INDICAZIONI E RISCHI LEGATI AL TAGLIO CESAREO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Il taglio cesareo è un’operazione chirurgica che può implicare gravi complicanze se effettuato in modo non appropriato, pertanto va eseguito solo in caso di specifica indicazione clinica.
In caso di taglio cesareo bisogna verificare tutte le metodiche scelte dal ginecologo e, più in generale dell’equipe. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da uno specialista e da un avvocato, può capire se vi sia stato un errore nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’equipe o dell’Ospedale (siano anche una Casa di cura o una Clinica). Essenziale, in questa fase, risulterà la disamina della documentazione medica tra cui gli esami, la cartella clinica e il consenso informato.
Quali sono le principali complicanze materne del taglio cesareo
Le complicanze legate al taglio cesareo sono in parte comuni ad altri interventi chirurgici, in particolare possono essere correlate all’anestesia e alla perdita ematica intraoperatoria.
Nel postoperatorio possono presentarsi infezioni locali o sepsi; il rispetto della sterilità intraoperatoria è essenziale per evitare la comparsa di un evento settico, ma nel caso si presentino sintomi di infezione nel postoperatorio malgrado l’osservazione delle norme di sterilità è importante che l’equipe medica riconosca e tratti la patologia prontamente. Anche la guarigione della ferita chirurgica può essere minacciata dalla presenza di infezioni locali e va pertanto monitorata.
Non esiste un automatismo tra complicanza ed errore medico né tra questo ed il risarcimento del danno e neppure che in un caso specifico sussistano tutte le voci di danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. è comunque fondamentale che l’avvocato faccia una disamina ad ampio spettro.
Esistono molti aspetti da valutare dall’eventuale danno biologico a quello da perdita della capacità lavorativa al danno da perdita di chance a quello di doversi sottoporre ad un nuovo trattamento medico con i connessi rischi.
La possibile comparsa di flebiti e trombosi è associata alla risposta dell’organismo al danno vascolare dell’operazione chirurgica e alla costrizione a letto nel postoperatorio; dal momento che queste complicanze possono avere gravi esiti sulla donna, per ridurne al minimo l’incidenza è importante favorire la mobilizzazione appena possibile e riconoscere i fattori che incrementano il rischio di trombosi per prescrivere una terapia preventiva.
La canalizzazione intestinale è un evento importante da verificare nei giorni successivi all’intervento chirurgico; le operazioni che coinvolgono la cavità addominale possono provocare difficoltà al transito intestinale, dovute al rallentamento della motilità intestinale o alla formazione di aderenze.
Una mancata canalizzazione intestinale provoca dolore e severi rischi per la salute della donna, inoltre in rari casi è necessario eseguire un successivo intervento chirurgico per risolvere questa condizione.
La possibilità che si formino delle aderenze tra un organo e l’altro è un rischio che si presenta in tutti gli interventi che riguardano la cavità addominale. Questa condizione può comportare problematiche a distanza e determinare la necessità un ulteriore intervento chirurgico per risolvere questo fenomeno.
Il catetere vescicale viene sempre posizionato prima di un taglio cesareo, per ridurre il rischio di lesione vescicali durante l’intervento. La permanenza a lunga del catetere vescicale nel postoperatorio è associata ad una maggiore incidenza di infezioni delle vie urinarie e va pertanto evitata.
Inoltre, la piena ripresa delle funzioni urinarie deve essere verificata dal personale medico dopo il taglio cesareo, poiché in alcuni casi i muscoli vescicali possono avere delle iniziali difficoltà minzione. In rarissimi casi può verificarsi una vera e propria lesione della vescica o degli ureteri nel corso dell’intervento chirurgico.
In generale il taglio cesareo è associato ad un maggiore dolore nel puerperio e difficoltà alla mobilizzazione, fattori che ostacolano la serenità dei primi contatti tra la mamma e il neonato.
L’esecuzione di un taglio cesareo influisce anche sulle gravidanze successive, aumentando il rischio di anomalie della placenta ed il maggiore rischio di dover nuovamente ricorrere all’intervento chirurgico per espletare il parto.
Alla donna devono essere esposte chiaramente le indicazioni all’intervento, i benefici attesi e le possibili complicanze; il consenso all’intervento fornito dalla donna può essere espresso solo dopo aver ricevuto un’informazione chiara e completa e deve essere esplicito in forma scritta, salvo i casi di urgenza.
Quali sono le principali complicanze del taglio cesareo nel neonato
Per quanto riguarda i rischi neonatali, si è osservata un maggiore difficoltà all’adattamento alla vita extrauterina per i bambini nati con taglio cesareo; è ormai appurato il beneficio dato dalle contrazioni uterine sulla capacità polmonare del neonato e il vantaggio che il parto vaginale offre nello sviluppo della flora batterica residente dell’organismo.
In generale, il taglio cesareo è associato ad una maggiore mortalità materno/neonatali e ad un maggiore rischio di sviluppare complicanze rispetto al parto per via vaginale; pertanto le indicazioni all’esecuzione del taglio cesareo vanno valutate attentamente dal medico, che deve appurare la presenza di un maggiore beneficio all’esecuzione dell’intervento rispetto all’espletamento naturale della nascita.
Taglio cesareo elettivo o programmato
Nella maggior parte dei casi la necessità ad un taglio cesareo può essere identificata già durante la gravidanza. In questo caso la donna deve essere informata durante la gravidanza dei vantaggi e dei rischi correlati al taglio cesareo, in modo che abbia il tempo di meditare sulle informazioni ricevute e accettare o meno l’intervento con consapevolezza.
Il taglio cesareo va programmato in anticipo, scegliendo la data a seconda dell’epoca gestazionale e dell’indicazione medica dell’intervento.
Le indicazioni al taglio cesareo elettivo sono:
feto in presentazione podalica
In caso di feto in posizione podalica (con le natiche posizionate verso il canale da parto e la testa in alto) è indicato proporre l’esecuzione di un taglio cesareo perché è stato dimostrato che questo intervento riduce la mortalità per il bambino e il rischio di danni permanenti rispetto al parto spontaneo. La programmazione del taglio cesareo per feto in presentazione podalica la programmazione dell’intervento deve tenere conto che non va effettuato prima delle 39 settimane di gestazione, per non esporre il bambino ai rischi della prematurità. Inoltre, quando viene diagnosticata la posizione podalica del bambino deve essere proposta alla mamma il tentativo di rivolgimento per manovre esterne a partire da 37 settimane di gestazione, per aumentare le possibilità di un parto vaginale con feto cefalico;
gravidanza gemellare in cui il primo gemello non si trova in posizione cefalica
La gravidanza gemellare non è un’indicazione di per sé all’esecuzione di un taglio cesareo, ma va valutato ogni caso clinico in base al numero dei gemelli, alla presentazione (la parte del corpo con cui ciascuno dei feti si affaccia al canale da parto) e alla diagnosi di corionicità e amnionicità (se i feti condividono o meno la stessa placenta o sacco amniotico).
Per le gravidanze bigemellari con due sacchi amniotici e due placente ed entrambi in posizione cefalica, se non sono presenti fattori di rischio, è indicato il parto per via vaginale, perché non sussistono altre indicazioni all’esecuzione del cesareo; nel caso il secondo gemello che nascerà si trova in posizione podalica, va valutata la possibilità di un parto per via vaginale in una struttura con personale esperto nel parto podalico e un reparto di cura neonatale appropriato. Se invece viene scelto il parto tramite taglio cesareo, questo non dovrebbe essere effettuato prima delle 38 settimane di gestazione, in assenza di indicazioni ad anticipare tale data.
Nei casi di una gravidanza bigemellare in cui i feti condividono la stessa placenta ma si trovano in due distinti sacchi amniotici la modalità del parto va valutata attentamente e non andrebbe in ogni caso promossa la nascita prima delle 36 settimane di gestazione in assenza di fattori di rischio.
Per le gravidanze bigemellari con i feti che condividono la stessa placenta e sacco amniotico, si raccomanda la nascita tramite taglio cesareo non prima delle 32 settimane di gestazione in assenza di indicazione ad anticipare questa data;
placenta previa
La placenta previa centrale (quando la placenta è adesa all’utero in modo da ricoprire interamente la cervice) o la placenta previa marginale (quando il margine della placenta si trova a meno di 2 cm dall’orifizio uterino interno) sono indicazioni all’esecuzione di un taglio cesareo programmato, a causa degli elevati rischi materni e fetali che il parto spontaneo comporta.
La data di programmazione dell’intervento può variare in base alle condizioni del caso clinico, in particolare va evitata una nascita pretermine in assenza di sanguinamento o segni di sofferenza fetale. Il taglio cesareo deve essere effettuato in una struttura in gradi di gestire le eventuali emergenze che possono riguardare la madre e il feto;
se vi è un elevato rischio di trasmissione di malattie infettive dalla madre al feto
Per le donne con infezione primaria Herpes Simplex Virus (che hanno contratto l’infezione per la prima volta) a livello genitale con lesioni evidenti va programmato il taglio cesareo a termine di gravidanza non prime delle 39 settimane di gestazione, per evitare il rischio di trasmettere l’infezione al bambino. In caso di recidiva di un’infezione contratta in passato, non sono stati dimostrati vantaggi del taglio cesareo sul parto per via vaginale e le opzioni vanno pertanto discusse tra il medico e la donna dopo aver fornito un’informazione completa.
Per quanto riguarda l’infezione da HIV è in genere preferita l’esecuzione di un taglio cesareo. Il parto per via vaginale può essere un’opzione per le donne in terapia antiretrovirale con una carica virale plasmatica inferiore a 50 mila copie/ml. Se sussistono le indicazioni per un taglio cesareo, questo non dovrebbe essere effettuato prima delle 39 settimane di gestazione.
In caso di infezione da Epatite B o Epatite C le opzioni per la nascita e i rischi e benefici legati alla modalità di espletamento del parto vanno discussi con la donna, poiché non è stata dimostrata una maggiore efficacia del taglio cesareo nel ridurre il rischio di infezione verticale tra la mamma e il neonato;
nei casi in cui viene stimato un peso fetale elevato che fa presumere potranno esservi delle difficoltà nel parto spontaneo
La misurazione ecografica della morfologia fetale non è di per sé predittiva di difficoltà al passaggio del feto nel canale da parto e pertanto non va considerata singolarmente come indicazione al taglio cesareo. Il diabete gestazionale e il diabete pregestazionale non sono indicazioni assoluta all’esecuzione del taglio cesareo, ma vanno tenuti contro di altri fattori clinici e tutte le possibili opzioni vanno discusse con la donna. In caso di feto con peso stimato superiore e 4500 g è raccomandato il taglio cesareo non prima delle 38 settimane di gestazione;
alcuni specifici casi in cui la donna ha già ricevuto un taglio cesareo in una gravidanza precedente
Nella maggior parte dei casi, le donne che hanno avuto un precedente taglio cesareo possono tentare il parto per via vaginale nella gravidanza successiva. Tuttavia, in alcuni casi è auspicabile effettuare nuovamente un taglio cesareo, come ad esempio quando sono stati effettuati numerosi tagli cesarei precedenti oppure è stata fatta una precedente incisione longitudinale dell’utero; in questi casi, il tentativo di un parto per via vaginale potrebbe provocare una rottura d’utero.
In questa fase diagnostica molto delicata potrebbero purtroppo verificarsi errori medici dell’Ospedale o della Clinica o della Casa di cura, bisognerà valutare l’eventuale colpa ed inoltre comprendere se il danno era o meno evitabile.
Taglio cesareo urgente
Il taglio cesareo urgente si effettua quando si sono riscontrate delle indicazioni all’intervento non presenti precedentemente. Questo avviene più frequentemente durante il travaglio di parto, ma si può verificare anche in assenza di contrazioni uterine.
La motivazione va ricercata in genere in una grave alterazione delle condizioni di salute materne e/o fetali. Questo in genere determina la necessità di espletare il parto in breve tempo, con una maggiore incidenza di complicanze legate alla mancata programmazione dell’intervento.
In altri casi, non vi è un’urgenza immediata nell’effettuare il taglio cesareo, ma l’intervento va comunque eseguito in breve tempo, come può avvenire in caso di arresto del travaglio o di mancata risposta all’induzione del parto. È essenziale che durante il travaglio di parto le condizioni di salute materne e fetali vengano osservate attentamente, con un monitoraggio più o meno intensivo a seconda dei fattori di rischio presenti, al fine di identificare con esattezza la necessità di riscorrere al taglio cesareo e ridurre l’incidenza di complicanze perinatali.
Quali sono i possibili errori medici nella gestione del taglio cesareo
Nella gestione del taglio cesareo possono essere commessi svariati errori medici, quali:
- esecuzione di un taglio cesareo in assenza di indicazioni cliniche (aumentando così il rischio di complicanze materne e neonatali);
- mancata diagnosi di fattori che indicano la necessità di effettuare un taglio cesareo (presentazione podalica del feto, placenta previa, infezioni in gravidanza, gravidanza gemellare con primo gemello non cefalico, precedente taglio cesareo con incisione longitudinale dell’utero, più di due tagli cesareo precedenti, feto di peso stimato superiore a 4500 g in una donna diabetica);
- errata valutazione dei fattori di rischio anestesiologici;
- errata valutazione dei rischi emorragici;
- lesione della vescica o di altri organi nel corso dell’intervento chirurgico;
- errata valutazione dei fattori di rischio e tromboembolici e mancata prescrizione di adeguate profilassi preventive;
- mancata osservazione delle norme di sterilità nel corso dell’intervento chirurgico;
- ritardo diagnostico di un’infezione chirurgica o di una sepsi e inadeguato trattamento;
- assenza di informazioni o incompletezza al momento della richiesta del consenso all’intervento.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
Quali sono i danni che possono verificarsi a seguito di taglio cesareo
A seguito dello svolgimento dell’operazione possono verificarsi danni quali:
- infezioni;
- sepsi;
- emorragia;
- complicanze anestesiologiche;
- complicanze tromboemboliche;
- lesioni ad altri organi;
- formazione di aderenze;
- condizionamento delle gravidanze future;
- lesioni al neonato in caso di mancato taglio cesareo in condizione di necessità.
Qualora si proceda giudizialmente per un caso di malasanità o un errore medico, la valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere rimane dell’avvocato e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di sopravvivenza).