TRATTAMENTO DELLA MINACCIA DI ABORTO
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La minaccia di aborto si verifica quando si presenta il rischio aumentato che la gravidanza possa interrompersi spontaneamente entro i 180 giorni di gestazione.
Quali sono i sintomi della minaccia di aborto
I sintomi più comuni della minaccia di aborto sono la perdita ematica, spesso di colore rosso vivo, e il dolore in zona sovrapubica o lombare.
La diagnosi avviene tramite la visita e l’ecografia ostetrica, che vanno a ricercare l’origine del sanguinamento, lo stato dell’utero e soprattutto la presenza di attività cardiaca nel feto o embrione.
In particolare, il ginecologo che esegue l’ecografia deve andare a ricercare le possibili aree di distacco placentare, ovvero zone della placenta in cui è avvenuta una separazione dalla parete uterina e da cui presumibilmente ha avuto origine la perdita ematica.
In caso di minaccia di aborto o di aborto bisogna verificare tutte le metodiche scelte dal ginecoloco o dall’ostetrica. Un passaggio fondamentale se ci si trova davanti ad un caso di malasanità. Un medico legale, anche coadiuvato da uno specialista e da un avvocato, può capire se vi sia stato un errore nella diagnosi, nell’esecuzione del trattamento sanitario o nello svolgimento della terapia e, di conseguenza, se c’è responsabilità del medico, dell’equipe o dell’Ospedale (siano anche una Casa di cura o una Clinica). Essenziale, in questa fase, risulterà la disamina della documentazione medica tra cui gli esami, la cartella clinica e il consenso informato.
Qual è il trattamento medico della minaccia di aborto
La minaccia di aborto viene trattata solitamente con una terapia farmacologica e col riposo.
Se vi è il rischio che si insorgano contrazioni uterine e si verifichi l’espulsione del feto, è comune la somministrazione di progesterone, l’ormone che supporta la gravidanza durante tutto il suo svolgimento e che favorisce il rilassamento della muscolatura uterina.
Se invece la gravidanza è in un’epoca più avanzata e con una maggiore dinamica uterina, il solo progesterone potrebbe non essere sufficiente e va quindi preferita la somministrazione di tocolitici per fare arrestare le contrazioni.
Il riposo è generalmente consigliato a tutte le donne con diagnosi di minaccia di aborto, anche se non vi è una concordanza tra gli studi riguardo allo stile di vita da seguire; viene comunemente suggerito il riposo assoluto a letto ma studi più recenti indirizzano verso la semplice astensione da compiti faticosi e dal sollevamento di carichi.
Quali sono i fattori di rischio che possono aumentare la possibilità di una minaccia di aborto
I fattori di rischio per un aborto sono molteplici e talvolta difficilmente identificabili.
Il rischio di aborto aumenta con l’aumentare dell’età materna; lo stile di vita della donna, tra cui l’alimentazione, il consumo di farmaci l’abitudine al fumo e l’uso di droghe può influire enormemente sul rischio di aborto spontaneo.
Anche le patologie della gravida possono avere un ruolo importante nella possibilità di aborto, così come lo ha una pregressa storia di poliabortività.
Va ricordato nel caso in cui la donna riferisca l’esperienza di più aborti in passato va considerata la gravidanza come a rischio e può essere valutata la possibilità di seguire una terapia appropriata prima che i sintomi della minaccia di aborto si manifestino.