INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA CON METODO FARMACOLOGICO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
La legge 194 del 22 Maggio 1978 regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza in Italia.
Inizialmente l’unico metodo abortivo utilizzato in Italia era quello chirurgico, un intervento consistente nello svuotamento chirurgico dell’utero, in anestesia locale o generale, tramite dilatazione strumentale del collo dell’utero con isterosuzione e/o raschiamento, dopo la 7° settimana di età gestazionale.
Da oltre 20 anni in vari paesi della Comunità Europea, in Canada, negli USA, in Australia, in India, in Cina, e in tutti i paesi dove l’aborto è legale, è possibile interrompere la gravidanza con il metodo farmacologico mediante l’uso di Mifepristone® e Misoprostolo®.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità in una pubblicazione del 2003 e il suo aggiornamento del 2012 indica il Mifepristone® (conosciuto come RU486) come una delle procedure indicate per effettuare un’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) nelle prime 7 settimane di gestazione (WHO Safe abortion: technical and policy guidance for health systems – Second edition. WHO, Geneva, 2012). Dal luglio 2009 l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha autorizzato la commercializzazione in Italia del mifepristone e questo farmaco è regolarmente in commercio in Italia dal dicembre 2009.
Nel corso degli anni l’IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) farmacologico ha iniziato a diffondersi nelle varie regioni, tuttavia gli aborti di questo tipo rappresentano ancora solo il 15% del totale, secondo i dati diffusi nel dicembre 2017 dal ministero della salute, in netta controtendenza rispetto agli altri paesi europei. In Italia per il momento la pillola abortiva può essere assunta solo in ospedale, e nella maggior parte delle regioni è previsto un ricovero di tre giorni per la sua assunzione.
I farmaci dell’aborto farmacologico
L’aborto indotto farmacologicamente è possibile fino alla 7ª settimana (< 49 giorni dall’inizio dell’ultimo flusso mestruale, o 35 giorni dal concepimento) di gravidanza. Come anticipato è previsto un ricovero di tre giorni e una visita ambulatoriale il 14° giorno dopo l’aborto. Vengono somministrati due farmaci:
- il Mifepristone® che blocca l’attività del progesterone, ormone che consente l’impianto e il proseguimento della gravidanza nelle prime settimane, determinando quindi l’interruzione della gravidanza stessa;
- il Misoprostolo® è invece un farmaco della famiglia delle prostaglandine che agisce sull’utero determinando contrazioni dell’utero stesso e quindi l’aborto con l’espulsione dei tessuti embrionali (perdita ematica simile alla mestruazione).
Le fasi dell’aborto
Per l’aborto farmacologico si procede nelle seguenti fasi:
- viene quindi assunto il Mifepristone® il primo giorno;
- il secondo giorno viene eseguito un prelievo per dosare la Beta HCG;
- il terzo giorno vengono assunte due compresse di Cytotec® (Misoprostolo®) per bocca, seguite da una terza compressa. Se non dovesse verificarsi una perdita ematica di discreta entità (maggiore della mestruazione), allora dopo tre/quattro ore vengono assunte altre due compresse di Cytotec® sempre per via orale;
- il quarto giorno viene dosata nuovamente la Beta HCG; il valore dovrà risultare, in caso di avvenuto aborto, la metà o meno del dosaggio della Beta eseguita il secondo giorno;
- dopo venti giorni dall’assunzione dell’ultima pillola si esegue un terzo dosaggio della Beta HCG che dovrà risultare del 3% o meno rispetto al primo.
Solo in pochi casi (3/5 donne su 100) sarà necessario un “raschiamento” (aspirazione più revisione cavitaria) per completare l’interruzione di gravidanza o per bloccare perdite ematiche eccessive dovute ad esempio ad una ritenzione di tessuti embrionali.
L’interruzione di gravidanza con il metodo farmacologico avverrà sempre come previsto dalla legge 194, tutelando l’anonimato e la privacy.
Gli effetti collaterali
Gli effetti collaterali conseguenti all’aborto farmacologico possono essere vari. Si presentano dolori crampiformi addominali di tipo mestruale, un po’ più forti al momento dell’espulsione dell’embrione. Se i dolori non sono sopportabili possono essere assunti antidolorifici come il paracetamolo. Altri effetti collaterali che possono presentarsi sono mal di testa, nausea e vomito, diarrea, stato di debolezza, rialzo febbrile (inferiore a 38° è ritenuto normale).
Nel caso in cui dopo l’assunzione del Mifepristone® e del Misoprostolo® la gravidanza dovesse proseguire bisogna valutare se portarla avanti. La donna deve essere informata su tutti i rischi che ci sono in caso di prosecuzione della gravidanza stessa.
I rischi in caso di prosecuzione della gravidanza indesiderata
I rischi di malformazione fetale aumentano notevolmente; i bambini nati da donne sottoposte ad aborto farmacologico indotto senza successo possono presentare alla nascita:
- la sindrome di Mobius (paralisi congenita del sesto nervo cranico e di altri nervi cranici);
- un aumento della frequenza di malformazioni comel’idrocefalia;
- un aumento della frequenza di malformazioni come l’oloprosencefalia (incompleta divisione degli emisferi cerebrali);
- estrofia della vescica (la vescica presenta un rovesciamento all’esterno del corpo);
- briglie amniotiche (possono alterare lo sviluppo degli arti e di altri organi);
- malformazioni degli arti e artrogriposi (rigidità articolare).
Sospensione della somministrazione del Mifepristone®
Un’altra ipotesi è la decisione da parte della donna di sospendere il trattamento dopo l’assunzione del Mifepristone® (ossia del primo farmaco assunto) nel corso del primo o del secondo giorno di ricovero. Si è visto che non ci sarebbero rischi aggiuntivi di malformazioni rispetto a quelli di ogni gravidanza; inoltre il rischio di aborto si annullerebbe entro pochi giorni.