OMISSIONE DELLA DIAGNOSI PRECOCE DI CANCRO DEL DISTRETTO TESTA-COLLO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
I tumori di testa e collo sono un insieme di neoplasie che possono avere la loro origine a livello della lingua, cavità orale, cavità nasali, seni paranasali, faringe, laringe o ghiandola parotide. Nella maggioranza dei casi (oltre il 90%) si tratta di carcinomi a cellule squamose che si sviluppano dagli epiteli che rivestono le mucose del distretto.
Cancro bocca
Cancro bocca
In caso di diagnosi di un tumore del distretto di testa-collo bisogna verificare tutto quanto fatto, o non fatto, dall’otorino-laringoiatra, dal medico o dall’oncologo.
Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da un medico specialista e da un avvocato, può capire se vi sia stato un errore nella diagnosi, uno sbaglio nell’esecuzione dell’intervento chirurgico o del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico o dell’Ospedale (o del Pronto Soccorso, Asl, Asst, Ats) o della Clinica privata.
Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica, tra cui le analisi e gli esami, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato così da comprendere sé ci fosse la possibilità di ottenere il risarcimento dei danni.
Il cancro del distretto testa-collo può essere individuato attraverso una corretta diagnosi che richiede determinati e approfonditi esami. Un eventuale ritardo o un errore nella diagnosi medica può essere negativo ai fini della guarigione e provocare al paziente un grave danno da perdita di chance di guarigione e anche la morte del paziente, o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore.
Addirittura, le possibilità di guarigione del paziente si riducono drasticamente o può portare a danni e lesioni che incidono sulla vita dello stesso. In caso di errore nella diagnosi medica è necessario chiedere un parere ad un avvocato specializzato in grado di analizzare tutto l’iter e verificare la presenza di un errore determinante. In questo caso il responsabile è obbligato ad un risarcimento danni.
Sintomi dei tumori del distretto collo-testa
Generalmente questa tipologia di tumori si presenta con sintomi lievi e aspecifici. Tuttavia, i campanelli d’allarme che dovrebbero essere indagati sono:
- il bruciore o il dolore in bocca, in associazione ad ulcerazioni o neoformazioni, a volte sanguinanti, che stentano a guarire anche dopo terapia con antibiotici o antinfiammatori;
- abbassamento della voce (disfonia) che persiste per oltre due-tre settimane, e talora difficoltà respiratoria o senso di “ingombro in gola”;
- dolore o difficoltà alla deglutizione con irradiazione ad un orecchio;
- tumefazioni del collo nelle regioni laterali (lesioni metastatiche dei linfonodi) o anteriori (ghiandola tiroide);
- emorragie nasali, eventualmente con ostruzione respiratoria o intenso mal di testa.
In presenza di tali sintomi è opportuno che il medico di base consigli esami più approfonditi ed una visita specialistica endocrinologa e, successivamente, un consulto con l’oncologo. La diagnosi precoce dei tumori della testa e del collo offre una speranza di guarigione superiore al 90% e si basa principalmente sul riconoscimento tempestivo dei sintomi iniziali.
Quando si ottiene una diagnosi di cancro al distretto collo-testa con previa presenza di sintomi sospetti, bisogna verificare tutto quanto fatto, o non fatto, dal neurologo, dall’otorino-laringoiatra, dall’oncologo e, più in generale, dai medici dell’ospedale per capire se si è verificato un caso di malasanità, ad esempio per la mancata prescrizione di un esame approfondito o di una visita specialistica o per l’errato riconoscimento del tumore. Un medico legale, anche coadiuvato da un medico specialista e da un avvocato, può capire se vi sia stato un errore nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’équipe dei medici o dell’Ospedale (o del Pronto Soccorso, Asl, Asst, Ats) o della Clinica privata. Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica tra cui le analisi e gli esami, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato.
Esami clinici per individuare il tumore di testa e collo
La raccolta della storia clinica ed un esame clinico accurato sono il primo approccio per giungere ad una corretta diagnosi. Tra gli esami necessari per giungere ad una corretta diagnosi si ricordano:
- esame endoscopico tramite uno strumento (chiamato endoscopio) che permette di vedere con estrema nitidezza la lesione in questione;
- biopsia: consiste nel prelevare un piccolo frammento di tessuto “sospetto” che verrà successivamente inviato in laboratorio per le analisi al microscopio. È una procedura diagnostica indispensabile per la diagnosi di tumori. È utile, inoltre, per una precisa istologia della malattia e per indirizzare verso il trattamento più idoneo;
- analisi del sangue: hanno un ruolo di rilievo maggiore nella patologia della ghiandola tiroide e delle paratiroidi. Il dosaggio della calcitonina è fondamentale per la diagnosi di carcinoma midollare della tiroide. Il dosaggio del paratormone, eseguito durante e dopo l’intervento chirurgico di asportazione di adenomi delle paratiroidi, rappresenta un elemento guida e di valutazione del successo terapeutico.
Altri esami (consigliati per evidenziare un eventuale diffusione della malattia) possono essere radiografie, la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) cranio o meglio ancora RM (Risonanza Magnetica), PET (Tomografia a Emissione di Positroni) (solo in selezionati casi) etc.
Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore del neurologo, dell’oncologo, dell’otorino o del radiologo o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per il paziente, fino ad arrivare al decesso.
I fattori di rischio di questo tipo di tumori sono generalmente:
- il fumo (sigarette, sigari, pipa, tabacco da masticare, marijuana) si calcola sia correlato all’85% dei casi di tumori della testa e del collo per questo ai fumatori si raccomanda di sottoporsi a periodiche visite otorinolaringoiatriche superati i cinquant’anni;
- l’abuso di alcol;
- l’esposizione a polveri di asbesto, sostanze chimiche di vario genere, in particolare l’amianto e il nichel per il tumore della laringe;
- una dieta povera di vitamine del gruppo A e B può influire sull’origine della malattia;
- una scarsa igiene orale;
- un errato posizionamento di protesi dentarie o la presenza di denti scheggiati;
- l’esposizione al papilloma virus umano (Hpv) è un’infezione attualmente considerata molto importante nella genesi di alcune di queste malattie, specie quelle dell’orofaringe;
- il virus di Epstein-Barr è invece essere associato ai tumori del tratto naso-faringeo.
A oggi non esistono programmi di screening per questo tipo di tumore ma è resta comunque fondamentale una diagnosi precoce della malattia per questo è opportuno non sottovalutare i fattori di rischio e prescrivere sempre in caso sospetto approfondimenti diagnostici. In caso di omissione il medico, l’otorino-laringoiatra, l’oncologo rischiano di incorrere in responsabilità medica per tardiva o errata diagnosi o omesso intervento chirurgico o cura inefficace. In questi casi l’assistenza di un avvocato esperto in malasanità può aiutare il paziente (o i suoi familiari) ad ottenere il risarcimento dei danni patiti.
Cellula cancerosa
Cellula cancerosa
È bene precisare, però, che il semplice verificarsi della complicanza medica o del tumore o della morte del paziente non genera un automatismo nel risarcimento del danno se il medico ha agito in modo diligente e adeguato, oltre che secondo tutte le prassi della scienza medica.
Trattamento del cancro del distratto testa-collo
Per il trattamento la chirurgia rappresenta l’arma più forte ed efficace e la più impiegata nella cura di questi tumori; comprende sia la resezione dell’area interessate che l’asportazione dei linfonodi della regione colpita.
La presenza di metastasi linfonodali, purtroppo frequenti, condiziona la prognosi riducendo di oltre il 50% le probabilità di guarigione della neoplasia (rendendo necessario spesso e volentieri un trattamento radioterapico e chemioterapico – da soli o in associazione a seconda dei casi). Un ritardo diagnostico può risultare drammatico poiché ridurrebbe di gran lunga la possibilità di guarigione del paziente.
Qualora vi siano i presupposti, il malato o la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella – o gli eventuali eredi (coniuge, genitori ecc.) in caso di morte – potrebbero chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità a causa di una diagnosi sbagliata, errata, tardiva oppure di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace. L’avvocato, esperto di responsabilità medica, insieme al proprio medico legale, valuterà se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni all’Ospedale, all’Assicurazione, all’oncologo, al neurologo, all’otorino-laringoiatra e più in generale ai medici coinvolti.
La colpa medica o la responsabilità dell’Ospedale potrebbe essere riconosciuta anche se il chirurgo procede alla rimozione di un linfonodo o della presunta massa tumorale senza aver prima fatto approfonditi esami, o qualora abbia proceduto con negligenza, imperizia o imprudenza.
Spesso può risultare opportuna l’aggiunta di cicli di chemioterapia, che è un trattamento sistemico che permette al farmaco di entrare nella circolazione sanguigna e si diffonde nell’organismo, raggiungendo tutte le cellule tumorali presenti.
Il numero di cicli e la tipologia di medicinali, ossia programma terapeutico, potrebbe cambiare nel corso della cura a seconda, ad esempio, del tipo di risposta del tumore al trattamento, o dell’insorgenza di eventuali reazioni allergiche o complicanze, oppure a seconda di come reagisce il paziente agli effetti collaterali causati dalla chemioterapia, e quindi al grado di tolleranza.
Il cocktail di farmaci utilizzati in chemioterapia, ad esempio, può variare a seconda di vari aspetti, quali ad esempio, del tipo e delle caratteristiche del tumore, dell’età, specificità e condizioni del paziente, del protocollo seguito. Se la risposta del tumore al trattamento con dosi standard non risultasse soddisfacente l’oncologo potrebbe valutare di somministrare al paziente un dosaggio più elevato, eventualmente seguito da trapianto di cellule staminali, oppure un utilizzo combinato.
In caso di cocktail farmacologico sbagliato o di mancato monitoraggio dell’efficacia della chemioterapia il paziente può andare incontro a gravi complicanze o morte.
In taluni casi può essere proposta anche la radioterapia che distrugge le cellule tumorali utilizzando le radiazioni e può essere impiegata da sola con intento curativo, nel caso di tumori di piccole dimensioni, in alternativa alla chirurgia, in associazione alla chemioterapia per evitare interventi chirurgici mutilanti e preservare la funzionalità d’organo. Nel post-operatorio, per migliorare i risultati della chirurgia, dove il rischio di ripresa della malattia è significativamente elevato
Risarcimento dei danni in caso di errori nella gestione o nel trattamento dei tumori del distretto testa-collo
Negligenza o imperizia del medico, diagnosi errata o fatta in ritardo, cura sbagliata, intervento mal riuscito o tardivo, mancanza del consenso informato, sono solo alcuni degli episodi in cui si può manifestare un caso di malasanità e permettere di intervenire un avvocato specializzato nella richiesta di risarcimento danni.
I danni per la comparsa o l’aggravamento della malattia non sono solo circoscritti al doversi, ad esempio, sottoporre ad una operazione chirurgica o a un trattamento di radio o chemioterapia, ma sono dovuti anche alle conseguenze successive. Si pensi, per esempio:
- alla necessità di una più lunga degenza ospedaliera;
- ai gonfiori intorno alla ferita e ai dolori post-operatori;
- all’essere maggiormente esposti alle infezioni nosocomiali (infezioni ospedaliere) a causa della riduzione temporanea dei globuli bianchi a seguito di chemioterapia (peraltro gli effetti collaterali di un trattamento oncologico sono anche altri: senso di stanchezza, nausea, inappetenza, vomito, caduta dei capelli ecc.);
- alla necessità di sottoporsi con maggiore frequenza ad esami e visite di follow up (accertamenti e controlli successivi);
- ai postumi legati alla difficoltà di parlare, di deglutire
Non sempre poi il reparto di oncologia dell’Ospedale è vicino alla residenza del paziente, il quale quindi dovrà sostenere costi per gli spostamenti, a volte spese per il pernottamento, oltre a dover usufruire di permessi di lavoro o, per certe categorie, l’assenza dal lavoro potrebbe comportare una perdita di fatturato/guadagno ecc.
Tali costi potrebbero anche aumentare tenuto conto che spesso il paziente ha necessità di un accompagnatore, ad esempio la moglie, il marito, il partner convivente, un figlio o un membro della famiglia che – spesso – anch’esso dovrà sostenere delle spese personali. Altre volte, invece, l’accompagnatore è una persona esterna che dovrà essere quindi pagata per il servizio di trasporto, per l’assistenza e l’aiuto prestato.
La valutazione della tipologia di danni che possono essere chiesti rimane dell’avvocato e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza).
In caso di morte del paziente, potrebbe essere possibile chiedere il risarcimento dei danni patiti direttamente dai familiari (ad esempio per le sofferenze patite per la perdita prematura del parente), ma anche i danni subiti dal defunto prima di morire dopo l’errore medico (ad esempio per le sofferenze patite o per la consapevolezza di essere in fin di vita senza possibilità di cura).
I parenti (marito, madre, padre, sorella, fratello, figlio, figlia ecc.) potrebbero ottenere, da un lato, il risarcimento dei danni relativi al loro dolore per la perdita ingiusta del loro caro e, dall’altro, potrebbero chiedere la liquidazione del danno fisico e morale da lui patito prima di morire, durante la sfortunata agonia.
Mentre i primi vengono chiamati danni iure proprio, perché rientrano direttamente nella sfera giuridica del familiare della defunta, i secondi potrebbero essere definiti “indiretti” vengono chiamati danni iure hereditatis.