MANCATA GESTIONE DELL’EMESI (VOMITO) NEL PAZIENTE ONCOLOGICO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Un paziente oncologico può essere soggetto a nausea e vomito, sintomi comuni per chi si trova in queste condizioni. Una percentuale variabile tra il 10% ed il 30% sviluppa effetti collaterali quali nausea e vomito durante il trattamento chemioterapico o radioterapico, in caso di tumori in fase avanzata la percentuale sale al 70%. Gestire al meglio queste fasi è fondamentale per non portare a seri problemi di malnutrizione e squilibrio elettrolitico ed inoltre ad un profondo sconforto fisico e psicologico del malato.
Quando si presentano questi effetti collaterali, il medico, l’oncologo, e il personale dell’ospedale devono essere attenti nella profilassi preventiva e nella prescrizione di esami di controllo e potrebbero purtroppo verificarsi errori medici. L’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata gestione della complicanza per la diagnosi sbagliata o per l’errato trattamento della stessa – deve essere verificata in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno evitati. In caso di gravi conseguenze e danni il paziente potrà chiedere il risarcimento con l’ausilio di un avvocato esperto in malasanità.
Nausea e vomito, quindi, sono sintomi comuni nel paziente neoplastico, specie in fase avanzata. La nausea è una sensazione spiacevole di imminente vomito, spesso accompagnata da pallore, sudorazione fredda, salivazione, tachicardia o diarrea. Il conato è il risultato di un’attività spastica del diaframma e dei muscoli addominali che culmina poi nel vomito.
Il vomito è un riflesso abbastanza complesso che coinvolge contemporaneamente il diaframma e una serie di muscoli, prevalentemente addominali, determinando un’espulsione forzata del contenuto gastrico.
Alcuni soggetti accusano conati di vomito: una contrazione del diaframma ritmica e di tipo spastico, a livello della cupola (diaframmatica) che separa i polmoni dallo stomaco. Il conato di vomito non è la stessa cosa della nausea e del vomito. Esso è un tentativo al vomito senza emissione di contenuto gastrico.
Inoltre, a lungo termine questi episodi possono provocare un peggioramento delle condizioni cliniche generali che rendono molto difficile e spesso impossibile la prosecuzione della terapia. Bisogna però verificare il perché di questi sintomi e accertarsi che non si tratti di un errore nella diagnosi, dell’ospedale o del medico giacché in questi casi sarebbe possibile agire per il risarcimento dei danni (anche nel caso di morte del paziente potrebbero agire i parenti o gli eredi).
Cause di nausea e vomito nei pazienti oncologici
La nausea e il vomito in pazienti che ricevono la chemioterapia possono essere causati da:
- gli agenti chemioterapici specifici usati
- il dosaggio dei farmaci (alte dosi di chemioterapia sono con tutta probabilità la maggiore causa di nausea e vomito);
- il programma cronologico del trattamento, ossia le modalità e i tempi in cui il farmaco è somministrato (se l’agente chemioterapico, ritenuto responsabile della nausea e del vomito è somministrato con brevi intervalli, occorrerà meno tempo perché il paziente migliori dalla nausea e dal vomito prima che il successivo trattamento sia dato);
- il modo somministrazione (se il chemioterapico è somministrato per infusione endovenosa può causare nausea e vomito prima di quanto accade con la somministrazione orale, perché il farmaco dato in vena è assorbito più rapidamente);
- le differenze individuali dato che non tutte le persone hanno la stessa reazione alla chemioterapia, alcuni pazienti soffrono nausea e vomito, altri no.
Negli ultimi anni la scienza ha sviluppato molti progressi nella prevenzione e nel controllo della nausea e del vomito. Il numero di farmaci antinausea o antiemetici per prevenire i due sintomi sono aumentati e ci sono più possibilità di scelte efficaci. Nessuna delle medicine controlla nausea e vomito al 100%, in parte perché gli agenti chemioterapici agiscono sul cervello attraverso vie differenti, e in parte perché la risposta al farmaco è differente nei vari individui.
Per questo motivo l’oncologo deve monitorare attentamente il paziente per capire come personalizzare il trattamento e la prevenzione degli effetti collaterali con lo scopo di rendere più sopportabile la cura del tumore. In caso contrario il medico può assumere un comportamento non diligente, imperito o imprudente e, quindi, essere responsabile degli eventuali danni subiti dal paziente il quale potrà agire per chiedere il risarcimento con l’ausilio di un avvocato esperto in malasanità.
Tipi di emesi (vomito)
Nei pazienti sottoposti a chemioterapia antitumorale si distinguono tre tipi di emesi:
- il vomito acuto, che può insorgere durante la somministrazione del trattamento chemioterapico o entro le successive 24 ore;
- il vomito ritardato, si manifesta a distanza di più di 24 ore dalla chemioterapia. Questa eventualità è più difficile da gestire perché il paziente è nella maggior parte dei casi a casa, e spesso la nausea è tale da impedirgli di alimentarsi, bere e assumere compresse per bocca;
- il vomito anticipatorio poiché insorge prima dell’inizio dei cicli successivi di chemioterapia e sembra manifestarsi su base psicogena, legato al ricordo che l’inconscio trattiene del malessere legato al precedente ciclo di chemioterapia.
La nausea e il vomito possono avere un grande impatto sulla qualità di vita dei pazienti sottoposti a chemioterapia.
È bene precisare che il semplice verificarsi della complicanza medica non genera un automatismo nel risarcimento del danno se il medico ha agito in modo diligente e adeguato, oltre che secondo tutte le prassi della scienza medica.
Per assicurarsi che eventuali danni fisici e psicologici non sono dipendenti dalla struttura ospedaliera o dall’operato del medico, è importante affidarsi ad un avvocato specializzato in malasanità e responsabilità medica che possa analizzare com’è avvenuta la gestione dell’emesi, valutando se sia possibile chiedere un risarcimento dei danni. In questo l’avvocato chiederà al proprio medico legale una consulenza medico legale. Nella perizia medico legale verrà infatti indicato quale sia stato l’errore del medico e verrà quantificato il danno biologico (danno biologico da invalidità permanente e giorni di danno biologico da inabilità temporanea), il danno morale, il danno esistenziale, l’eventuale danno da incapacità lavorativa generica e specifica, gli elementi utili per valutare una eventuale personalizzazione del danno; ma anche l’esistenza di eventuali danni di natura patrimoniale (spese sostenute, guadagni persi, spese future ecc.).
Nel caso in cui l’esito della cura dovesse essere negativo e, quindi, il paziente dovesse morire, anche gli eredi (madre, padre, marito, moglie, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) potrebbero agire per chiedere il risarcimento del danno patito dal familiare mentre ancora era in vita (ad esempio per la sofferenza subita, c.d. danni iure hereditatis), del danno per la perdita parentale (variabile in base al grado di parentela, c.d. danni iure proprio) ma anche dei danni patiti direttamente per il dolore provato per la morte di una persona cara o per i peggioramento subito al proprio stile di vita (ad esempio perdite economiche o modifiche drastiche delle proprie abitudini, c.d. danni iure proprio).
Farmaci utilizzati per trattare nausea e vomito
Le principali categorie di farmaci utilizzati nel trattamento di nausea e vomito da chemioterapia sono:
- gli antagonisti della dopamina che bloccano gli impulsi al centro del vomito ma possono causare sedazione e reazioni extrapiramidali;
- gli antagonisti della serotonina (5-HT3), ben tollerati dai pazienti;
- i corticosteroidi utilizzati nella gestione di nausea e vomito acuti;
- gli antagonisti dei recettori della neurochinina-1 (NK-1), in genere associati al desametasone, usati per la gestione dell’emesi acuta e tardiva indotta da chemioterapie ad alto rischio emetogeno.
Farmaci vomito
Farmaci vomito
Il medico deve prestare attenzione anche nel prescrivere i farmaci perché dei medicinali controindicati possono nuocere al paziente: in questo caso il dottore o l’oncologo può incorrere in una negligenza che può determinare una colpa medica. Quando viene accertata la responsabilità del medico, la paziente può chiedere il risarcimento dei danni subiti con l’assistenza di un avvocato esperto in malasanità.
Come accennato la determinazione dei danni che possono essere risarciti è dell’avvocato e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza o di poter avere una vita migliore).
I danni non sono solo circoscritti al doversi, ad esempio, sottoporre ad una operazione chirurgica o a un trattamento di radio o chemioterapia, ma sono dovuti anche alle conseguenze successive. Si pensi, per esempio:
- alla necessità di una più lunga degenza ospedaliera;
- ai dolori post-operatori;
- all’essere maggiormente esposti alle infezioni nosocomiali (infezioni ospedaliere) a causa della riduzione temporanea dei globuli bianchi a seguito di chemioterapia;
- alla necessità di sottoporsi con maggiore frequenza ad esami e visite di follow up (accertamenti e controlli successivi);
- ai costi per gli spostamenti, a volte spese per il pernottamento;
- a dover usufruire di permessi di lavoro o, per certe categorie, l’assenza dal lavoro potrebbe comportare una perdita di fatturato/guadagno
Tali costi potrebbero anche aumentare tenuto conto che spesso il paziente ha necessità di un accompagnatore, ad esempio la moglie, il marito, il partner convivente, un figlio o un membro della famiglia che – spesso – anch’esso dovrà sostenere delle spese personali. Altre volte, invece, l’accompagnatore è una persona esterna che dovrà essere quindi pagata per il servizio di trasporto, per l’assistenza e l’aiuto prestato.
Errori medici nella gestione dell’emesi
I sintomi di nausea e vomito conducono a seri problemi di malnutrizione e squilibrio elettrolitico ed inoltre ad un profondo sconforto fisico e psicologico del malato.
Un trattamento antiemetico inadeguato può influenzare sensibilmente i pazienti e il loro modo di affrontare la terapia proposta nelle sedute successive, aumentando il rischio di mancata compliance e portando i pazienti a interrompere trattamenti potenzialmente salvavita.
L’applicazione delle terapie di supporto è molto importante, non solo ai fini del miglioramento della qualità di vita della paziente, cosa peraltro fondamentale, ma anche rispetto alla possibilità dell’oncologo di gestire al meglio il protocollo terapeutico.
Una nausea di grado elevato può richiedere la riduzione di dose della successiva chemioterapia. Inoltre, un paziente che vomita per giorni deve spesso, durante l’episodio acuto, essere ricoverata per la necessaria idratazione; se poi gli episodi si ripetono, a lungo termine possono provocare un peggioramento delle condizioni cliniche generali che rendono molto difficile e spesso impossibile la prosecuzione della terapia.
In caso di gravi complicanze pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che il paziente e i suoi familiari (marito, moglie, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico (gravi danni ed invalidità permanente) o al decesso (morte del paziente), e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato o ad uno studio legale specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica, insieme al medico legale, si potrebbe capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa.
Il paziente, o i loro familiari, potrebbero – in certi caso – ottenere il risarcimento del danno anche qualora il medico non abbia spiegato, o non abbia sufficientemente spiegato al paziente, il tipo di terapia a cui sarà sottoposto o il tipo di intervento chirurgico, oppure le modalità con cui si svolge, le conseguenze, i rischi e le possibili complicanze ed effetti collaterali, i vantaggi e svantaggi, le eventuali alternative terapeutiche (consenso informato).
Esiste, infatti, da un lato il dovere del medico di informare e, dall’altro lato, il diritto del paziente a conoscere non solo le informazioni sulla propria salute e malattia ma anche il diritto di poter scegliere consapevolmente il trattamento cui sottoporsi anche in base agli eventuali effetti collaterali da subire. Il medico, pertanto, non si deve limitare a far firmare un foglio c.d. modulo di consenso informato, ma dovrà spiegare, in modo chiaro, completo e comprensibile – anche in rapporto all’età del paziente, al grado di scolarizzazione e alle possibili difficoltà di comprensione (si immagini, ad esempio, un cittadino straniero che ha una conoscenza basica della lingua italiana) – tutti i vari aspetti medici.
Pur se non è sempre previsto l’obbligo della forma scritta, ove disponibile, è pertanto importante che il medico legale che affianca l’avvocato verifichi il documento. Ottenere la documentazione (modulo di consenso informato, cartella clinica, esami, refertazione ecc.) dal medico o dall’Ospedale è anch’esso un diritto tutelato dall’ordinamento giuridico.