RAFFREDDAMENTO DEL CERVELLO E TRATTAMENTO DELLA PARALISI CEREBRALE INFANTILE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Uno dei trattamenti generalmente riconosciuto nella società medica per la gestione della paralisi cerebrale infantile è l’ipotermia indotta ovvero attraverso il raffreddamento del cervello.
I bambini che durante il travaglio di parto hanno subito una privazione di ossigeno e che vengono sottoposti entro 6 ore dalla nascita a questo trattamento presentano possibilità di progressione della malattia e di morte ridotte.
La prolungata riduzione dell’apporto di ossigeno al feto determina l’insorgenza di danni cerebrali i quali possono essere responsabili della paralisi cerebrale infantile e lo scopo dell’ipotermia indotta è quello di limitare il danno cerebrale mantenendo una temperatura corporea al di sotto ai 33.5 gradi per circa tre giorni.
È risultato che l’ipotermia ha un effetto protettivo sul tessuto cerebrale in quanto il raffreddamento riduce l’attività delle cellule cerebrali che, a causa della mancanza di ossigeno, sono destinate alla morte. Con l’ipotermia, quindi, le cellule consumano di meno, non vanno in contro a morte e i danni a livello cerebrale sono ridotti.
Più precocemente è attuato questo trattamento maggiore è la probabilità di successo. In particolare, risultati favorevoli sono ottenuti quando il trattamento ipotermico viene realizzato entro sei ore dalla nascita.
Il trattamento ipotermico non elimina completamente la possibilità di danno neurologico, ma la riduce.
La responsabilità del ginecologo, del pediatra/neonatologo o dell’ostetrica, e quindi dell’Ospedale, della Clinica o della Casa di cura, potrebbe derivare non solo dall’insorgenza della complicanza ma anche dal mancato riconoscimento precoce della problematica o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.
Nanotecnologie nel trattamento della paralisi celebrale infantile
È stato scoperto anche un metodo che prevede la somministrazione di farmaci direttamente a livello cerebrale grazie all’utilizzo di nanotecnologie il cui fine è quello di migliorare i disturbi motori.
La nanotecnologia è una scienza applicata alla tecnologia che si occupa della progettazione di dispositivi su scale dimensionali dell’ordine del nanometro (un millesimo di metro) e indica la manipolazione della materia a livello molecolare e atomico.
Attraverso l’invenzione di questi dispositivi è possibile somministrare farmaci direttamente a livello cerebrale subito dopo la nascita ma anche in utero per prevenire l’insorgenza della paralisi cerebrale infantile e di danni cerebrali nei soggetti a rischio e che hanno subito, per un periodo di tempo prolungato, un ridotto apporto di ossigeno.
La somministrazione di farmaci attraverso l’approccio nano terapeutico è di circa 10 volte più efficace rispetto alla somministrazione degli stessi farmaci attraverso diverse vie.
Considerando che la paralisi cerebrale infantile è un disturbo persistente e non progressivo non esiste un trattamento atto a risolverla completamente e a favorirne la sua regressione, tuttavia il bambino può usufruire di un trattamento riabilitativo cosi che la sua qualità di vita possa essere migliorata.
Attraverso le nanotecnologie vi è la speranza di prevenire e di trattare la paralisi cerebrale infantile fin ora considerata incurabile; inoltre possono essere anche trattati i processi infiammatori cerebrali e le infezioni che possono anche causare la paralisi cerebrale infantile.
Vi sono delle molecole che sono in grado di riconoscere il sito specifico dell’infiammazione o del danno cerebrale così da intervenire direttamente sul quel punto considerando che l’infiammazione del cervello ha un ruolo principale nella patogenesi della paralisi cerebrale infantile.
Utilizzando la tomografia ad emissione di positroni (PET) è possibile rilevare in fase molto precoce l’infiammazione cerebrale così da trattarla prima che si sviluppi e che comporti una grave sintomatologia.
Attraverso la tomografia ad emissione di positroni è possibile ottenere immagini del cervello e dare delle informazioni che permettono di ottenere un quadro generale della funzione di un particolare distretto del corpo, in questo caso del cervello.
La paralisi cerebrale infantile: cause e implicazioni cliniche
La paralisi cerebrale infantile è una malattia neuromotoria che comporta una limitazione dell’attività fisica in quanto è caratterizzata da un controllo anomalo della postura e dei movimenti.
Il termine “paralisi cerebrale infantile” è improprio poiché il termine “paralisi cerebrale” fa subito pensare che questa patologia sia solo ed esclusivamente caratterizzata da un danno cerebrale che comporta quindi disturbi motori, intellettivi e cognitivi. Il danno cerebrale, però, rappresenta soltanto una tipologia di paralisi cerebrale infantile poiché essa è responsabile per lo più di una disabilità neuromuscolare.
Tuttavia, i deficit muscolari, anche se rappresentano prevalentemente i disturbi di questa malattia neuromotoria, possono essere accompagnati anche da disturbi cognitivi, disturbi del linguaggio, disturbi dell’attenzione e cosi via.
Le manifestazioni cliniche della paralisi cerebrale infantile non sono statiche ma variano in base a dove è localizzato il disturbo motorio e in relazione alla tipologia del disturbo stesso.
La paralisi cerebrale infantile, infatti, può essere classificata sia in base all’area corporea che risente del deficit motorio e sia tenendo conto dell’entità e della tipologia di quest’ultimo.
Se il deficit motorio interessa tutti e quattro gli arti si parla di tetraplegia, se il disturbo motorio è a carico soltanto del lato destro o del lato sinistro del corpo si parla di emiplegia, mentre se il deficit è prevalentemente a carico degli arti inferiori si parla di diplegia.
Più raramente il disturbo motorio si presenta a carico di un solo arto e in questo caso si parla di monoplegia; un altro quadro clinico raro si ha quando il disturbo motorio interessare prevalentemente gli arti superiori e in questo caso si parla di doppia emiplegia.
In base all’entità del disturbo motorio possiamo distinguere:
- forme spastiche: i muscoli scheletrici si presentano contratti (ipertonia muscolare) per cui l’individuo presenta difficoltà nel compiere movimenti volontari,
- forme atassiche: derivano da una lesione a carico del cervelletto e comportano disturbi della coordinazione dei movimenti volontari, flaccidità muscolare (ipotonia muscolare), disturbi dell’equilibrio e tremori,
- forme discinetiche: caratterizzate dalla presenza di movimenti non volontari a causa di un continuo cambiamento del tono dei muscoli scheletrici deputati al movimento. I movimenti dei muscoli scheletrici sono violenti e bruschi (forme distoniche), inoltre possono anche essere presenti dei movimenti involontari che non sono coordinati e difficili da controllare soprattutto se il soggetto colpito tenta di compiere un movimento volontario degli arti (forme coreo atetoniche). Le forme coreo atetoniche sono facilmente riconoscibili poiché l’individuo affetto da questa forma di paralisi cerebrale infantile presenta a carico degli arti superiori dei movimenti tentacolari,
- forme miste: derivano dall’unione delle manifestazioni cliniche di due o più forme sopra elencate.
Anche il termine “infantile” è improprio poiché ciò implica il fatto che questo disturbo neuromotorio si presenti esclusivamente durante la prima infanzia, periodo di tempo che va dalla nascita fino ai due anni di vita o che si manifesti fino ai sei anni di vita del bambino (periodo della seconda infanzia).
La paralisi cerebrale infantile è un disturbo persistente che non tende quindi né a regredire né è suscettibile a peggioramenti nel corso della vita dell’individuo poiché non determina fenomeni degenerativi.
L’evento che ha provocato il danno cerebrale può avere avuto luogo durante la gravidanza a causa di malformazioni a carico del feto, a causa di infezioni materne che vengono trasmesse al feto e che sono responsabili di lesioni neurologiche soprattutto se il bersaglio dell’agente patogeno responsabile dell’infezione è il tessuto cerebrale, cause metaboliche come il diabete gestazionale, assunzione di alcol e di sostanze stupefacenti da parte della gravida e cause vascolari dovute a patologie a carico della placenta, organo di scambio materno fetale.
Il danno cerebrale può verificarsi anche al momento del travaglio e del parto a causa di traumi dovuti dal passaggio del feto, soprattutto se macrosomico (peso stimato maggiore di 4500 grammi), lungo il canale del parto e in particolare in seguito ad un evento ipossico (responsabile della riduzione dell’apporto di ossigeno a livello cerebrale) o ischemico (riduzione del flusso sanguigno al cervello).
Gli eventi responsabili di paralisi cerebrale infantile che hanno luogo dopo il parto e in particolare entro i tre anni di vita del bambino, periodo entro il quale si completa lo sviluppo del sistema nervoso centrale e perciò quest’ultimo è più vulnerabile, possono essere cause traumatiche ed infettive.
Per impedire il verificarsi della paralisi cerebrale infantile il ginecologo e l’ostetrica devono monitorare il benessere del feto durante la gravidanza, il travaglio di parto e dopo la sua nascita cosi da rilevare i segni per i quali si rende necessario un trattamento tempestivo.
Un errore del ginecologo, del pediatra/neonatologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare, nei casi più gravi, anche al decesso della madre o del bambino, e la morte costituisce la lesione maggiore del bene giuridico della vita. In questi casi anche i familiari del paziente vittima di malasanità potrebbero avere diritto al risarcimento, in i genitori, i nonni, i fratelli o le sorelle o gli eredi.
La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere rimane dell’avvocato e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di sopravvivenza).
Sintomi della paralisi celebrale infantile
Inoltre, i sintomi e i segni della paralisi cerebrale infantile non si manifestano soltanto durante l’infanzia ma possono anche essere evidenti sin dal momento della nascita quando il neonato si presenta poco vivace, è ipotonico, presenta cioè flaccidità muscolare e scarsi o assenti riflessi, segno che fa sospettare la presenza di una lesione a carico del tessuto nervoso, ma anche problemi respiratori.
I sintomi e le manifestazioni cliniche della paralisi cerebrale infantile, nonostante sia una malattia non progressiva tendono e modificarsi man mano che avviene la crescita dell’individuo e si rendono manifesti soprattutto durante l’età evolutiva quando il bambino non raggiunge importanti tappe del suo sviluppo motorio come ad esempio gattonare, stare seduto senza il bisogno di un supporto e camminare.
Possibili errori medici nel trattamento della paralisi celebrale infantile
Gli errori più frequenti nella gestione medica della paralisi celebrale infantile possono essere:
- diagnosi errata;
- trattamento intempestivo;
- mancata esecuzione di ulteriori esami strumentali per confermare o meno un sospetto diagnostico;
- trattamento errato;
- omissione del monitoraggio del benessere materno e fatale durante la gravidanza e il travaglio di parto;
- mancato riconoscimento dei segni di sofferenza fetale;
- mancata esecuzione del taglio cesareo in presenza di compromissione neurologica del feto;
- mancato monitoraggio del paziente dopo la somministrazione di un farmaco che può causare effetti collaterali;
- omissione del consenso informato dei genitori prima dell’esecuzione di un intervento chirurgico o della somministrazione di farmaci;
- mancata applicazione dei protocolli e delle linee guida;
- errori nella somministrazione dei farmaci: errata via di somministrazione, errato dosaggio del farmaco e somministrazione del farmaco sbagliato.
Non esiste un automatismo tra errore e risarcimento del danno e neppure che in un caso specifico sussistano tutte le voci di danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. è comunque fondamentale che l’avvocato faccia una disamina ad ampio spettro. Esistono molti aspetti da valutare dall’eventuale danno da perdita della salute al danno da perdita di chance a quello di doversi sottoporre ad un nuovo trattamento medico con i connessi rischi.
Conseguenze per il nascituro con paralisi cerebrale infantile
Possibili conseguenze della paralisi celebrale infantile, che acuiscono se non tempestivamente trattate sono:
- problemi del linguaggio;
- mancato raggiungimento delle tappe fondamentali per lo sviluppo;
- disturbi dell’apprendimento;
- problemi nell’alimentazione;
- disturbi comportamentali;
- mancata integrazione nei vari contesti sociali e con i coetanei;
- visione pessimista di sé poiché non si è in grado di esprimersi con i movimenti;
- difficoltà nella deambulazione;
- dolori muscolari durante l’esecuzione dei movimenti;
- spasticità muscolare;
- flaccidità muscolare;
- epilessia;
- incontinenza urinaria;
- camminata difficoltosa con andatura a forbice;
- deficit cognitivi.