PATOLOGIA MALIGNA UTERINA – TUMORE DELL’UTERO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La patologia maligna uterina rappresenta il tumore ginecologico più frequente costituendo la quarta causa più comune di cancro nel sesso femminile. Diagnosi errata o fatta in ritardo, cura sbagliata, intervento mal riuscito o tardivo, mancanza del consenso informato, sono solo alcuni degli episodi in cui si può manifestare un caso di malasanità nella gestione di un tumore dell’utero.
Un avvocato specializzato in malasanità e responsabilità medica può aiutare la vittima ma anche i suoi familiari anche nel caso di decesso della paziente (morte per tumore all’utero) a chiedere il risarcimento dei danni patiti, tra cui la perdita di chance di guarigione e anche la morte del paziente, o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore.
Le neoplasie dell’endometrio originano dalle cellule endometriali epiteliali e si distinguono in: adenocarcinoma endometrioide (tipo I, circa 75-80% dei casi, correlato a iperstimolazione estrogenica) e adenocarcinoma non-endometrioide (tipo II, circa 15-20%, correlato a atrofia endometriale).
Tessuto Endometriale
Tessuto Endometriale
Non riconoscere la tipologia del tumore, per esempio, può essere causa di gravissimi danni per la paziente perché, per esempio, potrebbe dover iniziare la cura in ritardo oppure potrebbe essere sottoposta alla terapia sbagliata e non efficace: questo errore del medico o del ginecologo o dell’oncologo può far sorgere la responsabilità del Professionista, o dell’ospedale in cui la donna è in cura, con conseguente obbligo risarcitorio a favore della vittima.
Fattori di rischio per il tumore uterino
Fattori di rischio legati all’insorgenza di questa neoplasia possono essere:
- obesità;
- ipertensione arteriosa;
- regime alimentare ricco di grassi animali;
- epatopatie
Presentare fattori di rischio non significa che la persona dovrà inevitabilmente sviluppare la malattia, tuttavia potrebbe manifestare probabilità maggiori di ammalarsi. In questi casi, quindi, il ginecologo o, più in generale, il medico curante deve prestare più attenzione all’evolversi della condizione di salute della paziente ed alla presenza di sintomi sospetti, prescrivendo accertamenti diagnostici.
Quando si presentano fattori di rischio, il medico, il ginecologo, l’ostetrica e, più in generale, il personale dell’ospedale devono essere più attenti nella profilassi preventiva e nella prescrizione di esami di controllo e potrebbero purtroppo verificarsi errori medici. L’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata individuazione della malattia/patologia o per l’errato trattamento della stessa – deve essere verificata in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno evitati.
La mancata prescrizione di questi approfondimenti costituisce errore medico del ginecologo o del medico curante: simili omissioni, infatti, impediscono la diagnosi efficace del tumore e possono far sorgere complicanze gravi e, di conseguenza, il diritto a chiedere il risarcimento dei danni con l’intervento di un avvocato esperto in malasanità.
Segni e sintomi del tumore uterino
Il primo segno è rappresentato da un sanguinamento vaginale anomalo, sia esso una perdita ematica vaginale in menopausa sia un sanguinamento inatteso rispetto al normale flusso mestruale (spotting, metrorragia, menometrorragia).
Raramente, decorre in maniera asintomatica. Qualora la malattia si presenti in fase avanzata, con estensione al peritoneo e agli altri organi intraddominali, possono essere presenti sintomi come leucoxantorrea, distensione addominale, dolore e senso di pesantezza in regione pelvica.
Risulta essenziale una diagnosi esatta e veloce, in caso contrario potrebbero esserci anche gravi complicanze, danni o addirittura la morte per la paziente: tra questi il danno biologico per la lesione all’integrità psico-fisica della danneggiata (con la quantificazione dell’invalidità permanente e temporanea), il quale potrà essere anche personalizzato in relazione, per esempio, all’età, all’attività lavorativa del soggetto, alle sofferenze morali ed ai cambiamenti occorsi al suo stile di vita, fino alla liquidazione del danno da morte a favore dei familiari (marito, partner, convivente, madre, padre, figlio, figlia, sorella, fratello o eredi).
Diagnosi e trattamento del tumore uterino
In caso di sanguinamento uterino anomalo, l’ecografia transvaginale rappresenta il primo esame strumentale da eseguire al fine di valutare lo spessore endometriale o la presenza di eventuali spessori focali. Se necessario è possibile, inoltre, utilizzare il color Doppler per valutare la perfusione endometriale.
Le indagini di secondo livello invece sono rappresentate dall’isteroscopia e biopsia che permette quindi di fare diagnosi. In caso di presenza di neopasia la RM (Risonanza Magnetica) con mezzo di contrasto permette di valutare il livello di infiltrazione miometriale oltre che cervicale, vaginale e nei tessuti adiacenti.
Essa quindi, insieme con la tomografia computerizzata, permettere quindi di effettuare una stadiazione della neoplasia. La scelta del trattamento da utilizzare per la cura del tumore dell’utero dipende soprattutto dallo stadio della malattia al momento della diagnosi. L’intervento di isterectomia totale con annessectomia bilaterale è il trattamento primario per le donne affette da carcinoma dell’endometrio. Le pazienti con uno stadio di malattia più avanzato richiederanno anche chemioterapia e/o radioterapia.
Tomografia
Tomografia
Una diagnosi corretta e tempestiva diventa importantissima per tentare di rendere meno invasivi gli interventi sulla paziente. Un eventuale errore del ginecologo o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni.
Il risarcimento dei danni per casi di errata gestione del tumore uterino possono essere chiesti con l’intervento di un avvocato se il medico (o l’oncologo) non è diligente e non rispetta gli accorgimenti richiesti secondo le più importanti evidenze scientifiche; è imprudente, ossia non valuta i rischi che corre il paziente; non ha la preparazione tecnica e teorica per curare il malato, ossia è imperito; commette la c.d. colpa specifica ossia non rispetta i regolamenti disciplinari, le leggi, i protocolli medici o gli obblighi contrattuali nei confronti dell’ospedale.
Errori medici correlati alla patologia maligna uterina
Gli errori medici che possono essere correlati alla patologia maligna uterina sono:
- errata anamnesi della paziente (segni e sintomi) e assenza di promozione di controlli periodici;
- in caso di sospetto, assenza di percorso diagnostico adeguato o errato utilizzo dello stesso;
- assenza di informazioni alla paziente relative alla patologia – segni e sintomi, test di screening e diagnosi, terapia (limiti e benefici);
- errata terapia medica (dose, vie di somministrazione, concentrazione, presenza di controindicazioni);
- assenza di utilizzo di terapia chirurgica.
In caso di errore medico, di colpa e responsabilità dell’Ospedale o di malasanità, dovuta a diagnosi sbagliata o tardiva, ad esame o analisi non effettuata o effettuata male o in ritardo, ad operazione o intervento chirurgico sbagliato, a cura errata o a terapia in ritardo, a medicinali non dati o farmaci somministrati tardivamente, la paziente (ma in caso di morte anche il marito, il partner, il convivente, la madre, il padre, i figli, il fratello o la sorella o gli eventuali eredi) potrà affidarsi ad uno Studio legale o ad un avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme alla vittima, alla famiglia e al medico legale, l’eventuale fattibilità di una richiesta di risarcimento danni.
Risarcimento dei danni in caso di tumore uterino
La paziente che subisce un danno o un peggioramento della salute o un cambiamento dello stile di vita a causa di un tumore uterino individuato tardi o mal curato può chiedere tendenzialmente due tipi di danno: patrimoniale e non patrimoniale.
Il danno non patrimoniale è relativo alla persona e può comprendere il danno biologico (ossia la lesione fisica o psichica), il danno morale (ossia la sofferenza subita dalla paziente), il danno esistenziale (ossia la compromissione dello stile di vita di relazione della donna, ad esempio se avesse scoperto di non poter più avere figli).
L’avvocato esperto in malasanità, coadiuvato dal medico legale, dovrà quantificare il danno subito che deve essere risarcito alla paziente con l’utilizzo di tabelle che conferiscono un punteggio in base all’invalidità riconosciuta e personalizzato in base – per esempio – all’età, ai giorni di cure cui si è dovuta sottoporre la donna, alle conseguenze sulle sue abitudini o sul suo lavoro.
Il danno patrimoniale, invece, potrebbe essere composto:
- dalle spese sostenute durante la cura, ad esempio, per cure ulteriori, per comprare i farmaci, per le visite di controllo, per gli esami diagnostici, per gli alloggi durante le terapie se lontani da casa (danno emergente);
- dal calcolo del mancato guadagno che la danneggiata ha subito a causa dell’intervento errato o della cura/diagnosi sbagliata, ad esempio per la perdita del lavoro o di importanti affari (lucro cessante);
- dalle spese future ossia da una proiezione delle spese che dovranno essere affrontate a causa del danno, ad esempio, per sottoporsi ad un nuovo intervento.
Al fine di fare una valutazione del danno patrimoniale da malasanità subito sarà opportuno raccogliere quanta più documentazione possibile: a titolo esemplificativo scontrini della farmacia, ricevute dei costi di alloggio, fatture per visite mediche o per acquisto attrezzature, dichiarazione dei redditi ecc.
È importante sapere che molte voci di danno potranno essere chieste sia dalla paziente che dai familiari (moglie/marito/madre/padre/figlio/figlia/sorella/fratello ecc.) ed anche in caso di morte della persona malata.
L’azione può essere proposta anche da un parente (madre, padre, marito, moglie, figlio/figlia, fratello o sorella) il cui familiare è morto per un caso di malasanità. Ad esempio potrebbe essere chiesto il ristoro per il danno da perdita parentale (importo determinabile in base a grado di parentela), potrebbe essere chiesto il rimborso delle spese sostenute per l’assistenza del malato prima del decesso, potrebbe essere risarcita la sofferenza (danno morale) patita nel vedere il tuo parente stare male o, ancora, il danno derivante dal peggioramento delle condizioni di vita di chi è sopravvissuto ma deve far fronte alla perdita, ma, potrebbe anche essere chiesta la liquidazione del danno fisico e morale patito dal familiare prima di morire, durante la sfortunata agonia.
I danni che ciascun parente subisce in prima persona vengono definiti danni iure proprio, perché rientrano direttamente nella sfera giuridica del familiare che ha visto morire il proprio caro. I danni patiti dal defunto, invece, possono essere definiti “indiretti” e vengono chiamati danni iure hereditatis. La modalità di prova e liquidazione delle due tipologie di danno è molto simile ma è determinante sapere che il termine per chiedere il risarcimento dei danni iure proprio è sempre di 5 anni dal decesso, mentre quelli “ereditati” possono essere chiesti entro 5 o 10 anni dalla morte a seconda che l’azione venga esperita contro il medico o contro l’ospedale.