L’EMBOLIA DA LIQUIDO AMNIOTICO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Nei casi di embolia da liquido amniotico la rapidità di diagnosi e il corretto trattamento e supporto delle funzioni vitali sono la chiave per consentire la sopravvivenza della donna e del feto
L’embolia da liquido amniotico è una complicanza ostetrica rara ma estremamente grave, che può compromettere lo stato di salute materno fino a condurre la donna alla morte. Un rapido riconoscimento della patologia e un tempestivo trattamento sono essenziali per ridurre il rischio di mortalità materna.
Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un errore del ginecologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze.
Quado si verifica l’embolia da liquido amniotico
L’embolia da liquido amniotico si verifica quando il liquido amniotico entra in contatto con il torrente circolatorio della donna; la fisiopatologia di questa grave complicanze ostetrica non è del tutto chiara, ma si sospetta che la presenza di liquido amniotico e dei prodotti fetali (come vernice caseosa, lanugine, cellule squamose) nel sangue materno dia origine ad una risposta dei leucociti che si uniscono nella formazione di piccoli trombi che vanno a ostruire i piccoli vasi del circolo sanguigno polmonare.
Questo determina ipertensione polmonare ed edema polmonare, con successiva ipossiemia, ovvero una carenza di ossigenazione del sangue. L’ulteriore conseguenza di questo evento è l’insufficienza ventricolare con un successivo deficit a carico del muscolo cardiaco.
Inoltre, la risposta infiammatoria generata dal liquido amniotico in circolo provoca un’attivazione della cascata coagulativa e porta alla CID (Coagulazione Intravasale Disseminata), una patologia che prevede la formazione diffusa di coaguli di sangue che ostruiscono i vasi sanguigni di ridotta portata.
Se tutto questo si verifica successivamente ad un parto spontaneo o taglio cesareo, può provocare atonia uterina, con emorragia del post-partum. Se questa condizione invece si verifica durante la gravidanza o il travaglio di parto, il benessere fetale viene gravemente compromesso in breve tempo, con un enorme rischio per la sopravvivenza del bambino se non si interviene immediatamente espletando il parto d’urgenza.
In caso di embolia da liquido amniotico bisogna verificare tutte le metodiche scelte dal ginecologo o dall’ostetrica. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da uno specialista e da un avvocato, può capire se vi sia stato un errore nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’equipe o dell’Ospedale (siano anche una Casa di cura o una Clinica). Essenziale, in questa fase, risulterà la disamina della documentazione medica tra cui gli esami, la cartella clinica e il consenso informato.
Non vi sono dati concordanti sull’incidenza dell’embolia da liquido amniotico, ma si presume che si aggiri intorno a 5 casi su 100.000 gravidanze; tuttavia il tasso di mortalità estremamente elevato legato a questa condizione (che riguarda circa il 70% dei casi) rende l’embolia da liquido amniotico una delle più temute complicanze ostetriche.
Quali possono essere le complicanze in caso di embolia da liquido amniotico
Per quanto la morte sia considerata la maggiore complicanza dell’embolia la liquido amniotico, vanno considerati anche i gravi danni a cui vanno incontro molto spesso le donne che sopravvivono a questa patologia.
Nell’80% dei casi si presenta infatti un deficit neurologico permanente, di differente entità. Inoltre va ricordato che il tasso di mortalità è superiore per le donne che sviluppano la Coagulazione Intravasale Disseminata rispetto a coloro che manifestano solo danni polmonari, mentre il rischio di morte è ulteriormente aumentato se a questa complicanza è associata la sepsi.
Va anche considerato il grosso rischio di morte del feto a seguito di un episodio di embolia da liquido amniotico durante la gravidanza o, come più frequentemente accade, durante il travaglio. La sopravvivenza del bambino si ha solo nella metà dei casi, dove l’emergenza clinica è stata rapidamente diagnosticata e correttamente trattata dall’equipe medica.
In caso di gravi complicanze o morte della madre o del bambino, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (marito, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico o al decesso e se c’erano effettive possibilità di guarigione. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato o ad uno studio legale specializzati in responsabilità medica, bisogna capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità della struttura ospedaliera o del ginecologo o dell’ostetrica.
Quali sono i fattori di rischio per l’embolia da liquido amniotico
I fattori di rischio per l’embolia da liquido amniotico sono poco specifici e non consentono di prevedere l’insorgenza di questa condizione prima della comparsa dei sintomi.
Tuttavia, è stato osservato un maggiore rischio di sviluppare questa complicanza in caso di:
- età materna superiore a 35 anni;
- pluriparità (ovvero per quelle donne che hanno già avuto numerose gravidanze in passato);
- gravidanza multipla;
- travaglio precipitoso (quando il travaglio insorge rapidamente e il parto di espleta tempi estremamente brevi);
- macrosomia fetale (peso fetale superiore a 4500 grammi);
- liquido amniotico tinto di meconio;
- distacco intempestivo di placenta (quando la placenta si separa dalla parete dell’utero prima del parto);
- placenta previa;
- placenta accreta;
- rottura d’utero;
- lacerazione della cervice uterina durante il parto;
- morte endouterina fetale;
- induzione del travaglio di parto.
Dal momento che non è possibile attuare una vera e propria prevenzione di questa grave condizione clinica, la riduzione della mortalità materna per embolia da liquido amniotico può avvenire solo tramite il tempestivo riconoscimento e trattamento appropriato della patologia.
Sintomi dell’embolia da liquido amniotico
I sintomi principali sono l’ipotensione grave, l’arresto cardiaco, l’ipossia acuta, l’emorragia inspiegata in particolare nei punti in cui è avvenuta un’incisione chirurgica o nei punti in cui è stato eseguito un prelievo venoso.
Questi sintomi fondamentali per l’identificazione dell’embolia da liquido amniotico si presentano in genere in maniera improvvisa, senza un’altra causa evidente. In particolare, si presentano immediatamente dopo eventi in cui la circolazione sanguigna materna può essere entrata in contatto con il liquido amniotico, come può avvenire durante il travaglio, il parto spontaneo, il taglio cesareo, il raschiamento della cavità uterina o altri simili eventi.
Inoltre, a questi quattro sintomi fondamentali, possono affiancarsene altri, come:
- cefalea;
- agitazione;
- stato confusionale;
- cianosi;
- tachicardia;
- tosse;
- dispnea (difficolta alla respirazione);
- distress respiratorio;
- dolore al torace;
- aritmia;
- arresto cardiaco;
- convulsioni;
- coma;
- stato di sofferenza del feto.
Diagnosi dell’embolia da liquido amniotico
Il primo passo fondamentale per la diagnosi dell’embolia da liquido amniotico è il riconoscimento della sintomatologia tipica e la diagnosi differenziale. Da momento che non esiste un esame specifico per identificare l’embolia da liquido amniotico, quest’ultima può essere diagnosticata quando tutte le altre possibili cause sono state escluse.
Tra le condizioni ostetriche che possono determinare una sintomatologia simile e che vanno quindi prese in considerazione immediatamente si trova la crisi eclamptica ed il distacco intempestivo di placenta; inoltre altre patologie da cui fare diagnosi differenziale sono la reazione anafilattico, l’embolia gassosa, l’embolia polmonare, l’infarto del miocardio, lo shock settico, una reazione di tossicità dovuta ad un anestetico locale.
L’esecuzione di un esame del sangue urgente consente di identificare una condizione di coagulopatia o altre condizioni ematochimiche anomale. La diagnosi può essere facilitata dall’esecuzione di una emogasanalisi, un elettrocardiogramma e/o un ecocardiogramma. Il dosaggio dell’istamina e della tripasi sierica consentono di identificare la presenza di una risposta infiammatoria o una reazione immunitaria.
Anche in questa fase diagnostica molto delicata potrebbero purtroppo verificarsi errori medici dell’Ospedale o della Clinica o della Casa di cura, bisognerà valutare l’eventuale colpa ed inoltre comprendere se il danno era o meno evitabile.
Trattamento dell’embolia da liquido amniotico
Il trattamento dell’embolia da liquido amniotico deve essere mirato a supportare le funzioni vitali materne e massimizzare la possibilità di sopravvivenza del feto. Il mantenimento dell’ossigenazione tramite la somministrazione di ossigeno è uno dei primi passi fondamentali.
In caso di incapacità alla respirazione autonoma deve essere intrapresa la ventilazione meccanica. In caso di sviluppo della patologia in CID (Coagulazione Intravasale Disseminata) con emorragia il trattamento deve avvenire tramite l’infusione di sacche di sangue ed eventualmente piastrine; eventuali deficit dei fattori della coagulazione devono essere corretti. Se necessario deve essere eseguito il massaggio cardiopolmonare per supportare le funzioni vitali della donna.
La correzione della pressione arteriosa e dell’ipovolemia è fondamentale. La somministrazione di eparina previene la formazione dei coaguli e dei trombi nei piccoli vasi come si verifica in caso di CID, ma questa terapia deve essere concomitante ad un’adeguata prevenzione dei sintomi dell’emorragia, che potrà seguire il trattamento con eparina. A questo fine, l’inserimento di due accesi venosi di grosso calibro facilita la somministrazione delle terapie.
Il parto tramite taglio cesareo d’urgenza è in genere l’opzione che offre una maggiore sopravvivenza del feto. Idealmente il bambino deve essere estratto entro 5 minuti dall’ scatenarsi della patologia, per non riportare delle gravi sequele, che spesso hanno un esito permanente.
Se invece la condizione si verifica nel corso del travaglio di parto, deve essere valutata la possibilità di un parto operativo se si presume che questo possa condurre alla nascita più rapidamente rispetto al taglio cesareo. Il rapido espletamento del parto non ha effetto positivo sulla sopravvivenza materna, ma incrementa notevolmente la possibilità di sopravvivenza del bambino.
Qual è la prognosi in caso di embolia da liquido amniotico
Come già accennato in precedente, la prognosi dell’embolia da liquido amniotico è spesso infausta, sia per quanto riguarda la sopravvivenza materna che la sopravvivenza fetale. Inoltre, un’elevata percentuale delle donne che sopravvive a questa patologia riporta gravi danni neurologici permanenti.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.