INFEZIONI NOSOCOMIALI/OSPEDALIERE DELLE VIE URINARIE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Le infezioni ospedaliere delle vie urinarie sono le più comuni infezioni ospedaliere che contribuiscono ad aggravare le condizioni cliniche del paziente e, nei casi più gravi, possono essere causa di mortalità (morte da infezioni ospedaliere alle vie urinarie). Risulta essenziale che la diagnosi dell’infezione nosocomiale/ospedaliera alle vie urinarie, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore del medico/infermiere/personale sanitario o dell’Ospedale/Clinica Privata/Pronto soccorso/RSA/Casa di cura per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per il paziente e/o i suoi familiari da chiedere con l’intervento di un Avvocato esperto in malasanità.
Cause e tipologie delle infezioni nosocomiali/ospedaliere delle vie urinarie
La maggior parte delle infezioni ospedaliere delle vie urinarie sono correlate all’utilizzo dei cateteri vescicali quindi questi devono essere posizionati solo quando indicato e rimossi nel più breve tempo possibile, quando l’indicazione che ne ha previsto il posizionamento viene meno. Le infezioni nosocomiali/ospedaliere delle vie urinarie sono quelle infezioni che, per l’appunto, vengono acquisite in ospedale soprattutto se non vengono messe in atto da parte degli operatori sanitari/medici/infermieri e dalla struttura ospedaliera/Clinica privata/RSA/Casa di cura le misure igieniche indispensabili per prevenirle e ridurle.
La responsabilità del medico/degli infermieri/del personale sanitario, e quindi dell’Ospedale/della Clinica/del Pronto soccorso/dell’RSA/Casa di cura per infezione nosocomiale/ospedaliera delle vie urinarie potrebbe derivare non solo dall’insorgenza della stessa ma anche per aver prescritto l’inserimento di un catetere per il paziente in caso non necessario o per aver omesso di ordinare che il catetere venga estratto oppure per aver somministrato terapie sbagliate, tardive o inefficaci che possono causare gravi conseguenze e danni, anche permanenti (fino al decesso per infezione nosocomiale delle vie urinarie) che possono essere risarciti con l’intervento di un avvocato esperto in malasanità anche in favore dei familiari.
I pazienti più a rischio di contrarre un’infezione ospedaliera delle vie urinarie sono quelli che hanno basse difese immunitarie, coloro ai quali è stato posizionato un catetere vescicale o che hanno subito una manipolazione della vescica, i pazienti ricoverati in terapia intensiva, i pazienti con malattie preesistenti ei pazienti ricoverati per molto tempo.
In base alla sede coinvolta, le infezioni delle vie urinarie si possono suddividere in:
- cistite: infezione della vescica;
- uretrite: infezione dell’uretra;
- ureterite: infezione dell’uretere;
- pielonefrite: infezione del rene.
Tra le cause delle infezioni nosocomiali/ospedaliere alle vie urinarie troviamo il mancato rispetto delle misure igieniche che normalmente sono utili per contrastare la frequenza delle infezioni ospedaliere. Ad esempio:
- mancato lavaggio delle mani da parte degli operatori sanitari;
- mancato isolamento del paziente infetto;
- errato o omesso uso dei dispositivi di protezione individuale (mascherine, guanti ecc.);
- mancata sanificazione degli ambienti;
- scarsa o omessa disinfezione dei presidi medici e delle attrezzature;
- scarsa o omessa sterilizzazione degli strumenti utilizzati per le procedure invasive;
- mancato rispetto dell’asepsi;
- non appropriato utilizzo degli antibiotici.
Le infezioni nosocomiali delle vie urinarie devono essere contratte durante il periodo di degenza in ospedale/Pronto soccorso/Clinica Privata/Rsa/Casa di cura o durante lo svolgimento della visita medica: quindi il paziente, al momento del ricovero, non deve presentare alcuna infezione dato che i primi sintomi si manifestano dopo un periodo di incubazione di circa dopo 48 ore dall’ingresso in ospedale. In questi casi l’ospedale/Pronto soccorso/Clinica Privata/Rsa/Casa di cura potrebbe essere responsabile per le carenze strutturali o per gli errori del proprio personale e dover procedere al risarcimento dei danni subiti dal paziente.
Come si contraggono le infezioni ospedaliere delle vie urinarie
Le infezioni ospedaliere delle vie urinarie sono frequenti per l’elevato utilizzo del catetere vescicale nei pazienti ricoverati, soprattutto questi vengono posizionati:
- se il paziente deve essere sottoposto ad un intervento;
- se presenta una patologia che richiede il monitoraggio della diuresi;
- se il paziente presenta dei problemi dell’apparato urinario.
Il catetere vescicale può essere contaminato in quanto viene inserito attraverso un’area (la zona periuretrale) generalmente colonizzata da batteri che fanno parte della flora endogena; quindi, i microrganismi presenti sulla parte distale dell’uretra, con l’inserimento del catetere vescicale, possono essere convogliati sino alla vescica, provocando un’infezione.
I microrganismi patogeni che provocano l’infezione ospedaliera delle vie urinarie possono provenire anche da fonti esogene come dalla contaminazione degli strumenti utilizzati per il cateterismo vescicale, dalla contaminazione di altri presidi e dalle mani del personale sanitario.
Una volta tirato fuori dal suo involucro, il catetere vescicale, se non correttamente manipolato o se viene aperto in modo scorretto, può venire contaminato e ciò favorisce l’ingresso di questi microrganismi in vescica.
Per questi motivi il posizionamento del catetere vescicale deve essere predisposto il campo sterile. L’operatore sanitario che si occupa del suo posizionamento deve prima lavarsi le mani e indossare i guanti sterili. Prima di procedere all’inserimento del catetere in vescica deve essere praticata la disinfezione dei genitali esterni per evitare che i microrganismi facenti parte della flora endogena risalgano in vescica con l’inserimento del catetere vescicale.
Il catetere vescicale deve essere raccordato ad una sacca graduata, anch’essa sterile, nella quale avverrà il deflusso dell’urina; tale sacca verrà posizionata sempre in basso rispetto al catetere. È importante, inoltre, che la sacca sia a circuito chiuso per evitare che avvenga il reflusso di urina dalla sacca alla vescica, condizione che favorisce l’insorgenza di un’infezione urinaria.
Anche le manipolazioni errate del catetere sono causa di infezione delle vie urinarie. Le irrigazioni devono essere evitate perché comportano una disconnessione del sistema chiuso, a meno che il catetere vescicale posizionato non presenti un’altra via apposita per l’irrigazione.
Nel caso in cui la sacca si riempia deve essere svuotata attraverso il rubinetto distale evitando che questo venga contaminato dalle mani dell’operatore o dal contenitore che viene utilizzato per svuotarla.
Se i sanitari/infermieri/medici non rispettassero queste procedure potrebbero essere individuati dei profili di responsabilità in capo alla struttura ospedaliera che avrebbe dovuto seguire la formazione del personale, con conseguente obbligo di risarcimento dei danni occorsi al paziente per casi di malasanità con conseguente obbligo di risarcimento dei danni per la vittima e i suoi familiari con l’assistenza di un avvocato esperto in responsabilità medica e sanitaria oltre che con l’intervento di un medico legale che possa dare opportune consulenze per l’individuazione e la quantificazione dei danni.
I microrganismi maggiormente coinvolti nelle infezioni ospedaliere delle vie urinarie sono:
- Escherichia coli, il più frequente;
- Pseudomonas aeruginosa;
- Klebsiella pneumoniae;
- Proteus mirabilis;
- Enterococchi;
- Staphylococcus epidermidis.
Più di uno di questi microrganismi è coinvolto se il catetere vescicale permane in sede per un lungo periodo.
Lo Pseudomonas e il Proteus Mirabilis hanno acquisito, con il tempo, la capacità di produrre una sostanza che gli consente di aderire alla superficie del catetere e anche di nascondersi ai meccanismi di difesa del paziente.
L’acquisizione dell’infezione ospedaliere delle vie urinarie dipende anche dalle difese immunitarie dell’ospite: più sono basse le difese immunitarie, maggiore è il rischio che il paziente contragga l’infezione una volta che i microrganismi patogeni invadono la vescica.
Sono più a rischio di contrarre un’infezione delle vie urinarie i pazienti di sesso femminile, gli anziani, le pazienti in gravidanza e i pazienti che hanno delle malattie debilitanti.
Il rischio di ingresso dei microrganismi in vescica è aumentato dal tipo di drenaggio utilizzato e dalla durata del cateterismo: più tempo il catetere rimane in vescica maggiore è il rischio di contrarre un’infezione delle vie urinarie.
Al fine di ridurre l’incidenza delle infezioni ospedaliere delle vie urinarie devono essere evitati tutti i cateterismi vescicali le cui indicazioni non sono appropriate. Nel caso in cui vi è la sussistenza di una valida indicazione al cateterismo vescicale questo deve essere posizionato rispettando l’asepsi e utilizzando una sacca di drenaggio che permetta di mantenere il circuito chiuso; inoltre, il catetere vescicale deve essere rimosso quando non più necessario poiché la lunga permanenza in vescica ne aumenta ulteriormente il rischio di infezione.
È bene precisare che il semplice verificarsi dell’infezione non genera un automatismo nel risarcimento del danno se i sanitari hanno agito in modo diligente e adeguato, oltre che secondo tutte le prassi della scienza medica o se si sono verificate situazioni eccezionali e difficilmente prevedibili nella gestione della cura e della terapia del paziente. L’assistenza di un avvocato esperto in casi di malasanità e di un medico legale possono può essere essenziale per comprendere l’effettiva sussistenza di una colpa medica o della struttura e, di conseguenza, del diritto a ricevere il risarcimento dei danni.
I sintomi delle infezioni nosocomiali/ospedaliere delle vie urinarie
I sintomi delle infezioni nosocomiali/ospedaliere delle vie urinarie sono generalmente:
- minzione dolorosa;
- urina purulenta;
- febbre;
- difficoltà ad urinare;
- urgenza ad urinare;
- dolore localizzato a livello pelvico e lombare;
- presenza di sangue nelle urine;
- frequente minzione;
- difficoltà ad urinare nonostante lo stimolo.
Quando si presentano i sintomi o se il paziente ha dei fattori di rischio da infezioni nosocomiali delle vie urinarie, il medico/infermiere/specialista e, più in generale, il personale dell’Ospedale/Pronto soccorso/Casa di cura/Rsa/Clinica Privata devono essere più attenti nella profilassi preventiva e nella prescrizione di esami di controllo e potrebbero purtroppo verificarsi errori medici. L’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata individuazione dell’infezione alle vie urinarie o per l’errato trattamento della stessa – deve essere verificata in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno previsti ed evitati.
Diagnosi delle infezioni nosocomiali/ospedaliere delle vie urinarie
Nel caso di sospetta infezione delle vie urinarie devono essere eseguiti esami di approfondimento per confermare la diagnosi. La diagnosi delle infezioni ospedaliere delle vie urinarie si basa sull’urinocoltura e sull’esame delle urine che vengono eseguiti su un campione di urine.
L’urina deve essere correttamente raccolta, praticando preferibilmente prima del prelievo l’igiene dei genitali esterni. Viene raccolto in particolare il mitto intermedio in un apposito barattolo; il campione raccolto viene poi traferito in una provetta e analizzato in laboratorio.
Il prelievo per l’urinocoltura e per l’esame delle urine avviene nella stessa maniera, quello che cambia sono le provette nelle quali viene poi trasferita l’urina. La provetta utilizzata per l’urinocoltura contiene un terreno di coltura, a differenza della provetta per eseguire l’esame chimico fisico delle urine che invece è vuota.
L’urinocoltura permette di isolare uno o più dei microrganismi patogeni che hanno provocato l’infezione delle vie urinarie; il microrganismo patogeno viene poi fatto reagire con vari antibiotici in modo da individuare la sua resistenza o la sua sensibilità nei confronti di quest’ultimi (antibiogramma).
L’antibiogramma guida il medico nella scelta dell’antibiotico più appropriato per il trattamento dell’infezione che sarebbe quello al quale il microrganismo isolato risulta essere sensibile. Un errore nello svolgimento dell’antibiogramma (scambio di provette, errata coltura, errata individuazione dell’antibiotico ecc.) e la conseguente prescrizione di un farmaco resistente al batterio che provoca l’infezione nosocomiale alle vie urinarie possono provocare seri danni per il paziente: tra questi il danno biologico per la lesione all’integrità psico-fisica che deve essere opportunamente quantificato nella perizia medico legale (invalidità permanente e temporanea).
Il trattamento delle infezioni nosocomiali/ospedaliere delle vie urinarie
Il trattamento delle infezioni nosocomiali delle vie urinarie si basa infatti essenzialmente sulla somministrazione per via endovenosa di antibiotici per debellare l’agente patogeno responsabile dell’infezione.
In attesa del risultato dell’antibiogramma, se sussiste il dubbio di un’infezione, possono essere somministrati antibiotici ad ampio spettro rivolti cioè contro la maggior parte dei microrganismi che potrebbero essere responsabili delle infezioni delle vie urinarie.
Gli esami strumentali, quali l’ecografia o la risonanza magnetica, si rendono necessari in quei pazienti con infezione che potrebbero necessitare di un intervento chirurgico per correggere eventuali anomalie che potrebbero favorire l’infezione come ad esempio ostruzioni, ascessi renali e pielonefrite.
Il paziente, o i suoi familiari, potrebbero – in certi casi – ottenere il risarcimento del danno anche qualora il medico non abbia spiegato, o non abbia sufficientemente spiegato al paziente affetto infezione nosocomiale alle vie urinarie, il tipo di terapia a cui sarà sottoposto o il tipo di intervento chirurgico, oppure le modalità con cui si svolge, le conseguenze, i rischi e le possibili complicanze ed effetti collaterali, i vantaggi e svantaggi, le eventuali alternative terapeutiche (consenso informato in caso di infezioni nosocomiali alle vie urinarie).
Infezioni nosocomiali/ospedaliere delle vie urinarie: complicanze ed errori medici
Le infezioni delle vie urinarie acquisite in ospedale contribuiscono ad aggravare le condizioni cliniche del paziente ricoverato e a prolungarne anche il periodo di degenza.
Se un’infezione delle vie urinarie passa inosservata e non viene quindi riconosciuta e di conseguenza trattata il paziente può riportare delle gravi complicanze fino ad arrivare al decesso per infezione nosocomiale delle vie urinarie.
Ad esempio la cistite, ovvero l’infezione della vescica, che è una delle più frequenti infezioni delle vie urinarie, se non trattata per tempo può evolvere in una pielonefrite (infezione del rene); gli agenti patogeni presenti in vescica migrano verso il rene, infettandolo.
La pielonefrite richiede un intervento immediato poiché può comportare la perdita delle funzionalità di uno o di entrambi i reni, e nei casi più gravi anche la morte del paziente.
La frequenza delle infezioni ospedaliere è il risultato della qualità dell’assistenza erogata; per ridurne la frequenza gli operatori sanitari devono seguire le buone pratiche cliniche per il controllo e la prevenzione delle infezioni ospedaliere.
L’incidenza delle infezioni ospedaliere delle vie urinarie aumenta se:
- non viene eseguito il lavaggio delle mani da parte degli operatori sanitari;
- viene posizionato il catetere vescicale in assenza di un’appropriata indicazione;
- non vengono utilizzate sacche sterili a circuito chiuso da raccordare al catetere vescicale;
- non viene praticata la disinfezione dei genitali esterni prima del posizionamento del catetere vescicale;
- vengono somministrati antibiotici in maniera sproporzionata e quando non indicato;
- vengono utilizzati cateteri vescicali non sterili;
- il catetere vescicale non viene correttamente gestito viene praticata l’irrigazione vescicale attraverso i cateteri che non possiedono l’apposita via per eseguire questa pratica;
- la sacca graduata collegata al catetere vescicale nella quale avviene il deflusso di urina non viene correttamente svuotata;
- il catetere vescicale non viene rimosso quando l’indicazione che ne ha previsto il posizionamento viene meno;
- non vengono utilizzati guanti sterili dal professionista sanitario che posiziona il catetere vescicale;
- le manovre di manipolazione del catetere vescicale non vengono eseguite in asepsi.
Il paziente è a rischio di complicanze e di decesso conseguente alle infezioni ospedaliere delle vie urinarie se vengono commessi errori da parte del personale sanitario, quali ad esempio:
- i segni e i sintomi delle infezioni ospedaliere delle vie urinarie vengono trascurati;
- non viene fatta diagnosi di infezione delle vie urinarie e di conseguenza l’infezione non viene trattata;
- il trattamento non è tempestivo;
- l’antibiotico somministrato non è appropriato per il trattamento dell’infezione (cura errata);
- non viene eseguito l’esame delle urine per individuare il microrganismo responsabile dell’infezione;
- non viene eseguito l’antibiogramma che permette di scegliere l’antibiotico più idoneo per il trattamento dell’infezione;
- il trattamento non è corretto;
- non viene eseguito un intervento chirurgico ove necessario per correggere le anomalie che potrebbero contribuire all’infezione delle vie urinarie.
In caso di gravi complicanze o morte del paziente per infezioni nosocomiali delle vie urinarie, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale/Pronto soccorso/Casa di Cura/RSA/Clinica Privata, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (marito, moglie, partner, convivente, madre, padre, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico o al decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato malasanità o ad uno studio legale specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica, insieme al medico legale, si potrebbe capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa medica esaminando tutta la documentazione ospedaliera (cartella clinica, esiti diagnostici, esiti esami ematici, prescrizioni mediche ecc.). In caso di decesso, per capire la causa della morte da infezioni nosocomiali alle vie urinarie potrebbe essere importante anche l’autopsia (esame autoptico). Per l’autopsia il medico legale potrà seguire l’esame autoptico quando viene eseguito e, se già fatto, potrà valutare la relazione dell’autopsia.
Risarcimento dei danni in caso di infezioni nosocomiali alle vie urinarie
Una mancata, errata o tardiva gestione dell’infezione alle vie urinarie può provocare al paziente un grave danno anche da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza per morte del paziente, o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore ma anche ad esempio, danno patrimoniale ossia i danni economici da lucro cessante o danno emergente, e danni non patrimoniali come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale, il danno esistenziale, ecc. esaminare le questioni più soggettive e personali capitate al danneggiato a seguito dell’evento si chiama personalizzazione del danno.).
Nel caso in cui l’esito della cura dovesse essere infausto e, quindi, il paziente dovesse morire, anche gli eredi (madre, padre, marito, moglie, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) potrebbero agire per chiedere il risarcimento del danno patito dal familiare mentre ancora era in vita (ad esempio per la sofferenza subita, c.d. danni iure hereditatis), del danno per la perdita parentale (variabile in base al grado di parentela, c.d. danni iure proprio) ma anche dei danni patiti direttamente per il dolore provato per la morte di una persona cara o per i peggioramento subito al proprio stile di vita (ad esempio perdite economiche o modifiche drastiche delle proprie abitudini, c.d. danni iure proprio).