LE CAUSE DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE O NOSOCOMIALI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Le infezioni ospedaliere o nosocomiali sono quelle infezioni che vengono contratte durante il periodo di degenza in ospedale, Casa di Cura, Clinica Privata o Pronto Soccorso e che aumentano il rischio di altre complicanze e di mortalità.
In caso di errore medico, di colpa e responsabilità dell’Ospedale o di malasanità che causa un’infezione nosocomiale dovuta a sbagli del personale medico, a medicinali o cure non prescritti o farmaci somministrati tardivamente, o utilizzo di materiali non sterili o di ambienti poco igienici il paziente o il marito, la moglie, la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella o gli eventuali eredi – in caso di morte per infezione ospedaliera – potranno affidarsi ad uno Studio legale o ad un avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme al medico legale il caso e redigendo una la perizia medico legale (ossia un parere medico con una relazione medico legale), per verificare l’eventuale fattibilità di una richiesta di risarcimento danni.
Infezioni ospedaliere/nosocomiali: tipologie
Le infezioni possono essere ricondotte al ricovero/alla visita in ospedale o in struttura sanitaria se si manifestano:
- due giorni dopo il ricovero;
- entro tre giorni dalla dimissione;
- entro un mese da un’operazione.
Alcune tipologie di infezione contratte durante i giorni di ricovero in ospedale/pronto soccorso/Casa di cura/clinica privata possono avere un periodo di incubazione (cioè non essere ancora produttive di fastidi o sintomi) per cui si possono anche manifestare dopo la dimissione e il ritorno a casa del paziente. La veloce diagnosi dell’infezione è essenziale per procedere con una cura efficace che impedisca il sorgere di complicanze gravi per il paziente: il medico curante o il medico del pronto soccorso, al quale la vittima si rivolge, deve essere informato del ricovero ospedaliero e deve prescrivere tutti gli esami e gli approfondimenti diagnostici necessari ad individuare l’eventuale infezione.
Il sito corporeo che coinvolge l’infezione dipende dagli interventi o dalle procedure a cui il paziente viene sottoposto: ad esempio il posizionamento del catetere vescicale espone al rischio di infezione delle vie urinarie.
Le infezioni ospedaliere coinvolgono principalmente il tratto urinario, l’apparato respiratorio, la ferita chirurgica e la circolazione sanguigna.
Le infezioni ospedaliere possono essere contratte da ogni paziente ma i neonati, soprattutto se nati prematuri, e gli anziani presentano un rischio maggiore considerate le loro basse difese immunitarie che li rendono più suscettibili. A rischio sono anche i pazienti ricoverati in terapia intensiva o quei pazienti che hanno avuto una degenza prolungata.
In caso di gravi complicanze o morte del paziente o del neonato, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (moglie, marito, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo della gestione dell’infezione o al decesso (morte per infezione nosocomiale), e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’infezione. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato malasanità o ad uno studio legale specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica, insieme al medico legale, si potrebbe capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa medica o ad una carenza della struttura sanitaria. In caso di decesso, per capire la causa della morte infezione ospedaliera potrebbe essere importante l’autopsia (esame autoptico). Per l’autopsia il medico legale potrà seguire l’esame autoptico quando viene eseguito e, se già fatto, potrà valutare la relazione dell’autopsia.
Causa delle infezioni ospedaliere/nosocomiali
Le infezioni ospedaliere rappresentano una complicanza del ricovero ospedaliero per qui la prevenzione è fondamentale per evitare esiti avversi.
I microrganismi patogeni possono essere facilmente trasmessi dall’operatore sanitario al paziente; le mani dell’operatore sanitario rappresentano infatti il principale veicolo per la trasmissione di queste infezioni. Al fine di evitare di contrarre queste infezioni deve quindi essere praticata frequentemente l’igiene delle mani soprattutto prima e dopo il contatto con il paziente, e quando necessario devono essere indossati i dispositivi di protezione individuale quali i guanti, camici, mascherine.
Le infezioni nosocomiali, note anche con l’acronimo ICA “Infezioni Correlate all’Assistenza”, sono un problema per la salute pubblica perché in alcuni casi sono effetto di una scadente o scorretta qualità dell’assistenza da parte del personale sanitario e scorretta o mancata applicazione delle procedure di sterilizzazione e sanificazione previste dalla scienza medica, che hanno l’obiettivo di ridurre al minimo l’insorgenza di queste infezioni.
L’infezione può essere anche trasmessa al paziente in seguito al contatto con materiale, presidi o strumenti infetti che non sono stati disinfettati o sterilizzati. Quando si eseguono delle procedure invasive devono essere utilizzati strumenti che hanno subito un processo di sterilizzazione grazie al quale vengono eliminati tutti i germi e i batteri presenti.
Per controllare le infezioni si devono conoscere anche le cause che le provocano così da poterle evitare.
Le cause dell’insorgenza delle infezioni ospedaliere sono:
- uso inappropriato di antibiotici;
- durata del periodo di degenza;
- procedure invasive e interventi chirurgici;
- cateteri vescicali;
- cateteri vascolari;
- macchine di respirazione;
- scarsa igiene.
Quando un paziente contrae l’infezione ospedaliera/nosocomiale, che è di solito provocata da germi e batteri che si trovano nella struttura questa può essere responsabile dei danni causati per non aver adottato tutte le cautele previste dalle procedure standard per garantire le condizioni igieniche dei locali e la sterilizzazione della strumentazione chirurgica/medica usata durante gli interventi o la visita, parimenti la struttura può essere chiamata a rispondere delle conseguenze negative per il paziente in caso di scorretta terapia profilattica o ritardata terapia antibiotica o dagli errori del personale (ad esempio che non ha rispettato le procedure o non era stato adeguatamente formato per dare importanza alla profilassi asettica ecc.) risarcendogli i danni subiti.
L’uso inappropriato di antibiotici tra le cause delle infezioni ospedaliere
Gli antibiotici sono i principali farmaci utilizzati per il trattamento delle infezioni, tra le quali quelle ospedaliere. Esistono vari tipi di antibiotici che sono in grado di debellare diversi microrganismi.
In base al microrganismo patogeno responsabile dell’infezione il medico prescrive l’antibiotico più appropriato in grado di agire contro quella particolare infezione. In genere la scelta dell’antibiotico si basa sull’antibiogramma che viene eseguito su un campione di sangue, urine o espettorato, quando si ha il dubbio di un’infezione. Grazie all’antibiogramma è possibile evidenziare quali antibiotici sono resistenti e quali sono sensibili al microrganismo che ha provocato l’infezione.
Gli antibiotici vanno scelti e somministrati con discrezione e quando ve ne è una reale indicazione. L’uso inappropriato di antibiotici determina una resistenza del microrganismo all’antibiotico stesso. Quando i microrganismi patogeni sviluppano tale resistenza la cura dell’infezione provocata da quel dato microrganismo diventa difficoltosa poiché quell’antibiotico non sarà più efficace.
Per prevenire le infezioni e le loro complicanze devono quindi essere utilizzati gli antibiotici in modo appropriato.
La prescrizione non appropriata degli antibiotici, l’errore nello svolgimento o nella lettura dell’antibiogramma, il ritardo nella prescrizione dell’antibiogramma, la gestione dell’infezione con negligenza, imperizia o imprudenza sono tutti errori che possono provocare casi di malasanità per i quali sorge il diritto al risarcimento dei danni subiti dal paziente e dai suoi familiari con l’assistenza di un avvocato specializzato e di un medico legale.
La durate del periodo di degenza e il rischio di infezioni ospedaliere/nosocomiali
Come detto il periodo del ricovero incide sulla possibilità di contrarre un’infezione ospedaliera: maggiore è il periodo di degenza maggiore sarà il rischio che il paziente contragga l’infezione.
Il rischio aumenta ulteriormente se il paziente è ricoverato in un reparto di terapia intensiva, luogo in cui i pazienti sono sottoposti a delle cure intensive a causa di una grave compromissione delle condizioni cliniche e sono quindi più vulnerabili.
Sono potenzialmente a rischio di acquisire un’infezione ospedaliera tutti i pazienti ricoverati per cui, se lo stato di salute del paziente lo permette, il paziente deve essere dimesso dal medico una volta stabilizzato in modo da evitare la lunga degenza e di conseguenza l’insorgenza di infezioni ospedaliere.
Se si ritiene di aver contratto un’infezione nosocomiale/ospedaliera a seguito di un ricovero prolungato in Ospedale/Casa di cura/clinica privata/Pronto soccorso potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato esperto in casi di malasanità o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica. Risulterà l’esame della documentazione medica, tra cui le analisi e gli esami prescritti, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato. È consigliabile conservare questa documentazione per favorire la gestione di un’eventuale pratica di risarcimento dei danni. In caso contrario il paziente o i suoi eredi hanno sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia. Per la perizia medico legale in caso di infezione nosocomiale o ospedaliera potrebbe essere utile chiedere anche la cartella clinica, e in caso di decesso l’autopsia. L’autopsia è un esame che viene fatto subito dopo la morte del paziente (esame autoptico). L’autopsia non viene però rilasciata subito, a volte dopo diversi mesi dalla morte per infezione nosocomiale. Per avere l’autopsia si deve fare una specifica domanda all’Ospedale.
Le procedure invasive e gli interventi chirurgici tra le cause delle infezioni ospedaliere/nosocomiali
Le procedure invasive e gli interventi chirurgici aumentano notevolmente il rischio di infezione soprattutto quando questi vengono eseguiti in emergenza, condizione in cui non sempre è possibile rispettare i protocolli di sterilità.
Per questi motivi quando si esegue un intervento chirurgico invasivo devono essere somministrati antibiotici come metodo preventivo per le infezioni.
Le procedure invasive devono essere eseguite solo quando necessario e quando si praticano si deve rispettare l’asepsi: creazione del campo operatorio con strumenti e presidi sterili, lavaggio chirurgico delle mani e si devono indossare i dispositivi di protezione individuale sterili.
La mancata predisposizione del campo operatorio sterile potrebbe costituire un errore medico o infermieristico: simili omissioni, infatti, potrebbero agevolare la diffusione dell’infezione e potrebbero far sorgere complicanze gravi, e un aggravamento per il paziente e, di conseguenza, il diritto a chiedere il risarcimento dei danni con l’intervento di un avvocato specializzato in malasanità.
I cateteri vescicali tre le cause delle infezioni ospedaliere
Le infezioni delle vie urinarie sono le infezioni ospedaliere più frequenti e sono a rischio di contarle i pazienti portatori di catetere vescicale.
Il catetere vescicale deve essere posizionato solo quando ve ne è indicazione – ad esempio per un intervento lungo, per monitorare la diuresi, nei pazienti allettati – e deve essere rimosso quando l’indicazione che ne ha previsto il posizionamento viene meno.
Il catetere utilizzato deve essere sterile ovvero privo da qualsiasi carica batterica e l’operatore sanitario nel posizionarlo deve rispettare l’asepsi (lavaggio delle mani, guanti sterili, disinfezione del meato uretrale). In caso contrario, se il catetere non è sterile e se non viene rispettata l’asepsi, i microrganismi patogeni vengono convogliati attraverso il catetere in vescica e da lì possono raggiungere le alte vie urinarie quali ureteri e reni provocando un’infezione di grave entità che può portare all’insufficienza renale.
Dato che l’introduzione del catetere vescicale rappresenta un fattore di rischio per la contrazione di un’infezione ospedaliera/nosocomiale, i medici e gli infermieri devono trattare preventivamente il paziente per minimizzare il rischio di contaminazione e monitorarlo per verificare che non presenti sintomi sospetti. In mancanza questo comportamento omissivo può generare una colpa medica con la conseguente necessità di risarcire i danni subiti al paziente ed ai suoi familiari.
I cateteri vascolari tra le cause delle infezioni ospedaliere
I pazienti portatori di cateteri venosi centrali e periferici sono a rischio di contrarre delle infezioni della circolazione sanguigna. I microrganismi patogeni presenti nel circolo sanguigno possono raggiungere più organi e apparati provocando un’infezione di quest’ultimi e di conseguenza una loro disfunzione. In questo caso si parla di sepsi: presenza di infezione e di un danno a carico di uno o più organi. La sepsi se non diagnosticata e trattata tempestivamente può provocare il decesso del paziente (morte per sepsi).
I cateteri venosi centrali e periferici, come i cateteri vescicali, devono essere posizionati quando necessari e vanno rimossi quando non servono più o quando si dislocano. I cateteri vascolari vengono posizionati per l’esecuzione della terapia per via endovenosa, prima di un intervento o quando il paziente non può assumere terapia per bocca. I cateteri venosi devono essere sterili e devono essere posizionati nel rispetto dell’asepsi: prima del posizionamento del catetere si deve procedere alla disinfezione della cute. Anche i farmaci e i liquidi che vengono somministrati devono essere sterili. Se non vengono seguiti questi protocolli esiste un notevole rischio che i patogeni entrino nella circolazione sanguigna.
Se il medico (o l’infermiere) non esegue l’inserimento del catetere nel modo corretto, se vi è un errore, il danneggiato potrebbe chiedere, se vi siano i presupposti, il risarcimento dei danni con l’ausilio di un avvocato specializzato in malasanità. In questi casi, solitamente, la richiesta di risarcimento dei danni viene fatta nei confronti della struttura ospedaliera in cui è stato curato il paziente che è responsabile dell’operato dei propri dipendenti e collaboratori.
Le macchine di respirazione tra le cause delle infezioni ospedaliere
I pazienti sottoposti a ventilazione e che sono attaccati alle macchine di respirazione sono a rischio di contrarre un’infezione ospedaliera dell’apparato respiratorio e possono sviluppare una polmonite.
Il paziente contrae un’infezione ospedaliera delle vie respiratorie quando le macchine di respirazione sono contaminate da microrganismi patogeni. Per evitare ciò tali apparecchiature devono essere decontaminate e sanificate dopo il loro utilizzo. Le infezioni respiratorie nei casi più gravi possono portare al decesso del paziente conseguente a distress respiratorio.
Come facilmente comprensibili conseguenze così gravi possono essere invalidanti in modo permanente per il paziente, il quale per tutta la vita potrebbe subire le conseguenze della colpa medica o della responsabilità dell’ospedale per il trattamento errato dell’infezione alle vie respiratorie o per la diagnosi ritardata o per l’errore nello svolgimento dell’antibiogramma e la conseguente prescrizione di un farmaco resistente al batterio che provoca l’infezione. Per questi motivi la richiesta di risarcimento dei danni patiti deve essere il più possibile completa e ricomprendere tutte le voci di danno che potrebbero essere patite anche in futuro (danno biologico, danno morale, danno economico, danno futuro ecc.).
La scarsa igiene tra le cause delle infezioni ospedaliere
La scarsa igiene è la causa principale che contribuisce alla contrazione delle infezioni ospedaliere.
Il lavaggio delle mani è molto importante per il controllo delle infezioni ospedaliere considerando che le mani degli operatori possono essere contaminate da germi e batteri. Il lavaggio delle mani deve essere praticato spesso, prima e dopo aver prestato assistenza al paziente. I pazienti con sintomi da infezione respiratoria devono essere isolati poiché possono trasmettere l’infezione attraverso i droplets emessi con starnuti e colpi di tosse.
La struttura ospedaliera deve rispettare le misure per la prevenzione e il controllo delle infezioni ospedaliere che rappresentano un problema di salute rilevante; le infezioni ospedaliere possono comportare un prolungamento del periodo di degenza, un aggravamento delle condizioni di salute del paziente e nei casi più gravi possono essere responsabili del decesso.
Gli ambienti ospedalieri devono essere sanificati frequentemente così come anche i presidi medici. Le procedure mediche invasive e gli interventi chirurgici devo essere eseguire nel rispetto dell’asepsi e utilizzando strumenti sterili.
I principali microrganismi presenti in ambiente sanitario sono risultati essere:
- Stafilococco;
- Aureus;
- Enterococchi;
- Escherichia coli;
- Enterobacter;
- Klebsiella pneumoniae;
- Streptococcus;
- Citrobacter.
Risarcimento dei danni per infezioni nosocomiali
La prestazione sanitaria comprende sia l’attività medica e di cura del paziente ma anche una serie di obblighi cosiddetti “di protezione”, che amplificano i profili di responsabilità della struttura: ad esempio alloggio nelle stanze per la degenza, vitto, pulizia, vigilanza, messa a disposizione di personale per l’assistenza al paziente e utilizzo di attrezzature mediche.
Questo significa che la clinica privata/la Casa di cura/il Pronto soccorso/l’ospedale risponde non solo per problemi legati direttamente all’errore medico ma anche per questioni relative a disorganizzazione o carenze strutturali (ad esempio un macchinario per l’antibiogramma che non funziona o che funziona male potrebbe provocare un’errata diagnosi ed un conseguente risarcimento dei danni). Nello specifico le infezioni nosocomiali sono considerate causa della disorganizzazione della struttura ospedaliera.
In caso di contagio da infezioni nosocomiali potrebbero insorgere per i pazienti anche gravi complicanze e relativi danni quali:
- Il danno non patrimoniale all’interno del quale troviamo il danno biologico (ricompreso nella categoria del danno non patrimoniale) per la lesione all’integrità psico-fisica del danneggiato che è stato infettato per cause nosocomiali (che si calcola nella perizia medico legale attraverso la quantificazione dell’invalidità permanente e temporanea) ma anche gli aspetti morali (ossia le sofferenze) o esistenziali (ad esempio i cambiamenti nello stile di vita o nelle abitudini);
- il danno patrimoniale, ossia danni economici da lucro cessante (ossia il c.d. mancato guadagno) o danno emergente (ossia la spesa economica effettuata direttamente) ma, anche, le spese future. Per il riconoscimento di questa voce di danno sarà opportuno conservare scontrini, fatture, dichiarazioni dei redditi ecc. così da poter effettuare analitiche analisi economiche;
- il danno da perdita parentale nel caso in cui l’azione per il risarcimento da infezione nosocomiale è proposta da un parente (madre, padre, marito, moglie, convivente, partner, figlio/figlia, fratello o sorella) il cui familiare è morto per un caso di malasanità. In questo caso può essere chiesto il rimborso delle spese sostenute per l’assistenza del malato prima del decesso, potrebbe essere risarcita la sofferenza (danno morale) patita nel vedere il parente stare male o, ancora, il danno derivante dal peggioramento delle condizioni di vita di chi è sopravvissuto ma deve far fronte alla perdita.
Il danno potrà anche subire una personalizzazione in relazione, per esempio, all’età, al lavoro del soggetto o all’attività sportiva praticata o i suoi hobbies ma anche in base alle sofferenze morali ed ai cambiamenti occorsi alla sua vita di tutti i giorni.
In caso di morte del paziente per infezione nosocomiale, come detto, potrebbe essere possibile chiedere il risarcimento dei danni patiti direttamente dai familiari ma anche i danni subiti dal danneggiato prima di morire per infezione nosocomiale dopo l’errore medico o per la carenza presente in struttura ospedaliera (ad esempio per le sofferenze patite o per la consapevolezza di essere in fin di vita senza possibilità di cura).
Mentre i primi vengono chiamati danni iure proprio (il termine per chiedere il risarcimento dei danni iure proprio è di 5 anni dal decesso) perché rientrano direttamente nella sfera giuridica del familiare del defunto, questi ultimi potrebbero essere definiti “indiretti” vengono chiamati danni iure hereditatis (possono essere chiesti entro 5 o 10 anni dalla morte a seconda che l’azione venga esperita contro il medico o contro l’ospedale, come nella maggior parte dei casi di infezioni nosocomiali).