SINDROME DA ASPIRAZIONE DI MECONIO (SAM) ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
La Sindrome da Aspirazione di Meconio (SAM) è una malattia respiratoria acuta neonatale causata dall’inalazione, nelle vie aeree, di Liquido Amniotico Tinto di meconio (LAT); l’aspirazione si può verificare prima, durante o subito dopo il parto.
Cos’è il meconio nei neonati
Il Meconio è una sostanza densa, di colore verde scuro, presente nell’intestino del feto.
Normalmente l’emissione di meconio si verifica nelle prime 24 – 48 ore dalla nascita.
La sindrome da aspirazione di meconio si può verificare più frequentemente nei nati a termine o post-termine.
In quali casi può verificarsi la sindrome da aspirazione di meconio
L’eziopatogenesi della sindrome da aspirazione di meconio è correlata alla presenza di eventi patologici intrauterini come l’asfissia cronica [Asfissia: assenza di polso (aumento dell’anidride carbonica, ipotensione)] o infezioni; patologie materne quali l’obesità, l’anemia, la preeclampsia, infezioni varie, ecc, possono indurre ipossia (Ipossia: riduzione della pressione parziale di ossigeno a livello tissutale) in utero e tale condizione può determinare un’iperperistalsi intestinale del feto con emissione di meconio.
L’ipossia può degenerare in asfissia e si possono verificare fenomeni di gasping (boccheggiare) che predispongono l’aspirazione del meconio nei polmoni, determinando la sindrome da aspirazione di meconio.
In caso di aspirazione di meconio bisogna verificare tutte le metodiche scelte dal ginecologo o dall’ostetrica. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da uno specialista e da un avvocato, può capire se vi sia stato un errore nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’equipe o dell’Ospedale (siano anche una Casa di cura o una Clinica). Essenziale, in questa fase, risulterà la disamina della documentazione medica tra cui gli esami, la cartella clinica e il consenso informato.
Quali sono le conseguenze della sindrome da aspirazione di meconio
L’aspirazione di meconio comporta l’ostruzione delle vie aeree; tale ostruzione può essere totale o parziale.
Un’ostruzione totale induce atelectasia: una zona di polmone priva d’aria e che non si espande.
L’atelectasia di uno o più lobi del polmone corrisponde alla scomparsa di aria negli alveoli con conseguente compattamento del parenchima dovuto ad una retrazione.
Un’ostruzione parziale, invece, porta all’enfisema polmonare (dilatazione patologica degli alveoli polmonari con successivo deterioramento degli stessi e perdita di elasticità dell’organo).
Altre conseguenze possibili dell’aspirazione di meconio sono la polmonite chimica, determinata dalle particelle di meconio (per irritazione della parete bronco alveolare), l’alterazione del surfactante a causa degli acidi grassi del meconio (Surfactante: sorta di pellicola sottile che riveste gli alveoli polmonari. È formata da lipidi e in minor quantità da proteine) e ipertensione polmonare, ossia un’alterazione del rapporto ventilazione/perfusione che induce ipossia, ipercapnia (Ipercapnia: eccesso di anidride carbonica nel sangue) e acidosi (Acidosi respiratoria: riduzione del Ph con conseguente accumulo di anidride carbonica nel sangue).
Il quadro clinico che si presenta è variabile in base alla quantità di meconio che è stato inalato.
Nelle forme più gravi è evidenziabile alla nascita, in forme più lievi compare dopo 6 – 12 ore.
Si presentano: tachipnea (respirazione accelerata), cianosi (colorazione bluastra della pelle e delle mucose), dispnea (fame d’aria, difficoltà respiratoria), rientramenti respiratori e torace iperespanso (a botte).
Le complicanze che si possono verificare sono lo pneumotorace (accumulo di aria nella cavità pleurica, ossia nello spazio che separa il polmone dalla parete toracica), l’ipertensione polmonare persistente e la polmonite batterica.
Come si diagnostica la sindrome da aspirazione di meconio
Verrà effettuata diagnosi di sindrome da aspirazione di meconio tramite il riscontro di liquido amniotico tinto di meconio, presenza di meconio sulla cute di un neonato a termine o post-termine e il riscontro della sindrome respiratoria con iperespansione della gabbia toracica.
Tramite l’Rx del torace si possono riscontrare zone di addensamento grossolane e diffuse (atelectasia) alternate ad aree di ipertrasparenza.
Anche l’emogasanalisi può essere d’ausilio per valutare i livelli di ossigeno e di anidride carbonica circolanti e il pH.
In presenza di liquido amniotico tinto di meconio è importante monitorare assiduamente i parametri fetali e, in caso si presenti sofferenza fetale, bisogna procedere all’amnioinfusione, ossia all’introduzione in utero per via transcervicale di soluzione fisiologica (1 L ogni 6 ore fino al parto).
Al momento della nascita verranno aspirate l’orofaringe e le fosse nasali e se il neonato è depresso si aspirerà anche la trachea, previa intubazione.
Anche in questa fase diagnostica molto delicata potrebbero purtroppo verificarsi errori medici dell’Ospedale o della Clinica o della Casa di cura, bisognerà valutare l’eventuale colpa ed inoltre comprendere se il danno era o meno evitabile.
Qual è il trattamento medico della sindrome da aspirazione di meconio
La terapia da attuare in caso di diagnosi di sindrome da aspirazione di meconio è la seguente:
- terapia respiratoria: per correggere l’insufficienza respiratoria e prevenire l’ipertensione polmonare;
- ossigenoterapia: supplemento di ossigeno a concentrazioni medio – basse, con supporto ventilatorio se necessario;
- ventilazione a pressione positiva continua: da mettere in atto in caso di mancato successo dell’ossigenoterapia;
- ventilazione meccanica: da usare nelle forme più gravi con intubazione endotracheale;
- surfactante suppletivo in caso di fallimento delle terapie convenzionali;
- profilassi antibiotica: il meconio è sterile ma la componente mucopolisaccaridica è un ottimo terreno di coltura per i batteri come l’Escherichia coli.
Altre profilassi possono essere la correzione dell’acidosi metabolica (disturbo dell’equilibrio acido – base) e la terapia dell’ipertensione polmonare persistente.
È dunque necessario che l’équipe medica dell’Ospedale esegua correttamente tutto quanto è necessario e prescritto dai protocolli, in quanto un errore, un comportamento colposo o una negligenza (ad esempio per un esame/analisi medica non eseguita, una diagnosi sbagliata, errata o non tempestiva, oppure per un ritardo nella cura o una cura sbagliata, inefficace o tardiva) potrebbe comportare danni al neonato, e nei casi più gravi anche la morte.
Se si ritiene di essere stati vittima di un caso di malasanità, può essere opportuno rivolgersi ad un avvocato, preferibilmente esperto in risarcimento danni da errore medico e malasanità. Lo studio legale verrà affiancato dal proprio medico legale e dai medici specialisti (ginecologo, ostetrico, neonatologo ecc.) che controlleranno la documentazione medica (cartella clinica, esami medici, analisti, tracciati ecc.), il modulo del consenso informato ecc. al fine di valutare se vi sia stata, o meno, responsabilità medica, se il danno era evitabile e stimare il danno.
Il neonato che ha subito una lesione a causa di un errore durante la diagnosi o la terapia potrebbe avere diritto al risarcimento danni, ed in questo sarà dunque necessario valutare tutti i danni, anche quelli futuri. Bisogna quindi stimare se, crescendo, vi possano essere, o meno, lesioni quali ad esempio: danno biologico, morale, esistenziale, perdita della capacità lavorativa, perdita di chance, e più in generale valutare i danni patrimoniali e non patrimoniali.