SOFFERENZA FETALE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La sofferenza fetale viene definita come un deficit di ossigenazione a carico del feto che, se non identificato, evolve in uno stato di acidosi metabolica con conseguente insufficienza multiorgano.
Al fine di uniformare il linguaggio utilizzato correntemente, la Classificazione Internazionale delle Malattie (1998) identifica, come condizione di sofferenza fetale, la presenza di acidemia fetale metabolica escludendo, dalla definizione stessa, l’equilibrio acido-base anomalo transitorio, le anomalie del ritmo e/o della frequenza cardiaca fetale e il liquido tinto di meconio.
Distinzioni in base all’età gestazionale
In base all’età gestazionale, alla modalità d’insorgenza e alla durata dell’insulto ipossico si distingue in:
- sofferenza fetale acuta: si verifica in travaglio, ad evoluzione rapida con diminuzione degli scambi respiratori materno fetali fino all’insorgenza di asfissia fetale e conseguente morte;
- sofferenza fetale subacuta: in travaglio o pre-travaglio, gli scambi respiratori sono diminuiti e può causare asfissia;
- sofferenza fetale cronica: insorge in gravidanza, ad evoluzione lenta, causata da insufficienza placentare (diminuzione dell’apporto delle sostanze nutritive al feto) che porta ad iposviluppo fetale e nei casi più severi a morte endouterina.
Eziologia della sofferenza fetale
Le cause in base all’eziologia:
- cause materne: ipertensione, nefropatie, pre-eclampsia, diabete, gravidanza protratta;
- cause fetali: malformazioni (cuore, reni), cromosomopatie, anemia fetale, feti IUGR (restrizione di crescita);
- cause utero-placentari: placenta previa, inserzione velamentosa del funicolo, prolasso del cordone, giri e nodi veri, alterazioni flussimetriche.
In travaglio, se la placenta è normofunzionante e le contrazioni hanno caratteristiche regolari per ritmo, intensità e durata, gli effetti sull’ossigenazione fetale sono rappresentati dal bilancio positivo tra fattori che migliorano l’ossigenazione e fattori che la peggiorano; in questo caso il pH fetale è più elevato nell’acme della contrazione e l’ossigenazione peggiora solo nel secondo stadio del travaglio (periodo espulsivo) con uno stato di lieve acidosi respiratoria.
In caso di gravi complicanze o morte del neonato, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (genitori, fratello/sorella) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico o al decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato o ad uno studio legale specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica, insieme al medico legale, si potrebbe capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa.
Anomalie della placentazione
Nel caso in cui vi siano anomalie della placentazione (alterazioni flussimetriche rilevate Eco Color-Doppler dei vasi del versante materno e fetale), anomalie nella morfologia delle contrazioni (ipercinesia uterina, ipertonia uterina) o anomalie della durata del travaglio (periodo espulsivo prolungato > 2 ore) il bilancio tra i fattori di cui sopra risulterà negativo.
In questo caso vi è l’instaurarsi di uno stato di ipossia fetale che evolve in acidosi respiratoria (reversibile) con attivazione della glicolisi anaerobia fino ad uno stato di acidosi metabolica (irreversibile) con accumulo di lattati, scorie metaboliche difficilmente smaltibili con gli scambi transplacentari.
Il tracciato cardiotocografico è il metodo più utilizzato per valutare il benessere fetale in travaglio; nel caso in cui il tracciato non sia rassicurante, l’ostetrica è tenuta ad informare il medico di guardia che deciderà se effettuare ulteriori test (stimolazione tattile dello scalpo fetale, ossimetria pulsata) o procedere con un taglio cesareo d’urgenza.
Segni sfavorevoli del tracciato CTG:
I segni favorevoli del tracciato:
- assenza di variabilità;
- assenza di accelerazione pre e post decelerazione;
- tachicardia senza reattività;
- bradicardia severa e prolungata;
- decelerazione di tipo W;
Errori medici che provocano la sofferenza fetale
Gli errori medici che provocano la sofferenza fetale sono:
- errori nella gestione della gravidanza: non riconoscimento di patologie materne (anche preesistenti alla gravidanza), fetali (feti SGA e IUGR) e/o annessiali;
- mancato studio della flussimetria placentare sul versante materno e fetale all’ecografia morfologica e del terzo trimestre che non permette di riconoscere stati di insufficienza placentare;
- non riconoscimento o riconoscimento tardivo di alterazioni cardiotocografiche in travaglio;
- inadeguata gestione del travaglio e del parto da parte dell’ostetrica e del medico di guardia;
- ritardi nella decisione di effettuare un taglio cesareo d’urgenza o un parto operativo secondo i tempi dettati dalle linee guida nella gestione di un tracciato non rassicurante o patologico.
Non esiste un automatismo tra errore medico e risarcimento del danno. Bisogna poi individuare quali effettivi danni ha subito il paziente. Potrebbero infatti essere presenti più danni: ad esempio danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. È comunque fondamentale che l’avvocato faccia un esame ad ampio spettro insieme al medico legale. Esistono molti aspetti da valutare dall’eventuale danno da perdita della capacità lavorativa al danno da perdita di chance di guarigione o sopravvivenza, a quello di doversi sottoporre ad un nuovo trattamento medico con i connessi rischi.