RITARDO E/O OMISSIONE NELLA PRESCRIZIONE DI ESAMI CLINICO-STRUMENTALI DI FOLLOW-UP NEL CANCRO DELLA PROSTATA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La prostata è una ghiandola a forma di castagna appartenente al sistema riproduttivo maschile, posizionata sotto la vescica e davanti al retto. La sua funzione è quella di produrre il liquido seminale che è parte dello sperma e si trova appena al di sotto della vescica e davanti al retto, con cui è in contatto.
Il tumore alla prostata in genere si sviluppa molto lentamente, manifestandosi a livello locale solo come un leggero rigonfiamento della ghiandola. I sintomi, pertanto, compaiono nella maggior parte dei casi quando ormai il cancro si trova in uno stadio avanzato, spesso caratterizzato dalla presenza di lesioni ossee.
In caso di tumore alla prostata bisogna verificare tutto quanto fatto, o non fatto, dal medico, dall’andrologo o dall’oncologo. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da un medico specialista e da un avvocato, può capire se vi sia stato un errore o un ritardo nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia o nel follow-up e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’équipe dei medici o dell’Ospedale (o del Pronto Soccorso, Asl, Asst, Ats) o della Clinica privata. Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica, tra cui le analisi e gli esami, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato.
Diagnosi del cancro alla prostata del tumore alla prostata
Nelle fasi iniziali il tumore alla prostata è spesso asintomatico, cioè il paziente non lamenta alcun sintomo. Molti tumori alla prostata si rivelano poco aggressivi, circoscritti e con un decorso piuttosto lento. Questo significa che i pazienti convivono col tumore per anni senza sottoporsi a specifici trattamenti e senza subire peggioramenti di salute. In questi casi le opzioni terapeutiche sono efficaci.
Il medico o l’urologo dovrebbero prescrivere immediati accertamenti se il paziente lamenta: difficoltà ad urinare, stimolo frequente ad urinare, difficoltà a mantenere il flusso di urina (flusso intermittente o persiste la sensazione di non svuotamento della vescica), dolore e bruciore durante la minzione (atto di urinare), impotenza, sangue nelle urine o nello sperma, dolore ai fianchi e alla schiena, dolore nella zona pelvica, ai fianchi o alla schiena.
I sintomi descritti sono simili a quelli provocati da altri problemi prostatici di tipo benigno, come l’iperplasia prostatica benigna (ingrossamento della prostata) o la prostatite (infiammazione della prostata). Per questo motivo, se si verifica una o più di queste manifestazioni, il medico dovrebbe proporre specifici accertamenti per procedere ad una diagnosi differenziale.
Per una tempestiva diagnosi, lo specialista urologo o l’oncologo, dopo aver attentamente analizzato i valori di PSA (antigene prostatico specifico) nel sangue deve indirizzare il paziente verso un’ecografia transrettale e verso una biopsia prostatica, che prevede il prelievo di campioni di tessuto dalla ghiandola per valutare la presenza di malattia.
Biopsia prostata
Biopsia prostata
Qualora ciò non avvenga, il malato o i parenti (la madre, il padre, la moglie, il partner, il fratello o la sorella, il figlio o la figlia o gli eventuali eredi in caso di morte per cancro alla prostata) potrebbero dunque chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità a causa di una omessa o tardiva o errata diagnosi oppure di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace. Lo studio legale o l’avvocato, preferibilmente specializzati in danni da responsabilità medica, insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni da parte del malato o dei familiari (tra cui la perdita di chance di poter vivere una vita migliore oppure, in caso di un esisto infausto delle cure, la perdita di chance di guarigione o sopravvivenza) all’Ospedale, all’Assicurazione, all’andrologo, all’urologo all’oncologo e più in generale ai medici coinvolti.
Dopo aver ottenuto la diagnosi del tumore è necessario che il medico proceda a definire la stadiazione del tumore grazie esami strumentali quale l’ecografia dell’addome completo, la TAC total body, la scintigrafia ossea per valutare l’estensione del tumore al fine di indirizzare il paziente verso la migliore scelta terapeutica possibile.
Cura del cancro alla prostata
In base ad aspettativa di vita e stadio di malattia, la gestione del paziente può prevedere una sorveglianza attiva (monitoraggio del paziente) o trattamento più o meno curativo (prostatectomia, radioterapia, ormonoterapia). Terminate le terapie, i medici pianificano i controlli periodici che hanno la funzione di monitorare la malattia e gli effetti collaterali delle terapie (follow-up). In questa fase è determinante avere una completa visione dei referti medici e, quindi, è essenziale che questi siano stati effettuati in maniera diligente e aderente agli standard previsti dalla scienza medica. In caso contrario il paziente potrebbe rivolgersi ad un avvocato esperto in malasanità per valutare la possibilità di una richiesta di risarcimento danni.
Talvolta si rende opportuno l’intervento chirurgico (prostatectomia radicale) ossia la rimozione dell’intera ghiandola prostatica e dei linfonodi della regione vicina al tumore. Tale opzione è considerata pressoché risolutiva quando la malattia risulta confinata nella prostata.
Nei casi più gravi all’intervento chirurgico (prima o dopo o talvolta in entrambi i casi) devono essere affiancate terapie ulteriori: radioterapia, chemioterapia, terapia ormonale o crioterapia sono quelle maggiormente utilizzate.
La proposta deve tenere in conto anche gli effetti collaterali delle terapie (ad esempio nel caso della terapia ormonale il calo del desiderio sessuale o l’impotenza) che, in taluni casi, potrebbero rendere difficile per il paziente, sia dal punto di vista psicologico che fisico, affrontare la cura.
La cura sbagliata, il dosaggio errato, il farmaco inefficace, omettere di proporre una cura alternativa, non modificare la terapia in base agli effetti ed alle conseguenze provocate nel paziente, sono tutti errori medici dell’oncologo, dell’andrologo, dell’urologo o dell’ospedale che, come tali, potrebbero essere fonte di responsabilità e, quindi, risarcimento dei danni in favore del paziente e dei suoi familiari, con l’ausilio di un avvocato esperto in casi di responsabilità medica.
Cosa comprende il follow-up del cancro alla prostata
Il follow-up è costituito dall’insieme di controlli periodici cui il paziente oncologico deve essere sottoposto dopo la guarigione clinica della prima fase della malattia, successiva cioè alla scoperta del tumore.
Il percorso di follow-up ha i seguenti obiettivi:
- identificare e prevenire gli effetti avversi del trattamento;
- identificare il prima possibile un’eventuale recidiva e orientare la scelta del trattamento indicato;
- fornire ai pazienti informazioni mediche e supporto psicologico e indirizzarli alle cure al fine di ottimizzare il ritorno alla vita normale di tutti i giorni.
La pianificazione delle visite di controllo dipende dalla malattia iniziale, dalle caratteristiche del singolo individuo, dai trattamenti eseguiti e dalle tossicità ad essi correlate.
Per quanto riguarda il tumore alla prostata il follow-up comprende:
- monitoraggio PSA (antigene prostatico specifico) attraverso un semplice prelievo di sangue venoso; Il dosaggio del PSA dovrebbe essere ripetuto ogni 3 mesi nei primi due anni dal trattamento primario, ogni 6 mesi fino al quinto anno, poi ogni anno. In caso di controllo post-chirurgico, è necessaria una prima valutazione del PSA dopo quattro-otto settimane, per l’identificazione di una eventuale recidiva biochimica. In linea di massima, dopo un intervento chirurgico il paziente dovrebbe avere un PSA inferiore a 0,2 ng\dL, mentre dopo radioterapia il PSA dovrebbe essere minore di 2 ng\dL;
- esame clinico ed eventuale esplorazione rettale dovrebbero essere effettuati ogni 3 mesi nei primi due anni dal trattamento primario, ogni 6 mesi fino al quinto anno, poi ogni anno;
- all’occorrenza, esami strumentali specifici (ecografia addome, TAC -tomografia assiale computerizzata- addome con mdc, RM multiparametrica prostatica, scintigrafia ossea, PET -tomografia ed emissioni di positroni- con colina)
Un ritardo e/o un’omissione del follow-up per il cancro alla prostata determina l’impossibilità del paziente di effettuare correttamente tutti gli esami e i trattamenti necessari per la guarigione. Lo scopo del follow-up è fondamentalmente quello di identificare l’eventuale ripresa di malattia a livello locale o a distanza.
Si tratta di un controllo totale e completo che rischia di far nascere errori dell’ospedale o del medico. Uno avvocato può verificare se ci sono stati eventuali danni durante il follow-up e concordare con il paziente una richiesta di risarcimento danni per malasanità.
In caso di errore medico, di colpa e responsabilità dell’Ospedale o di malasanità, dovuta a diagnosi sbagliata o tardiva, ad esame o analisi non effettuata o effettuata male o in ritardo, ad operazione o intervento chirurgico sbagliato, a cura errata o a terapia in ritardo, a medicinali non dati o farmaci somministrati tardivamente, il paziente ma anche la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella o gli eventuali eredi – in caso di morte – potranno affidarsi ad uno Studio legale o ad un avvocato, specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme alla paziente, alla famiglia e al medico legale, l’eventuale fattibilità di una richiesta di risarcimento danni.
È fondamentale avere tutta la documentazione del paziente, tra cui le analisi e gli esami prescritti, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato. È consigliabile conservare questa documentazione per favorire la gestione di un’eventuale pratica di risarcimento dei danni. In caso contrario il paziente o i suoi eredi hanno sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia.
Se c’è il sospetto di recidiva, il primo passo da compiere è la biopsia con analisi anatomo-patologica. La biopsia consiste nel prelievo di alcune cellule del tessuto da esaminare, che saranno analizzate con esame istologico.
Tessuto prostata da esaminare
Tessuto prostata da esaminare
Il paziente, o i suoi familiari, potrebbero – in certi casi – ottenere il risarcimento del danno anche qualora il medico non abbia spiegato, o non abbia sufficientemente spiegato al paziente, il tipo di terapia a cui sarà sottoposto o il tipo di intervento chirurgico, oppure le modalità con cui si svolge, le conseguenze, i rischi e le possibili complicanze ed effetti collaterali, i vantaggi e svantaggi, le eventuali alternative terapeutiche (consenso informato).
Gli scopi del follow-up
Il follow-up presenta maggiormente i seguenti scopi:
- sottoporre un paziente asintomatico ad una serie di visite ed esami di laboratorio e strumentali con cadenza preordinata al fine di anticipare la diagnosi di recidiva rispetto alla comparsa dei sintomi;
- consentire di conseguenza l’effettuazione tempestiva di un trattamento (ad esempio, un adeguato trattamento radioterapico dopo un rialzo anomalo di PSA dopo prostatectomia potrebbe risultare risolutivo, riducendo di gran lunga la possibilità di insorgenza di metastasi a distanza)
Nei pazienti operati e in quelli trattati con radioterapia con fini di radicalità, lo scopo del follow-up è fondamentalmente quello di identificare l’eventuale ripresa di malattia a livello locale o a distanza.
Nei pazienti con malattia avanzata in trattamento con terapia ormonale e/o chemioterapia, il follow-up ha lo scopo di valutare la risposta alle terapie. In tutti i casi, inoltre, il follow-up del paziente ha lo scopo di valutare l’incidenza e di controllare, se possibile, l’evoluzione degli effetti collaterali indotti dai vari tipi di trattamento o delle complicanze legate alla malattia.
Una cura sbagliata, una cura errata o una cura tardiva e, quindi non tempestiva, potrebbe, nei casi più gravi, anche eventualmente portare al decesso, potendo la morte del paziente sopraggiungere a seguito di forti dolori e sofferenze. Più che il risarcimento del danno per la morte del marito, del padre, del nonno, del fratello, del nipote, del convivente more uxorio ecc. ciò che si vuole capire quando ci si rivolge ad un avvocato specializzato in malasanità è se ci sia stata, o meno, colpa del medico o del chirurgo, responsabilità dell’Ospedale, e se la diagnosi, la terapia e l’intera cura sono state corrette e tempestive oppure sbagliate o errate, se il danno poteva essere evitato.
Risarcimento dei danni per mancato follow-up nel tumore alla prostata
Non esiste un automatismo tra errore medico e risarcimento del danno. Bisogna individuare caso per caso quali effettivi danni ha subito il paziente. Potrebbero infatti essere presenti più danni: ad esempio danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. È comunque fondamentale che l’avvocato faccia un esame ad ampio spettro insieme al medico legale. Esistono molti aspetti da valutare dall’eventuale danno da perdita della capacità lavorativa al danno da perdita di chance di guarigione o sopravvivenza, a quello di doversi sottoporre ad un nuovo trattamento medico con i connessi rischi.
Il danno non patrimoniale potrà considerare anche gli aspetti morali (ossia le sofferenze) o esistenziali (ad esempio i cambiamenti nello stile di vita o nelle abitudini) o estetici (ad esempio perché sono rimasti postumi che deturpano l’aspetto esteriore della vittima) che hanno colpito maggiormente il malato: esaminare le questioni più soggettive e personali capitate al danneggiato a seguito dell’evento si chiama personalizzazione del danno.
Un errore medico, infatti, può provocare diverse conseguenze in base alla persona che lo subisce, per questi motivi sarà importante considerare l’età del danneggiato, l’attività lavorativa o le sue aspirazioni, l’attività sportiva praticata o i suoi hobbies. Queste sfaccettature permetteranno all’avvocato ed al medico legale di quantificare in modo corretto l’importo di danno non patrimoniale subito.
Per i danni patrimoniali, invece, potrà essere chiesto, ad esempio, il rimborso delle spese sostenute durante la cura: a tal fine potranno essere utili scontrini della farmacia, ricevute dei costi di alloggio, fatture per visite mediche o per acquisto attrezzature (danno emergente); oppure le spese future che dovranno essere effettuare a causa dell’errore nella terapia (fornendo la prova dei costi sostenuti); o, ancora, il risarcimento per i mancati guadagni subiti dal paziente a causa del peggioramento della salute o del protrarsi delle cure (lucro cessante).
Nel caso in cui l’esito della cura dovesse essere infausto e, quindi, il paziente dovesse morire, anche gli eredi (madre, padre, moglie, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) potrebbero agire per chiedere il risarcimento del danno patito dal familiare mentre ancora era in vita (ad esempio per la sofferenza subita, c.d. danni iure hereditatis), del danno per la perdita parentale (variabile in base al grado di parentela, c.d. danni iure proprio) ma anche dei danni patiti direttamente per il dolore provato per la morte di una persona cara o per i peggioramento subito al proprio stile di vita (ad esempio perdite economiche o modifiche drastiche delle proprie abitudini, c.d. danni iure proprio).