OMISSIONE DELLA DIAGNOSI PRECOCE DI CANCRO DEL POLMONE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
I polmoni sono gli organi, posti nel torace, deputati al trasferimento di ossigeno dall’esterno al circolo sanguigno e dell’anidride carbonica in direzione opposta. L’aria, che entra attraverso le cavità nasali o orale arriva ai polmoni che terminano con le sacche alveolari, all’interno delle quali avviene lo scambio dei gas. Il tumore al polmone può svilupparsi come una massa che ostruisce il passaggio dell’aria oppure può provocare emorragie erodendo i vasi sanguinei o, ancora, può provocare dolore comprimendo la cavità toracica.
In caso di errore medico o errore o ritardo nella diagnosi o dinanzi ad una cura sbagliata o inefficace, il medico, il pneumologo, l’oncologo o l’ospedale saranno obbligati al risarcimento danni nei confronti del paziente vittima del caso di malasanità. Uno studio legale è in grado di analizzare e individuare eventuali errori, responsabilità e ovviamente le cause che hanno portato danni importanti alla vita del paziente. L’assistenza legale può essere prestata anche ai familiari del paziente morto per cancro al polmone o ai suoi eredi (madre, padre, moglie, marito, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) sia per i danni diretti che indiretti.
Il cancro del polmone, infatti, deve essere individuato in tempo utile per effettuare le giuste cure. Una diagnosi tardiva o errata può portare alla morte quasi certa del paziente. La diagnosi è complessa e richiede la massima attenzione da parte del medico sui primi sintomi riscontrati dal paziente. Bisogna individuare l’esistenza di un cancro e la tipologia.
Il tumore al polmone è la principale causa di morte nei paesi industrializzati. Esso rimane tutt’oggi, nonostante le terapie disponibili, una neoplasia a prognosi particolarmente sfavorevole, con elevati tassi di mortalità.
Tipologie di cancro al polmone e fattori di rischio
Non esiste un solo tipo di tumore al polmone, bensì diverse tipologie di malattia a seconda del tessuto polmonare interessato. Nella maggior parte dei casi, però, il polmone rappresenta la sede di metastasi provenienti da altri tipi di cancro. Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore dello pneumologo o dell’oncologo o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze e gravi danni come la perdita di chance di guarigione e anche la morte del paziente, o l’accelerazione del decesso, o la perdita di chance di conservare una vita migliore.
Dal punto di vista clinico si è soliti distinguere due tipologie principali di tumore del polmone che insieme rappresentano oltre il 95% di tutte le neoplasie che colpiscono questi organi:
- il tumore polmonare a piccole o microcitoma cellule (15%), che prende il nome dalle piccole dimensioni delle cellule tumorali e si sviluppa nei bronchi di diametro maggiore. È costituito da cellule di piccole dimensioni e si presenta in genere nei fumatori. Ha una prognosi peggiore rispetto a quella del tumore non a piccole cellule anche perché la malattia si diffonde molto rapidamente ad altri organi;
- iltumore non a piccole cellule (85%), che comprende l’adenocarcinoma (si localizza a livello dei bronchi di diametro minore ed è il tumore polmonare più frequente tra chi non ha mai fumato e talvolta è dovuto alla presenza di cicatrici polmonari da infezioni tubercolari o per pleuriti), il carcinoma squamocellulare (nasce nelle vie aeree di medio-grosso calibro dalla trasformazione dell’epitelio che riveste i bronchi ed è generalmente provocata dal fumo di sigaretta. È il tumore polmonare con la prognosi migliore) ed il carcinoma a grandi cellule (il più raro che si sviluppa in qualsiasi zona del tumore).
Tipi di tumore ai polmoni
Tipi di tumore ai polmoni
I fattori di rischio del tumore al polmone sono molteplici:
- su tutti il fumo (sia attivo che passivo) è considerato il fattore di rischio principale giacchè più sigarette si fumano e prima si comincia a farlo, più aumenta il rischio di ammalarsi nel corso della vita. Il rischio relativo dei fumatori è di circa 14 volte più alto rispetto ai non fumatori e fino a venti volte se si fumano più di venti sigarette al giorno per più anni;
- vita sedentaria;
- esposizione ad amianto, radon e dei metalli pesanti come uranio, cromo e nichel.
Quando si presentano fattori di rischio, il medico, il pneumologo e più in generale, il personale dell’ospedale devono essere più attenti nella profilassi preventiva e nella prescrizione di esami di controllo e potrebbero purtroppo verificarsi errori medici. L’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata individuazione della malattia/patologia o per l’errato trattamento della stessa – deve essere verificata in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno evitati.
È pur vero che ad oggi non vi è ancora accordo tra gli esperti sull’opportunità di sottoporre a “screening” (cioè a esami periodici per la diagnosi precoce di popolazione) persone apparentemente sane, senza alcun sintomo o segno di malattia. La ragione è che gli esami diagnostici di semplice esecuzione, come la radiografia del torace o l’esame citologico dello sputo, non sempre permettono di individuare un eventuale tumore, tanto meno precocemente.
Diversi studi condotti con persone ad alto rischio, forti fumatori con molti anni di fumo alle spalle, suggeriscono che la tomografia computerizzata (TC) spirale dei polmoni potrebbe essere utile a individuare piccole neoplasie polmonari in pazienti asintomatici, salvando anni di vita. Tuttavia, questi test presentano anche alcuni rischi: i polmoni sono molto sensibili alle radiazioni ed esami frequenti di questo tipo potrebbero provocare danni ai tessuti. Inoltre, tali test possono anche rilevare alterazioni polmonari che sembrano ma non sono necessariamente tumori.
È bene precisare che il semplice verificarsi del tumore non genera un automatismo nel risarcimento del danno se il medico ha agito in modo diligente e adeguato, oltre che secondo tutte le prassi della scienza medica.
Solo se il medico non esegue il trattamento nel modo corretto, se vi è un errore nell’intervento chirurgico, una terapia sbagliata o una diagnosi errata il danneggiato (e i suoi familiari) potrà chiedere il risarcimento dei danni con l’ausilio di un avvocato esperto in malasanità nei confronti del dottore, del chirurgo o del medico specialista ma, anche, della struttura ospedaliera in cui è stato curato.
Sintomi del tumore al polmone
Nelle fasi inziali spesso il tumore al polmone è asintomatico, tuttavia bisognerebbe attenzionare al proprio medico alcuni sintomi che frequentemente possono essere ricondotti alla patologia. Parimenti il medico o lo pneumologo dovrebbero prescrivere accertamenti più approfonditi se i paziente manifesta:
- tosse da irritazione;
- voce rauca persistente;
- emottisi, cioè emissione di sangue con la tosse;
- difficoltà a respirare;
- dolore al petto;
- perdita di peso non collegata da diete;
Se a tale sintomatologia si unisce la presenza di un fattore di rischio come il fumo o l’esposizione a sostanze nocive il medico di base deve indirizzare il paziente verso esami più approfonditi. Essenziale, in questa fase, per capire se si è stati vittime di un caso di malasanità o di errore medico o di diagnosi sbagliata e/o tardiva risulterà l’esame della documentazione medica, tra cui le analisi e gli esami prescritti, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato. È consigliabile conservare questa documentazione per favorire la gestione di un’eventuale pratica di risarcimento dei danni. In caso contrario il paziente o i suoi eredi hanno sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia.
Diagnosi e problematiche del tumore al polmone
In presenza di sintomi sospetti il medico di base o lo pneumologo dovrà sottoporre il paziente ad una visita approfondita e ad una radiografia. Il problema della diagnosi è complesso, ma sostanzialmente si riduce al riscontro di un’immagine polmonare sospetta mediante una radiografia del torace, confermata successivamente mediante una TAC (Tomografia Assiale Differenziata) con mezzo di contrasto.
Radiografia polmoni
Radiografia polmoni
Per avere un quadro più preciso della situazione, il medico può prescrivere la broncoscopia, con cui si riesce a visualizzare l’interno dei bronchi grazie a un sottile tubo inserito attraverso la bocca, utile anche a eseguire prelievi del tessuto senza ricorrere all’intervento chirurgico.
Ulteriori approfondimenti possono consistere nella prescrizione di una TAC e una PET, ma per arrivare a una diagnosi certa è necessario effettuare una biopsia – prelievo di un frammento di tessuto tumorale – e il successivo esame istologico, cioè lo studio al microscopio del frammento prelevato.
La diagnosi sbagliata o errata diagnosi si verifica anche quando gli esiti degli accertamenti non vengono interpretati correttamente dal medico oppure se c’è uno scambio di provette o se il macchinario della radiografia o della TAC o della risonanza magnetica non funziona adeguatamente.
L’ospedale cui il malato si rivolge per effettuare i controlli, infatti, è responsabile dell’operato dei suoi dipendenti e collaboratori (medici, paramedici, infermieri, assistenti ecc.) ma anche del corretto svolgimento dell’integrale prestazione sanitaria e risponde non solo per problemi legati direttamente all’errore medico ma anche per questioni relative a disorganizzazione o carenze strutturali (ad esempio un macchinario per la risonanza magnetica che non funziona o che funziona male potrebbe provocare un’errata diagnosi ed un conseguente risarcimento dei danni) e deficit organizzativi – che esulano dal semplice errore del medico – che potrebbero portare all’esito positivo di una richiesta di risarcimento dei danni per malasanità.
L’oncologo, prima di procedere alla valutazione sulla necessità di un intervento deve anche esaminare la funzionalità polmonare per capire che tipo di vita potrebbe essere prospettata al paziente senza un polmone o con un polmone di dimensioni ridotte.
È fondamentale avere vecchie radiografie del paziente (se esistono), dal momento che la stabilità nel tempo del nodulo polmonare sospetto rappresenta un fattore di probabile benignità. Se c’è il sospetto di malignità, il primo passo da compiere è la biopsia con analisi anatomo-patologica, unita all’analisi citologica dell’escreato quando possibile. La biopsia consiste nel prelievo di alcune cellule del tessuto da esaminare, che saranno analizzate con esame istologico.
Il paziente, o i suoi familiari, potrebbero – in certi casi – ottenere il risarcimento del danno anche qualora il medico non abbia spiegato, o non abbia sufficientemente spiegato al paziente, il tipo di terapia a cui sarà sottoposto o il tipo di intervento chirurgico, oppure le modalità con cui si svolge, le conseguenze, i rischi e le possibili complicanze ed effetti collaterali, i vantaggi e svantaggi, le eventuali alternative terapeutiche (consenso informato).
Terapia per il cancro al polmone
La terapia si basa essenzialmente sulla rimozione chirurgica del tumore, cui associare in determinati casi la radioterapia per il controllo della situazione locale e la chemioterapia specie in caso di malattia avanzata.
Negli ultimi anni sono risultati favorevoli anche l’immunoterapia e le terapie a bersaglio molecolare che con l’utilizzo di farmaci vanno ad interferire sul meccanismo di proliferazione delle cellule maligne.
Indipendentemente dal trattamento, comunque, una diagnosi tardiva rappresenta morte quasi certa per il paziente. È importante che il professionista sanitario che si approccia al caso con la dovuta diligenza medica non sottovaluti i primi sintomi della malattia anche se aspecifici e che prescriva controlli specialistici e approfonditi, in mancanza rischia di commettere una colpa medica.
Nella gestione della patologia tumorale al polmone, infatti, proprio i comportamenti omissivi del medico sono potenzialmente i più pericolosi perché impediscono l’esatto e rapido riconoscimento della malattia ed il relativo trattamento, aumentando la probabilità di prognosi infausta e farcendo sorgere l’obbligo di risarcimento dei danni subiti dal paziente con un avvocato esperto in malasanità.
Risarcimento danni per errore medico nella mancata diagnosi del tumore al polmone o per errore medico
L’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata individuazione della malattia o per l’errato trattamento della stessa – deve essere verificata in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno evitati: tra questi il danno biologico per la lesione all’integrità psico-fisica del danneggiato (con la quantificazione dell’invalidità permanente e temporanea), il quale potrà essere anche personalizzato in relazione, per esempio, all’età, all’attività lavorativa del soggetto, alle sofferenze morali ed ai cambiamenti occorsi al suo stile di vita fino ad arrivare, nei casi più tragici, al danno da morte, liquidabile a favore dei familiari.
Un’altra importante voce di danno che può essere risarcita nei casi di malasanità è costituita dai danni patrimoniali, per esempio, il rimborso delle spese sostenute durante la cura: a tal fine potranno essere utili scontrini della farmacia, ricevute dei costi di alloggio, fatture per visite mediche o per acquisto attrezzature (danno emergente) sia del malato che dell’eventuale accompagnatore o familiare; la quantificazione delle spese future da effettuare a causa della patologia: in questo caso servirà dare la prova dei costi da sostenere sostenuti, ad esempio, per un letto medico o per i costi che dovranno essere affrontati per le cure ulteriori; i mancati guadagni subiti dal malato o dai familiari a causa del peggioramento della salute (lucro cessante).
Il medico, l’oncologo o lo pneumologo potrebbero compiere svariati errori nella gestione o nel trattamento del cancro al polmone, ad esempio:
- ignorare la concomitanza tra i fattori di rischio e i sintomi;
- non prescrivere ulteriori esami in caso di sangue nell’espettorato;
- omettere la diagnosi differenziale con altre patologie polmonari;
- non prescrivere la radiografia polmonare;
- sbagliare a leggere i risultati degli esami diagnostici;
- non programmare l’intervento chirurgico o sbagliare nell’asportazione;
- non raccogliere il consenso informato;
- non seguire la reazione del paziente alle terapie.
È importante sapere che molte voci di danno potranno essere chieste sia dal paziente che dai familiari (moglie/marito/madre/padre/figlio/figlia/sorella/fratello ecc.) ed anche in caso di morte della persona malata. Ad esempio potrebbe essere chiesto il ristoro per il danno da perdita parentale (importo determinabile in base a grado di parentela), potrebbe essere chiesto il rimborso delle spese sostenute per l’assistenza del malato prima del decesso, potrebbe essere risarcita la sofferenza (danno morale) patita nel vedere un parente stare male o, ancora, il danno derivante dal peggioramento delle condizioni di vita di chi è sopravvissuto ma deve far fronte alla perdita, ma, potrebbe anche essere chiesta la liquidazione del danno fisico e morale patito dal familiare prima di morire, durante la sfortunata agonia.
I danni che ciascun parente subisce in prima persona vengono definiti danni iure proprio, perché rientrano direttamente nella sfera giuridica del familiare che ha visto morire il proprio caro. I danni patiti dal defunto, invece, possono essere definiti “indiretti” e vengono chiamati danni iure hereditatis. La modalità di prova e liquidazione delle due tipologie di danno è molto simile ma è determinante sapere che il termine per chiedere il risarcimento dei danni iure proprio è sempre di 5 anni dal decesso, mentre quelli “ereditati” possono essere chiesti entro 5 o 10 anni dalla morte a seconda che l’azione venga esperita contro il medico o contro l’ospedale.