PEDAGOGIA CONDUTTIVA E PARALISI CEREBRALE INFANTILE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Attraverso la pedagogia conduttiva i bambini con paralisi cerebrale infantile imparano gradualmente ad eseguire delle azioni che non sono in grado di compiere a causa dei deficit motori e cognitivi che questa malattia comporta.
La pedagogia conduttiva è quindi una tecnica per migliorare la qualità di vita del bambino con paralisi cerebrale infantile.
Attraverso l’interazione con i coetanei, l’attività di gruppo, l’apprendimento e l’esecuzione di funzioni è possibile stimolare i sensi del bambino.
Obiettivi della pedagogia conduttiva
La pedagogia conduttiva ha obiettivi sia educativi che riabilitativi basandosi sul fatto che nonostante il danno a carico del sistema nervoso centrale, responsabile dell’insorgenza della paralisi cerebrale infantile, esso può essere ancora in grado di sviluppare connessioni neurali.
Inoltre, è anche ipotizzabile che i danni e le lesioni del sistema nervoso centrale possano essere riparati, o quanto meno migliorati, attraverso l’attivo coinvolgimento del soggetto in modo che possa imparare come svolgere le attività quotidiane ed inserirsi nella società.
Il fine di questa tecnica è quindi quello di apprendimento, di consentire al bambino di integrarsi con la società e interagire con i coetanei cosi da poter essere un soggetto attivo nei confronti dell’ambiente che lo circonda e adattarsi sia dal punto di vista fisico che psichico al mondo.
Altri obiettivi che si pone la pedagogia conduttiva sono: promuovere il funzionamento dei muscoli scheletrici e controllare i movimenti, sviluppare il linguaggio, sviluppare la personalità e far in modo che il bambino sia, per quanto possibile, indipendente.
Il bambino con paralisi cerebrale infantile dopo essere stato sottoposto per un certo periodo di tempo alla pedagogia conduttiva diventa determinato, indipendente, motivato, autosufficiente; la paralisi cerebrale infantile e i disturbi neuromotori che questa comporta non rappresentano quindi più dei limiti che impediscono a questi bambini di condurre una vita normale.
Nonostante non sia ancora stata trovata una cura per la paralisi cerebrale infantile può essere migliorata la qualità di vita dei soggetti che presentano questo disturbo neuromotorio attraverso la terapia riabilitativa e, nei casi più gravi, attraverso il trattamento chirurgico.
L’obiettivo è quello di rendere il bambino con paralisi cerebrale infantile il più indipendente possibile in modo che possa condurre una vita per lo più normale e la pedagogia conduttiva si pone proprio questo fine.
Cos’è la paralisi cerebrale infantile
La paralisi cerebrale infantile è una malattia neuromotoria persistente dovuta a un danno irreversibile a carico del sistema nervoso centrale che non tende a guarire né a peggiorare durante la vita dell’individuo ovvero non va incontro a fenomeni degenerativi.
Risulta essenziale che la diagnosi, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un errore del ginecologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze.
La paralisi cerebrale infantile è dovuta da una perdita più o meno estesa del tessuto cerebrale che si verifica in seguito a una lesione del sistema nervoso centrale.
La lesione può avvenire sia durante la gravidanza ovvero in epoca prenatale, sia al momento del parto (epoca perinatale) sia dopo la nascita del bambino (epoca postnatale) e in particolare entro i 3 anni di età. Entro i 3 anni di vita del bambino, infatti, vengono completate le fasi di sviluppo del sistema nervoso, quindi entro quest’arco di tempo il bambino è più vulnerabile a riportare danni più o meno gravi a carico del sistema nervoso.
I disturbi della paralisi cerebrale infantile si ripercuotono prevalentemente a carico dei muscoli volontari, rendendo difficoltosi i movimenti; altri disturbi che accompagnano i deficit motori possono essere: disturbi cognitivi come ritardo mentale e deficit dell’attenzione, disturbi sensoriali della vista e dell’udito, disturbi dell’apprendimento e del linguaggio, disturbi della personalità, disturbi ansioso depressivi, epilessia (l’attività del cervello viene interrotta provocando delle convulsioni).
Cause della paralisi celebrale infantile
Durante la gravidanza le cause più frequenti di paralisi cerebrale infantile sono le infezioni contratte dalla madre in gravidanza. Quando la madre contrae un’infezione, l’agente responsabile può essere trasmesso al feto dopo aver attraversato la barriera placentare.
Le complicanze per il feto dipendono dall’epoca gestazionale in cui l’infezione viene contratta. Se l’infezione viene contratta all’inizio della gravidanza le complicanze per il bambino saranno di entità maggiore rispetto a un’infezione contratta a termine di gravidanza.
Le infezioni possono essere contratte dal feto anche al momento del parto quando quest’ultimo viene a contatto con le mucose della vagina della madre.
Tra le infezioni responsabili della paralisi cerebrale infantile vi sono il citomegalovirus, herpes simplex e la sifilide che vanno a danneggiare il sistema nervoso del feto.
Anche altre patologie materne concorrono allo sviluppo della paralisi cerebrale infantile come l’ipertensione, diabete, epatopatie, gestosi, cardiopatie, disturbi della coagulazione, agenti tossici in gravidanza, radiazioni e patologie genetiche.
Ovviamente, se si verifica uno degli eventi sopra elencati non significa che il bambino svilupperà necessariamente la paralisi cerebrale infantile.
Al momento del parto il bambino le cause responsabili della paralisi cerebrale infantile sono:
- età gestazionale minore di 37 settimane, i nati prematuramente presentano un rischio maggiore di paralisi cerebrale infantile considerando che lo sviluppo strutturale e funzionale del sistema nervoso non è ancora avvenuto per cui il neonato è più vulnerabile e può riportare danni cerebrali in misura maggiore rispetto a un nato a termine;
- emorragia cerebrale;
- sofferenza fetale dovuta a un ridotto apporto di ossigeno dal distretto materno a quello fetale. La sofferenza fetale può verificarsi in seguito a complicanze ostetriche durante il parto come distacco intempestivo di placenta, giri di funicolo, presenza di nodi veri del cordone ombelicale, prolasso di funicolo, distocia di spalla e rottura d’utero;
- sepsi neonatale;
- meningite batterica e encefalite virale;
- ittero grave;
- presentazioni anomale (parto podalico);
- parto difficoltoso;
- applicazione di forcipe o di ventosa ostetrica;
- gravidanza oltre il termine (dopo la 42esima settimana);
- ritardo nell’esecuzione di un taglio cesareo in emergenza,
- corionamnionite (infezione delle membrane amnio coriali).
I fattori di rischio di paralisi cerebrale infantile dopo la nascita sono i traumi cranici, arresto cardiocircolatorio prolungato, convulsioni che si prolungano oltre i 30 minuti, meningoencefaliti, anomalie dello sviluppo dei polmoni e disturbi metabolici.
Anche l’encefalopatia ipossico ischemica (deficit neurologici conseguenti alla riduzione dell’afflusso di sangue e di ossigeno a livello cerebrale), la leucomalacia periventricolare (danno a carico della sostanza bianca dell’encefalo deputata alla trasmissione degli impulsi nervosi senza dei quali non può avvenire l’esecuzione dei movimenti dei muscoli) e l’emorragia intracranica sono causa di paralisi cerebrale infantile.
I segni di un’eventuale compromissione cerebrale, in alcuni casi, si manifestano durante la crescita del bambino quando quest’ultimo non raggiunge alcune delle fasi fondamentali del suo sviluppo a causa della presenza di un danno a carico del sistema nervoso centrale.
I bambini con paralisi cerebrale infantile presentano molte limitazioni, soprattutto se i disturbi di tipo motorio sono accompagnati da deficit cognitivi, problemi del linguaggio, problemi visiti e uditivi ecc i quali non gli permettono di condurre una vita normale, ostacolano il suo inserimento nell’ambito sociale e gli rendono difficoltosi i rapporti relazionali con i coetanei.
Inoltre, i bambini che presentano i disturbi neuromotori e i deficit cognitivi che accompagnano la paralisi cerebrale infantile si sentono diversi dagli altri tanto da avere una concezione sbagliata su sé stessi poiché non sono in grado di esprimersi con i movimenti né di compiere delle semplici attività quotidiane.
In caso di sospetta paralisi celebrale infantile bisogna verificare tutte le metodiche scelte dal ginecologo o dall’ostetrica. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da uno specialista e da un avvocato, può capire se vi sia stato un errore nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’equipe o dell’Ospedale (siano anche una Casa di cura o una Clinica). Essenziale, in questa fase, risulterà la disamina della documentazione medica tra cui gli esami, la cartella clinica e il consenso informato.
Pedagogia conduttiva
I disturbi cognitivi e motori causati dalla paralisi cerebrale infantile non sono dovuti soltanto alla sussistenza di un danno o di una lesione a carico del sistema nervoso centrale ma possono anche essere dovuti alla mancata coordinazione e comunicazione fra le diverse aree del cervello e fra il cervello e i muscoli.
Attraverso un attivo apprendimento e la messa in atto della tecnica della pedagogia conduttiva può essere possibile mobilitare tali capacità del sistema nervoso centrale.
I bambini con disabilità cognitive e motorie possono quindi essere aiutati ad acquisire un certo grado di autodeterminazione, di indipendenza, di autosufficienza, di autostima e la capacità di partecipare attivamente alle varie iniziative cosi da essere un soggetto attivo all’interno della società.
Attraverso la pedagogia conduttiva i bambini con paralisi cerebrale infantile apprendono come compiere in maniera consapevole e precisa le azioni quotidiane. L’esecuzione di queste attività quotidiane viene appresa dai bambini che non presentano problemi neuromotori grazie all’esperienza di vita e man mano che avviene il loro sviluppo e la loro crescita saranno in grado di eseguire queste attività in maniera sempre più precisa.
I bambini con paralisi cerebrale infantile, invece, a causa della sussistenza di un danno a carico del sistema nervoso centrale non raggiungono le fasi fondamentali del loro sviluppo neuromotorio per cui necessitano di un aiuto allo scopo di imparare ad eseguire quelle attività quotidiane cosi da poter condurre una vita per lo più normale ed essere autosufficienti e indipendenti.
La pedagogia conduttiva è importante per l’apprendimento dei bambini con paralisi cerebrale infantile. Questa tecnica è stata introdotta nel 1940 da Andras Peto, un medico e professore ungherese il quale sosteneva che ai deficit motori che la paralisi cerebrale infantile comporta seguono dei disturbi dell’apprendimento proprio perché il danno a carico del sistema nervoso centrale non solo è causa di disturbi motori ma anche di deficit cognitivi.
I deficit cognitivi, nella maggior parte di bambini con paralisi cerebrale infantile accompagnano i disturbi di tipo motorio.
Il bambino con paralisi cerebrale infantile è incapace di esprimersi con i movimenti poiché presenta delle difficoltà nella loro esecuzione, i movimenti dei muscoli possono essere spastici, involontari, non coordinati e improvvisi; inoltre, nei casi più gravi gli arti inferiori e/o superiori, in base alla localizzazione del disturbo motorio, possono essere completamente paralizzati.
I bambini che presentano questi disturbi neuromotori, quindi, si sentono diversi e non all’altezza degli altri bambini della loro età ed hanno una visione negativa di loro stessi, soprattutto se ai deficit motori si sommano anche i disturbi cognitivi.
Sulla base di ciò, la pedagogia conduttiva al fine di migliorare la qualità di vita di questi bambini coinvolge più aspetti: fisico, psichico, cognitivo, relazionale, sociale e psicologico.
La pedagogia conduttiva permette a questi bambini di acquisire quella che viene chiamata “ortofunktsii” ovvero l’ortofunzione. L’ortofunzione viene definita come la capacità attraverso un processo cognitivo di elaborare il pensiero e di collegarlo all’esecuzione dell’azione allo scopo di capire come deve essere eseguita affinché possa essere precisa.
Con la pedagogia conduttiva è possibile, quindi, fa emergere le potenzialità che ciascun bambino ha per poter reagire agli stimoli esterni in maniera spontanea in modo tale che ne possa avere contezza. Soltanto dopo essersi reso conto delle proprie capacità il bambino è in grado di sviluppare delle strategie per migliorarsi, integrarsi con l’ambiente circostante e in vari contesti e riuscire ad eseguire determinate attività.
Come si svolge la pedagogia conduttiva
I programmi della pedagogia conduttiva prevedono che le attività vengano svolte in gruppo e l’esplorazione degli ambienti.
Il gruppo permette ai bambini che ne fanno parte di integrarsi tra loro, incoraggiarsi l’uno con l’altro, confrontarsi, sostenersi e sviluppare le abilità sociali.
Gli ambienti nei quali si deve svolgere il programma di pedagogia conduttiva devono essere motivanti. Gli esercizi devono essere basati su movimenti complessi al fine di migliorare l’esecuzione e la coordinazione dei movimenti.
Le attività di apprendimento si svolgono sotto forma di gioco così da poter coinvolgere attivamente i bambini. L’efficacia della tecnica della pedagogia conduttiva dipende dal grado di coinvolgimento e di motivazione dei bambini che ne partecipano. Considerando che i bambini con paralisi cerebrale infantile sono passivi proprio perché hanno una visione negativa di sé, si deve cercare di coinvolgerli e di motivarli nell’esecuzione delle attività previste dalla pedagogia conduttiva poiché le disabilità motorie possono essere valicate soltanto attraverso la loro attiva partecipazione.
Gli esercizi possono essere svolti anche attraverso degli attrezzi, scale, giochi ma possono essere utilizzate anche canzoni e filastrocche durante lo svolgimento delle lezioni.
Il conduttore che si occupa dello svolgimento delle attività della pedagogia conduttiva deve motivare i bambini, sostenerli e incoraggiarli per il raggiungimento dei loro obiettivi.
Questi programmi educativi devono essere fondati sulla convinzione che i bambini con paralisi cerebrale infantile, nonostante presentino molte limitazioni, sono uguali agli altri bambini sani in quanto come questi posseggono infinite capacità e potenzialità.
I bambini devono imparare ad essere indipendenti ed autosufficienti mettendo in pratica ciò che apprendono in modo che possano sviluppare delle abitudini per ogni situazione e adattarsi a quest’ultime. I bambini con paralisi cerebrale infantile, grazie alla pedagogia conduttiva, imparano quindi a svolgere un compito pianificando dettagliatamente il procedimento che deve essere eseguito.
L’insegnante deve quindi mettere i bambini nelle condizioni di poter collegare le attività cognitive a quelle fisiche, aiutarli a controllare i movimenti e a migliorare i processi cognitivi.
Conseguenze per il nascituro della paralisi cerebrale infantile
Possibili conseguenze della paralisi celebrale infantile, che acuiscono se non tempestivamente trattate:
- disturbi comportamentali;
- disturbi del linguaggio;
- difficoltà e dolore durante i movimenti;
- problemi durante l’alimentazione;
- problemi della vista e dell’udito;
- dolori muscolari;
- flaccidità muscolare;
- paralisi degli arti inferiori o superiori o di entrambi;
- problemi nelle relazioni sociali;
- senso di inferiorità rispetto ai coetanei;
- difficoltà nell’apprendimento;
- disturbi urinari;
- epilessia;
- problemi della postura;
- disturbi mentali;
- contratture muscolari;
- deformazione delle articolazioni e artrosi;
- muscolatura debole;
- malnutrizione;
- ritardo dello sviluppo;
- camminata difficoltosa.