TRATTAMENTO ENCEFALOPATIA IPOSSICO ISCHEMICA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
L’encefalopatia ipossico ischemica avviene con una limitazione dell’apporto di ossigeno in epoca perinatale (ipossiemia) o a una ridotta perfusione cerebrale (ischemia) segue una sofferenza cerebrale del neonato dovuta a un’alterazione funzionale e strutturale del cervello.
L’evento asfittico (scarsità di ossigeno) inizia e progredisce tra l’inizio del travaglio di parto e la completa espulsione del neonato ed è una condizione necessaria affinché si realizzi un danno cerebrale permanente.
L’encefalopatia ipossico ischemica è una delle principali cause di disabilità neurologica e di morte neonatale.
Maggiore è il tempo in cui si ha una limitazione dell’apporto di ossigeno al feto, più grave è la severità delle lesioni.
In caso di errore medico, di colpa e responsabilità dell’Ospedale o di malasanità, dovuta a diagnosi sbagliata o tardiva, ad esame o analisi non effettuata o effettuata male o in ritardo, ad operazione o intervento chirurgico sbagliato, a cura errata o a terapia in ritardo, a medicinali non dati o farmaci somministrati tardivamente, la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella o gli eventuali eredi – in caso di morte del neonato – potranno affidarsi ad uno Studio legale o ad un avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme alla paziente, alla famiglia e al medico legale, l’eventuale fattibilità di una richiesta di risarcimento danni.
L’incidenza di questa patologia è di circa 2/1000 neonati nati a termine di gravidanza. Quasi la metà dei neonati che sviluppano l’encefalopatia ipossico ischemica muore entro il primo mese di vita, mentre circa il 25% dei neonati sopravissuti presentano disturbi dell’apprendimento, paralisi cerebrale infantile, perdita dell’udito o della vista, ritardo mentale, convulsioni ed epilessia.
L’insorgenza dell’encefalopatia ipossico ischemica
L’ipossiemia (deficit dell’ossigenazione del sangue) che precede e/o accompagna l’encefalopatia ipossico ischemica danneggia il sistema nervoso centrale determinando la perdita dell’autoregolazione del flusso sanguigno al cervello che può portare all’ischemia cioè l’assenza totale dell’afflusso di sangue e di ossigeno.
La gravità dell’evento ipossico e l’età gestazionale influenzano l’entità delle lesioni.
I neonati con problemi neurologici lievi in genere guariscono, mentre i neonati con problemi neurologici gravi nella maggior parte dei casi muoiono (80%) o presentano dei deficit neurologici a lungo termine (20%).
I danni cerebrali conseguenti a encefalopatia ipossico ischemica sono più gravi per i nati prima del termine di gravidanza (prima della 37esima settimana gestazionale) considerando che i neonati prematuri presentano, rispetto ai neonati a termine, un differente grado di maturazione delle strutture cerebrali e della loro funzionalità.
Trattamento dell’encefalopatia ipossico ischemica
Vi è un certo intervallo di tempo affinché un danno cerebrale acuto si trasformi in un danno permanente per cui, grazie alla presenza di questa finestra temporale, vi è la possibilità di offrire al neonato un trattamento tempestivo per limitare i deficit cerebrali a lungo termine o la morte neonatale.
Il neonato con encefalopatia ipossico ischemica richiede un trattamento di supporto che consiste nell’esecuzione delle manovre di rianimazione al momento della nascita allo scopo di facilitare il delicato passaggio dalla vita intrauterina a quella extrauterina e l’adattamento all’ambiente esterno.
La rianimazione neonatale prevede di assicurare un adeguato apporto di ossigeno, di mantenere pervie le vie aeree cosi da facilitare la respirazione del neonato e di garantire un’adeguata perfusione cardiocircolatoria in modo che sia mantenuto il flusso sanguigno agli organi ed in particolar modo al cervello.
Le convulsioni, manifestazioni cliniche tipiche dell’encefalopatia ipossico ischemica, possono essere controllate con la somministrazione di farmaci anticonvulsivanti.
Trattamento ipotermico
L’ipotermia è utilizzata come trattamento terapeutico nel neonato con encefalopatia ipossico ischemica allo scopo di limitare il danno cerebrale.
L’ipotermia, infatti, ha un effetto protettivo sul tessuto cerebrale considerando che il raffreddamento riduce l’attività delle cellule cerebrali le quali sono destinate alla morte a causa della mancanza di ossigeno che si verifica in seguito all’evento asfittico. Con l’abbassamento della temperatura le cellule consumano di meno e i danni neurologici conseguenti a encefalopatia ipossico ischemica sono ridotti.
La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere rimane dell’avvocato e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza).
Il trattamento ipotermico è volto a ottenere una riduzione della temperatura corporea con valori compresi fra i 32 e i 34 gradi. L’ipotermia deve essere mantenuta per tre giorni dopo di che si procede con un riscaldamento lento e progressivo del neonato.
Affinché tale trattamento sia abbastanza efficace, deve essere immediato e deve essere eseguito entro sei ore dall’insulto.
L’induzione dell’ipotermia avviene ponendo il neonato su un lettino refrigerante o mettendo sulla testa del neonato dei caschetti refrigeranti.