INTERRUZIONE TERAPEUTICA DI GRAVIDANZA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
L’interruzione terapeutica di gravidanza, al contrario dell’interruzione volontaria che può essere effettuata solo entro il novantesimo giorno di gestazione e non necessita di indicazione specifiche, fa riferimento ad epoche di gravidanza più tardive e viene considerata un’opzione terapeutica quando il proseguimento della gestazione può causare un grave rischio per la salute fisica o psichica della madre, oppure quando viene diagnosticata una patologia del feto che può dare origine ad un danno fisico o psicologico alla donna.
L’interruzione terapeutica di gravidanza può essere effettuata finché il feto non ha possibilità di sopravvivenza fuori dall’utero e questo coincide solitamente con il compimento delle ventidue settimane dall’inizio della gestazione. È quindi importante che i test di screening o di diagnosi e l’ecografia del secondo trimestre vengano effettuati prima di tale data, per consentire alla coppia la possibilità di scelta in caso di diagnosi infausta.
Le patologie che possono portare all’interruzione terapeutica di gravidanza
In presenza di una patologia materna di cui viene accertato il rischio nel caso di prosecuzione della gestazione, il professionista sanitario deve illustrare la possibilità dell’interruzione, offrendo alla coppia la possibilità di un supporto psicologico in questo momento così delicato.
Nel caso sia stata diagnosticata una patologia fetale, va proposto alla donna una consulenza con un esperto che possa spiegare quale possibilità di sopravvivenza ci siano per il bambino e a quale stile di vita andrà incontro se si decidesse di proseguire la gravidanza; inoltre dovrebbe essere offerta la consulenza di un genetista che illustri quale sia la possibilità che tale patologia ricorra nuovamente in una futura gravidanza. Ovviamente alla coppia va offerto un supporto psicoterapeutico sia al momento della decisione che successivamente, per tutto il tempo che sarà necessario.
L’interruzione terapeutica di gravidanza può anche essere richiesta dalla donna, che ha però bisogno della certificazione di un professionista che assicuri il rischio per la salute fisica o psicologica comportato dalla prosecuzione della gravidanza.
I rischi dell’interruzione terapeutica di gravidanza
Se si decide di interrompere la gestazione all’inizio del secondo trimestre è possibile scegliere l’isterosuzione, ovvero l’interruzione tramite intervento chirurgico come accade per l’interruzione volontaria; le complicanze che possono presentarsi sono molto rare e possono essere legate all’anestesia, oppure a infezioni ed emorragie per lesioni causate dall’intervento.
Più comune nei casi di interruzione terapeutica di gravidanza è l’induzione del travaglio di parto, in modo tale da consentire l’espulsione del prodotto del concepimento senza ricorrere alla chirurgia.
Le complicanze materne in questo caso sono rare, principalmente legate a eventi emorragici o a interventi inappropriati; va ricordato che l’induzione del travaglio può fallire, con la necessità di ricorrere ad una risoluzione di tipo chirurgica.