LE COMPLICANZE E DECESSO CAUSATE DALLE INFEZIONI OSPEDALIERE/NOSOCOMIALI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Le infezioni ospedaliere o nosocomiali vengono contratte durante il ricovero in ospedale e si manifestano anche dopo la dimissione o dopo lo svolgimento della visita (anche fino ad un mese dopo il ricovero).
Le infezioni ospedaliere o nosocomiali possono rappresentare un grave problema per la salute dei pazienti poiché se non riconosciute e non trattate in maniera tempestiva possono comportare gravi complicanze, gravi danni da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza per morte del paziente, o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore. Come è facilmente intuibile queste conseguenze possono essere permanenti o meno, tanto da debilitare la vita del paziente che le contrae. Nei casi più gravi le infezioni ospedaliere possono anche essere causa di decesso (morte per infezione nosocomiale).
Il paziente, e i suoi familiari (moglie, marito, madre, padre, figlio, figlia, sorella, fratello, nonno, nonna o eredi), possono chiedere il risarcimento dei danni subiti con l’assistenza di un avvocato esperto in casi di malasanità che, coadiuvato da un medico legale, valuterà la sussistenza e l’entità dei danni patiti.
Incidenza e frequenza delle infezioni ospedaliere/nosocomiali
L’incidenza delle infezioni ospedaliere è indice della qualità dell’assistenza erogata. Le infezioni ospedaliere sono più frequenti laddove le misure di controllo e prevenzione non sono sufficienti. In questi casi possono sorgere profili di responsabilità in capo alla struttura ospedaliera che avrebbe dovuto seguire la formazione del personale, con conseguente obbligo di risarcimento dei danni occorsi al paziente. È importante sapere, infatti, che le carenze organizzative o di personale o la mancata organizzazione dei corsi di formazione per il personale sono problemi della struttura ospedaliera che possono provocare casi di malasanità con conseguente obbligo di risarcimento dei danni per la vittima e i suoi familiari
La frequenza delle infezioni ospedaliere/nosocomiali solitamente dipende da:
- tipo di paziente ricoverato: i neonati, soprattutto i nati prematuri, e gli anziani sono più a rischio di contrarre le infezioni a causa delle loro basse difese immunitarie
- la gravità delle condizioni cliniche del paziente: la presenza di una patologia preesistente aumenta il rischio di contrarre le infezioni ospedaliere in quanto questi pazienti sono più vulnerabili. In particolare, la frequenza di contrarre le infezioni ospedaliere è più elevata nei reparti di terapia intensiva e nei reparti di chirurgia.
- le misure messe in atto dall’ospedale e dai professionisti sanitari per prevenire e ridurre la frequenza delle infezioni ospedaliere. Tutti gli ospedali devono essere dotati di protocolli per il controllo delle infezioni ospedaliere, i quali devono essere rispettati da tutti i professionisti sanitari
- dal tipo di assistenza praticata: i professionisti sanitari devono mettere in atto le misure asettiche per l’esecuzione di interventi invasivi, devono effettuare il lavaggio delle mani prima e dopo aver prestato assistenza al paziente, devono indossare i dispositivi di protezione individuale quando indicato; inoltre devono essere sanificati frequentemente gli ambienti.
- dalla complessità degli interventi assistenziali: gli interventi invasivi aumentano il rischio di sviluppare infezioni ospedaliere soprattutto se questi vengono praticati in emergenza.
La tipologia di paziente e la presenza di fattori di rischio o fragilità cliniche devono allertare i sanitari, i medici e gli infermieri per fare in modo di trattare la persona con maggiore attenzione al fine di non far sviluppare infezioni nosocomiali oppure di controllare l’eventuale insorgenza di sintomi (ad esempio febbre, fatica a respirare, spossatezza, infiammazione ecc.). In caso contrario il comportamento superficiale e negligente dei sanitari potrebbe far sorgere una colpa medica con conseguente obbligo di risarcimento al paziente dei danni patiti.
Trattamento delle infezioni ospedaliere/nosocomiali
Le infezioni ospedaliere, se diagnosticate per tempo, possono essere trattate adeguatamente con esiti generalmente positivi: in questi casi, anche se inevitabilmente il periodo di degenza si prolunga, il paziente guarisce.
In altri casi, le infezioni ospedaliere provocano delle complicanze temporanee e anche permanenti; queste possono infatti evolvere verso una disabilità del paziente e, nei casi più gravi, esitano nel decesso. È quindi fondamentale che vengano messe in atto tutte le misure per prevenirle e controllarle.
La gravità dell’infezione varia anche in base al microrganismo responsabile. I principali microrganismi che provocano le infezioni ospedaliere sono:
- Enterococchi
- Stafilococchi
- Staphylococcus aureus
- Escherichia coli
- Enterobacter
- Klebsiella pneumoniae
L’infezione ospedaliera più grave è quella della circolazione sanguigna, seguono poi le infezioni delle vie polmonari, quelle delle vie urinarie e le infezioni della ferita chirurgica.
Infezioni ospedaliere/nosocomiali: complicanze delle infezioni del sangue
Le infezioni del flusso sanguigno possono derivare dal catetere venoso centrale o periferico quando non vengono utilizzate le misure di asepsi per il suo posizionamento o vengono infusi liquidi non sterili o non correttamente conservati. Anche la prolungata permanenza del catetere in sede contribuisce ad aumentare il rischio di infezione.
Gli agenti patogeni attraverso il sangue vengono trasportati a più organi e tessuti provocando anche un’infezione di quest’ultimi. Le infezioni del sangue provocano una disfunzione multiorgano. Se non trattate in tempi brevi queste infezioni sono causa di decesso (morte da infezione nosocomiale alla circolazione sanguinia).
Le complicanze delle infezioni del flusso sanguigno solitamente sono:
- la morte del paziente;
- la meningite: infezione delle meningi (membrane che circondano e proteggono il cervello);
- l’alterazione della funzione di più organi contemporaneamente;
- shock settico;
- insufficienza circolazione dovuta ad una persistente riduzione della pressione sanguigna;
- sindrome da distress respiratorio;
- insufficienza renale acuta a causa della quale il paziente potrebbe necessitare della dialisi.
Quando un paziente contrae l’infezione ospedaliera/nosocomiale del sangue, che è di solito provocata da germi e batteri che si trovano nella struttura questa può essere responsabile dei danni causati per non aver adottato tutte le cautele previste dalle procedure standard per garantire le condizioni igieniche dei locali e la sterilizzazione della strumentazione chirurgica/medica usata durante gli interventi o la visita, parimenti la struttura può essere chiamata a rispondere delle conseguenze negative per il paziente in caso di scorretta terapia profilattica o ritardata terapia antibiotica.
Quando il paziente manifesta sintomi riconducibili ad un’infezione del sangue (febbre, infiammazione, difficoltà a respirare, difficoltà ad urinare, dolore ecc.) infatti, i sanitari devono immediatamente predisporre gli accertamenti necessari a verificare l’esistenza di un’infezione: l’esame più importante da prescrivere è l’antibiogramma per capire se esista un microrganismo patogeno e se questi sia resistente a qualche antibiotico. Generalmente l’antibiogramma si effettua prelevando un campione di sangue, urina o tessuto e mettendolo successivamente in coltura. Nel caso in cui emerga la presenza di un batterio, deve essere immediatamente prescritto l’antibiotico adatto (ossia l’antibiotico a cui il batterio non sia resistente) così da curare in maniera idonea e tempestiva l’infezione.
Se ciò non avviene i medici, gli infermieri e – più in generale – la struttura ospedaliera possono provocare un grave caso di malasanità con conseguente obbligo di risarcimento dei danni al paziente o ai suoi familiari con l’assistenza di un avvocato esperto in responsabilità medica.
Infezioni ospedaliere/nosocomiali: complicanze delle infezioni delle vie urinarie
Le infezioni delle vie urinarie vengono distinte in infezioni delle basse vie urinarie se coinvolgono la vescica (cistite) e l’uretra e in infezioni delle alte vie urinarie, che sono più gravi delle precedenti, se coinvolgono i reni (pielonefrite) e gli ureteri.
Al fine di prevenire e controllare le infezioni ospedaliere delle vie urinarie deve essere limitato il posizionamento del catetere vescicale solo quando indicato e la sua rimozione deve avvenire il prima possibile ovvero quando l’indicazione che ne ha previsto il posizionamento viene meno. Così come i cateteri venosi periferici e centrali anche il catetere vescicale deve essere posizionato e gestito rispettando i protocolli di sterilità; in caso contrario i microrganismi patogeni possono penetrare nelle vie urinarie e provocare l’infezione.
Le complicanze delle infezioni ospedaliere delle vie urinarie sono solitamente:
- morte del paziente;
- insufficienza renale;
- sepsi;
- shock settico;
- pielonefrite e cicatrici del tessuto dei reni con conseguente malfunzionamento renale;
- danno uretrale;
- difficoltà della minzione;
- calcoli renali;
- ostruzione delle vie urinarie.
Non esiste un automatismo tra infezione nosocomiale e risarcimento del danno. Bisogna poi individuare quali effettivi danni ha subito il paziente. Potrebbero infatti essere presenti più danni: ad esempio danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. È comunque fondamentale che l’avvocato malasanità faccia un esame insieme al medico legale il quale farà anche una perizia medico legale.
Infezioni ospedaliere/nosocomiali: complicanze delle infezioni polmonari
Le infezioni delle vie polmonari possono essere contratte in seguito all’inalazione di microrganismi patogeni che si trovano sotto forma di droplets e che sono quindi dispersi nell’aria.
Per prevenire la contaminazione è importante che i pazienti con infezioni delle vie respiratorie vengano isolati in delle stanze singole per evitare di infettare altri pazienti.
Anche l’attrezzatura respiratoria può essere contaminata a causa delle mani colonizzate del personale, da un’inadeguata disinfezione o sterilizzazione per cui i pazienti intubati o ventilati sono a rischio di contrarre le infezioni ospedaliere delle vie respiratorie. Le infezioni polmonari sono molto comuni nelle unità di terapia intensiva.
Le complicanze delle infezioni ospedaliere polmonari sono generalmente:
- la morte: il 15% dei decessi per infezioni ospedaliere sono riconducibili a polmoniti contratte in ospedale;
- il distress respiratorio;
- la polmonite.
Qualora vi siano i presupposti, il paziente o i suoi eredi in caso di morte per infezione nosocomiale polmonare (moglie, marito, madre, padre, nonni, fratello o sorella, figlio, figlia) potrebbero dunque chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità a causa di una gestione errata delle procedure di sterilizzazione o di trattamento della terapia intensiva oppure per la prescrizione di una cura sbagliata o errata o di una terapia non tempestiva o inefficace. Lo studio legale o l’avvocato, preferibilmente specializzati in danni da responsabilità medica, insieme al proprio medico legale, valuteranno se vi sia o meno la possibilità di chiedere i danni per infezione ospedaliera polmonare all’Ospedale, all’Assicurazione e più in generale ai medici coinvolti. Con lo Studio legale Marzorati non dovrai anticipare il compenso per l’avvocato malasanità, il medico legale e lo specialista e neppure per la perizia medico legale (ossia un parere medico con una relazione medico legale).
Infezioni ospedaliere: complicanze delle infezioni della ferita chirurgica
Le infezioni della ferita chirurgica si distinguono in superficiali (se interessano la cute e il sottocute) e profonde (coinvolgono gli strati muscolari e fasciali). Nei casi più gravi l’infezione può estendersi sino agli organi.
La frequenza di queste infezioni dipende dalla carica batteria presente sul sito di incisione per cui è fondamentale l’asepsi della cute prima di praticare l’incisione, l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale e di strumenti sterili. Il rischio di infezione della ferita chirurgica aumenta se l’intervento viene eseguito in emergenza proprio perché non sempre di riesce a mettere in atto le misure di sterilità.
Le complicanze dell’infezioni ospedaliere della ferita chirurgica sono di solito:
- morte;
- sepsi;
- shock settico;
- peritonite;
- edema cronico;
- deiscenza (riapertura della ferita).
Risulta essenziale che la diagnosi dell’infezione della ferita chirurgica (arrossamento del sito, dolore, pus e/o secrezioni di cattivo odore ecc.) oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore del medico o dell’infermiere o del personale dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per il paziente da risarcire con l’assistenza di un avvocato esperto in malasanità, con l’ausilio di un medico legale.
Complicanze e decesso conseguenti a infezioni ospedaliere e responsabilità del personale sanitario
Le infezioni ospedaliere possono provocare il decesso del paziente e altre complicanze, come danno biologico che può provocare invalidità temporanea o permanente. Tali infezioni evolvono rapidamente per cui se non diagnosticate e trattate in tempi molto brevi possono essere fatali.
La prima cosa da fare per ridurre i decessi e le complicanze conseguenti alle infezioni ospedaliere è la prevenzione. A tal fine tutti gli ospedali devono essere in possesso di protocolli per la prevenzione e il controllo delle infezioni ospedaliere, i quali devono essere rispettati da tutti i dipendenti.
Le mani del personale sanitario rappresentano il principale veicolo per la diffusione di agenti patogeni per cui deve essere praticata l’igiene delle mani prima e dopo aver prestato assistenza al paziente e devono essere indossati i dispositivi di protezione individuale. Deve essere praticata anche con una certa frequenza la sanificazione degli ambienti e la disinfezione dei presidi e i pazienti infetti devono essere isolati.
Gli interventi invasivi e il posizionamento di cateteri vescicali e vascolari devono essere praticati nel rispetto della sterilità; se gli strumenti utilizzati non sono sterili, il rischio che il paziente contragga un’infezione è molto alto.
Se il paziente ha già contratto l’infezione questa deve essere trattata tempestivamente poiché più passa il tempo più aumenta il rischio di complicanze e di morte.
In particolare, il rischio di complicanze e di decesso aumenta se:
- l’infezione non viene diagnosticata dal medico;
- vengono sottovalutati i segni e i sintomi dell’infezione;
- il trattamento viene iniziato in ritardo;
- viene somministrata una terapia non appropriata;
- errore nella diagnosi;
- non vengono rispettate le misure di asepsi;
- per gli interventi invasivi non vengono utilizzati strumenti sterili;
- i cateteri vescicali o vascolari vengono lasciati in sede per molto tempo anche dopo che l’indicazione del posizionamento viene meno;
- mancata esecuzione di esami per confermare la diagnosi di infezione ospedaliere;
- trattamento intempestivo;
- mancata sanificazione ambientale frequenza e disinfezione dei presidi;
- mancato isolamento del paziente infetto;
- mancata adozione delle misure igieniche.
L’insorgenza dell’infezione è più frequente in presenza di determinati fattori tuttavia, ciò non vuol dire necessariamente che un paziente che abbia uno o più fattori di rischio si ammalerà così come in assenza non si può escludere che possa sviluppare l’infezione. È opportuno che il medico non sottovaluti i fattori di rischio e prescriva sempre in caso sospetto approfondimenti diagnostici.
In caso di omissione il medico o l’infermiere o il sanitario rischiano di incorrere in responsabilità medica per tardiva o errata diagnosi o omesso intervento o cura inefficace. In questi casi l’assistenza di un avvocato esperto in malasanità può aiutare il paziente (o i suoi familiari) ad ottenere il risarcimento dei danni patiti.
Risarcimento dei danni per infezioni nosocomiali/ospedaliere
La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere spetta all’avvocato esperto in malasanità, coadiuvato dal medico legale: i due Professionisti partendo dalla relazione medico legale giungono alla quantificazione e determinazione dei danni del paziente. Ad esempio, il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale per le sofferenze patite o, nei casi, più gravi il danno da morte).
Un errore medico, infatti, può provocare diverse conseguenze in base alla persona che lo subisce, per questi motivi sarà importante considerare l’età del danneggiato, l’attività lavorativa o le sue aspirazioni, l’attività sportiva praticata o i suoi hobbies. Queste sfaccettature permetteranno all’avvocato ed al medico legale di quantificare in modo corretto l’importo di danno non patrimoniale subito (c.d. personalizzazione).
Nel caso in cui l’esito della cura dovesse essere infausto e, quindi, il paziente dovesse morire, anche gli eredi (madre, padre, marito, moglie, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) potrebbero agire per chiedere il risarcimento del danno patito dal familiare mentre ancora era in vita (ad esempio per la sofferenza subita, c.d. danni iure hereditatis), del danno per la perdita parentale (variabile in base al grado di parentela, c.d. danni iure proprio) ma anche dei danni patiti direttamente per il dolore provato per la morte di una persona cara o per i peggioramento subito al proprio stile di vita (ad esempio perdite economiche o modifiche drastiche delle proprie abitudini, c.d. danni iure proprio).