INFEZIONI OSPEDALIERE/NOSOCOMIALI DEL CATETERE VASCOLARE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Le infezioni del catetere vascolare sono quelle infezioni che vengono contratte in ambito ospedaliero (pronto soccorso, reparti di degenza, cliniche private, ospedali pubblici) o assistenziale (RSA, casa di riposo) e che sono associate al posizionamento dei cateteri vascolari. I pazienti che corrono il maggior rischio di contrarre tali infezioni, quindi, sono quelli a cui è stato posizionato un catetere vascolare.
Risulta essenziale che la diagnosi di un’infezione da catetere vascolare, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore del medico o dello specialista o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per il paziente (perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza per morte del paziente da infezione nosocomiale da catetere vascolare, o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore). In questi casi rivolgersi ad un avvocato esperto in malasanità può essere la scelta più giusta per iniziare una pratica di risarcimento danni ed ottenere un equo indennizzo per le sofferenze patite.
Cosa sono i cateteri vascolari e loro classificazione
I cateteri vascolari sono dei piccoli tubicini che vengono posizionati nel lume di una vena centrale (ad esempio la vena giugulare che si trova sul collo) o periferica (le vene degli arti superiori) e che permettono di somministrare direttamente farmaci e liquidi nella circolazione sanguigna. I cateteri vascolari sono dei dispositivi medici sterili noti anche come ago cannula. I cateteri vascolari sono caratterizzati da un tubicino (cannula) all’interno del quale si trova un ago (chiamato anche mandrino). Con l’ago viene forata la cute e dopo aver raggiunto la vena viene sfilato il mandrino così che a rimanere nel lume della vena è il tubicino.
Se non vengono rispettati i protocolli di asepsi e le linee guida da parte del personale sanitario per il posizionamento e la gestione del catetere vascolare i microrganismi patogeni possono penetrare attraverso quest’ultimi nel sangue e provocare l’infezione.
In questi casi possono essere individuati dei profili di responsabilità in capo alla struttura ospedaliera che avrebbe dovuto seguire la formazione del personale e supervisionare l’attuazione dei protocolli per la sterilità e la sicurezza delle operazioni sanitarie, con conseguente obbligo di risarcimento dei danni occorsi al paziente che ha contratto l’infezione da catetere vascolare. È importante sapere, infatti, che le carenze organizzative o di personale o la mancata organizzazione dei corsi di formazione per il personale sono problemi della struttura ospedaliera che possono provocare casi di malasanità con conseguente obbligo di risarcimento dei danni per la vittima e i suoi familiari.
Una volta posizionato il catetere vascolare viene ben fissato alla cute con un cerotto per evitare il suo dislocamento o danni e renderlo reperibile per le somministrazioni di liquidi o farmaci.
Esistono cateteri vascolari di diverse dimensioni il cui calibro viene classificato in gauge (G): minore è il numero gauge, maggiore è il calibro del catetere vascolare.
Il gauge va scelto in base all’utilizzo e alle soluzioni che devono essere somministrate per via endovenosa. Gli accessi vascolari che vengono utilizzati più spesso nei pazienti giovani/adulti sono quelli di 18G (colore verde) e 20G (colore rosa), quelli più piccoli di 22G (azzurro) e 24G (giallo) vengono utilizzati in ambito pediatrico mentre i più grandi di 16G (grigio) e 14G (arancione) vengono generalmente utilizzati in terapia intensiva poiché attraverso quest’ultimi è possibile somministrare in breve tempo grandi volumi di fluidi che vengono richiesti in urgenza/emergenza.
I cateteri vascolari si distinguono in cateteri venosi centrali (CVC) e cateteri venosi periferici (CVP).
I cateteri venosi periferici vengono reperiti, per l’appunto, su una vena periferica in corrispondenza degli arti superiori a livello del braccio, avambraccio o nella mano. I cateteri venosi periferici sono costituiti da un tubicino biocompatibile che può essere in teflon, poliuretano e silicone. Attraverso il catetere venoso periferico è possibile somministrare soluzioni ipotoniche ovvero sostanze che hanno una concentrazione minore rispetto a quella del sangue.
Anche i cateteri venosi centrali sono costituiti da un tubicino biocompatibile che può invece essere in silicone o poliuretano. I cateteri venosi centrali vengono posizionati nei vasi venosi ad alto flusso quali la vena giugulare, la vena succlavia e la vena femorale.
A differenza dei cateteri venosi periferici, con i cateteri venosi centrali è possibile somministrare soluzioni ipertoniche, che hanno quindi una concentrazione maggiore rispetto a quella del sangue e in maggiore sicurezza ma anche in modo continuo e protratto nel tempo. Con i cateteri venosi centrali è possibile eseguire la nutrizione parenterale che consiste nell’introdurre direttamente nella circolazione sanguigna soluzioni nutrizionali. Attraverso il catetere venoso centrale è anche possibile rilevare la pressione venosa centrale ed eseguire la dialisi.
I cateteri venosi centrali possono essere non tunnelizzati se vengono direttamente inseriti nel vaso in cui si vuole posizionarli e tunnelizzati quando vengono fatti scorrere sottocute, sotto una guida ecografica, finché non raggiungono la vena.
I cateteri vascolari possono inoltre essere classificati in dispostivi a lungo, medio e breve termine.
I dispositivi a medio termine possono rimanere in sede per più di 30 giorni ma meno di 12 mesi, oltre 12 mesi quelli a lungo termine mentre quelli a breve termine hanno permanenza minore di 30 giorni.
I cateteri vascolari a breve termine vanno sostituiti ogni 72/96 ore se in teflon e dai 7 ai 15 giorni se in poliuretano.
Le indicazioni per il posizionamento del catetere venoso centrale sono:
- dialisi;
- rilevazione della pressione venosa centrale;
- somministrazione della terapia per lunghi periodi;
- somministrazione della nutrizione parenterale;
- ripristino del volume del sangue.
Le indicazioni per il posizionamento del catetere venoso periferico:
- somministrazione di farmaci;
- ripristino del volume del sangue con la somministrazione di soluzioni fisiologiche o elettrolitiche;
- esecuzione di trasfusioni di sangue;
- somministrazione della nutrizione parenterale.
L’utilizzo errato dei cateteri vascolari costituisce una negligenza del medico/dell’infermiere/del personale ospedaliero potrebbe determinare una colpa medica. Quando viene accertata la responsabilità del medico/dell’infermiere/del personale, il paziente può chiedere il risarcimento per i danni subiti. Essere seguiti da un avvocato specializzato in risarcimento malasanità potrebbe essere importante per tutelare al meglio i propri diritti, e quelli dei propri cari.
La prevenzione delle infezioni ospedaliere/nosocomiali correlate al catetere vascolare
Il posizionamento di un catetere venoso centrale e periferico può essere causa di infezione ospedaliera che aumenta il rischio di mortalità e complicanze per il paziente.
Al fine di ridurre l’incidenza di queste infezioni ogni operatore sanitario deve utilizzare i protocolli aziendali per la prevenzione delle infezioni ospedaliere. Devono essere messe in atto le misure preventive e si devono rispettare le regole per il posizionamento, il mantenimento e l’uso del catetere vascolare.
Per il posizionamento sia del catetere venoso centrale che del catetere venoso periferico deve essere eseguita una procedura sterile e rispettata l’asepsi.
Innanzitutto, il catetere venoso deve essere sterile ovvero privo da qualsiasi carica microbica per evitare che i microrganismi penetrino nel torrente circolatorio quindi, anche se sterili, si deve fare attenzione a non contaminarli prima del loro posizionamento; per evitare ciò il professionista sanitario che si occupa del posizionamento del catetere vascolare e anche della sua gestione deve eseguire il lavaggio delle mani. Il catetere vascolare va inserito previa disinfezione della cute in corrispondenza del sito di inserzione per evitare che eventuali microrganismi presenti sulla superficie corporea vengano convogliati, attraverso il posizionamento del catetere vascolare stesso, nella circolazione sanguigna.
Quando un paziente contrae l’infezione ospedaliera/nosocomiale da catetere vascolare, che è di solito provocata da germi e batteri che si trovano nella struttura o sul catetere o direttamente sull’operatore sanitario che non ha seguito adeguatamente le procedure, questa può essere responsabile di gravi danni per il paziente e la struttura può essere chiamata a rispondere delle conseguenze negative anche in caso di cura scorretta o non tempestiva, terapia profilattica o ritardata terapia antibiotica. Il paziente ed i suoi familiari (madre, padre, moglie, marito, partner, convivente, figlio, figlia, sorella, fratello ecc,) o eredi, in caso di decesso per infezione da catetere vascolare, possono farsi assistere da un avvocato esperto in malasanità per chiedere il risarcimento dei danni patiti.
Come si contraggono le infezioni del catetere vascolare
Il catetere vascolare venoso è un corpo estraneo all’organismo che può favorire la sua colonizzazione da parte di microrganismi patogeni, condizione che è responsabile dell’insorgenza di un processo infettivo.
La durata del processo infettivo varia a seconda del materiale con cui è fatto il catetere venoso e quindi le sue caratteristiche fisiche e chimiche e dal tempo in cui si trova in sede per cui è raccomandato sostituire i cateteri vascolari ogni 72/96 ore se in teflon e dai 7 ai 15 giorni se in poliuretano.
I fattori che possono favorire l’acquisizione delle infezioni ospedaliere da catetere vascolare sono:
- le caratteristiche del catetere vascolare perché le superfici rugose si prestano all’attacco di microrganismi patogeni rispetto alle superficie lisce dove quest’ultimi non trovano spazi per ripararsi.
- il rivestimento del catetere vascolare perché se la superficie è rivestita con biofilm proteico i microrganismi patogeni non riescono ad aderirvi.
Le infezioni correlate al catetere vascolare si possono anche contrarre se non vengono rispettati i protocolli e se il loro posizionamento e gestione non avviene correttamente.
L’infezione ospedaliere da catetere vascolare si contrae se:
- il catetere vascolare utilizzato non è sterile o se viene contaminato prima del suo posizionamento;
- non viene praticata la disinfezione della cute prima del posizionamento del catetere;
- il catetere vascolare rimane in sede per lunghi periodi quando non raccomandato;
- vengono somministrate soluzioni non sterili;
- il personale sanitario che si occupa del posizionamento e della gestione del catetere vascolare non ha un’adeguata formazione ed esperienza;
- non viene prestata un’ottimale attenzione all’asepsi durante il posizionamento e la gestione del catetere vascolare.
La più frequente via di infezione è la contaminazione del catetere vascolare in seguito alla migrazione di microrganismi patogeni dalla cute al sito in cui viene inserito il catetere.
I cateteri vascolari in sede possono anche essere contaminati da microrganismi patogeni provenienti da un altro focolaio di infezione per cui è fondamentale identificare e trattare per tempo qualsiasi infezione.
La tardiva o omessa indagine sulla provenienza dell’infezione da catetere vascolare o la mancata prescrizione dell’antibiotico corretto o il mancato trattamento dell’infezione costituiscono errori medici: simili omissioni, infatti, impediscono la diagnosi efficace dell’infezione da catetere vascolare e possono far sorgere complicanze gravi per il paziente e, di conseguenza, il diritto a chiedere il risarcimento dei danni con l’intervento di un avvocato esperto in malasanità.
I microrganismi patogeni responsabili delle infezioni ospedaliere/nosocomiali associate a catetere vascolare
I microrganismi responsabili dell’infezione variano in base al sito corporeo in cui è posizionato il catetere venoso e sono prevalentemente:
- Staphylococcus epidermidis;
- Staphylococcus aureus;
- Stafilococchi coagulasi negativi;
- Enterococcus faecalis;
- Pseumodomas aeruginosa;
- Escherichia coli;
- Candida albicans;
- Candida parapsilosis.
Lo Staphyloccocus epidermidis è responsabile della maggior parte, il 60% circa, delle infezioni associate al catetere vascolare. Questo batterio fa infatti parte della flora che colonizza la cute. Lo staphyloccocus epidermidis ha la capacità di colonizzare i materiali con cui sono fatti i cateteri vascolari.
Se i medici riscontrano un’infezione da Staphyloccocus epidermidis devono individuare gli antibiotici adatti a contrastare questo determinato batterio (ad esempio la vancomicina). Se, invece, al paziente viene somministrato un antibiotico contro il quale il batterio è resistente non ci saranno miglioramenti ma il malato rischierà di peggiorare notevolmente, subendo danni e conseguenze anche molto gravi. Il danneggiato (e i suoi familiari o in caso di morte i suoi eredi) potrà chiedere il risarcimento dei danni nei confronti dell’ospedale, della Clinica privata, la RSA o la Casa di Cura o del dottore che ha prescritto la cura errata. La prescrizione di farmaci controindicati costituisce una negligenza del medico o dell’ospedale che può determinare una colpa. Quando viene accertata la responsabilità del medico o della struttura ospedaliera, il paziente può chiedere il risarcimento dei danni subiti con l’assistenza di un avvocato.
La manifestazione dei segni e sintomi delle infezioni ospedaliere/nosocomiali da catetere vascolare
Le infezioni da catetere vascolare si manifestano generalmente con febbre e aumento degli indici di flogosi (globuli bianchi, PCR, procoalcitonina).
Nello specifico, in presenza di un processo infettivo da catetere vascolare, il sito della cute attraverso il quale è stato inserito il catetere è arrossato, è presente gonfiore, dolore ed essudato.
Quando si presentano rossori o dolore nella sede di inserimento del catetere vascolare o altri segni o sintomi di infezione, il medico, lo specialista e, più in generale, il personale dell’ospedale devono essere più attenti nella prescrizione di esami di controllo e potrebbero purtroppo verificarsi errori medici. Se l’infezione da catetere vascolare confluisce nel sangue, infatti, è necessario che le cure vengano attivate in modo veloce e tempestivo per evitare un esito infausto. L’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata individuazione dell’infezione o per l’errato trattamento della stessa – deve essere verificata in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno evitati.
La diagnosi delle infezioni ospedaliere da catetere vascolare
In presenza di sospetto di infezione del catetere vascolare, devono essere eseguiti ulteriori accertamenti per confermare la diagnosi e agire tempestivamente.
Per diagnosticare la sussistenza di un processo infettivo del sangue devono essere eseguite le emocolture che consistono nel prelievo di sangue venoso che viene raccolto in due specifiche provette contenenti un terreno di coltura per microrganismi aereobi e l’altra un terreno di coltura per microrganismi anaerobi. Affinché l’esame sia attendibile devono essere eseguiti due prelievi in due siti diversi: uno attraverso il catetere vascolare e l’altro da un vaso sanguigno periferico diverso.
Attraverso l’emocoltura è possibile isolare, attraverso tecniche di laboratorio, eventuali microrganismi patogeni presenti nel sangue.
L’emocoltura non è però sufficiente per fare una diagnosi da infezione catetere vascolare correlata.
Per identificare un’infezione catetere correlata, oltre all’emocoltura, si manda ad esaminare il catetere vascolare stesso per rilevare la presenza di microrganismi patogeni sulla sua superficie.
Il catetere vascolare viene esaminato attraverso una tecnica nota come brushing endoluminale attraverso la quale una microspazzola viene passata all’interno del tubicino del catetere vascolare al fine di ottenere campioni di biofilm ovvero un’aggregazione di microrganismi patogeni.
Nel caso in cui ci fosse uno sbaglio dei sanitari o degli infermieri o dei biologi/tecnici di laboratorio nello svolgimento degli approfondimenti diagnostici (perdita o deterioramento della provetta del sangue, malfunzionamento della microspazzola, erronea lettura degli esiti ecc.) si può configurare una responsabilità della struttura sanitaria che può provocare casi di malasanità con conseguente obbligo di risarcimento dei danni per la vittima e i suoi familiari.
Il trattamento delle infezioni ospedaliere/nosocomiali da catetere vascolare
Nel caso di infezione del catetere vascolare questo va rimosso immediatamente per evitare una setticemia, anche se è in corso una terapia antibiotica.
Nel caso di sospetta infezione devono essere somministrati antibiotici empirici ovvero in grado di debellare un gran numero di microrganismo patogeni. Successivamente il trattamento verrà cambiato sulla base dell’antibiogramma. L’antibiogramma viene eseguito sulle emocolture: dopo aver isolato il microrganismo patogeno dal campione di sangue raccolto questo viene fatto reagire con i principi attivi di diversi antibiotici al fine di comprenderne la sua resistenza o sensibilità. Per il trattamento dell’infezione viene scelto dal medico l’antibiotico al quale il microrganismo è risultato essere sensibile.
In caso di ritardi o errori che causano gravi complicanze o morte del paziente (decesso per infezione da catetere vascolare), pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (marito, moglie, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo della cura o al decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato malasanità o ad uno studio legale specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica, insieme al medico legale, si potrebbe capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa medica. In caso di decesso, per capire la causa della morte per infezione nosocomiale da catetere vascolare potrebbe essere importante l’autopsia (esame autoptico). Per l’autopsia il medico legale potrà seguire l’esame autoptico quando viene eseguito e, se già fatto, potrà valutare la relazione dell’autopsia.
Le complicanze delle infezioni del catetere vascolare
Il paziente che contrae un’infezione ospedaliere correlata al catetere vascolare è a rischio di mortalità e morbilità.
Le complicanze dell’infezione del catetere vascolare possono essere:
- endocardite: infiammazione dell’endocardio (membrana che riveste il cuore) e delle valvole cardiache;
- sepsi: complicanza di un’infezione che determina un danno ad uno o più organi e/o apparati tanto da comprometterne il funzionamento;
- tromboflebite settica: infiammazione di una o più vene con la presenza di un rigonfiamento dovuto alla presenza di un coagulo di sangue;
- shock settico: riduzione della perfusione dei tessuti con conseguente insufficienza multiorgano;
- morte: la presenza di uno di queste complicanze citate aumenta il rischio di decesso.
La responsabilità del medico/dello specialista, e quindi dell’Ospedale o della Clinica per danni conseguenti a infezioni da catetere vascolare potrebbe derivare non solo dall’aver contratto l’infezione ma anche dalla non tempestiva o errata diagnosi, o dal mancato riconoscimento della stessa o, comunque, dall’incapacità di gestire correttamente la situazione, eseguendo terapie sbagliate, tardive o inefficaci.
Gli errori e le infezioni ospedaliere/nosocomiali associate al catetere vascolare
Il personale sanitario deve rispettare i protocolli e le buone pratiche cliniche al fine di prevenire l’insorgenza di un processo infettivo. L’infezione ospedaliera da catetere vascolare se non diagnosticata e trattata per tempo può determinare delle complicanze quali endocardite, sepsi, shock settico, tromboflebite settica e il decesso del paziente.
I comportamenti errati ed omissioni da parte del personale sanitario mettono a rischio il paziente al quale viene posizionato un catetere venoso. Gli eventi che possono aumentare il rischio di contaminazione, ed essere possibile fonte di responsabilità in capo alla struttura sanitaria in una pratica di risarcimento dei danni, sono:
- mancata igiene delle mani;
- mancata applicazione delle tecniche asettiche;
- inadeguata antisepsi della cute prima del posizionamento del catetere vascolare;
- permanenza del catetere venoso in sede oltre al tempo raccomandato;
- mancata sostituzione del catetere vascolare quando raccomandato: ogni 72/96 ore se in teflon e dai 7 ai 15 giorni se in poliuretano;
- somministrazione di soluzioni contaminate e non sterili;
- set di infusione contaminati;
- utilizzo di cateteri venosi centrali o periferici non sterili;
- contaminazione del catetere vascolare;
- inadeguata medicazione del catetere venoso;
- personale sanitario non formato;
- negligenza del personale sanitario che si occupa del posizionamento e della gestione de catetere venoso;
- inappropriata gestione del catetere vascolare;
- mancato rispetto dei protocolli e delle linee guida;
- errata esecuzione del prelievo per le emocolture;
- mancata rimozione del catetere venoso in presenza di un processo infettivo derivante da quest’ultimo
- diagnosi errata e ritardata;
- trattamento errato;
- trattamento intempestivo;
- errata o tardiva somministrazione di farmaci per via endovenosa;
Risarcimento dei danni per infezione ospedaliera/nosocomiale da catetere vascolare
Rivolgersi ad un avvocato esperto in casi di malasanità e risarcimento danni da responsabilità medica può essere determinante per il paziente, il quale avrà la possibilità di essere seguito da un Professionista legale coadiuvato da un medico legale che svolga gli accertamenti diagnostici che portano alla redazione di una perizia medico legale con la relativa quantificazione dei danni subiti, quali:
- il danno non patrimoniale all’interno del quale troviamo il danno biologico (ricompreso nella categoria del danno non patrimoniale) per la lesione all’integrità psico-fisica del danneggiato che è stato infettato per cause nosocomiali (che si calcola nella perizia medico legale attraverso la quantificazione dell’invalidità permanente e temporanea) ma anche gli aspetti morali (ossia le sofferenze) o esistenziali (ad esempio i cambiamenti nello stile di vita o nelle abitudini);
- il danno patrimoniale, ossia danni economici da lucro cessante (ossia il c.d. mancato guadagno) o danno emergente (ossia la spesa economica effettuata direttamente) ma, anche, le spese future. Per il riconoscimento di questa voce di danno sarà opportuno conservare scontrini, fatture, dichiarazioni dei redditi ecc. così da poter effettuare analitiche analisi economiche;
- il danno da perdita parentale nel caso in cui l’azione per il risarcimento da infezione nosocomiale è proposta da un parente (madre, padre, marito, moglie, convivente, partner, figlio/figlia, fratello o sorella) il cui familiare è morto per un caso di malasanità. In questo caso può essere chiesto il rimborso delle spese sostenute per l’assistenza del malato prima del decesso, potrebbe essere risarcita la sofferenza (danno morale) patita nel vedere il parente stare male o, ancora, il danno derivante dal peggioramento delle condizioni di vita di chi è sopravvissuto ma deve far fronte alla perdita.
Il danno potrà anche subire una personalizzazione in relazione, per esempio, all’età, al lavoro del soggetto o all’attività sportiva praticata o i suoi hobbies ma anche in base alle sofferenze morali ed ai cambiamenti occorsi alla sua vita di tutti i giorni.
Nel caso in cui l’esito della cura dovesse essere infausto e, quindi, il paziente dovesse morire, anche gli eredi (madre, padre, marito, moglie, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) potrebbero agire per chiedere il risarcimento del danno patito dal familiare mentre ancora era in vita (ad esempio per la sofferenza subita, c.d. danni iure hereditatis), del danno per la perdita parentale (variabile in base al grado di parentela, c.d. danni iure proprio) ma anche dei danni patiti direttamente per il dolore provato per la morte di una persona cara o per i peggioramento subito al proprio stile di vita (ad esempio perdite economiche o modifiche drastiche delle proprie abitudini, c.d. danni iure proprio).