FATTORI DI RISCHIO DELLA PARALISI CEREBRALE INFANTILE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Per paralisi cerebrale infantile si intende una patologia di tipo neuromotorio che coinvolge sia il sistema nervoso centrale sia i muscoli scheletrici. Un bambino con paralisi cerebrale infantile può presentare disturbi cognitivi e disturbi motori o la paralisi degli arti inferiori e/o superiori.
Le disabilità provocate dalla paralisi cerebrale infantile a carico del sistema nervoso centrale sono croniche e non progressive, non tendono perciò né a migliorare né a peggiorare nel corso della vita dell’individuo; ad ogni modo si può ricorrere a un trattamento di tipo riabilitativo al fine di migliorare la qualità di vita e di ridurre i sintomi che questa malattia neuromotoria comporta cosi che il bambino possa vivere una vita più o meno normale.
Il termine “paralisi cerebrale” non deve lasciare intendere che si tratti esclusivamente di un danno cerebrale ovvero di una qualsiasi malformazione o deficit strutturale e/o funzionale a carico del sistema nervoso centrale e che comporta quindi disturbi motori e/o cognitivi. La paralisi cerebrale infantile è caratterizzata da un controllo anomalo della postura o dei movimenti e nei casi più gravi si ha proprio la paralisi.
La gravità della paralisi cerebrale infantile può variare e può manifestarsi in modo diverso in riferimento alla localizzazione e alla tipologia del disturbo.
La responsabilità del ginecologo, dell’ostetrica, del neonatologo o del pediatra e quindi dell’Ospedale, della Clinica o della Casa di cura, potrebbe derivare non solo dall’insorgenza della complicanza ma anche dal mancato riconoscimento precoce della problematica o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.
Tipologie di paralisi celebrale infantile
Il disturbo motorio può interessare tutti e quattro gli arti (tetraplagia) o soltanto due arti, prevalentemente quelli inferiori (diplegia). Se il disturbo motorio interessa soltanto un lato del corpo si parla invece di emiplegia. La doppia emiplegia interessa entrambi gli arti superiori e può essere considerata una emiplegia bilaterale.
Può essere affetto da un disturbo motorio, anche se raramente, soltanto un arto superiore o inferiore che può comunque conservare un certo grado di funzionalità (monoplegia).
In base al grado di severità del disturbo neuromotorio la paralisi cerebrale infantile può essere classificata in:
- spastica: si ha una riduzione della forza muscolare e una diminuzione della capacità di compiere volontariamente i movimenti. In questo caso si ha una lesione a carico del sistema piramidale dell’encefalo che ha la funzione di permettere l’esecuzione dei movimenti volontari quindi se si ha un danno a carico di questo sistema l’individuo avrà difficoltà o non sarà in grado di compiere i movimenti volontari;
- atassica: si ha un danno a carico del cervelletto il quale è deputato al coordinamento dei movimenti; infatti un individuo che presenta la forma atassica della paralisi cerebrale infantile non è in grado di coordinare i movimenti e nemmeno di mantenere l’equilibrio;
- discinetica: a sua volta può essere distonica caratterizzata da movimenti volontari bruschi e da continue variazioni del tono muscolare che possono portare all’esecuzione di movimenti che non sono intenzionali. La forma discinetica comprende anche la forma atetonica caratterizzata invece da movimenti involontari e che non sono controllabili, i muscoli sono ipotonici soprattutto a carico degli arti superiori;
- mista: i sintomi derivano dalla combinazione di due forme diverse.
La paralisi cerebrale infantile, quindi, è dovuta a un danno irreversibile a carico del sistema nervoso che ha determinato la perdita del tessuto cerebrale. Il danno a carico del sistema nervoso centrale può avere luogo durante la gravidanza, al momento del parto o dopo la nascita entro i primi 3 anni di vita, periodo durante il quale si completa lo sviluppo del sistema nervoso per cui in questo arco di tempo è più vulnerabile a riportare delle lesioni.
Le manifestazioni delle lesioni a carico del sistema nervoso centrale sono, nella maggior parte dei casi, caratterizzate da disturbi delle funzioni motorie. Oltre ai deficit motori, però, possono anche presentarsi altri disturbi come disturbi cognitivi, disturbi del linguaggio e disturbi comportamentali.
Differenza tra cause e fattori di rischio della paralisi celebrale infantile
La probabilità che questa malattia neuromotoria si manifesti può essere ridotta dopo aver identificato ed evitato l’esposizione ai fattori di rischio che aumentano la possibilità di insorgenza della paralisi cerebrale infantile. Identificando e prevenendo il verificarsi dei fattori di rischio si può ridurre, se pur indirettamente, il rischio che un bambino riporti un danno cerebrale responsabile della paralisi cerebrale infantile.
I bambini che presentano uno o più fattori di rischio hanno una probabilità maggiore, rispetto ai bambini che non presentano nessun fattore di rischio, di riportare un danno cerebrale irreversibile.
Ad ogni modo, la presenza dei fattori di rischio per la paralisi cerebrale infantile non implica necessariamente che il bambino sarà affetto da disturbi neuromotori.
I fattori di rischio devono essere distinti da quelle che sono le cause della paralisi cerebrale infantile.
I fattori di rischio sono delle condizioni che possono concorrere ad aumentare la probabilità che una particolare malattia si sviluppi.
Le cause sono invece quelle che determinano il verificarsi di una malattia: se manca la causa scatenante la malattia non si manifesta.
Alcune cause della paralisi cerebrale infantile possono derivare principalmente dall’asfissia fetale che, a sua volta, può essere conseguenza di:
- problematiche che hanno luogo durante il parto;
- errori medici ed interventi impropri;
- ritardo nell’esecuzione del taglio cesareo quando indicato.
La presenza della causa scatenante è sufficiente affinché si sviluppi una malattia mentre la presenza di uno o più fattori di rischio non implica necessariamente che quella malattia si verifichi.
Inoltre, la causa scatenante anche se necessaria per l’insorgenza di una determinata patologia può non essere sufficiente perché la patologia potrà effettivamente svilupparsi soltanto in presenza di altri fattori predisponenti.
In caso di gravi complicanze, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (marito, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico o al decesso e se c’erano effettive possibilità di guarigione. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato o ad uno studio legale specializzati in responsabilità medica, bisogna capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità della struttura ospedaliera o del ginecologo, del pediatra, del neonatologo, dell’ostetrica o, più in generale, del medico.
Fattori di rischio della paralisi cerebrale infantile
La probabilità di insorgenza della paralisi cerebrale infantile aumenta se sono presenti uno o più fattori di rischio a carico del feto, della madre o di entrambi.
Per individuare quali sono i fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo della paralisi cerebrale infantile deve essere ricercato il periodo in cui è insorta la lesione a carico del sistema nervoso.
L’evento dannoso, infatti, può avere luogo in epoca pre-concezionale, durante la gravidanza, al momento del parto e nei primi tre anni di vita del bambino e la gravità della lesione che ne deriva dipende dalla fase di sviluppo in cui si trova il sistema nervosa centrale nel momento in cui avviene l’evento dannoso.
Prima o al momento del concepimento i fattori di rischio che concorrono all’insorgenza della paralisi cerebrale infantile possono essere cromosomici o genetici, mentre durante la gravidanza la paralisi cerebrale infantile può derivare da malformazioni fetali, infezioni materne che vengono trasmesse al feto, anche il metabolismo materno è considerato un fattore di rischio.
L’assunzione di sostanze tossiche da parte della gravida e anche fattori vascolari che determinano, sin dall’inizio di gravidanza, un ridotto apporto di ossigeno al feto dovuto a dei problemi accorsi nel processo di formazione della placenta, organo di scambio materno fetale.
Al momento del travaglio e del parto, invece, il fattore di rischio principale è la riduzione dell’ossigenazione del feto durante le contrazioni stesse, soprattutto se il feto non è in grado di tollerarle o a delle complicanze che insorgono al momento del parto; infine, i fattori di rischio di paralisi cerebrale infantile ricercabili in epoca post-natali sono di natura infettiva, traumatici e vascolari.
Fattori di rischio prenatali della paralisi cerebrale infantile
I fattori di rischio per la paralisi cerebrale infantile possono essere riscontrati anche prima del concepimento dopo aver raccolto informazioni sulla storia clinica della donna e anche tenendo conto del decorso e dell’esito di una precedente gravidanza.
Ad esempio, se la donna in una precedente gravidanza ha partorito prima del termine di gestazione avrà un rischio maggiore di parto prematuro in una gravidanza successiva; i nati prematuri, infatti, non avendo ancora completato lo sviluppo strutturale e funzionale del cervello, sono più suscettibili a riportare danni cerebrali.
Un altro caso è quella dell’infezione dello streptococco beta emolitico, batterio innocuo ma che al momento del parto, quando il feto attraversa il canale del parto, può provocare delle infezioni neonatali come la meningite (infezione delle membrane che rivestono il sistema nervoso) e quindi anche lesioni cerebrali. La donna ha un rischio maggiore di essere positiva per lo streptococco beta emolitico se in una pregressa gravidanza lo è anche stata.
I fattori di rischio prenatali della paralisi celebrale infantile sono:
- malattie ereditarie a carico del sistema nervoso centrale possono aumentare il rischio che il bambino sviluppi la paralisi cerebrale infantile in quanto sussistono delle alterazioni genetiche che sono coinvolte nello sviluppo del sistema nervoso centrale;
- fattori genetici che possono predisporre la gravida ad avere un parto difficoltoso che implica una ridotta ossigenazione fetale la quale può essere responsabile di danni neurologici permanenti a partire dai quali aumenta il rischio che il bambino sia affetto dalla paralisi cerebrale infantile. Altre alterazioni genetiche fanno si che il bambino sia più suscettibile a contrarre delle infezioni.
Fattori di rischio della paralisi cerebrale infantile in gravidanza
I fattori di rischio che possono svilupparsi in gravidanza sono:
- patologie della placenta e del processo che porta alla sua formazione. La placenta è l’organo che permette lo scambio di nutrienti e gli scambi gassosi tra madre e feto. Se la placenta è mal equipaggiata non è in grado di soddisfare le crescenti richieste della gravidanza; ne consegue una ridotta crescita del feto il quale non riesce a raggiungere il proprio potenziale di crescita (IUGR), ipertensione gestazionale e preeclampsia (o gestosi) a causa di una vasocostrizione a livello placentare.
L’ipertensione gestazionale, a sua volta, è un fattore di rischio per il distacco di placenta prima dell’espulsione del feto che determina un arresto precoce degli scambi materno e fetali;
- restrizione di crescita intrauterina (IUGR) il feto non riceve abbastanza nutrienti e sangue ossigenato per cui aumenta il rischio che riporti danni cerebrali; per evitare ciò, è importante monitorare la gravidanza e nel momento in cui il benessere del feto è compromesso deve essere immediatamente espletato il parto;
- esposizione a raggi X e assunzione di sostanze tossiche (alcool, stupefacenti, fumo) sono teratogeni, soprattutto durante il primo trimestre di gravidanza quando sta avvenendo la formazione degli organi del feto.
L’esposizione a raggi X causa danni cerebrali fetali, soprattutto durante il primo trimestre di gravidanza, perciò l’esposizione della gravida ai raggi X è controindicata.
Se la donna assume sostanze stupefacenti durante la gravidanza non deve completamente astenersi da quest’ultime ma l’astensione deve essere graduale perché ciò induce astinenza fetale, considerando che le sostanze stupefacenti attraversano la barriera placentare e giungono anche al feto.
È quindi importante evitare l’astensione perché quest’ultima determina un aumentato consumo di ossigeno da parte del feto il quale si ritroverà ad essere ipossigenato tanto da diventare asfittico (riduzione dell’ossigenazione a livello del cuore e del cervello);
- disturbi dismetabolici come il diabete pre-gravidico e il diabete gestazionale. La concentrazione del glucosio nel sangue materno è aumentata e, attraversando la placenta, il glucosio giunge al feto. Allo stesso modo l’insulina (ormone in grado di contrastare l’iperglicemia) non oltrepassa la placenta e il feto si ritroverà a produrre da sé, dalla seconda metà della gravidanza, l’insulina al fine di contrastare gli elevati livelli di glucosio.
L’insulina prodotta dal feto determina un aumento del suo tessuto adiposo e il feto sviluppa una macrosomia. Un feto macrosomico è aumentato di dimensioni e ha un peso maggiore di 4500 grammi. A causa delle sue dimensioni il feto attraversa difficilmente il canale del parto per cui andrà in sofferenza.
- incompatibilità del fattore RH è un altro fattore di rischio di paralisi cerebrale infantile. Se la madre è RH negativa produce degli anticorpi che distruggono i globuli rossi del feto RH positivo.
Quando vengono distrutti i globuli rossi aumenta la bilirubina indiretta che, se in eccesso, si accumula a livello de nuclei grigi della base dell’encefalo provocando ittero nucleare. L’ittero nucleare, anche chiamato kernittero, provoca disturbi neurologici nel neonato quali la paralisi cerebrale infantile.
- infezioni materne: gli agenti patogeni attraversano la barriera placentare e possono provocare dei danni fetali, sopratutto se questi batteri hanno particolare tropismo per il tessuto nervoso provocano lesioni cerebrali che possono causare la paralisi cerebrale infantile.
I danni fetali sono direttamente proporzionali all’epoca gestazionale in cui avviene il contagio. I danni per il feto saranno di entità maggiore se l’infezione viene contratta durante il primo trimestre di gravidanza mentre saranno di entità minore se vengono contratti durante il terzo trimestre di gravidanza anche se gli agenti patogeni, in quest’epoca, attraversano la barriera placentare con maggiore facilità rispetto al primo trimestre;
- distacco di placenta: separazione della placenta dalla parete uterina prima dell’espulsione del feto. Con il distacco di placenta vengono interrotti gli scambi tra madre e feto e quest’ultimo si ritroverà ad essere poco ossigenato;
- presenza di nodi veri e di giri del cordone ombelicale intorno al collo e alle parti fetali. Il cordone ombelicale contiene i vasi attraverso i quali avviene lo scambio di ossigeno tra madre e feto; in particolare la vena ombelicale è responsabile del trasporto di sangue ossigenato al feto. Alterazioni a carico del cordone ombelicale sono responsabili di ipossia fetale che se prolungata può coinvolgere anche il cervello.
Fattori di rischio della paralisi cerebrale infantile durante il travaglio di parto e il parto
I fattori di rischio che possono svilupparsi durante il travaglio di parto ed il parto fattori sono tutti quelli che determinano una grave riduzione dell’apporto di ossigeno al feto.
Durante il travaglio, grazie a dei meccanismi di compenso che il feto possiede, il feto riesce a contrastare una lieve riduzione di ossigeno dovuta alle contrazioni uterina. Le fibrocellule muscolari dell’utero, infatti, quando si contraggono determinano un irrigidimento delle pareti uterine e una conseguente occlusione dei vasi responsabili del trasporto di ossigeno dal distretto materno a quello fetale.
Se le contrazioni sono prolungate, eccessivamente intense e intervallate da brevi pause si ha un importante riduzione dell’ossigenazione fetale che, se severa, è responsabile di danni cerebrali.
Anche degli eventi sentinella che si presentano in corso di travaglio di parto come ad esempio il prolasso del cordone ombelicale, il distacco intempestivo di placenta o la rottura d’utero sono considerati fattori di rischio per la paralisi cerebrale infantile.
L’applicazione del forcipe e della ventosa ostetrica che vengono utilizzati nell’ultima parte del travaglio di parto per accelerarlo possono provocare traumi cerebrali ed emorragie intracraniche.
Fattori di rischio post-natali della paralisi cerebrale infantile
I fattori di rischio dopo la nascita sono da ricercarsi entro i primi tre anni del bambino e possono essere: sindrome del bambino scosso, traumi cranici, infezioni neonatali, sepsi neonatale e sindrome da distress respiratorio.
Checklist per identificare i fattori di rischio della paralisi cerebrale infantile
Per individuare quali sono le cause che possono determinare la paralisi cerebrale infantile deve essere ricercato il momento in cui è insorta la lesione perciò si utilizza una checklist ovvero una scheda che riporta un elenco degli indicatori da tenere in considerazione per identificare la presenza dei fattori di rischio per la paralisi cerebrale infantile.
La checklist deve essere completata subito dopo il parto cosi da identificare il momento in cui si è verificato un danno.
La checklist non è altro che una tabella composta da 4 colonne verticali:
- prima colonna: è relativa alla patogenesi ovvero ai meccanismi che hanno portato il verificarsi del danno. Se la patogenesi è di tipo ipossico ischemica viene indicata con “H”, se il fattore di rischio è di tipo infettivo viene utilizzata la lettera “I”, se è di tipo infiammatorio la lettera “F”, congenito “C”, tossico “T” e metabolico “M”;
- seconda colonna: permette di definire il momento in cui sono insorte le cause responsabili del danno cerebrale. I danni possono verificarsi al momento del parto e in questo caso viene riportata nella colonna la lettera “I”, dopo il parto “PP” o prima del parto “P”;
- terza colonna: vengono riportati tutti gli indicatori che devono essere identificati;
- quarta colonna: sono rappresentate i metodi da utilizzare per andare a ricercare l’indicatore riportato.
Ad esempio, se l’indicatore è il ritardo di crescita intrauterino la metodologia per identificare questo indicatore è l’ecografia e le curve di crescita fetale.
Pat | Cron. | Indicatori | Metodologia |
T | P | Hg, Pb, deficienza I | 3. Anamnesi; 2. Drug test |
T | P | Cocaina, alcool, fumo, farmaci | 3. Anamnesi; 2. Drug test |
C | P | Anomalie cromosomiche | 3. Mappa Cromosomica |
C | P | Anomalie genetiche | 3. Valutazione Genitica; Valutazione Clinica |
C | P | Anomalie congenite acquisite | 2. Esame clinico; Neuroradiologia |
H | P | Gravidanza gemellare | 3. Ecografia |
H | P | Gravidanza inizialmentegemellare | 3. Ecografia 1° trimestre |
H | P | IUGR | 3. Ecografia; Curve di crescita fetale |
I | P | TORCH | 2. Sierologia maternal e fetale |
F | P | Altre infezioni | 3. Proteina C reattiva; G.B. materni e fetali; Urinocoltura; Snamnesi positiva per; UTI; Tampone colturale vaginale in gravidanza; Febbre in travaglio |
2. Coltura dei lochi; 2. Sierologia ematica per microplasma. 3. pPROM; PROM > 48h; 1. Coltura placentare; Istologia placentare. | |||
M | P | Ipotiroidismo materno | 3. TSH, fT4, hTGAb, TPOAb |
H | P | Trombofilia materna | 3. LAC, ACA, F II, F V, ATIII, Prot. C., Prot. S, omocisteinemia; 2. Istologia placentare |
H | P | Emorragia pre-partum; Distacco parziale di trofoblasto/placenta | 3. Anamnesi |
Le cause della paralisi cerebrale infantile
Le cause della paralisi cerebrale infantile possono essere ricercate in delle lesioni encefaliche, infatti il neonato che sviluppa una paralisi cerebrale infantile alla nascita presenta sofferenza cerebrale che si manifesta con difficoltà respiratorie, flaccidità muscolare, assenza di riflessi e convulsioni.
L’encefalopatia ipossico ischemica è una causa della paralisi cerebrale infantile e la sua presenza implica lo sviluppo di questa malattia neuromotoria.
Se, invece, il neonato al momento della nascita non presenta segni di compromissione cerebrale tipici dell’encefalopatia ipossico ischemica, le probabilità che la paralisi cerebrale infantile si sviluppi sono basse.
L’encefalopatia ipossico ischemica comprende la presenza di deficit neurologici a lungo termine che sono una conseguenza di un evento ipossico (riduzione dell’ossigenazione fetale) o ischemico (riduzione dell’apporto di sangue a livello cerebrale con conseguente morte del tessuto nervoso) al momento del parto e che può aver luogo a causa un’inadeguata perfusione placentare e una riduzione degli scambi gassosi tra madre e feto.
La ridotta perfusione placentare è conseguenza di complicanze insorte durante la gravidanza e il parto come distacco di placenta, placenta previa, prolasso del cordone ombelicale, rottura d’utero, ipercinesia uterina (contrazioni più intense e prolungate rispetto al normale che sono intervallate da brevi pause), presenza di giri del cordone ombelicale intorno alle parti fetali, parto difficoltoso, travaglio di parto prolungato.
Oltre all’encefalopatia ipossico ischemica anche la leucomalacia periventricolare e l’emorragia intracranica sono cause della paralisi cerebrale infantile.
Per leucomalacia periventricolare si intende un danno alla sostanza bianca del cervello in corrispondenza dei ventricoli cerebrali che comporta necrosi e perdita delle cellule della glia (cellule che costituiscono il tessuto nervoso).
La sostanza bianca dell’encefalo è responsabile della trasmissione degli impulsi nervosi che hanno la funzione di trasmettere le informazioni sensoriali e motorie a tutto l’organismo per cui, se si ha un danno a carico della sostanza bianca, non sarà più possibile trasmettere ai muscoli scheletrici l’impulso che gli permette di compiere il movimento. La leucomalacia periventricolare, quindi, è responsabile del disturbo neuromotorio che caratterizza la paralisi cerebrale infantile.
I bambini avranno quindi deficit motori, flaccidità muscolare e non saranno in grado di compiere nemmeno dei semplici movimenti quotidiani come ad esempio afferrare gli oggetti, camminare o mantenere la postura eretta.
La leucomalacia periventricolare è una causa della paralisi cerebrale infantile perché il danno alla sostanza bianca che la caratterizza impedisce ai muscoli scheletrici di compiere il movimento. La sostanza bianca svolge un importante funzione poiché è responsabile del movimento il quale avviene grazie al trasferimento delle informazioni dal sistema nervoso centrale ai muscoli.
La leucomalacia periventricolare, cosi come l’encefalopatia ipossico ischemica, avviene in seguito alla riduzione del flusso sanguigno e dell’apporto di ossigeno a livello cerebrale.
Il deficit motorio si ha soprattutto a carico degli arti inferiori (diplegia spastica) ma, più raramente, possono anche essere coinvolti gli arti superiori (tetraparesi spastica).
L’emorragia intracranica prevede la presenza di un importante sanguinamento all’interno del cranio. L’emorragia intracranica può verificarsi in seguito ad un trauma o alla rottura di un vaso sanguigno.
L’evento traumatico o la rottura di un vaso può derivare da un parto difficoltoso e traumatico e anche dall’applicazione del forcipe e della ventosa ostetrica, strumenti che vengono posizionati sulla testa del feto al fine di guidarlo e favorire la sua progressione verso l’ultimo tratto del canale del parto. L’applicazione della ventosa ostetrica e del forcipe possono causare un’emorragia intracranica soprattutto se il feto è prematuro poiché i feti prima del termine di gravidanza sono più vulnerabili a riportare traumi cranici considerando il fatto che non è stato ancora completato lo sviluppo strutturale e funzionale del tessuto nervoso.
L’accumulo di sangue a livello cerebrale determina un aumento della pressione all’interno del cranio e quest’aumento della pressione comporta una compromissione del tessuto cerebrale e una riduzione dell’apporto di sangue e di ossigeno da qui derivano i danni cerebrali che possono essere irreversibili.
Comportamento medico in casi di paralisi cerebrale infantile
È fondamentale ricercare le informazioni cliniche della donna cosi da identificare i fattori di rischio che possono essere responsabili dell’insorgenza della paralisi cerebrale infantile. Una volta identificati i fattori di rischio può essere evitata la paralisi cerebrale infantile impedendo il verificarsi di determinate situazioni.
Ad esempio, se la gravida presenta dei fattori di rischio per il parto prematuro deve essere impedito il suo verificarsi perché, come già detto, un nato prematuro ha un rischio aumentato di riportare danni cerebrali.
Non esiste un automatismo tra errore e risarcimento del danno e neppure che in un caso specifico sussistano tutte le voci di danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. è comunque fondamentale che l’avvocato faccia una disamina ad ampio spettro. Esistono molti aspetti da valutare dall’eventuale danno alla salute al danno da perdita di chance a quello di doversi sottoporre ad un nuovo trattamento medico con i connessi rischi.
Conseguenze degli errori medici e complicanze per il nascituro
In seguito a degli errori, a delle inosservanze da parte dei professionisti sanitari e ad una diagnosi tardiva o inesatta il nascituro con paralisi cerebrale infantile andrà in contro a delle complicanze quali:
- disturbi comportamentali;
- disturbi del linguaggio;
- difficoltà e dolore durante i movimenti;
- problemi durante l’alimentazione;
- problemi della vista e dell’udito;
- dolori muscolari;
- flaccidità muscolare;
- paralisi degli arti inferiori o superiori o di entrambi;
- problemi nelle relazioni sociali;
- senso di inferiorità rispetto ai coetanei;
- difficoltà nell’apprendimento;
- disturbi urinari;
- epilessia;
- problemi della postura;
- disturbi mentali;
- contratture muscolari;
- deformazione delle articolazioni e artrosi;
- cuscolatura debole;
- malnutrizione;
- morte neonatale;
- ritardo dello sviluppo;
- camminata difficoltosa.