INFEZIONI OSPEDALIERE/NOSOCOMIALI DA CATETERE VESCICALE ALLE VIE URINARIE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Le infezioni ospedaliere/nosocomiali da catetere vescicale sono quelle infezioni che possono essere contratte in ospedale e che interessano le vie urinarie (reni, uretra, ureteri e vescica). Affinché si possa parlare di infezione delle vie urinarie è necessario che sia stata appurata la presenza di batteri nelle urine attraverso degli esami di laboratorio quali l’esame delle urine e l’urinocoltura.
Fra i pazienti ricoverati in ambito ospedaliero (Pronto soccorso, clinica privata, ospedale pubblico) o assistenziale (RSA, Casa di cura, Casa di riposo) sono maggiormente predisposti a contrarre un’infezione delle vie urinarie coloro che sono portatori di catetere vescicale a permanenza.
In caso di errore medico, di colpa e responsabilità dell’Ospedale o di malasanità per infezione da catetere vescicale alle vie urinarie, il paziente o i suoi familiari o eredi (in caso di morte per infezione nosocomiale delle vie urinarie) ossia moglie, marito, partner, convivente, madre, padre, nonni, fratello, sorella figlio, figlia potranno affidarsi ad uno Studio legale o ad un avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme al paziente, alla famiglia e al medico legale con la perizia medico legale (ossia un parere medico con una relazione medico legale), l’eventuale fattibilità di una richiesta di risarcimento danni.
La prevenzione delle infezioni ospedaliere da catetere vescicale delle vie urinarie
Per evitare l’insorgenza delle infezioni ospedaliere delle vie urinare devono essere messe in atto delle misure di prevenzione da parte del personale sanitario che riguardano principalmente il posizionamento e la gestione del catetere vescicale:
- il catetere vescicale a permanenza deve essere posizionato solo quando vi è l’indicazione come gli interventi chirurgici, problemi urinari e necessità di monitoraggio della diuresi.
- il professionista sanitario che posiziona e che si occupa della gestione del catetere vescicale deve seguire rigorosamente le misure di asepsi che comprendono la disinfezione dei genitali esterni prima del posizionamento del catetere e l’utilizzo di un catetere vescicale che sia sterile, privo cioè da qualsiasi carica microbica.
- praticare il lavaggio delle mani e indossare guanti sterili prima di procedere con il posizionamento del catetere vescicale.
- rimuovere il catetere vescicale quando l’indicazione del suo posizionamento viene meno.
- collegare al catetere una sacca per il deflusso di urina sterile con sistema a circuito chiuso.
In questa fase di gestione del paziente molto delicata potrebbero purtroppo verificarsi errori medici, dello specialista, degli infermieri o dei medici dell’Ospedale (o del Pronto Soccorso, RSA, Asl, Asst, Ats) o della Clinica privata. Bisognerà, quindi, valutare l’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata conoscenza dei protocolli, per l’utilizzo di un catetere non sterile, per la mancata formazione del personale ecc. – e da qui valutare se il danno era o meno evitabile. Potrebbe, quindi, essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
Come si contraggono in ospedale le infezioni da catetere vescicale alle vie urinarie
Le infezioni ospedaliere del catetere vescicale alle vie urinarie possono essere contratte se il professionista sanitario (medico, infermiere, ecc.) che procede al posizionamento del catetere in vescica e si occupa della sua gestione non rispetta le dovute misure asettiche (Linee guida, protocolli e procedure) ovvero tutti quei metodi e tecniche per prevenire le infezioni.
Il paziente può avere delle conseguenze sulla sua sicurezza e salute se le misure asettiche non sono efficaci o se non vengono applicate. Un’infezione alle vie urinarie mal curata o non riconosciuta o non trattata in modo tempestivo può provocare al paziente un grave danno da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza per morte del paziente, o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore. Per questi motivi è necessario che i sanitari seguano i protocolli così da minimizzare i rischi: in caso contrario la struttura ospedaliera potrebbe avere responsabilità e dover risarcire i danni al paziente.
Le infezioni da catetere vescicale si possono contrarre:
- se viene utilizzato un catetere vescicale contaminato;
- se non viene praticata la disinfezione dei genitali esterni prima di posizionare il catetere vescicale;
- se il professionista sanitario non esegue il lavaggio delle mani e non indossa i guanti sterili;
- se non vengono rispettate le misure igieniche.
Tali infezioni alle vie urinarie possono essere quindi contratte in ambiente ospedaliero (Ospedale, Clinica, Pronto Soccorso, ecc.) o assistenziale (Casa di cura o di riposo, RSA, ecc.) dai pazienti portatori di catetere vescicale.
Per parlare di infezione ospedaliera questa deve essere acquisita dal soggetto durante il ricovero o la degenza in ospedale o nei giorni successivi alla dimissione/dallo svolgimento della visita (almeno dopo 48 ore).
Quali sono le infezioni da catetere vescicale alle vie urinarie
Il catetere vescicale può essere responsabile di infezioni delle alte e delle basse vie urinarie. Le infezioni delle basse vie urinarie quali cistite (infezione della vescica), uretrite (infezione dell’uretra) sono più frequenti rispetto alle infezioni delle alte vie urinarie.
Le infezioni delle alte vie urinarie comprendono l’ureterite (infezione degli ureteri) e la pielonefrite (infezione dei reni); queste, nonostante siano meno frequenti delle infezioni delle basse vie urinarie, sono più gravi e nella maggior parte dei casi insorgono come una complicanza di quest’ultime.
I batteri generalmente penetrano dall’estremità delle vie urinarie, l’uretra, il condotto che connette a vescica con l’esterno e attraverso la quale viene emessa l’urina. Attraverso l’uretra i batteri giungono alla vescica i quali possono anche risalire fino a uno o ad entrambi i reni.
Risulta essenziale che la diagnosi dell’infezione alle vie urinarie oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore del medico, dello specialista o dell’infermiere o del personale dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi o per terapia antibiotica omessa o sbagliata potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per il paziente, fino addirittura al decesso (morte per infezione nosocomiale delle vie urinarie).
Le complicanze delle infezioni ospedaliere del catetere vescicale
La pielonefrite (infezione del rene) è la più grave delle infezioni delle vie urinarie che se non diagnosticata, trascurata e se non viene correttamente e tempestivamente trattata può esitare nell’insufficienza renale, condizione che debilita il paziente e nei casi più gravi può essere responsabile del suo decesso.
Un’altra complicanza dell’infezione alle vie urinarie è la sepsi che non è altro che la risposta dell’organismo ad un’infezione e che comporta un danno e il mancato funzionamento di uno o più organi e apparati; la sepsi aumenta quindi notevolmente il rischio di mortalità.
Un decesso o una grave sepsi per un’infezione alle vie urinarie nosocomiale trascurata o mal curata può rientrare tra i casi di malasanità e di responsabilità dell’ospedale o della struttura sanitaria o della Clinica privata che sorge, ad esempio, quando il paziente contrae un’infezione perché non sono state rispettate le procedure di sterilità o perché gli ambienti non sono sanificati adeguatamente. La vittima o i suoi familiari (padre, madre, marito, moglie, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) possono rivolgersi ad un avvocato esperto per verificare la possibilità di avere diritto al risarcimento dei danni.
Quali sono i sintomi dall’infezione da catetere vescicale alle vie urinarie
I segni e i sintomi delle infezioni alle vie urinari si possono manifestare in seguito alla rimozione dello stesso e comprendono:
- minzione dolorosa;
- difficoltà ad urinare;
- presenza di sangue nelle urine;
- urgente stimolo ad urinare con scarsa eliminazione di urina;
- dolore al basso addome;
- urina maleodorante e torbida;
- febbre;
- bruciore durante la minzione.
I segni e i sintomi di infezione delle vie urinarie nei pazienti con catetere vescicale in sede possono essere:
- presenza di sangue nelle urine, visibile dalla sacca nella quale avviene il deflusso di urina;
- dolore al basso addome;
- febbre;
- aumento dei globuli bianchi nel sangue.
Come si diagnosticano le infezioni delle vie urinarie da catetere vescicale
In presenza dei segni e dei sintomi di infezione quest’ultima deve essere confermata con degli esami al fine di identificare il microrganismo che l’ha provocata così da trattare l’infezione adeguatamente.
I microrganismi patogeni che possono essere responsabili di infezione ospedaliere delle vie urinare conseguente a cateterismo vescicale sono:
- Escherichia coli, il più frequente;
- Pseudomonas aeruginosa;
- Klebsiella pneumoniae;
- Proteus mirabilis;
- Enterococchi;
- Staphylococcus epidermidis.
La diagnosi di infezione delle vie urinarie può essere confermata attraverso l’esame delle urine e l’urinocoltura. Mentre l’esame delle urine dà informazioni sulle caratteristiche fisico chimiche delle urine e individua la presenza di batteri, l’urinocoltura è più specifica perché permette di isolare i microrganismi patogeni che sono presenti nelle urine. Una volta individuato il microrganismo questo viene fatto reagire con diversi antibiotici (antibiogramma) per comprendere la sua resistenza o sensibilità nei confronti di quest’ultimi.
Per procedere nella richiesta risarcitoria con un avvocato esperto in malasanità è necessario verificare che l’infezione sia riconducibile al ricovero ospedaliero oppure all’inserimento del catetere o, ancora, dimostrare che l’infezione sia stata trattata con terapia sbagliata o che sia stata effettuata una diagnosi errata o in ritardo o che al paziente non sia stata prescritta la cura giusta.
Ad esempio, se i medici riscontrano un’infezione da Klebsiella pneumoniae devono individuare gli antibiotici adatti a contrastare questo determinato batterio (ad esempio la cefotaxima). Se, invece, al paziente viene somministrato un antibiotico contro il quale il batterio è resistente non ci saranno miglioramenti ma il malato rischierà di peggiorare notevolmente, subendo danni e conseguenze anche molto gravi. Il danneggiato (e i suoi familiari o in caso di morte i suoi eredi) potrà chiedere il risarcimento dei danni nei confronti dell’ospedale, della Clinica privata, dell’RSA o del dottore che ha prescritto la cura errata. La prescrizione di farmaci controindicati costituisce una negligenza del medico o dell’ospedale che può determinare una colpa. Quando viene accertata la responsabilità del medico o della struttura ospedaliera, il paziente può chiedere il risarcimento dei danni subiti con l’assistenza di un avvocato.
L’urina da esaminare può essere raccolta in autonomia dal paziente, se le condizioni di salute glielo permettono, dopo avergli spiegato le dovute accortezze quali il lavaggio delle mani, raccogliere il mitto intermedio di urina e far attenzione a non contaminare il barattolo per la raccolta.
L’esame delle urine può essere eseguito anche ai pazienti portatori di catetere vescicale prelevando il campione attraverso la sacca di deflusso collegata al catetere vescicale. In questo caso è il professionista a dover eseguire correttamente la raccolta, evitando anche la contaminazione della sacca durante il prelievo.
La raccolta del campione deve avvenire in modo asettico: il lavaggio delle mani deve sempre essere praticato, l’urina viene prelevata attraverso l’apposita valvola presente nell’estremità distale della sacca facendo attenzione a non contaminare il campione poiché in tal caso l’esame risulta alterato ed è necessario ripeterlo e la diagnosi verrà ritardata.
Come si curano le infezioni urinarie da catetere vescicale
Il trattamento delle infezioni ospedaliere delle vie urinarie consiste nella somministrazione della terapia antibiotica. L’antibiotico viene scelto dal medico sulla base dell’urinocoltura, in particolare risulta essere efficace nel trattamento dell’infezione quell’antibiotico per il quale il microrganismo patogeno che è stato isolato risulta essere sensibile. Poiché l’analisi dell’urinocoltura richiede del tempo, nell’attesa dei risultati, il medico può prescrivere degli antibiotici ad ampio spettro che sono quindi rivolti contro più microrganismo patogeni.
I segni e i sintomi propri delle infezioni cambiano in relazione a quali organi che sono stati colpiti, quindi è opportuno che i clinici e i sanitari inizino subito a trattare l’infezione sulla base della sintomatologia presentata dal paziente. In caso contrario esiste il forte rischio che l’infezione alle vie urinarie peggiori con elevata possibilità di responsabilità in capo alla struttura e diritto al risarcimento dei danni per il paziente.
Le infezioni ospedaliere/nosocomiali da catetere vescicale e la responsabilità del professionista
Il catetere vescicale deve essere posizionato quando indicato e deve essere rimosso non appena l’indicazione che ne ha previsto il posizionamento viene meno. Generalmente sono candidati al posizionamento del catetere vescicale i pazienti che devono essere sottoposti ad interventi chirurgici, i pazienti che presentano dei problemi urinari e quelli ai quali si rende necessario il monitoraggio della diuresi.
Il professionista che posiziona il catetere deve rispettare l’asepsi. Il catetere vescicale che si utilizza deve essere sterile ovvero privo da qualsiasi carica microbica quindi ci si deve prima accertare che tale presidio medico abbia subito il processo di sterilizzazione attraverso delle sigle/segni che sono presenti sulla confezione; quest’ultima deve essere integra.
Una volta che il catetere vescicale viene tirato fuori dalla sua confezione lo si deve maneggiare con guanti sterili per evitare che venga contaminato prima del posizionamento. Se accidentalmente il catetere vescicale viene a contatto con qualche oggetto/superficie non sterile lo si deve cestinare.
Il professionista che si occupa del posizionamento del catetere vescicale deve prima aver creato un campo sterile e solo dopo aver praticato la disinfezione dei genitali esterni può procedere al posizionamento.
La disinfezione è molto importante per evitare che batteri presenti sui genitali esterni, attraverso il catetere vescicale, vengano convogliati nelle vie urinarie, condizione che favorisce l’insorgenza dell’infezione.
Nel caso di una mancata o non adeguata disinfezione dei genitali esterni prima del posizionamento del catetere vescicale o di una contaminazione del catetere vescicale il paziente è a rischio di contrarre un’infezione ospedaliera delle vie urinarie conseguenti al cateterismo vescicale.
Il catetere vescicale va raccordato ad una sacca sterile a circuito chiuso nella quale avviene il deflusso di urine. Una volta piena la sacca deve essere svuotata dall’apposita valvola facendo attenzione a non contaminarla e indossando i guanti.
Al fine di evitare l’insorgenza delle infezioni urinarie da catetere vescicale il professionista sanitario deve posizionare e gestire il catetere vescicale nel rispetto dell’asepsi.
In caso di trasmissione di infezioni nosocomiali (cioè durante la degenza ospedaliera o durante lo svolgimento di una visita) è possibile chiedere il risarcimento dei danni all’ospedale che è responsabile della carenza organizzativa e degli ipotetici sbagli del personale. Anche in questo caso sarà opportuno rivolgersi ad un avvocato esperto in malasanità che, insieme ad un medico legale, procederà alla valutazione delle condizioni cliniche del paziente ed alla disamina della documentazione per verificare la sussistenza di colpa medica e di eventuali danni da risarcire.
Le infezioni ospedaliere/nosocomiali da catetere vescicale delle vie urinarie ed errori
Le infezioni delle vie urinarie associate al catetere vescicale complicano le condizioni di salute del paziente e ne prolungano il periodo di degenza; nei casi più gravi le infezioni delle vie urinarie sono responsabili di insufficienza renale, condizione che può portare al decesso del paziente.
Al fine di evitare l’insorgenza delle infezioni delle vie urinarie il professionista sanitario deve rispettare le buone pratiche cliniche e i protocolli per il controllo e la prevenzione delle infezioni ospedaliere.
Il rischio di contrarre un’infezione ospedaliera delle vie urinarie correlata al catetere vescicale è ridotto con l’ottimizzazione delle tecniche di asepsi e anche con il mantenimento del sistema a circuito chiuso che evita il reflusso di urine dalla sacca di raccolta alla vescica.
Le infezioni delle vie urinarie devono essere trattate per tempo per evitare ulteriori complicanze.
L’infezione della vescica (cistite), ad esempio, è l’infezione delle vie urinarie più frequente che se non viene correttamente e tempestivamente trattata può evolvere in una pielonefrite ovvero nell’infezione di uno o entrambi i reni; a sua volta la pielonefrite può portare all’insufficienza renale fino al decesso del paziente nei casi più gravi.
Gli errori che possono aumentare il rischio di contrarre un’infezione ospedaliere delle vie urinarie correlata al catetere vescicale e le sue complicanze sono:
- mancato rispetto dell’asepsi nel posizionamento e nella gestionale del catetere vescicale: il professionista deve eseguire il lavaggio delle mani, utilizzare un catetere vescicale sterile, evitare la contaminazione del catetere vescicale durante il suo posizionamento, deve praticare la disinfezione dei genitali esterni prima di procedere al posizionamento e deve raccordare il catetere vescicale ad una sacca sterile a circuito chiuso per il deflusso dell’urina;
- posizionamento del catetere vescicale quando non indicato e la sua mancata rimozione quando l’indicazione al suo posizionamento viene meno;
- mancato riconoscimento dei segni e dei sintomi di infezione e ritardo nella diagnosi;
- trattamento errato e intempestivo;
- errata somministrazione di antibiotici;
- errata esecuzione del prelievo del campione di urina per l’esecuzione dell’esame delle urine e l’urinocoltura;
- somministrazione di un antibiotico non appropriato per il trattamento dell’infezione;
- mancata esecuzione dell’antibiogramma che segnala l’antibiotico più adatto per debellare il microrganismo patogeno responsabile dell’infezione.
Le buone pratiche cliniche, le misure igieniche, il rispetto dell’asepsi e dei protocolli sono quindi condizioni che permettono il controllo e la prevenzione delle infezioni ospedaliere delle vie urinarie correlate al catetere vescicale mentre la diagnosi corretta e il trattamento adeguato e tempestivo evitano che l’insorgenza delle complicanze conseguenti all’infezione stessa quali la sepsi, l’insufficienza renale e il decesso del paziente.
Risarcimento dei danni per infezioni ospedaliere/nosocomiali delle vie urinarie da catetere vescicale
Non esiste un automatismo tra errore medico e risarcimento del danno per infezione nosocomiale/ospedaliera alle vie urinarie da catetere vescicale. Se sussistono profili di colpa medica o responsabilità, bisogna individuare quali effettivi danni ha subito il paziente. Potrebbero infatti essere presenti più danni: ad esempio danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. È, quindi, fondamentale che l’avvocato malasanità faccia un esame insieme al medico legale il quale farà anche una perizia medico legale. Esistono molti aspetti da valutare dall’eventuale danno da perdita della capacità lavorativa al danno da perdita di chance di guarigione o sopravvivenza, a quello di doversi sottoporre ad un nuovo trattamento medico con i connessi rischi.
In caso di contagio da infezioni nosocomiali alle vie urinarie da catetere vescicale i danni più frequentemente riconoscibili sono:
- Il danno non patrimoniale all’interno del quale troviamo il danno biologico per la lesione all’integrità psico-fisica del danneggiato che è stato infettato per cause nosocomiali (che si calcola nella perizia medico legale attraverso la quantificazione dell’invalidità permanente e temporanea) ma anche gli aspetti morali (ossia le sofferenze) o esistenziali (ad esempio i cambiamenti nello stile di vita o nelle abitudini);
- il danno patrimoniale, ossia danni economici da lucro cessante (ossia il c.d. mancato guadagno) o danno emergente (ossia la spesa economica effettuata direttamente) ma, anche, le spese future. Per il riconoscimento di questa voce di danno sarà opportuno conservare scontrini, fatture, dichiarazioni dei redditi ecc. così da poter effettuare analitiche analisi economiche;
- il danno da perdita parentale nel caso in cui l’azione per il risarcimento da infezione nosocomiale è proposta da un parente (madre, padre, marito, moglie, convivente, partner, figlio/figlia, fratello o sorella) il cui familiare è morto per un caso di malasanità. In questo caso può essere chiesto il rimborso delle spese sostenute per l’assistenza del malato prima del decesso, potrebbe essere risarcita la sofferenza (danno morale) patita nel vedere il parente stare male o, ancora, il danno derivante dal peggioramento delle condizioni di vita di chi è sopravvissuto ma deve far fronte alla perdita.
Nel caso in cui l’esito della cura dovesse essere infausto e, quindi, il paziente dovesse morire, anche gli eredi (madre, padre, marito, moglie, partner, convivente, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) potrebbero agire per chiedere il risarcimento del danno patito dal familiare mentre ancora era in vita (ad esempio per la sofferenza subita, c.d. danni iure hereditatis), del danno per la perdita parentale (variabile in base al grado di parentela, c.d. danni iure proprio) ma anche dei danni patiti direttamente per il dolore provato per la morte di una persona cara o per i peggioramento subito al proprio stile di vita (ad esempio perdite economiche o modifiche drastiche delle proprie abitudini, c.d. danni iure proprio).