ASSUNZIONE DI FARMACI IN GRAVIDANZA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO PER MALASANITÀ
Le donne che assumono regolarmente una terapia medica devono generalmente affrontare la problematica di come continuare la cura nel momento in cui insorge una gravidanza.
Talvolta può essere proprio la gestazione a determinare la necessità di iniziare una terapia, facendo sorgere il problema di quale farmaco specifico per la patologia sia anche adatto al delicato periodo della gestazione.
Come decidere quali farmaci assumere in gravidanza
Purtroppo, sono pochi i farmaci di cui viene accertata una sicurezza nell’assunzione in gravidanza.
Per questo motivo sono state individuate classificazioni che consentono di identificare il tipo di studio che è stato fatto sull’utilizzo di un farmaco in gravidanza.
Si possono distinguere alcuni farmaci di cui è stata comprovata una sicurezza nella somministrazione, altri di cui non si ha ancora una certezza ma ne viene suggerita una relativa sicurezza dagli studi, farmaci di cui non è stata ancora testato l’esito sull’embrione-feto, farmaci di cui è stata dimostrato un relativo rischio per la gravidanza e farmaci con elevato rischio embrio-fetale.
È quindi fondamentale, al primo incontro in gravidanza con un professionista sanitario, che venga approfondita l’anamnesi patologica e farmacologica della donna; nei casi specifici in cui si rileva l’assunzione regolare di farmaci, deve essere approfondita la necessità di continuare la terapia, valutando i possibili rischi per il bambino, considerando le ulteriori opzioni terapeutiche ed eventualmente avviando una collaborazione con altri professionisti medici di differente ambito di competenza, per offrire la più ampia prospettiva disponibile.
Bisogna considerare che lo stesso farmaco, assunto in epoche di gestazione differenti, può dare differenti esiti sulla gravidanza e sul prodotto del concepimento. Talvolta potranno presentarsi situazioni in cui, per quanto sia rilevato un possibile rischio per la salute fetale, il beneficio materno che ne deriva renda necessaria l’assunzione della terapia.
Nel caso le valutazioni non venissero effettuate, la madre potrà affidarsi ad uno Studio legale o ad un Avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme alla paziente ed alla famiglia la fattibilità di una richiesta di risarcimento.
La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere rimane dell’avvocato e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di sopravvivenza).
Alla donna deve essere offerto un counseling approfondito in cui vengono illustrati gli effetti benefici ed i rischi del farmaco in questione, il possibile impatto sulla salute del feto e le differenti opzioni terapeutiche disponibili.
Nei casi in cui le condizioni cliniche della madre circoscrivano le terapie disponibili esclusivamente a farmaci di comprovato effetto teratogeno (cioè che può causare una grave malformazione al feto o embrione), deve essere proposta e discussa con i genitori la possibilità di interrompere la gravidanza.
Come decidere quali farmaci assumere durante l’allattamento
La stessa attenzione va posta al periodo dell’allattamento: alla donna in terapia medica devono essere offerte informazioni adeguate sul passaggio del farmaco al neonato tramite il latte materno e sui possibili effetti collaterali per il bambino.
Nell’ottica della promozione dell’allattamento al seno, il professionista sanitario è tenuto a ricercare le possibili soluzioni terapeutiche che consentano alla donna di allattare naturalmente il proprio bambino, senza che egli venga esposto a rischi.