CISTI PILONIDALI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
La ciste pilonidale è una formazione cistica spesso contenente peli (pili nidus) è nota anche come cisti sacro-coccigea perché si trova esclusivamente in questa regione.
la diagnosi differenziale si pone con le altre patologie che interessano la zona perianale e che si possono presentare come cisti, ascessi e fistole.
ha una maggiore incidenza nel sesso maschile e nei pazienti con peluria ben rappresentata.
Cause della cisti pilonidali
Sono probabilmente di origine congenita (cisti dermoide) e possono contenere al loro interno abbozzi cutanei.
secondo alcune teorie sembra che la malattia pilonidale sia determinata da un incistamento dei peli della piega interglutea.
queste cisti, sottoposte a microtraumi continui (come nella posizione seduta), finiscono evolvendo verso l’infiammazione fino alla formazione di un ascesso normalmente la malattia, che si manifesta in giovane età in entrambi i sessi, ha tendenza a periodi di remissione alternati ad episodi di riacutizzazione.
Fattori predisponenti della cisti pilonidali
- obesità;
- sport e attività fisiche che richiedono una posizione seduta;
- scarsa igiene;
- sedentarietà.
Sintomi della cisti pilonidali
il paziente in genere presenta una piccola tumefazione in regione sacro-coccigea della quale non si rende conto fino al momento in cui essa va incontro ad una flogosi acuta ascessuale caratterizzata da segni locali e generali:
- calore;
- arrossamento;
- dolore spiccato;
- tumefazione che diventa sempre più voluminosa;
- febbre;
- malessere;
- cefalea.
L’ascesso, dopo alcuni giorni va spontaneamente incontro a rottura con secondaria fistolizzazione e immediato miglioramento delle condizioni locali e di quelle generali.
La malattia tuttavia rimane in sede, infatti dalla fistola continua ad uscire materiale liquido maleodorante commisto a sostanza caseosa e peli.
A distanza di tempo si può ripetere l’episodio acuto e pertanto si possono formare altre fistole volte in altre direzioni (tramiti secondari), qualche volta ramificate, che finiscono col disseminare sulla cute numerosi orifizi.
Trattamento della cisti pilonidale
data l’elevata frequenza di recidiva le tecniche chirurgiche proposte sono numerose e ognuna deve prevedere una corretta posizione del paziente sul lettino operatorio, posizione prona con cosce aperte e glutei divaricati spesso con l’ausilio di cerotti.
l’anestesia generale non viene mai pratica in genere mentre l’anestesia locale viene raccomandata solo per piccoli sinus pilonidalis non infetti. è preferibile l’anestesia loco-regionale (spinale).
la terapia è per la maggioranza esclusivamente chirurgica.
la maggior parte dei chirurghi preferisce non intervenire nella fase di ascessualizzazione se non per un semplice drenaggio perché l’infiammazione e l’infezione vanificherebbero gli effetti dell’anestesia locale e costringerebbero ad un allargamento dei margini di asportazione.
Dopo il semplice drenaggio il tasso di recidiva della malattia è elevato circa 40%.
L’intervento va invece effettuato quando il processo patologico è regredito.
l’asportazione consiste nell’esplorazione accurata dei tramiti fistolosi con sonde e con coloranti come il blu di metilene e nell’asportazione completa, in blocco, di tutta la parte malata contenete il sinus e le fistole. l’entità della exeresi (rimozione) è legata al numero ed alla ramificazione delle fistole che devono essere completamente asportate. pertanto nel caso di malattia recidivata più volte la escissione può diventare così ampia da rendere difficoltosa la chiusura dei lembi cutanei. altre volte la sutura dei lembi può essere controindicata dalla persistenza di fenomeni infiammatori residui.
il chirurgo quindi si trova a dover scegliere tra due modalità:
1) chiusura per prima intenzione: quando affronta direttamente i margini della ferita con una serie di punti che devono poi stare in sede per almeno 15 giorni. la ferita in tal modo andrà incontro a cicatrizzazione più rapida. sarebbe il metodo da preferire ma è gravato da una importante percentuale di complicanze (ematoma, rottura dei punti, microascessi) e recidive 10-30%
2) chiusura per seconda intenzione: quando lascia la ferita aperta provvedendo alla sua zaffatura (procedura che prevede il riempimento di una cavità con garze allo iodoformio stipate al suo interno e che vengono cambiate periodicamente per un periodo medio di sei settimane). è un metodo più sicuro e gravato da meno recidive ma richiede molto più tempo per la cicatrizzazione, spesso viene considerato invalidante dal paziente.
data l’alta incidenza di complicazioni sono stati proposti molti metodi alternativi, come l’esecuzione di plastiche con lembi cutanei, romboidale e a zeta e addirittura all’asportazione mininvasiva.
Gestione delle complicazioni della cisti pilonidale
le complicanze più comuni delle cisti pilonidali sono:
- sanguinamento: se non si autolimita si rende necessario un nuovo intervento chirurgico per effettuare l’emostasi;
- infezione di ferita: è la complicanza più comune e richiede, nel caso di una ferita suturata, la rimozione di alcuni punti di suture e medicazioni ripetute per tenere pulita la cavità fino alla guarigione per seconda intenzione;
- recidiva: richiede un nuovo intervento chirurgico di asportazione.
la chirurgia di questa patologia benigna è gravata da un alto tasso di complicazioni che tuttavia, se gestite correttamente, vanno incontro a completa risoluzione senza esiti.