EMORRAGIE CEREBRALI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
L’emorragia cerebrale è una fuoriuscita di sangue nel cranio causata dalla rottura di un vaso sanguigno – venoso o arterioso.
L’emorragia può essere localizzata in diverse aree del cranio ed è perciò distinta in:
- emorragia subaracnoidea, che si presenta sotto la parte più profonda delle due membrane che rivestono il cervello;
- emorragia subdurale, che si presenta tra gli strati esterni e interni del rivestimento del cervello;
- emorragia intraventricolari, che si presenta nei ventricoli cerebrali normalmente pieni di liquido;
- emorragia intraparenchimale, che si presenta nel tessuto cerebrale stesso.
Fra i fattori di rischio abbiamo la prematurità e la bassa età gestazionale, soprattutto per le emorragie intraventricolari e intraparenchimali, oltre che lesioni ipossico-ischemiche, ipotensione, ipertensione, ipovolemia, anomalie dei vasi sanguigni, corioamnionite materna, coagulopatie, etc. Le emorragie subaracnoidee, invece, sono tipiche dei neonati a termine e sembrano essere correlate a parti operativi mal eseguiti o travagli ostruiti non correttamente trattati. L’incidenza totale è stata comunque ridotta negli ultimi decenni grazie al miglioramento dell’assistenza perinatale e all’utilizzo dei corticosteroidi.
I segni e sintomi dell’emorragie cerebrali
La maggior parte dei neonati non presenta sintomi clinici o si presenta con un indice di Apgar basso alla nascita. Altri, invece, possono presentare un deterioramento acuto con sintomi iniziali quali:
- pallore;
- letargia;
- convulsioni;
- lenta suzione;
- apnea;
- spasmi;
- diminuzione tono muscolare.
La responsabilità del ginecologo o dell’ostetrica, e quindi dell’Ospedale o della Clinica, potrebbe derivare non solo dall’insorgenza della complicanza ma anche dalla non tempestiva o errata diagnosi, o dal mancato riconoscimento della problematica o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive, inefficaci o, comunque, non tempestive.
La diagnosi e trattamento dell’emorragie cerebrali
I test diagnostici utilizzati in caso di emorragia cerebrale sono:
- l’ecografia transfontanellare;
- la risonanza magnetica;
- tomografia computerizzata;
- l’angiografia.
Risonanza Magnetica cervello
Il trattamento conservativo generalmente produce risultati eccellenti: importante è garantire un’adeguata ventilazione, il controllo dei processi metabolici e il controllo dell’attività convulsiva. Gli interventi neurochirurgici sono raramente richiesti. L’entità, la gravità e la durata dell’emorragia influenzano i risultati a lungo termine: i rischi maggiori sono sviluppo di defecit neurologici, ritardi nello sviluppo, epilessia, defecit motori, sociali e cognitivi o idrocefalo post-emorragico.
È stata perciò proposta una classificazione in 3 gradi in funzione della estensione della emorragia:
- 1° grado: lieve e poco estesa difficilmente (5%) produce esiti neurologici;
- 2°grado: medio-lieve più estesa della precedente difficilmente (15%) produce esiti neurologici;
- 3°grado medio-grave: ancora più estesa ha un aumentato rischio (35%) di handicap neurologico;
- 3°grado con lesioni parenchimali: evoluzione in leucomalacia periventricolare e quasi certezza (90%) di handicap neurologico grave.
Errori correlati all’emorragia cerebrale
Gli errori correlati all’emorragia cerebrale sono:
- assenza/errata informazione in caso di parto prematuro o fattori di rischio;
- assenza/errato utilizzo di terapia steroidea o solfato di magnesio profilattica in caso di sospetto o accertato parto prematuro;
- errata esecuzione di parti operativi (personale non esperto), cattivo management di travaglio ostruito;
- assenza/errato utilizzo, in caso di sospetto, di test diagnostici approfonditi;
- assenza/errata informazione sulle condizioni del neonato, progressi, esiti a lungo termine e follow up.