SINDROME DA ASPIRAZIONE DI MECONIO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Il meconio è una sostanza che si trova nell’intestino fetale; è composto dal secreto delle ghiandole intestinali, cellule desquamate dall’epitelio intestinale e da residui del liquido amniotico ingerito dal feto.
Viene in genere eliminato dopo la nascita, ma può accadere che venga emesso già in epoca intrauterina, dando una colorazione verdognola al liquido amniotico: questo può essere dovuto a una normale risposta al travaglio, ma può anche essere correlato a uno stato di sofferenza del feto dato da una carenza nell’apporto di ossigeno.
Durante la nascita può avvenire che il bambino inali nei polmoni il liquido amniotico misto al meconio e questo può determinare delle complicanze alla salute del bambino, come l’ostruzione delle vie respiratorie, una polmonite o un distress respiratorio grave.
La presenza di meconio nel liquido amniotico si può riscontrare nel 15% circa delle gravidanze, ma la sindrome da aspirazione di meconio si riscontra solo in un percentuale minore di questi.
Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un errore del ginecologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze.
Quali sono le complicanze dell’aspirazione del meconio
L’emissione di meconio da parte del feto può avvenire come risposta allo stress delle contrazioni o quando avviene una grave riduzione dell’afflusso di ossigeno o talvolta nelle gravidanze che superano il termine.
Il rischio immediato dell’inalazione di meconio nei polmoni è quello che si determini un’ostruzione delle vie aeree, dal momento che il meconio con la sua densità tende ad accumularsi e ad ostruire le vie più strette dell’albero respiratorio.
La presenza di meconio negli alveoli può anche agire inibendo la funzione del surfactante e danneggiando l’epitelio polmonare, dando origine ad enormi difficoltà alla ventilazione spontanea.
Il meconio crea irritazione delle vie aeree e può provocare edema alveolare, inoltre il meconio che viene aspirato può determinare una grave forma di polmonite.
La sindrome da aspirazione di meconio può complicarsi con pneumotorace e ipertensione polmonare.
Lo pneumotorace è in genere correlato a manovre rianimatorie brusche o a una pressione ventilatoria elevata.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere rimane dell’avvocato e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di sopravvivenza).
Quali sono i fattori di rischio per la sindrome di aspirazione del meconio
Si possono identificare come fattori di rischio per la sindrome da aspirazione di meconio tutte quelle condizioni che possono provocare stress fetale acuto o un’insufficienza placentare cronica.
Una condizione ipossica (ovvero in cui l’apporto di ossigeno al feto non è sufficiente) provoca una ischemia a livello intestinale e un aumento della peristalsi. Lo sfintere anale si rilascia e viene emesso il meconio.
Inoltre, se il feto si trova in acidosi, cioè se si abbassa improvvisamente il Ph a causa della condizione di sofferenza, può rispondere tentando degli atti respiratori, che facilitano il passaggio del meconio nelle vie aeree.
Tra le condizioni che possono indurre l’emissione di meconio da parte del feto vi sono:
- l’ipertensione cronica, l’ipertensione gestazionale, la preeclampsia;
- il diabete:
- il distacco intempestivo di placenta;
- la placenta accreta;
- la compressione del funicolo ombelicale;
- il travaglio prolungato;
- la postmaturità (la gravidanza oltre le 42 settimane di età gestazionale).
Quali sono i sintomi della sindrome da aspirazione del meconio
I primi sintomi della sindrome da aspirazione di meconio sono principalmente legati alla difficoltà respiratoria.
I tipici segni di un neonato che fatica alla ventilazione spontanea sono:
- tachipnea (una frequenza respiratoria più elevata del normale);
- rientramenti intercostali;
- gemito espiratorio (il bambino respira in maniera molto rumorosa, come se si lamentasse);
- cianosi (colorazione bluastra della cute e/o delle mucose del bambino;
- alitamento delle pinne nasali (il neonato dilata le narici nel tentativo di inspirare una maggiore quantità di aria).
L’emissione di meconio in utero può anche essere confermata dopo la nascita dalla colorazione verdastra sulla cute del neonato, in particolare si evidenzia facilmente intorno al funicolo ombelicale e sotto alle unghie.
Durante le manovre rianimatorie può essere osservata la presenza di meconio nella laringe e nella trachea.
Il torace a botte, ovvero una condizione in cui il torace del neonato risulta dilatato in costante posizione inspiratoria, è indice di un’ostruzione polmonare che impedisce al bambino una corretta espirazione.
Generalmente un bambino che ha inspirato meconio appare alla nascita ipotonico, ovvero con scarso tono muscolare, e non effettua movimenti spontanei o reagisce agli stimoli in maniera scarsa.
Anche la bradicardia può essere un sintomo della sindrome da aspirazione di meconio.
In caso di aspirazione del meconio bisogna verificare tutte le metodiche scelte dal ginecologo o dall’ostetrica. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da uno specialista e da un avvocato, può capire se vi sia stato un errore nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’equipe o dell’Ospedale (siano anche una Casa di cura o una Clinica). Essenziale, in questa fase, risulterà la disamina della documentazione medica tra cui gli esami, la cartella clinica e il consenso informato.
Come procedere alla diagnosi di sindrome di aspirazione del meconio
La diagnosi si basa sull’osservazione clinica dei segni di un’ostruzione polmonare o di distress respiratorio. Se vengono effettuati degli esami del sangue cordonale, ovvero quello prelevato dal funicolo ombelicale al momento della nascita, si evidenzia in genere un’acidosi, cioè un abbassamento del Ph tipico delle condizioni di sofferenza fetale.
La conferma diagnostica si ottiene effettuando una radiografia del torace del neonato. Il meconio è caratterizzato da un’elevata viscosità, facilitando così l’ostruzione polmonare; dal momento che le vie respiratorie si sviluppano con una ramificazione di diametro sempre minore, l’ostruzione può riguardare solo alcuni alveoli e lasciarne liberi altri, cosicché alla radiografia l’immagine del polmone appare a “macchia di leopardo”, cioè si può osservare una colorazione differente nelle zone interessate rispetto a quelle che non sono state colpite.
Questo consente una diagnosi abbastanza certa, che raramente viene confusa con altre patologie. Inoltre, la radiografia del torace può evidenziare liquido nello spazio pleurico e aria nel mediastino.
In caso di polmonite causata dalla sindrome da aspirazione di meconio è difficilmente differenziabile da una polmonite batterica che il bambino può avere contratto dopo la nascita; per effettuare una corretta diagnosi differenziale è necessario eseguire delle colture su campioni di sangue e dell’aspirato tracheale.
Trattamento medico-sanitario della sindrome da aspirazione del meconio
Dal momento che la respirazione può essere una risposta anche alla stimolazione tattile, durante la nascita e immediatamente dopo il parto l’ostetrica o il ginecologo che assistono devono cercare di evitare di stimolare il bambino con liquido tinto di meconio più del necessario, finché le vie respiratorie del piccolo non sono state aspirate e il meconio rimosso.
L’aspirazione di meconio da parte del feto determina un basso indice di Apgar alla nascita (un punteggio che viene attribuito subito dopo il parto per indicare l’adattamento del neonato all’ambiente extrauterino secondo alcuni parametri standard quali frequenza cardiaca, attività respiratoria, tono, reattività, colorito) e molto spesso implica la necessità di procedere immediatamente con la rianimazione dopo il parto.
Se si rileva la presenza di meconio nel liquido amniotico prima della nascita è raccomandato che venga chiamato un pediatra ad assistere al momento del parto, affinché sia pronto ad intervenire immediatamente se necessario.
L’approccio raccomandato è quello di aspirare le vie aeree del bambino non appena nasce, se il piccolo non compie atti respiratori spontanei. In generale l’aspirazione va limitata solo ai neonati che non reagiscono con movimenti volontari o un pianto spontaneo, che appaiono flaccidi e che mostrano segni di apnea o difficoltà respiratorie.
Va immediatamente monitorata la saturazione e la frequenza cardiaca, per stabilire se vi è la necessità di proseguire con la ventilazione meccanica. In tal caso vanno utilizzati dei dispositivi adatti alle dimensioni del neonato, o la ventilazione non risulta efficace.
La difficoltà di ventilare un neonato con un’ostruzione polmonare dovuta al meconio è quella di individuare la giusta terapia ventilatoria: dal momento che alcune aree polmonari sono ostruite mentre altre risultano libere, non è facile trovare la corretta forza pressoria adatta alle condizioni cliniche del bambino, con il rischio di provocare uno pneumotorace o pneumopericardio.
In altri casi il neonato riesce a compiere da solo gli atti respiratori senza la necessità di una ventilazione meccanica, ma ha la necessità di un supplemento di ossigeno per mantenere la saturazione a livelli stabili.
Se il neonato non si trova nelle condizioni di provvedere autonomamente alla respirazione, deve essere ricoverato in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) per proseguire le cure e il monitoraggio del bambino. Dal momento che il meconio interferisce con il surfactante, ovvero la sostanza che impedisce il collasso degli alveoli, si può somministrare un surfactante artificiale che riduce il distress respiratorio.
La terapia antibiotica può essere d’aiuto per contrastare la polmonite. Durante il ricovero in Terapia Intensiva Neonatale il bambino deve essere monitorato anche per ipoglicemia (la riduzione del glucosio nel sangue, l’ipertermia (febbre) e altre variazioni dei normali valori fisiologici.
La terapia con ossido nitrico va limitato a pochi casi selezionati; l’ossido nitrico viene miscelato nell’aria ventilata e ha una funzione vasodilatatoria locale, facilitando l’ossigenazione del bambino in caso di ipertensione polmonare.
Nei casi di fallimenti di tutte le terapie precedenti ed elevato rischio per la vita del neonato può essere considerata l’ossigenazione extracorporea, in cui il sangue del bambino viene prelevato tramite degli accessi venosi, viene ossigenato da una macchina e pompato nuovamente in circolo.
In questo modo il macchinario supporta le funzioni respiratorie e cardiocircolatorie del neonato, ma la tecnica dell’ossigenazione extracorporea è estremamente invasiva e correlata a considerevoli rischi.
La gravità della sindrome da aspirazione di meconio dipende dalla quantità di meconio che viene inalata nel polmone del neonato, dal decorso clinico della patologia e dell’efficacia dei primi trattamenti effettuati in sala parto.
È bene infine precisare che la presenza di meconio sul corpo fetale non indica tuttavia il fatto che il neonato abbia inalato il meconio.