ASFISSIA: CAUSA PRINCIPALE DI PARALISI CEREBRALE INFANTILE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La paralisi cerebrale infantile è un disturbo neuromotorio conseguenza di un danno cerebrale che si può verificare in gravidanza, durante il travaglio di parto o entro i primi anni di vita del bambino.
La paralisi cerebrale infantile ha soprattutto ripercussioni a livello del sistema muscolare scheletrico tanto da determinare paralisi degli arti e del tronco o disturbi motori; la paralisi cerebrale infantile può essere anche accompagnata da disturbi cognitivi.
La paralisi cerebrale infantile non tende a peggiorare o a migliorare nel corso del tempo; ad ogni modo, si può far ricorso sia ad un trattamento riabilitativo al fine di migliorare la qualità di vita del bambino sia a un trattamento chirurgico, se necessario.
Segni principali che manifestano la paralisi celebrale infantile
I bambini con la paralisi cerebrale infantile raggiungono in ritardo alcuni stadi dello sviluppo e, in genere, i genitori si accorgono che il proprio figlio è affetto da un disturbo neuromotorio quando non riesce a gattonare, a camminare o a mantenere la postura eretta.
I bambini che invece hanno subito un danno cerebrale durante la gravidanza o al momento del parto presentano dei segni di compromissione cerebrale sin dal momento della nascita: flaccidità muscolare, problemi respiratori, cute pallida, riflessi alterati o del tutto assenti.
A questi neonati al primo e al quinto minuto dalla nascita viene assegnato, dal neonatologo o dall’ostetrica che ha assistito al parto, un basso punteggio di APGAR ovvero inferiore a 7; questi neonati necessitano di un’attenta assistenza, del ricovero presso l’unità di terapia intensiva neonatale (UTIN) e di ulteriori accertamenti per escludere la presenza di un’eventuale paralisi cerebrale infantile cosi da poter attuare un terapia riabilitativa non appena viene confermata la diagnosi da parte degli esperti.
In questa fase diagnostica molto delicata potrebbero purtroppo verificarsi errori medici dell’Ospedale o della Clinica o della Casa di cura, bisognerà valutare l’eventuale colpa ed inoltre comprendere se il danno era o meno evitabile.
Cause della paralisi cerebrale infantile
Le cause della paralisi cerebrale infantile sono diverse: infezioni materne che vengono trasmesse al feto durante la gravidanza e che provocano danni a livello cerebrale, patologie materne come ipertensione, diabete, problemi respiratori, disturbi della coagulazione, problemi cardiaci ecc, parto prematuro in quanto i feti non hanno ancora completato lo sviluppo cerebrale prima del termine e sono più soggetti a complicanze, parto post termine (dopo la 42esima settimana gestazionale).
Anche patologie a carico del cordone ombelicale (prolasso di funicolo, presenza di giri di cordone intorno al collo o alle parti fetali e presenza di nodi veri del cordone ombelicale) possono causare gravi stati di sofferenza fetale così come una riduzione del liquido amniotico (oligoidramnios), emergenze ostetriche (distacco di placenta, placenta previa, rottura d’utero), macrosomia fetale (peso stimato del feto maggiore di 4500 grammi), uso sproporzionato di ossitocina esogena (farmaco utero tonico che promuove l’attività contrattile uterina), travaglio di parto prolungato, applicazione della ventosa ostetrica e del forcipe prima della 34esima settimana gestazionale, aspirazione di meconio, traumi cranici, emorragia intracranica, leucomalacia periventricolare, encefalopatia ipossico ischemica, problemi respiratori al momento della nascita (sindrome da distress respiratorio) e ritardo nell’esecuzione del taglio cesareo in emergenza quando il feto presenta segni di sofferenza fetale.
Qualora vi siano i presupposti, la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella o gli eredi potrebbe dunque chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità a causa di una diagnosi sbagliata, errata, tardiva oppure di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace. Lo studio legale o l’avvocato, preferibilmente specializzati in danni da responsabilità medica, insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni all’Ospedale, all’Assicurazione, al ginecologo e più in generale ai medici coinvolti.
Asfissia come causa di paralisi cerebrale infantile
La principale causa della paralisi cerebrale infantile è l’asfissia.
È importante distinguere l’asfissia dall’ipossia e dall’ipossiemia poiché degli episodi di ipossia e di ipossiemia transitori e ripetitivi sono comuni e vengono quindi ben tollerati dal feto grazie a dei meccanismi di compenso di cui dispone: maggiore affinità per l’emoglobina e maggior numero di globuli rossi rispetto all’adulto e gittata cardiaca superiore.
Quando l’ipossia raggiunge livelli estremi e/o quando questi meccanismi di compenso vengono meno, il feto è a rischio di compromissione neurologica.
L’ipossigenazione fetale causa acidosi metabolica la quale è causa dell’attivazione del metabolismo anaerobico con formazione di acido lattico; l’acido lattico determina un calo del pH. In condizioni normali il valore del pH è maggiore di 7.20.
L’ipossiemia può durare giorni e settimane in quanto è ben tollerata dal feto; essa è caratterizzata da una riduzione della saturazione dell’ossigeno a livello del sangue arterioso, mentre l’ipossia è dovuta a una riduzione di ossigeno a livello degli organi periferici del feto e può essere tollerata per alcune ore.
Quando anche gli organi nobili (cuore e cervello) risento della riduzione dell’ossigeno si parla di asfissia la quale può causare deficit neurologici permanenti se il feto non viene fatto nascere nel minor tempo possibile espletando un taglio cesareo.
Conseguenze dell’asfissia sul neonato
In caso di asfissia le conseguenze sul neonato possono essere molto gravi, si può verificare ad esempio:
- una riduzione dell’apporto di ossigeno al cervello e conseguenti deficit neurologici a lungo termine;
- un accumulo di acido lattico nella circolazione sanguigna e riduzione della funzionalità cardiaca;
- problemi respiratori;
- difficoltà nell’alimentazione;
- ipotonia muscolare e difficoltà nell’esecuzione dei movimenti;
- convulsioni;
- difficoltà nella deambulazione;
- ritardo dello sviluppo;
- disturbi dell’attenzione;
- deficit cognitivi;
- paralisi degli arti superiori e/o inferiori.