INFEZIONE IN OSPEDALE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
L’infezione in ospedale la si può prendere in sala operatoria durante un intervento chirurgico ma anche durante il ricovero in ospedale, la degenza in Clinica o le cure al Pronto Soccorso. L’infezione presa in ospedale può essere molto pericolosa e, nei casi più gravi, portare al decesso del paziente (morte per infezione). Alcune infezioni mortali colpiscono anche chi è in RSA, casa di cura o di riposo. È quindi importante prevenire l’infezione in ospedale seguendo la Linea Guida e il Protocollo. Le Linee Guida per le infezioni e i Protocolli sulle infezioni servono non solo a prevenire l’infezione ma anche per curarla (terapia). Per prevenire, ad esempio, una infezione si dovrà rendere asettica la sala operatoria prima di una operazione chirurgica, tuttavia se dovesse insorge una infezione, il medico dovrà curarla subito e bene. È importante l’uso di antibiotici, con una terapia antibiotica mirata (antibiotico a spettro ristretto o ad ampio spettro), con una cura antibiotica corretta, e non sbagliata, data subito, e non in ritardo, e per un tempo adeguato, valutando eventualmente il cambio di antibiotico qualora non facesse effetto.
In caso di malasanità per una infezione contratta in ospedale durante una semplice visita, o durante le cure, l’intervento chirurgico, gli esami, il ricovero o la degenza, potrebbe essere possibile chiedere il risarcimento danni all’ospedale o alla Clinica, ad esempio se ciò ha causato un danno biologico. Chi ritiene di essere stato vittima di un caso di malasanità potrà rivolgersi ad un avvocato per far tutelare i propri diritti, ottenere giustizia ed un risarcimento danni.
In caso di decesso da infezione o di morte del paziente per complicanze a causa di infezione, il risarcimento dei danni può essere chiesto dai parenti (genitore, figlio/a, fratello, sorella, nonno/a, nipote ecc.), dal coniuge (marito o moglie), dal convivente (partner, compagno/a).
La responsabilità dell’ospedale o della clinica può dipendere da responsabile della carenza organizzativa per non aver rispettato le Linee guida o i Protocolli oppure da errore del medico, dell’infermiere o del personale che – ad esempio – non seguono le procedure per rendere asettici e sterili gli ambienti o i ferri chirurgici oppure per aver contaminato la protesi (protesi infetta). Per il risarcimento dei danni ci si potrà rivolgere ad un avvocato, preferibilmente esperto in malasanità (avvocato malasanità) che, con il suo medico legale, accerterà se ci sia responsabilità, o meno, e quantificherà il risarcimento danni (calcolo del risarcimento del danno).
Alcune tipologie di infezione contratte durante il ricovero o le cure in ospedale possono avere un periodo di incubazione, per cui i sintomi si possono anche manifestare dopo la dimissione e il ritorno a casa del paziente: anche in questo caso l’ospedale potrebbe essere responsabile e quindi dover risarcire i danni.
La tempestiva diagnosi dell’infezione è essenziale per procedere con una cura corretta ed efficace che impedisca il sorgere di complicanze gravi per il paziente: il medico del pronto soccorso o dell’ospedale deve quindi prescrivere tutti gli esami e gli approfondimenti diagnostici necessari ad individuare l’eventuale infezione.
In caso di omessa, tardiva o errata diagnosi dell’infezione bisogna esaminare il comportamento dei dottori e sanitari per comprendere se sia stato fatto tutto il possibile per curare il paziente in modo adeguato: in caso contrario non solo la Struttura sanitaria (ospedale, clinica), ma anche il medico curante dell’ospedale, il medico specialista o del pronto soccorso potrebbero essere considerati responsabili per le conseguenze subite dalla vittima di un caso di malasanità, ed essere obbligati al risarcimento dei danni.
Le infezioni in ospedale o infezioni ospedaliere, c.d. “infezioni nosocomiali“, note anche con l’acronimo ICA “Infezioni Correlate all’Assistenza”, sono un problema per la salute pubblica perché in alcuni casi sono effetto di una scadente o scorretta qualità dell’assistenza da parte del personale sanitario e scorretta o mancata applicazione delle procedure di sterilizzazione e sanificazione previste dalla scienza medica, che hanno l’obiettivo di ridurre al minimo l’insorgenza di queste infezioni attraverso l’uso di Linee Guida, Protocolli e buone pratiche mediche.
Le infezioni nosocomiali sono purtroppo abbastanza frequenti nell’ambito dell’assistenza sanitaria, sono prevedibili ed evitabili e possono essere causa del decesso del paziente, dell’aggravamento delle sue condizioni cliniche o del prolungamento del periodo di ricovero, di un possibile grave danno da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza per morte del paziente, o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore.
La prevenzione delle infezioni nosocomiali
La prevenzione delle infezioni nosocomiali si può ottenere riducendo le procedure non necessarie e non indicate, nell’utilizzo di presidi sanitari e strumenti sterili, e mettendo in atto un’assistenza sanitaria che garantisca condizioni asettiche per il paziente, per i medici, gli infermieri che lo curano.
Devono essere pianificati e attuati programmi per garantire la messa in atto delle misure che riducono il rischio di complicanze infettive.
Nello specifico per prevenire le infezioni nosocomiali le strutture ospedaliere potrebbero mettere in essere questi accorgimenti:
- la sorveglianza delle infezioni, l’identificazione ed il controllo delle epidemie
- il corretto lavaggio delle mani con acqua e sapone per almeno 40 secondi o con soluzioni alcoliche;
- la riduzione delle procedure diagnostiche o delle terapie non necessarie;
- il corretto uso degli antibiotici (per la profilassi e la terapia) e dei disinfettanti;
- l’utilizzo di metodiche corrette soprattutto per le procedure invasive;
- il controllo della pulizia ambientale;
- la vaccinazione degli operatori sanitari.
Da sottolineare, tra questo elenco, l’aspetto relativo all’errata e/o eccessiva somministrazione degli antibiotici. Le infezioni nosocomiali, infatti, sono addirittura complicate ulteriormente da una terapia antibiotica scorretta, non idonea ed eccessiva perché queste attività provocano lo sviluppo da parte dei microrganismi patogeni di una resistenza agli antibiotici, i quali non saranno più adeguati al trattamento dell’infezione stessa.
Un comportamento non attento da parte dei medici o una scelta di errata terapia possono configurare un caso di colpa medica che, come tale, potrebbe portare al dover risarcire i danni eventualmente patiti dal paziente. Anche la diagnosi tardiva dell’infezione rientra in un caso di malasanità per il comportamento superficiale o sbagliato dei medici o dei sanitari, ad esempio se davanti a sintomi quali febbre, infiammazioni, secrezione di pus da una ferita o arrossamenti non prescrivono terapia antibiotica o lo fanno in ritardo. In questi i casi la vittima dovrebbe rivolgersi ad un avvocato esperto per la valutazione dei danni risarcibili con l’aiuto di un medico legale.
Come si contraggono le infezioni nosocomiali
Poiché vengono contratte in ambiente ospedaliero le infezioni nosocomiali possono essere causate da:
- un’assistenza inadeguata da parte del personale sanitario;
- mancata osservanza delle norme di buona pratica clinica;
- utilizzo di presidi medici non sterili;
- scarsa o mancata sanificazione degli ambienti sanitari;
- mancata igiene delle mani e scorretta modalità del lavaggio delle mani poiché le mani degli operatori rappresentano il più frequente veicolo di trasmissione delle infezioni;
- non corretta attuazione dei protocolli di disinfezione e sterilizzazione dei materiali e degli ambienti ospedalieri;
- mancata adozione delle misure per l’isolamento di un paziente infetto;
- scorretta adesione alle linee guida e protocolli per la prevenzione delle infezioni nosocomiali;
- mancato utilizzo di dispositivi di protezione individuale;
- esecuzione di procedure invasive quando non indicate.
I fattori di rischio che espongono maggiormente un paziente alle infezioni nosocomiali sono, ad esempio, l’età, altre infezioni o gravi malattie che abbassano le difese immunitarie (tumori, immunodeficienze, diabete, anemie, cardiopatie, insufficienza renale e trapianti d’organo), tecniche assistenziali invasive e/o complesse (per esempio avere il catetere, essere sottoposti ad endoscopie o interventi chirurgici), malnutrizione, traumi, ustioni, alterazioni dello stato di coscienza, disabilità (ad esempio chi è allettato o incontinente).
L’insorgenza dell’infezione è più frequente in presenza di determinati fattori, tuttavia ciò non vuol dire necessariamente che un paziente che abbia uno o più fattori di rischio si ammalerà così come in assenza non si può escludere che possa sviluppare l’infezione. È opportuno che il medico non sottovaluti i fattori di rischio e prescriva sempre in caso sospetto approfondimenti diagnostici.
In caso di omissione il medico o l’infermiere o il sanitario rischiano di incorrere in responsabilità medica per tardiva o errata diagnosi o omesso intervento o cura inefficace. In questi casi l’assistenza di un avvocato esperto in malasanità può aiutare il paziente (o i suoi familiari) ad ottenere il risarcimento dei danni patiti.
Quando e dove colpiscono maggiormente le infezioni nosocomiali
Le infezioni nosocomiali riguardano principalmente:
- le infezioni del tratto urinario sono le infezioni nosocomiali più frequenti e rappresentano circa il 40% di tutte le infezioni ospedaliere. Le infezioni del tratto urinario derivano principalmente dalla presenza dei cateteri vescicali a permanenza; per questo motivo si deve procedere al posizionamento del catetere vescicale solo quando indicato e questo deve essere rimosso il prima possibile ovvero quando l’indicazione al suo posizionamento viene meno. Il professionista sanitario che si occupa dell’inserimento del catetere vescicale deve garantire un ambiente e presidi sterili;
- le infezioni sistemiche (sepsi e batteriemia) riguardano la circolazione sanguigna. I microrganismi invadono i vasi sanguigni attraverso i quali vengono trasportati a diversi organi e apparati alterandone la funzione provocando un’infezione che riguarda tutto l’organismo. Le infezioni sistemiche sono correlate alla presenza di cateteri venosi periferici o centrali. I cateteri venosi devono essere sterili così come anche le soluzioni che vengono somministrate per via endovenosa.
- le infezioni dell’apparato respiratorio si riscontrano principalmente in quei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica;
- le infezioni delle ferite chirurgiche che derivano da un loro inadeguato trattamento. Deve essere garantite la pulizia e l’asepsi delle ferite chirurgiche per evitare che vadano incontro ad un processo infettivo.
Come si contraggono le infezioni ospedaliere
La trasmissione delle infezioni ospedaliere può avvenire attraverso il contatto diretto tra una persona sana e una infetta in particolare attraverso le mani, motivo per cui è di fondamentale importanza la corretta igiene e il lavaggio delle mani prima e dopo aver prestato assistenza al paziente.
La trasmissione delle infezioni respiratorie avviene attraverso l’inalazione delle goccioline che vengono emesse in seguito ad uno starnuto o ad un colpo di tosse da una persona infetta.
Le infezioni ospedaliere possono essere anche trasmesse in maniera indiretta in seguito al contatto con un veicolo contaminato. I veicoli di trasmissione delle infezioni possono essere oggetti, presidi medici o strumenti chirurgici. Per evitare la trasmissione dell’infezione, prima di procedere all’esecuzione di una procedura, in particolar modo se invasiva, si deve verificare la sterilità degli strumenti e dei presidi da utilizzare.
La diagnosi ed il trattamento delle infezioni nosocomiali
La diagnosi delle infezioni nosocomiali consiste nell’identificazione dell’origine e del tipo di infezione attraverso una valutazione clinica da parte del medico e se necessario viene richiesta l’esecuzione di ulteriori esami specifici per identificare il microrganismo patogeno che ha provocato l’infezione.
Nella maggior parte dei casi il trattamento consiste nella somministrazione della terapia antibiotica e nell’eradicazione del focolaio di infezione.
La colpa medica o la responsabilità dell’Ospedale potrebbe essere riconosciuta anche se il medico non prescrive approfonditi esami, o qualora abbia proceduto con negligenza, imperizia o imprudenza.
I soggetti a rischio di contrarre le infezioni nosocomiali
I pazienti a rischio di contrarre le infezioni nosocomiali sono:
- i neonati, in particolare quelli prematuri ovvero coloro che sono nati prima del termine di gravidanza;
- gli anziani;
- i pazienti che sono stati sottoposti ad interventi chirurgici;
- i pazienti che hanno riportato traumi o ustioni;
- i pazienti ai quali è stato posizionato un catetere vascolare o vescicale;
- i pazienti che sono sottoposti ad intubazione endotracheale;
- presenza di altre patologie come diabete, neoplasie, insufficienza renale, cirrosi epatica, ridotte difese immunitarie.
In caso di gravi complicanze o morte esiste il diritto a chiedere un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione. La principale domanda che il malato o i parenti (moglie, marito, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda la causa che ha portato all’esito infausto dell’infezione o al decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento. Un avvocato esperto in malasanità, insieme al medico legale, può capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa.
Risarcimento dei danni per infezioni nosocomiali
L’ospedale, sia pubblico che privato, nel quale il paziente è stato curato o al quale si è rivolto per effettuare le visite o l’intervento chirurgico, può essere chiamato a rispondere dei danni patiti per un caso di malasanità e, quindi, del risarcimento anche nel caso in cui il paziente ha contratto un’infezione.
L’ospedale, infatti, è responsabile dell’operato dei suoi dipendenti e collaboratori (medici, paramedici, infermieri, assistenti ecc.) ma anche del corretto svolgimento dell’integrale prestazione sanitaria.
La prestazione sanitaria comprende sia l’attività medica e di cura del paziente ma anche una serie di obblighi cosiddetti “di protezione”, che amplificano i profili di responsabilità della struttura: ad esempio alloggio nelle stanze per la degenza, vitto, pulizia, vigilanza, messa a disposizione di personale per l’assistenza al paziente e utilizzo di attrezzature mediche.
In pratica l’ospedale risponde non solo per problemi legati direttamente all’errore medico ma anche per questioni relative a disorganizzazione o carenze strutturali (ad esempio un macchinario per la risonanza magnetica che non funziona o che funziona male potrebbe provocare un’errata diagnosi ed un conseguente risarcimento dei danni). Nello specifico le infezioni nosocomiali sono considerate causa della disorganizzazione della struttura ospedaliera.
La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere spetta all’avvocato esperto in malasanità, coadiuvato dal medico legale, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale per le sofferenze patite o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza).
Il danno non patrimoniale potrà considerare anche gli aspetti morali (ossia le sofferenze) o esistenziali (ad esempio i cambiamenti nello stile di vita o nelle abitudini) o estetici (ad esempio perché sono rimasti postumi che deturpano l’aspetto esteriore della vittima) che hanno colpito maggiormente il malato: esaminare le questioni più soggettive e personali capitate al danneggiato a seguito dell’evento si chiama personalizzazione del danno.
Un errore medico, infatti, può provocare diverse conseguenze in base alla persona che lo subisce, per questi motivi sarà importante considerare l’età del danneggiato, l’attività lavorativa o le sue aspirazioni, l’attività sportiva praticata o i suoi hobbies. Queste sfaccettature permetteranno all’avvocato ed al medico legale di quantificare in modo corretto l’importo di danno non patrimoniale subito.
Per i danni patrimoniali, invece, potrà essere chiesto, ad esempio, il rimborso delle spese sostenute durante la cura o per la degenza prolungata: a tal fine potranno essere utili scontrini della farmacia, ricevute dei costi di alloggio, fatture per visite mediche o per acquisto attrezzature (danno emergente); oppure le spese future che dovranno essere effettuare a causa dell’infezione