GRAVIDANZA PROTRATTA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
Una gravidanza è considerata protratta quando prosegue oltre le 42 settimane gestazionali.
L’incidenza di questo fenomeno coinvolge circa il 7% delle donne. Se nella maggior parte dei casi la gravidanza volge al termine tra le 40 e le 42 settimane, avendo come esito un parto spontaneo, in questo caso essa si estende oltre e viene, per tale ragione, definita oltre termine.
Questa condizione talvolta può dipendere da un errore di calcolo sulla data del concepimento, poiché i criteri attuali per stabilire la data presunta del parto tendono a sovrastimare e, di conseguenza, incrementare l’incidenza di gravidanze protratte.
Quali sono le cause della gravidanza protratta
Quando si verifica una gravidanza oltre termine, spesso non se ne conoscono le cause.
Esistono solo delle ipotesi e dei fattori di rischio individuati:
- donne alla prima gravidanza;
- obesità materna;
- anomalie del sistema nervoso centrale materno;
- fattori ormonali o predisposizione genetica;
- precedente gravidanza protratta;
- anencefalia fetale (malformazione alle ossa craniali del feto);
- insufficienza placentare.
Un errore del ginecologo o dell’ostetrica per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare, nei casi più gravi, anche al decesso della madre o del bambino, e la morte costituisce la lesione maggiore del bene giuridico della vita. In questi casi anche i familiari del paziente vittima di malasanità potrebbero avere diritto al risarcimento, in particolare il marito (il convivente more uxorio o il partner convivente) i genitori, il figlio o la figlia, i fratelli e la sorella e gli eredi.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere rimane dell’avvocato e del medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di sopravvivenza).
Quali possono essere i rischi materno-fetali in caso di gravidanza protratta
La gravidanza protratta è associata a un aumentato rischio di mortalità per il feto e di complicazioni materne.
Per quanto riguarda l’insufficienza placentare, essa rappresenta una problematica significativa poiché può comportare paralisi cerebrale, disturbi cognitivi e neurologici e seri danni cerebrali.
In tal caso è possibile che essa sia correlata a una crescita del bambino in utero eccessiva, definita come macrosomia fetale.
Esiste anche il rischio di un’evenienza chiamata sindrome da aspirazione di meconio: essa si verifica quando il bambino, in sofferenza, produce materiale fecale prima della nascita e, inalandolo, si espone al rischio di ipossia, con mancanza di ossigeno, e al rischio di infezioni polmonari.
Anche in questo caso, tutto ciò può causare danni a livello cerebrale e lesioni alla nascita.
Non solo il feto è esposto a rischi: anche la madre va incontro a possibili complicanze.
Se il bambino presenta problemi di macrosomia, questo può precludere la possibilità di un parto spontaneo e, se la madre non viene sottoposta a intervento immediato di taglio cesareo, aumenta il rischio di rottura d’utero o di emorragia post-partum.
Allo stesso tempo aumenta il rischio materno di infezioni, lacerazioni perineali, e l’incidenza di taglio cesareo con tutte le sue conseguenze.
Quali sono gli errori medici più frequenti in caso di gravidanza protratta
I medici devono agire per prevenire le predette complicanze.
Controlli regolari, secondo le linee guida, permettono di valutare il regolare sviluppo del bambino in utero e di individuare eventuali problematiche.
L’uso appropriato dell’ecografia può determinare la crescita del feto in modo approssimativo e selezionare i casi in cui è necessario intervenire.
I medici dunque hanno il dovere di prendere una serie di provvedimenti per evitare tutte le complicanze. Omettere l’esecuzione di questi interventi rappresenta un errore medico importante.
Gli errori medici più frequenti nella gestione di questa emergenza sono:
- errori nella datazione della gravidanza;
- mancata induzione del travaglio;
- monitoraggio cardiaco fetale non adeguato in travaglio;
- mancata esecuzione di controlli ecografici specifici della crescita del bambino in utero;
- scarsa formazione.