IDROTERAPIA E PARALISI CEREBRALE INFANTILE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
L’idroterapia è una tecnica che consente di sfruttare le proprietà e i benefici dell’acqua al fine di migliorare le funzioni fisiche e psichiche dell’individuo e trattare dei disturbi. In caso di paralisi cerebrale infantile, l’idroterapia è considerata una tecnica di medicina alternativa. L’acqua permette di applicare sul corpo stimoli meccanici, chimici e termici.
Sin dall’antichità si pensava che le proprietà dell’acqua fossero benefiche per lo stato di salute dell’individuo.
Nella cultura dell’antica Grecia, infatti, sono stati ritrovati molti riferimenti sulle proprietà curative dell’acqua e successivamente i romani condivisero e diedero molta importanza a questa teoria diffondendo le terme.
Vincent Priessnitz e Sebastian Kneipp, in epoche più moderne, riconobbero l’importanza dell’acqua e dei suoi effetti curativi e la utilizzarono per la cura di molti pazienti.
Infine, Wilhlm Winternitz, un medico viennese, inserì l’idroterapia nei programmi di insegnamento della facoltà di medicina e chirurgia, prima a Vienna e poi nel resto dell’Europa.
Benefici dell’acqua sull’organismo umano
L’acqua fredda determina vasocostrizione ovvero costringe i vasi sanguigni riducendone il calibro e diminuendo l’afflusso di sangue perciò può essere utilizzata per limitare la perdita di sangue nei casi in cui si presenta un sanguinamento, per ridurre gli edemi e le infiammazioni.
L’acqua fredda può essere anche utilizzata per il trattamento del dolore in quanto riduce la trasmissione degli stimoli dolorosi.
L’acqua calda, invece, determina, a differenza dell’acqua fredda, vasodilatazione ovvero un aumento del calibro dei vasi sanguigni cosi da promuovere l’afflusso di sangue ai tessuti e agli organi. L’acqua calda ha la proprietà di aumentare la soglia del dolore e di ridurre la tensione dei muscoli.
L’alternanza di acqua fredda e acqua calda stimola la circolazione sanguigna.
Essendo una tecnica di medicina alternativa, l’idroterapia deve essere adottata da parte di professionisti qualificati. Nella maggior parte dei casi ad adottare l’uso dell’idroterapia sono i fisioterapisti proprio perché l’acqua consente di ridurre le tensioni muscolari e l’immersione in acqua consente di effettuare liberamente i movimenti e in maniera più efficace poiché riduce di circa il 90% il peso corporeo.
L’immersione in acqua annulla la forza di gravità cosi che il sistema muscolare e scheletrico non sia eccessivamente stressato da quest’ultima.
L’immersione in acqua è quindi una tecnica ideale per promuovere e migliorare le funzioni fisiche di un bambino con paralisi cerebrale infantile poiché consente libertà di movimento e di assumere qualsiasi posizione.
L’acqua, oltre a potenziare le funzionalità fisiche contribuisce a migliorare anche le funzioni cognitive del bambino che presenta disturbi neuromotori. L’immersione in acqua aumenta il rilascio di ormoni chiamati endorfine le quali promuovono un certo stato di benessere psichico.
L’obiettivo dell’idroterapia è quello di ottimizzare la qualità di vita del bambino con paralisi cerebrale infantile migliorando la funzionalità fisica e psichica.
L’idroterapia permette di migliorare la visione che il bambino ha di sé, considerando il fatto che le limitazioni che comportano i disturbi neuromotori della paralisi cerebrale infantile rendono incapace il bambino di esprimersi attraverso i movimenti, ragione per cui ha una visione negativa di sé perché si crede diverso e inferiore rispetto ai suoi coetanei.
Cosa si intende per paralisi cerebrale infantile
La paralisi cerebrale infantile è una malattia neuromotoria che vede coinvolti i muscoli scheletrici, ovvero quei muscoli deputati al movimento, per cui l’individuo con paralisi cerebrale infantile presenta disturbi motori come anomalie del movimento e della postura dovuti a un’alterazione del sistema nervoso. I deficit motori possono anche essere accompagnati da disturbi cognitivi, disturbi del linguaggio, disturbi sensoriali e disturbi emotivi.
I segni di un’eventuale compromissione cerebrale, in alcuni casi, si manifestano durante la crescita del bambino quando quest’ultimo non raggiunge alcune delle fasi fondamentali del suo sviluppo a causa della presenza di un danno a carico del sistema nervoso centrale.
I bambini con paralisi cerebrale infantile presentano molte limitazioni, soprattutto se i disturbi di tipo motorio sono accompagnati da deficit cognitivi, problemi del linguaggio, problemi visiti e uditivi ecc i quali non gli permettono di condurre una vita normale, ostacolano il loro inserimento nell’ambito sociale e rendono difficoltosi i rapporti relazionali con i coetanei.
Inoltre, i bambini che presentano i disturbi neuromotori e i deficit cognitivi che accompagnano la paralisi cerebrale infantile si sentono diversi dagli altri tanto da avere una concezione sbagliata su sé stessi poiché non sono in grado di esprimersi con i movimenti né di compiere delle semplici attività quotidiane.
La paralisi cerebrale infantile è conseguenza di un danno a carico del tessuto nervoso. L’evento dannoso può avere origine durante la gravidanza, al momento del parto ed entro i primi tre anni di vita del bambino o comunque prima che sia avvenuto il completo sviluppo funzionale e strutturale del sistema nervoso; se lo sviluppo del sistema nervoso non è ancora avvenuto quest’ultimo sarà più esposto alle lesioni. Un neonato nato prima del termine di gravidanza (prima della 37esima settimana gestazionale), ad esempio, ha un rischio maggiore rispetto a un nato a termine di sviluppare la paralisi cerebrale infantile.
In particolare, durante la gravidanza, le cause della paralisi cerebrale infantile possono essere le infezioni materne che vengono trasmesse al feto e i cui agenti patogeni hanno come bersaglio il sistema nervoso centrale, anomalie del processo che porta alla formazione della placenta, assunzione di stupefacenti da parte della gravida, ma anche cause metaboliche, malformazioni fetali e cause vascolari.
Al momento del travaglio di parto, invece, le cause della paralisi cerebrale infantile sono da ricercarsi in degli eventi ipossico (riduzione dell’apporto di ossigeno al feto) o ischemici (riduzione del flusso sanguigno a livello cerebrale) i quali devono essere evitati e risolti il più tempestivamente possibile perché sono responsabili di gravi lesioni a carico del sistema nervoso centrale.
Infine, nel periodo post-natale possono agire cause traumatiche, infettive e vascolari che possono dar luogo alla paralisi cerebrale infantile.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
Qualora vi siano i presupposti, la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella o gli eredi potrebbe dunque chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità a causa di una diagnosi sbagliata, errata, tardiva oppure di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace. Lo studio legale o l’avvocato, preferibilmente specializzati in danni da responsabilità medica, insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni all’Ospedale, all’Assicurazione, al ginecologo, al pediatra al neonatologo e più in generale ai medici coinvolti.
Sintomi della paralisi celebrale infantile
La paralisi cerebrale infantile è un disturbo persistente che non progredisce durante il corso della vita dell’individuo, anche se i sintomi possono essere attenuati grazie a delle terapie riabilitative o alla chirurgia; ad ogni modo i sintomi e i segni variano con la crescita del bambino.
I segni e i sintomi della paralisi cerebrale infantile sono sia a carico del sistema nervoso che dei muscoli scheletrici.
La paralisi cerebrale infantile può essere classificata sia in base all’area corporea che risente del deficit motorio e sia tenendo conto dell’entità e della tipologia di quest’ultimo. Le manifestazioni cliniche della paralisi cerebrale infantile, infatti, non sono statiche ma variano in relazione alla tipologia del disturbo e in base a dove è localizzato il disturbo stesso.
Se il deficit motorio interessa tutti e quattro gli arti si parla di tetraplegia, se interessa soltanto il lato destro o il lato sinistro del corpo si parla di emiplegia, mentre se il deficit è prevalentemente localizzato a carico degli arti inferiori si parla di diplegia.
Il disturbo motorio è più raramente localizzato in un solo arto e in questo caso si parla di monoplegia.
In base all’entità del disturbo si distinguono diverse forme di paralisi cerebrale infantile:
- forme spastiche: caratterizzata da ipertonia muscolare;
- forme atassiche: comportano disturbi della coordinazione dei movimenti volontari, ipotonia muscolare, disturbi dell’equilibrio e tremori;
- forme discinetiche: presenza di movimenti non volontari a causa di una continuo cambiamento del tono dei muscoli scheletrici deputati al movimento. Questi movimenti possono essere violenti e bruschi, involontari, non coordinati e difficili da controllare. Le forme coreo atetoniche sono facilmente riconoscibili poiché l’individuo affetto da questa forma di paralisi cerebrale infantile presenta a carico degli arti superiori dei movimenti tentacolari.
Idroterapia e paralisi cerebrale infantile
A causa della sussistenza di un danno a carico del sistema nervoso centrale, i bambini con paralisi cerebrale infantile non sono in grado di raggiungere degli stadi fondamentali per il loro sviluppo fisico quali gattonare, camminare, mantenersi in piedi, stare seduto ecc..
Il sistema nervoso centrale, essendo danneggiato, non è in grado di trasmettere l’impulso nervoso motorio ai muscoli degli arti che si intendono muovere, ragione per cui il bambino non è in grado di esprimersi attraverso i movimenti.
Con l’immersione in acqua si riduce la forza di gravità, condizione che permette al bambino di muoversi liberamente e assumere diverse posizioni anche in assenza di tono muscolare, caratteristica tipica di alcune forme di paralisi cerebrale infantile.
La temperatura dell’acqua consente di ridurre il dolore. L’acqua fredda riduce la trasmissione degli impulsi nervosi mentre l’acqua calda aumenta la soglia del dolore, riduce le tensioni muscolari che sono causa di dolore ed è benefica per il trattamento della spasticità nel caso della forma spastica della paralisi cerebrale infantile.
L’acqua ha anche proprietà rilassanti soprattutto se la temperatura si trova intorno ai 32 gradi.
La viscosità dell’acqua permette di compiere liberamente i movimenti che il bambino con paralisi cerebrale infantile non è in grado di compiere al di fuori dell’acqua.
Gli operatori che si occupano dell’idroterapia come trattamento riabilitativo per i bambini con paralisi cerebrale infantile devono essere dei professionisti qualificati e abilitati poiché tale tecnica richiede una certa competenza, considerando il fatto che andrà ad influire sullo sviluppo di questi bambini con l’obiettivo di produrre effetti benevoli e di migliorare la loro qualità di vita.
L’idroterapia influisce sulla totalità del bambino, sia sulla sfera fisica che su quella psichica, ma anche sull’ambito relazionale.
I benefici dell’idroterapia nei bambini con paralisi cerebrale infantile sono:
- riduzione dello stress;
- riduzione delle tensioni muscolari;
- libertà di movimento;
- aumento della resistenza muscolare;
- miglioramento della circolazione sanguigna;
- miglioramento dell’ossigenazione degli organi e dei tessuti;
- riduzione del dolore;
- aumento della soglia del dolore;
- miglioramento della funzionalità fisica;
- promozione dell’autostima;
- migliorare la coordinazione dei movimenti;
- sviluppo del controllo fisico;
- miglioramento della qualità di vita;
- miglioramento del tono muscolare;
- aumento della forza muscolare;
- ridurre la spasticità;
- promuovere la presa di coscienza del proprio corpo;
- fornire un senso di appagamento;
- promuovere il rilassamento;
- facilitare il controllo delle emozioni e dell’ansia;
- migliorare la respirazione;
- promuovere la socializzazione;
- fornire benessere;
- migliorare la consapevolezza del corpo.
L’acqua aiuta il bambino a maturare sui piani psichici, fisici e sociali. Permette inoltre di far emergere le potenzialità che ciascun bambino ha cosi da poterne avere contezza e di conseguenza migliorare la visione di sé rispetto al mondo circostante.
La terapia acquatica si svolge in piscina la quale regala al bambino la possibilità di sperimentare il gioco, di divertirsi e di relazionarsi con gli altri bambini.
Le piscine devono essere convenzionate e appositamente progettate per la riabilitazione. Possono essere al chiuso o all’aperto.
Gli esperti che si occupano dell’idroterapia sono dei professionisti esperti qualificati e abilitati; nella maggior parte dei casi sono i fisioterapisti ad occuparsi della terapia acquatica. È necessario che sia stata conseguita l’abilitazione dell’Aquatic Exercise Association (AEA).
Può praticare la terapia acquatica anche chi ha conseguito la certificazione “Aquatic Fitness Professional Certification” (AFPC) grazie alla quale è possibile conoscere delle linee guida e dei criteri per la corretta esecuzione di questa tecnica. La certificazione può essere anche acquisita dall’Aquatic Therapy & Rehabilitation Institute (ATRIC). Prima di ottenere la certificazione è necessario un periodo di formazione.
L’idroterapia può essere praticata a qualsiasi età poiché si può sempre trarre benefici da questa tecnica.
Non è necessario saper nuotare in quanto i bambini possono anche essere guidati dal professionista qualificato. Alcuni bambini possono mostrare ansia una volta avvenuto il contatto con l’acqua in questo caso bisogna rassicurarli e far in modo che si adattino all’ambiente. La terapia acquatica è controindicata per i bambini che soffrono di ansia o che hanno allergie, in questo caso è necessario avere l’approvazione del medico competente.
Il professionista qualificato deve garantire la sicurezza del bambino attraverso l’utilizzo di dispositivi di supporto che rendono possibile il galleggiamento in acqua.
Gli esercizi da eseguire vengono scelti in base all’età del bambino, alla localizzazione del disturbo motorio, al tipo e all’entità della paralisi cerebrale infantile e alla presenza di disturbi cognitivi. Possono essere utilizzate tecnologie di sostegno per i bambini con tetraplegia ovvero per quei bambini il cui disturbo motorio coinvolge sia gli arti superiori che quelli inferiori.
Prima di procedere all’idroterapia deve essere effettuato un colloquio con i genitori per spiegargli i benefici di questa tecnica, gli obiettivi desiderati, valutare lo stato di salute generale del bambino e deve essere ottenuto il consenso dei genitori.
Prima di procedere all’immersione in acqua vengono eseguiti degli esercizi di riscaldamento al fine di promuovere l’allungamento dei muscoli, successivamente il bambino comincerà ad eseguire degli esercizi, sotto la vigilanza dell’esperto qualificato, utilizzando degli strumenti di supporto e che gli permettano quindi di galleggiare.
Inizialmente vengono eseguiti degli esercizi più facili che gradualmente diventeranno più complessi tenendo conto della forza muscolare, della coordinazione e della resistenza muscolare del bambino.
Gli esercizi devono successivamente essere eseguiti al di fuori dell’acqua; in questa fase il bambino dovrà essere aiutato dal professionista.
Questi esercizi prevedono la camminata o la corsa nell’acqua che arriva sino alle ginocchia o sino al busto del bambino in modo da promuovere la forza muscolare, il nuoto e yoga in acqua.
L’idroterapia, nella maggior parte dei casi, si avvale della facilitazione neuromuscolare propriocettiva con la quale il movimento degli arti superiori, degli arti inferiori e del tronco avviene attraverso dei movimenti ritmici, di condizionamento e cardiovascolari. La facilitazione neuromuscolare propriocettiva è una tecnica di stretching che permette di ottimizzare i movimenti e la flessibilità muscolare e di migliorare i movimenti in quelle aree dove il sistema nervoso risulta essere compromesso.
La facilitazione neuromuscolare propriocettiva è indicata nei casi di spasticità, per migliorare i movimenti delle articolazioni, per lo stretching, per migliorare la resistenza muscolare e l’agilità del bambino con paralisi cerebrale infantile.
Nel caso le valutazioni non venissero effettuate, la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella o gli eredi potranno affidarsi ad uno Studio legale o ad un Avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme alla paziente ed alla famiglia la fattibilità di una richiesta di risarcimento.
Conseguenze a lungo termine della paralisi cerebrale infantile
Possibili conseguenze della paralisi celebrale infantile, che acuiscono se non tempestivamente trattate:
- deficit neurologici;
- decesso alla nascita;
- traumi cranici;
- prematurità;
- deficit cognitivi;
- disturbi dell’apprendimento;
- emorragia intracranica;
- difficoltà nella deambulazione;
- problemi della postura e malformazione della colonna;
- disturbi mentali;
- difficoltà nelle relazioni sociali;
- problemi visivi e uditivi;
- dolori durante l’esecuzione dei movimenti;
- rigidità muscolari;
- paralisi degli arti superiori o inferiori o di entrambi;
- camminata difficoltosa;
- ritardo nel raggiungimento di alcune fasi fondamentali dello sviluppo;
- difficoltà nell’alimentazione.