GRAVIDANZA OLTRE IL TERMINE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La gravidanza è a termine quando giunge a 37 settimane di gestazione e fino alle 41 settimane compiute.
Circa l’80% delle gestazioni si conclude in questo periodo, circa il 10%, prima delle 37 settimane – pre termine – e il restante 10% dopo le 41 settimane – post termine.
Tuttavia, anche se il criterio non è uniformemente condiviso, la protrazione della gravidanza oltre i 294 giorni (oltre le 42 settimane) è di per sé ritenuta una condizione di aumentato rischio feto neonatale.
Come si giunge alla diagnosi di gravidanza oltre termine
È fondamentale calcolare la data presunta del parto partendo dal primo giorno dell’ultima mestruazione utilizzando la regola di Neagele: primo giorno delle ultime mestruazioni + 7 giorni – 3 mesi (per un ciclo di 28 giorni, regolare).
Se infatti il ciclo risulta essere più lungo la regola dovrà essere adattata. Tuttavia, nella pratica reale, un numero significativo di gravidanze, pur in presenza di cicli mestruali regolari, presentano una età gestazionale reale diversa da quanto desumibile sulla base della data di inizio dell’ultima mestruazione.
Grazie all’introduzione della biometria fetale siamo riusciti ad avere una datazione della gravidanza più accurata.
È particolarmente importante la rilevazione della lunghezza cranio-caudale (CRL) eseguita tra 7 e 11 settimane che verrà poi confrontata con la misura del diametro biparietale (BPD) valutata tra 12 e 16 settimane.
Quali sono le complicanze maggiori in caso di gravidanza oltre termine
Le complicazioni di una gravidanza protratta oltre la data presunta del parto possono coinvolgere il feto, il neonato e la donna.
Le complicanze fetali sono principalmente rappresentate da morte endouterina del feto causata da invecchiamento della placenta tale da causare insufficienza placentare responsabile dell’ipossiemia fetale.
In caso di gravi complicanze o morte della madre o del bambino, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (marito, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella, eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo o al decesso e se c’erano effettive possibilità di intervento. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato o ad uno studio legale specializzati in responsabilità medica, bisogna capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità della struttura ospedaliera o del ginecologo o dell’ostetrica.
È opportuno precisare, comunque, che recenti studi hanno dimostrato come l’emodinamica feto-placentare non si modifica nelle gravidanze oltre il termine, non complicate, in modo da indicare segni di insufficienza placentare.
Se ne deduce che per quanto riguarda le complicazioni fetali dovrebbero essere condotti altri studi in quanto non esiste evidenza che l’aumentato esito perinatale avverso nelle gravidanze oltre il termine sia dovuto alla protrazione della gravidanza di per sé ma che non sia piuttosto dovuto a complicazioni materne e/o fetali.
Le complicazioni neonatali più frequentemente indicate sono: distress fetale in travaglio, aspirazione di meconio, basso indice di Apgar, acidemia, ricovero in Terapia Intensiva Neonatale oltre che aumento di distocie di spalle, traumi neonatali e travaglio distocico (per aumentato peso fetale).
Tuttavia, per complicazioni quali mortalità e morbilità neonatale mancano evidenze che la protrazione della gravidanza sia da sola responsabile delle complicazioni.
Tra le complicazioni materne, invece, abbiamo quelle complicazioni legate all’aumentato peso fetale alla nascita quindi aumento dei parti cesarei e aumento dei traumi del canale da parto.