ASFISSIA NEONATALE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
L’asfissia è una condizione patologica che si verifica in caso di alterato funzionamento dell’organo deputato agli scambi gassosi: la placenta in caso di asfissia fetale e il polmone in caso di asfissia neonatale.
In presenza di asfissia neonatale si verificano diverse condizioni:
- accumulo progressivo di anidride carbonica che comporta un’acidosi respiratoria;
- riduzione progressiva dell’apporto di ossigeno ai tessuti. Il tessuto più vulnerabile ad una carente ossigenazione è il tessuto cerebrale;
- prevalenza, in parte o del tutto, del metabolismo anaerobico con sviluppo di acidosi metabolica (ci sarà un accumulo di radicali acidi che non possono essere ulteriormente metabolizzati per la mancanza di ossigeno);
- rapido esaurimento delle riserve glucidiche (ipoglicemia).
La responsabilità del ginecologo, dell’ostetrica del pediatra/neonatologo, e quindi dell’Ospedale, della Clinica o della Casa di cura, potrebbe derivare non solo dall’insorgenza della complicanza ma anche dal mancato riconoscimento precoce della problematica o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.
Sintomi dell’asfissia neonatale
L’asfissia neonatale può essere la conseguenza di un feto che ha subito un insulto ipossico – ischemico e il quadro clinico del neonato può variare, dipendentemente dalla severità e dalla durata dell’insulto, dalla completa normalità alla presenza di segni e sintomi nell’immediato post – partum.
La sintomatologia neurologica del neonato a termine asfittico è stata classificata da Sarnat in tre stadi progressivi di gravità:
- asfissia lieve (ipereccitabilità, veglia protratta, riflessi vivaci, tono normale o aumentato, midriasi, tachicardia);
- asfissia moderata (apatia, riflesse vivaci, ipotonia, convulsioni, miosi, bradicardia);
- asfissia grave (coma, riduzione o assenza di riflessi, flaccidità, variabilità della dilatazione pupillare e della frequenza cardiaca).
Nel neonato prematuro asfittico, invece, l’identificazione clinica è più difficile rispetto al neonato a termine, a causa dell’immaturità funzionale del sistema nervoso centrale.
Infatti, segni clinici che evidenziano una depressione del sistema nervoso centrale del neonato a termine possono rappresentare un livello di maturazione fisiologico per un neonato pretermine.
Bisogna però evidenziare che l’asfissia neonatale, essendo una condizione aspecifica, può avere eziologia diversa. Indipendentemente da quelli che sono i fattori causali, le prime fasi del trattamento immediato sono sempre le stesse e vanno sotto il nome di rianimazione primaria. Lo scopo è quello di ripristinare d’urgenza la funzione respiratoria e cardiocircolatoria e correggere gli squilibri biochimici più evidenti come l’acidosi e l’ipoglicemia.
In caso di gravi complicanze o morte del bambino, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (genitori, nonni, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico o al decesso e se c’erano effettive possibilità di guarigione. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato o ad uno studio legale specializzati in responsabilità medica, bisogna capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità della struttura ospedaliera o del ginecologo o dell’ostetrica.
Evoluzione dell’asfissia neonatale
L’asfissia neonatale evolve in quattro fasi:
- fase dell’iperpnea iniziale;
- fase dell’apnea primaria: una volta rimosse le cause che hanno prodotto l’asfissia viene ripristinata la respirazione spontanea;
- fase del “gasping” (respiro sussultante): è sufficiente un breve periodo di ventilazione artificiale;
- fase dell’apnea secondaria o preterminale: è necessaria una prolungata ventilazione artificiale associata talvolta a massaggio cardiaco esterno.
Ovviamente non esiste una netta differenziazione tra le varie fasi e non si può stabilire a priori l’effettiva durata dell’insulto asfittico, soprattutto se iniziato prima del parto. Per questo, in presenza di un neonato asfittico, bisogna intervenire immediatamente e comportarsi come se si trattasse di un’apnea preterminale.
Come anticipato, l’asfissia perinatale si può verificare in diverse situazioni. Ci può essere una depressione dei centri respiratori a causa di asfissia fetale, nel caso di un neonato prematuro o per la somministrazione di farmaci alla madre.
Può anche essere causata da una grave patologia polmonare come la malattia delle membrane ialine o l’ipoplasia polmonare. Altre cause sono l’ostruzione delle vie aeree e una debolezza dei muscoli respiratori.
In caso di asfissia grave o prolungata si possono presentare gravi danni a numerosi organi:
- sistema nervoso centrale: encefalopatia ipossico – ischemica;
- sistema cardiovascolare: ischemia miocardica, persistenza della circolazione fetale polmonare;
- apparato respiratorio: aspirazione massiva di meconio, malattia delle membrane ialine nel prematuro;
- apparato renale: insufficienza prerenale, necrosi acuta tubulare o corticale;
- intestino: enterocolite necrotizzante del neonato;
- fegato: ittero misto a decorso protratto;
- metabolismo: ipoglicemia, ecc …
- emocoagulazione: coagulazione intravasale disseminata.
In caso di insuccesso della rianimazione primaria, dovranno essere messe in atto ulteriori misure di terapia intensiva neonatale (in neonato con grave patologia in atto).