ERRATA APPLICAZIONE DELLA VENTOSA OSTETRICA ED EMORRAGIA INTRACRANICA INFANTILE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La ventosa ostetrica è uno strumento che permette di guidare il feto lungo l’ultimo tratto del canale del parto in modo da ridurre così i tempi del periodo espulsivo ovvero la parte finale del travaglio di parto quando la donna esegue le spinte in concomitanza alla contrazione dell’utero in modo da permettere la fuoriuscita del feto. La ventosa accompagna la testa del feto quando si presentano delle difficoltà nella sua progressione.
La ventosa ostetrica comprende una coppetta di plastica rigida a forma di fungo la quale viene posizionata, dopo aver identificato la piccola fontanella e la sutura sagittale, sulla parte presentata ovvero sulla testa del feto facendo sì che questa aderisca bene al fine di poter esercitare delle trazioni per guidarla lungo il canale del parto. La coppetta di plastica è caratterizzata da una parte esterna che ha un diametro maggiore rispetto alla parte interna così che dopo essere stata posizionata si possa creare un effetto sottovuoto per potersi attaccare perfettamente ai tessuti molli della testa del feto.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
La coppetta è collegata ad una pompa manuale grazie alla quale viene generata una pressione negativa per creare il vuoto e quindi l’effetto ventosa. La pompa manuale e la coppetta sono collegate attraverso un tubo di aspirazione al cui interno è presente un filo di trazione.
La pressione negativa generata dalla pompa manuale fa sì che i tessuti molli della testa del feto possano essere risucchiati dalla coppetta; in questo modo la coppetta aderisce perfettamente alla parte presentata.
La ventosa deve essere posizionata in un punto specifico della testa del feto chiamato punto di flessione che si trova dopo aver identificato la piccola fontanella ed essersi spostati di qualche centimetro lungo la sutura sagittale. È chiamato punto di flessione proprio perché lo scopo è quello di promuovere la flessione della testa del feto, sostituendo così un diametro della testa del feto sfavorevole (più lungo) con uno favorevole (più corto) permettendo la sua progressione lungo il canale del parto dopo aver superato i diametri del bacino materno.
Dopo aver posizionato la ventosa sul punto di flessione della testa del feto ed aver creato il vuoto, l’operatore esercita delle trazioni. La prima trazione deve essere eseguita verso il basso perché l’asse del bacino materno in posizione ginecologica è verso il basso e una volta che si vede affiorare la testa dai genitali esterni deve essere modificato l’asse di trazione a rettilineo. Le trazioni devono essere eseguite durante la contrazione e in concomitanza alle spinte materne.
Prima dell’applicazione della ventosa la donna deve essere quindi in posiziona ginecologica e deve essere informata prima di procedere al parto operativo vaginale in modo che possa collaborare.
Il parto deve essere completato entro 15 minuti dall’applicazione della ventosa.
Quando è indicata l’applicazione della ventosa ostetrica
L’applicazione della ventosa ostetrica è indicata in caso di:
- alterazione del tracciato cardiotocografico come ad esempio riduzione della frequenza cardiaca del feto per più di 10 minuti che è indice di sofferenza fetale. Se si è in presenza di sofferenza fetale durante il periodo espulsivo è opportuno favorire il più velocemente la sua espulsione per evitare che il quadro clinico peggiori;
- l’utilizzo della ventosa ostetrica è la soluzione nel caso in cui si presenti questa condizione;
- rifiuto della madre di proseguire il periodo espulsivo a causa di spinte inefficaci a far progredire il feto lungo il canale del parto;
- indicazioni elettive per il raccorciamento del secondo stadio del travaglio di parto per le quali è opportuno ridurre gli sforzi materni per evitare un peggioramento del quadro clinico: cardiopatia materna, insufficienza respiratoria e retinopatia;
- ritardo o arresto della progressione della parte presentata.
Inoltre, prima di procedere all’applicazione della ventosa è necessario assicurarsi che la dilatazione della cervice uterina sia completa, che la vescica sia vuota, che la presentazione del feto sia cefalica (ovvero con la testa in basso) e che la testa sia impegnata (deve aver superato il primo diametro del bacino materno: lo stretto superiore) e le membrane amniocoriali devono essere rote.
La paziente deve essere adeguatamente informata della procedura e della motivazione, deve essere presente un neonatologo o un pediatra in modo da poter fornire le prime cure al neonato e se necessario mettere in atto le manovre per la rianimazione neonatale e vi deve essere la possibilità di poter organizzare un taglio cesareo in emergenza (entro 15 minuti) in caso di sofferenza fetale e in urgenza (entro 30 minuti) in caso di fallimento nell’applicazione della ventosa.
Durante l’applicazione della ventosa deve essere monitorato in continuo il battito cardiaco fetale attraverso la cardiotocografia in modo da poter identificare segni di sofferenza fetale per i quali si rende necessario espletare il parto attraverso taglio cesareo.
Controindicazioni all’applicazione della ventosa ostetrica
Le controindicazioni nell’applicazione della ventosa:
- malattie del tessuto connettivo;
- epoca gestazionale minore di 34 settimane poiché le ossa e i tessuti della testa del feto sono fragili e lo sviluppo cerebrale non è ancora completato per cui si ha un aumentato rischio di emorragia cerebrale;
- disturbi della coagulazione;
- sproporzione feto pelvica: le dimensioni del feto sono maggiori rispetto a quelle del bacino del feto perciò il feto non riuscirà a progredire;
- demineralizzazione fetale (le ossa sono propense alle fratture).
Complicanze conseguenti ad un’impropria applicazione della ventosa ostetrica ed emorragia intracranica
L’applicazione della ventosa, nonostante possa facilitare l’espulsione del feto ed evitare di prolungare la sofferenza fetale, può essere causa di complicanze per la madre e per il feto.
L’applicazione della ventosa può causare lesioni a carico dei genitali esterni della madre, del tratto vaginale e del collo dell’utero.
In caso di gravi complicanze o morte del bambino, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (marito, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico o al decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato o ad uno studio legale specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica, insieme al medico legale, si potrebbe capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa.
Le complicanze fetali sono:
- edema e lesioni del cranio;
- cefaloematoma;
- fratture del cranio;
- traumi del volto ed emorragia intracranica.
La ventosa ostetrica, soprattutto se utilizzata prima della 34esima settimana di gestazione quando le ossa e i tessuti del cranio sono fragili e lo sviluppo strutturale non è ancora completato comporta un rischio aumentato di riportare lesioni ed un’emorragia intracranica. L’emorragia intracranica può essere conseguente a trazioni eccessive esercitate sulla testa del feto e nel caso in cui quest’ultimo presenti dei disturbi della coagulazione del sangue. Il sangue all’interno del cranio lo si può ritrovare in seguito alla rottura di un vaso sanguigno o a delle fratture.
Le conseguenze dell’emorragia intracranica sono deficit cognitivi e motori a lungo termine e nei casi più gravi anche la morte del nascituro perché se l’emorragia è conseguente alla rottura di un vaso sanguigno responsabile del trasporto di ossigeno all’encefalo questo va in contro a necrosi.
Errori medici nell’applicazione della ventosa ostetrica
Gli errori medici nell’applicazione della ventosa ostetrica:
- applicazione della ventosa quando l’epoca gestazionale è minore di 34 settimane;
- esecuzione di trazioni eccessive;
- applicazione della ventosa in presenza di disturbi della coagulazione del feto;
- posizionamento errato della ventosa;
- assenza della possibilità di poter eseguire un taglio cesareo in urgenza o in emergenza;
- ostinarsi a continuare con l’utilizzo della ventosa nonostante il suo fallimento;
- applicazione della ventosa in presenza di malattie del tessuto connettivo del feto e di demineralizzazione fetale;
- mancata auscultazione del battito cardiaco fetale in continuo attraverso la cardiotocografia;
- mancata applicazione della ventosa quando indicato;
- applicazione della ventosa in presenza di sproporzione feto pelvica.