DISFUNZIONI DELL’APPARATO URINARIO DOPO IL PARTO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
La gravidanza e il parto sono, probabilmente, gli eventi più “difficili” che un corpo femminile deve fronteggiare durante l’intera vita. In questi periodi, infatti, tutti gli apparati e i distretti corporei mutano la loro funzionalità per agevolare il feto in grembo e la donna al momento del parto.
L’apparato urinario, sia per vicinanza sia per funzione, può essere interessato da problematiche che potrebbero accompagnare la donna per tutta la vita e per questo motivo è compito dell’ostetrica tutelarla nel miglior modo possibile.
La responsabilità del ginecologo o dell’ostetrica, e quindi dell’Ospedale, della Clinica o della Casa di cura, potrebbe derivare non solo dall’insorgenza della complicanza ma anche dal mancato riconoscimento precoce della problematica o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.
Quali sono le principali disfunzioni urinarie dopo il parto e come devono essere trattate a livello medico-sanitario
Le principali disfunzioni urinarie dopo il parto sono due: la ritenzione urinaria, legata quasi esclusivamente al parto e che viene solitamente trattata in una settimana, e l’incontinenza urinaria da sforzo, legata molto spesso a fattori di rischio preesistenti e che ha una prognosi più sfavorevole della prima disfunzione.
Per ritenzione urinaria post-partum s’intende una ritenzione di urina in vescica per oltre 6/8 ore dal momento del parto.
I segni e sintomi più frequenti sono la presenza del classico bombèè da globo vescicale, dolore renali e fondo uterino sovraombelicale e/o mal apprezzato con abbondante perdita ematica, dato che la vescica piena ostacola la contrazione e quindi l’emostasi del viscere uterino.
L’assistenza al problema si basa sia sul favorire la minzione attraverso stimoli tattili (acqua fredda sui polsi, ecc) e sonori (sgorgare dell’acqua dal rubinetto), sia sul monitorare il residuo post-minzionale, ovvero attraverso un catetere estemporaneo (cioè non permanente, ma che viene sfilato non appena finisce la procedura) si valuta la quantità di urina che rimane in vescica dopo la minzione.
Dopodichè, in base all’entità del residuo post-minzionale varia l’assistenza:
- se è irrisorio (meno di 200 ml) si consiglia di bere molto e provare ad andare in bagno ogni 2-3 ore;
- se è tra i 200 e i 500ml si posizione il catetere a permanenza pe 24 ore, dopodiché si riprova a far urinare la paziente e si rivaluta il residuo: se è inferiore a 200 ml si consiglia di bere molto e provare ad andare in bagno ogni due ore, se è ancora tra i 200 e i 500 ml si riposiziona il catetere per altre 48h e poi si ricontrolla, se è superiore ai 500 ml lo si riposiziona per 6 giorni e si invia la donna a fare controlli più specifici presso un ambulatorio di uro-ginecologia;
- se è tra i 500 e i 1000 ml si posizione il catetere a permanenza pe 72 ore, dopodiché si riprova a far urinare la signora e si rivaluta il residuo, come da protocollo sopradescritto;
- se è maggiore di 1000 ml si posiziona il catetere a permanenza per 7 gg e si invia la donna a fare controlli più specifici presso un ambulatorio di uro-ginecologia.
L’incontinenza urinaria è la perdita involontaria di urina, in particolare l’insorgenza dopo il parto è tipica dell’incontinenza urinaria da sforzo, ovvero causata da compressione addominale, come per esempio starnuti, colpi di tosse, sollevamento di pesi, ecc. A differenza della ritenzione post-partum, l’incontinenza urinaria può non essere solo legata al trauma perineale del parto, ma spesso anche gli ormoni miorilassanti, in particolare il progesterone, e il peso sostenuto in gravidanza, sono legati all’insorgenza di questa patologia nel post-partum o addirittura durante la gravidanza stessa.
Altri fattori di rischio importanti sono: incontinenza urinaria pregravidica, fumo e obesità per aumento della pressione endoaddominale, macrosomia fetale e parti prolungati/operativi per aumento del traumatismo del parto.
È molto importante che l’ostetrica identifichi queste donne e le indirizzi agli ambulatori di riabilitazione del pavimento pelvico, nel frattempo è necessario che la donna beva molto e mantenga una minzione ogni 2 o 3 ore per scongiurare il rischio di perdita di urina; inoltre sono molto utili gli esercizi di Kegel, che le donne possono fare in maniera autonoma a casa: 10 secondi di contrazione del perineo e poi 10 di rilascio per 10/20 volte ogni giorno.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
Prevenzione delle problematiche dell’apparato urinario
L’ostetrica la il compito di rendere il parto meno “violento” possibile per la vescica e gli sfinteri dell’apparato urinario e quindi l’assistenza offerta durante il travaglio e il parto deve essere preventiva rispetto ai traumi potenziali.
In particolare, deve cercare di scongiurare, ove possibile, la ritenzione urinaria post-partum e l’incontinenza urinaria data da eccessivo traumatismo al parto, mentre l’incontinenza che sorge in gravidanza o addirittura prima è difficilmente evitabile.
L’assistenza preventiva durante il travaglio e il parto si basa sul:
- far urinare la donna ogni 2/3 ore in travaglio, in modo da mantenere la vescica vuota sia per non traumatizzare le strutture muscolari sia per mantenere attiva la minzione volontaria, in più favorisce la discesa della testa fetale;
- evitare cateterismi ripetuti, soprattutto nei primi stadi del travaglio in quanto è meglio che la donna rimanga attiva e che conservi, fino quando riesce, la capacità e la volontarietà della minzione, dato che quando la testa fetale scende all’interno della pelvi, schiaccia la vescica e le donne spesso non sentono più lo stimolo;
- iniziare il periodo espulsivo, cioè il periodo delle spinte materne che indurranno l’uscita del bambino, a vescica vuota: se la donna è in grado, è meglio farla mingere spontaneamente, in caso di assenza di stimolo (come sopra descritto) procedere con un cateterismo estemporaneo. La vescica vuota, come già detto, favorisce la completa discesa del feto ed evita traumatismi alla struttura muscolare, dati proprio dalla discesa stessa;
- richiamare la donna a urinare spontaneamente nelle prime due ore dopo il parto, evitando cateterismi e lasciandole il tempo che ha bisogno, stimolandola con suoni e/o ghiaccio, ma senza forzarla o spaventarla;
- porre particolare attenzione alle donne con fattori di rischio per incontinenza urinaria: macrosomia fetale, parti operativi o prolungati, obesità, gemelli, ecc. È fondamentale che l’ostetrica spieghi loro gli eventuali rischi della “non minzione”, le educhi alla stimolazione della minzione stessa e le controlli periodicamente nelle 24 ore dopo il parto, con un occhio speciale nelle prime due ore.