma anche il diritto di poter scegliere consapevolmente. Il medico dovrà illustrare, in modo chiaro, completo e comprensibile – anche in rapporto all’età del paziente, al grado di scolarizzazione e alle possibili difficoltà di comprensione (si immagini, ad esempio, un cittadino straniero che ha una conoscenza basica della lingua italiana) – tutti i vari aspetti medici.
Pur se non è sempre previsto l’obbligo della forma scritta, ove disponibile, è pertanto importante che il medico legale che affianca l’avvocato verifichi il documento del consenso informato. Ottenere la documentazione (modulo di consenso informato, cartella clinica, esami, refertazione ecc.) dal medico o dall’Ospedale è anch’esso un diritto tutelato dall’ordinamento giuridico.
Tamoxifene
FOTO T009
Tamoxifene
Effetti collaterali del tamoxifene
I più frequenti effetti collaterali del tamoxifene sono:
- disturbi a carico dell’apparato respiratorio: la terapia con tamoxifene raramente può provocare polmonite interstiziale con sintomi come dispnea e tosse;
- patologie dell’apparato riproduttivo: durante il trattamento con tamoxifene possono insorgere disturbi mestruali, amenorrea (assenza di mestruazioni), sanguinamenti vaginali, prurito vulvare (intorno alla vagina), perdite vaginali e cisti ovariche.
È importante sottolineare inoltre che anche quando i cicli mestruali sono interrotti per effetto della cura ormonale è possibile che si instauri una gravidanza. Poiché il farmaco può essere nocivo per lo sviluppo del feto è bene accertarsi di non essere incinte prima dell’inizio della cura e concordare con i medici un metodo contraccettivo adatto al proprio caso, da adottare per tutta la durata del trattamento;
- patologie dell’occhio: il trattamento con tamoxifene può causare disturbi visivi, visione annebbiata, perdita di acuità visiva, cataratta, alterazioni della cornea e patologie della retina;
- dolori articolari: sono lamentati da circa una donna su quattro;
- sintomi menopausali: vampate di calore, sudorazioni notturne, perdite vaginali, secchezza e prurito vaginale, riduzione del desiderio sessuale e dispareunia;
- tumore dell’utero;
- rash, orticaria, pruriti;
- coaguli di sangue;
- problemi epatici;
- eccesso di calcio nel sangue.
Il medico (o il senologo o l’oncologo) deve accertarsi che la paziente non sia in stato di gravidanza e che non assuma anticoagulanti. È importante che le persone sottoposte a trattamento con il tamoxifene non soffrano di allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti o ad altri farmaci o alimenti né di malattie epatiche, trigliceridi alti, cataratta, ictus o trombi. Anche in caso di chemio o radioterapia il tamoxifene potrebbe non essere opportuno.
Il medico dovrà valutare la situazione concreta di ciascuna paziente così da poter effettuare una diagnosi corretta e approntare una terapia efficace e tempestiva. In caso contrario la paziente rischia di subire gravi conseguenze o ritardi nella cura del tumore che potrebbero provocare notevoli danni fino a ridurre le chance di guarigione e condurre alla morte o subire un’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore.
La responsabilità del ginecologo o dell’oncologo, e quindi dell’Ospedale o della Clinica, potrebbe derivare non solo dall’insorgenza della complicanza ma anche dalla non tempestiva o errata diagnosi, o dal mancato riconoscimento della problematica o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, continuando a inoculare terapie sbagliate, o intervenendo in modo inefficace e, comunque, non tempestivo. Anche in questi casi è indicato chiedere una consulenza con un avvocato esperto in malasanità che potrà valutare le possibilità di chiedere un risarcimento del danno sia per la paziente che per i suoi familiari.
Errori medici relativi all’uso di tamoxifene
L’uso di tamoxifene, come già accennato, può favorire l’insorgenza di tumori secondari all’utero, in particolare, possono insorgere adenocarcinoma endometriale e in misura minore sarcoma uterino.
Inoltre, sono stati riportati casi di:
- fibromi uterini;
- endometriosi;
- alterazioni endometriali;
- polipi;
Per diagnosticare tempestivamente l’insorgenza di un carcinoma endometriale il medico di medicina generale dovrebbe fare eseguire annualmente, alle pazienti in trattamento con tamoxifene, una ecografia transvaginale ed una visita ginecologica; in caso di stillicidio ematico vaginale andrà sempre eseguita prontamente anche una biopsia endometriale.
Se una paziente è spaventata dagli effetti collaterali della terapia anti-ormonale che sta assumendo e vorrebbe interromperla, è importante parlare con l’oncologo prima di prendere qualsiasi decisione: esistono dei rimedi per migliorare i sintomi e a volte è possibile cambiare farmaco o diminuirne il dosaggio, ma solo su indicazione medica.
Un’altra possibilità è cambiare il momento dell’assunzione durante la giornata. Smettere la cura prima del tempo rischia di vanificare l’effetto protettivo del tamoxifene nei confronti di un possibile ritorno della malattia. È importante gestire le aspettative e dare informazioni accurate sulla possibilità di avere effetti specifici causati dal farmaco e su come questi si distinguano da sintomi che si manifesterebbero comunque.
Risarcimento dei danni da mancata gestione degli effetti collaterali del tamoxifene
La mancata prescrizione degli esami di controllo o il la sospensione del trattamento senza alternative valide costituiscono errori medici del ginecologo o: simili omissioni, infatti, possono impedire la prognosi positiva della malattia e possono far sorgere complicanze gravi e recidive e, di conseguenza, il diritto a chiedere il risarcimento dei danni con l’intervento di un avvocato esperto in malasanità.
I danni oggetto della richiesta risarcitoria dell’avvocato possono essere patrimoniali o non patrimoniali.
Il danno non patrimoniale riguarda la persona e comprende sia la concreta lesione fisica o psichica subita dalla paziente a causa dell’errore del medico (cosiddetto danno biologico), che le sofferenze morali patite (cosiddetto danno morale) che le modifiche alle condizioni della sua vita (cosiddetto danno esistenziale).
Il danno morale, ad esempio, potrebbe essere riconosciuto per lo stato di paura e prostrazione provocati dalla notizia di essere affetti da un tumore provocato dall’assunzione del farmaco.
L’avvocato, insieme al medico legale, quantificherà il tipo di danno subito utilizzando delle tabelle che prevedono un importo in denaro a seconda del punteggio di invalidità riconosciuto.
L’invalidità sarà determinata sulla base di una valutazione medica che considera quanta incidenza può avere la lesione sulla vita di un individuo “normodotato”.
Il calcolo della somma di denaro cui la paziente potrebbe avere diritto al termine di una procedura di risarcimento dei danni con l’ausilio di un avvocato malasanità, è stabilito dalla perizia medico legale partendo dal punteggio di invalidità che viene però personalizzato anche in base all’età, ai giorni di durata della malattia o delle cure, alle sofferenze provate e alle ripercussioni delle nuove condizioni di salute sulla vita.
Il danno patrimoniale, invece, consiste nelle spese sostenute, o che si dovranno sostenere, a causa dell’errore medico (cosiddetto danno emergente) e nel guadagno che il danneggiato ha perso (cosiddetto lucro cessante).
A titolo di danno emergente, ad esempio, potranno essere chiesti il rimborso del denaro speso, o da spendere in futuro, per i farmaci o per le cure necessarie oppure l’importo che dovrà essere pagato per avere l’assistenza medica di una persona a domicilio.
Nel lucro cessante, invece, potrebbe rientrare, ad esempio, il calcolo degli stipendi non percepiti durante la malattia oppure la perdita economica subita per il fatto che non si potrà più svolgere l’attività lavorativa di prima.
Non esiste un automatismo tra errore medico e risarcimento del danno. Bisogna poi individuare quali effettivi danni ha subito la paziente. Come indicato, infatti, potrebbero sorgere più voci di danno.
È comunque fondamentale che l’avvocato faccia un esame ad ampio spettro insieme al medico legale. Esistono molti aspetti da valutare dall’eventuale danno da perdita della capacità lavorativa al danno da perdita di chance di guarigione o sopravvivenza, a quello di doversi sottoporre ad un nuovo trattamento medico con i connessi rischi.
Nel caso in cui l’esito della cura dovesse essere infausto e, quindi, il paziente dovesse morire, anche gli eredi (madre, padre, marito, moglie, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) potrebbero agire per chiedere il risarcimento del danno patito dal familiare mentre ancora era in vita (ad esempio per la sofferenza subita, c.d. danni iure hereditatis), del danno per la perdita parentale (variabile in base al grado di parentela, c.d. danni iure proprio) ma anche dei danni patiti direttamente per il dolore provato per la morte di una persona cara o per i peggioramento subito al proprio stile di vita (ad esempio perdite economiche o modifiche drastiche delle proprie abitudini, c.d. danni iure proprio).