LE INFEZIONI NOSOCOMIALI/OSPEDALIERE VIRALI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Le infezioni virali sono causate dai virus che una volta penetrati nell’organismo cominciano a moltiplicarsi e a causare problemi diversi in base all’organo o apparato coinvolto; possono essere contratte oltre che in comunità anche in ambiente ospedaliero (terapia intensiva, reparti di degenza, pronto soccorso) e assistenziale (case di cura, SRA). Nei casi più gravi possono essere responsabili del decesso del paziente o della perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza o di conservare una vita migliore per questo motivo è fondamentale innanzitutto la prevenzione e poi anche la diagnosi e il trattamento tempestivo.
Quando l’esito dell’infezione virale è negativo per il paziente potrebbe essersi verificato un caso di malasanità nel quale può avere rilievo la responsabilità dell’ospedale o della struttura sanitaria o della Clinica privata/Casa di cura/RSA/Pronto Soccorso che sorge, ad esempio, quando il paziente contrae un’infezione perché non sono state rispettate le procedure di sterilità o perché gli ambienti non sono sanificati adeguatamente. La vittima o i suoi familiari (padre, madre, marito, moglie, convivente, partner, figlio, figlia, fratello, sorella ecc.) possono rivolgersi ad un avvocato esperto per verificare la possibilità di avere diritto al risarcimento dei danni.
Per parlare di infezione ospedaliera è necessario che il virus venga contratto durante la permanenza in ospedale; tuttavia, i sintomi possono manifestarsi anche dopo la dimissione, solitamente entro due giorni da quest’ultima se il virus è stato preso in ospedale.
Cosa sono i virus che causano infezioni virali ospedaliere/nosocomiali
I virus sono dei microrganismi di piccole dimensioni che sono costituiti da un involucro proteico e possono essere a DNA o a RNA.
I virus, per riprodursi e moltiplicarsi, necessitano della presenza di una cellula vivente. I virus possono essere trasmessi attraverso il contatto con liquidi biologici contaminati, attraverso il sangue, per inalazione e per ingestione. Una volta penetrati nell’organismo, i virus attaccano le cellule e si moltiplicano provocando l’infezione.
I virus a DNA trasportano il proprio materiale genetico all’interno del nucleo della cellula ospite; il DNA all’interno del nucleo viene replicato e trascritto in RNA a partire dal quale vengono sintetizzate le proteine virali.
Nei virus a RNA invece il materiale genetico viene direttamente replicato e le proteine vengono sintetizzate all’interno del citoplasma senza quindi passare dal nucleo.
La replicazione e la moltiplicazione dei virus a RNA avvengono quindi più velocemente rispetto a quelli a DNA per questo motivo sono più pericolosi.
In alcuni casi i virus possono presentarsi in una fase di latenza ovvero sono presenti nell’organismo ma non si moltiplicano e non danno alcuna manifestazione dell’infezione per un certo periodo di tempo.
Per questi motivi è importante che la diagnosi di infezione virale, oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore del medico o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per il paziente.
La differenza tra virus e batteri
I virus, a differenza dei batteri, non sono in grado di vivere in autonomia, infatti, si replicano e si moltiplicano solo dopo essere penetrati nell’organismo ed essere venuti a contatto con la cellula ospite all’interno della quale rilasciano il loro materiale genetico. I virus trasmettono quindi il proprio patrimonio genetico alle cellule dell’organismo.
I batteri invece si riproducono in autonomia in presenza di condizioni ottimali per farlo.
Inoltre, i batteri sono di dimensioni maggiori rispetto ai virus.
Come si contrae un’infezione virale nosocomiale/ospedaliere
L’infezione virale si contrae per essere venuti a contatto con il virus. Una volta penetrato nell’organismo, il virus aderisce ad una cellula nella quale penetra e libera il suo materiale genetico (DNA o RNA); di conseguenza la cellula replica il virus che continua ad infettare altre cellule ed è così che prende luogo l’infezione. La cellula infetta, dopo aver replicato il virus, muore poiché è stata compromessa dal virus stesso il quale non gli permette più di svolgere normalmente le sue funzioni.
I virus possono penetrare nell’organismo attraverso il contatto sessuale, tramite le punture di insetti, per inalazione, attraverso la trasfusione di sangue contaminato o per ingestione.
In ambito ospedaliero e/o assistenziale l’infezione virale può essere trasmessa attraverso:
- le mani degli operatori sanitari, soprattutto se non viene praticata l’igiene delle mani;
- l’utilizzo di aghi infetti;
- la trasfusione di sangue contaminato;
- la puntura accidentale con aghi infetti;
- l’utilizzo di presidi medici e di strumenti non sterili e quindi contaminati;
- il contatto con pazienti infetti che non sono stati isolati nel rispetto delle procedure per la prevenzione delle infezioni;
- l’inalazione di droplets derivanti da starnuti o colpi di tosse da parte di soggetti infetti;
- il contatto con materiale contaminato;
- il contatto con liquidi biologici contaminati.
Quando il contatto con il virus si verifica a causa di uno di questi eventi, potrebbe essere possibile chiedere il risarcimento dei danni all’Ospedale che è responsabile della carenza organizzativa o se il personale medico dovesse commettere degli errori (potrebbe sbagliare, confondersi, essere negligente, non essere sufficientemente formato ecc.). In questo caso sarà opportuno rivolgersi ad un avvocato esperto in malasanità.
Le infezioni virali nosocomiali/ospedaliere e manifestazioni cliniche
Le infezioni virali dell’apparato respiratorio vengono contratte per inalazione e il virus penetra nelle cellule delle vie aeree. Tra le infezioni di origine virale delle vie aeree troviamo l’influenza, il coronavirus (Covid-19) e la polmonite che causano gravi problemi respiratori fino al decesso.
Le infezioni virali dell’apparato gastrointestinale sono note come gastroenteriti, questa infezione si manifesta con diarrea, vomito e dolori addominali. La complicanza principale è la disidratazione che può portare, se non trattata per tempo, a shock ipovolemico. Le gastroenteriti vengono contratte in seguito all’assunzione di cibi contaminati dal virus.
Le infezioni virali del fegato sono note come epatiti, fra queste distinguiamo l’epatite A, l’epatite B e l’epatite C che portano ad un malfunzionamento del fegato e può degenerare in cirrosi epatica o in un tumore del fegato stesso e di conseguenza nel decesso del paziente.
I tipi di epatite sono i seguenti:
- l’epatite A viene contratta in seguito all’ingestione di cibi non cotti e contaminati e viene trasmessa per via oro fecale;
- l’epatite B viene trasmessa con il contatto di liquidi biologici (sangue, sperma, secrezioni vaginali e liquidi) infetti. Può essere trasmessa anche per via verticale da mamma a bambino al momento del parto quando il bambino, attraversando il canale del parto, viene a contatto con le secrezioni vaginali;
- l’epatite C si trasmette attraverso il contatto diretto con il sangue infetto come ad esempio in seguito allo scambio di siringhe infette.
Le infezioni virali del sistema nervoso comprendono l’encefalite (infezione dell’encefalo) e la meningite (infezione delle meningi ovvero delle membrane che rivestono e proteggono il sistema nervoso centrale) e vengono trasmesse attraverso il sangue infetto. Le infezioni del sistema nervoso sono responsabili di deficit neurologici, alterazioni dello stato mentale, convulsioni e morte.
Come facilmente comprensibile, conseguenze così gravi possono essere invalidanti in modo permanente per il paziente, il quale per tutta la vita potrebbe subire le conseguenze della colpa medica o della responsabilità dell’ospedale per il trattamento errato dell’infezione virale o per la diagnosi ritardata o per la cura sbagliata. In caso di gravi complicanze o morte del paziente, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che il danneggiato o i parenti (marito, moglie, partner, convivente, genitori, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato all’esito negativo del trattamento medico o al decesso, e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitare l’evento. Prima di tutto, quindi, rivolgendosi ad un avvocato malasanità o ad uno studio legale specializzato in risarcimento danni da responsabilità medica, insieme al medico legale, si potrebbe capire cosa sia successo e se ciò sia eventualmente dovuto a responsabilità o colpa medica. In caso di decesso, per capire la causa della morte per infezione virale nosocomiale/ospedaliera potrebbe essere importante l’autopsia (esame autoptico). Per l’autopsia il medico legale potrà seguire l’esame autoptico quando viene eseguito e, se già fatto, potrà valutare la relazione dell’autopsia.
La prevenzione delle infezioni virali nosocomiali/ospedaliere e comportamento dei sanitari
La prevenzione delle infezioni è fondamentale al fine di evitare la loro insorgenza e le complicanze che ne derivano. Le misure di prevenzione variano in base alla modalità di trasmissione del virus stesso:
- la prevenzione delle infezioni virali che interessano le vie aeree consiste nell’indossare mascherine che ricoprono naso e bocca e nell’isolamento del paziente;
- le infezioni virali del tratto gastrointestinale possono essere prevenute ingerendo cibi cotti e non contaminati;
- le infezioni virali che vengono trasmesse attraverso i liquidi biologici o per contatto si possono prevenire indossando dispositivi di protezione individuale quali i guanti, i camici e le visiere.
Al fine di prevenire la trasmissione delle infezioni virali in ambiente ospedaliero e/o nosocomiale il personale sanitario deve rispettare le buone pratiche cliniche, i protocolli, le linee guida e le norme igieniche:
- lavaggio delle mani;
- utilizzo di presidi medici e di strumenti sterili e non contaminati;
- l’isolamento dei pazienti infetti;
- utilizzo dei dispositivi di protezione individuale;
- sanificazione degli ambienti.
Quando un paziente contrae l’infezione ospedaliera/nosocomiale virale, la struttura questa può essere responsabile dei danni causati per non aver adottato tutte le cautele previste dalle procedure standard per garantire le condizioni igieniche dei locali e la sterilizzazione della strumentazione chirurgica/medica usata durante gli interventi o la visita, parimenti la struttura può essere chiamata a rispondere delle conseguenze negative per il paziente in caso di scorretta terapia profilattica o ritardata terapia antibiotica.
I vaccini rappresentano un’altra forma di prevenzione e agiscono stimolando il sistema immunitario a riconoscere quel determinato virus e ad attivare i meccanismi di difesa quando questo penetra nell’organismo con l’obiettivo di debellarlo.
La somministrazione di immunoglobuline rappresenta invece una forma di immunizzazione passiva che viene somministrata generalmente dopo che vi è stata l’esposizione al virus prima che la malattia si manifesti.
La diagnosi delle infezioni virali nosocomiali/ospedaliere
La diagnosi di infezione virale viene formulata sulla base dei segni e dei sintomi se si tratta di un’infezione virale comune come, ad esempio, il morbillo o la varicella.
L’influenza e le altre infezioni epidemiche possono essere invece identificate con la presenza di altri casi simili in quel periodo di tempo.
Le analisi di laboratorio sono fondamentali per la conferma della presenza di un’infezione; ad esempio, per distinguere il virus dell’influenza da quello del Covid 19 (SARS-cov-2), i quali presentano la medesima sintomatologia, deve essere eseguito un tampone naso faringeo.
Per diagnosticare un’infezione virale devono essere eseguite le colture che consistono in un prelievo di liquido biologico (sangue, saliva, liquido cefalorachidiano, urina, liquido vaginale) il quale viene analizzato in laboratorio al fine di ottenere il materiale genetico del virus che ha provocato l’infezione.
Per definire un adeguato trattamento dell’infezione ospedaliera virale, quest’ultima deve prima essere diagnosticata e non devono quindi essere sottovalutati i segni e i sintomi dell’infezione, il cui più comune è la febbre. In caso di sospetto, il medico/lo specialista/il personale dell’ospedale deve prescrivere esami diagnostici per confermare o meno la presenza dell’infezione. Quando si presentano segni o sintomi di infezione virale il medico, devono essere più attenti nella profilassi preventiva e nella prescrizione di esami di controllo e potrebbero purtroppo verificarsi errori medici. L’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata individuazione dell’infezione o per l’errato trattamento della stessa – deve essere verificata in modo approfondito così come la possibile insorgenza di danni, valutando se questi potessero essere o meno evitati con l’assistenza di un avvocato esperto in malasanità.
Un altro esame per la diagnosi di infezione virale prevede un prelievo di sangue per la ricerca di anticorpi contro il virus ovvero delle proteine che vengono prodotte dal sistema immunitario per difendere l’organismo quando viene attaccato da virus. Generalmente si ricercano le IgG e le IgM. La presenza di positività per le IgG indica che il soggetto è immune quindi protetto nei confronti di quell’infezione. La positività per le IgM indica invece la presenza di un’infezione in atto.
Il trattamento delle infezioni virali nosocomiali/ospedaliere
Il trattamento delle infezioni virali consiste sostanzialmente nel trattamento della sintomatologia che questa infezione provoca:
- somministrazione di antipiretici in caso di febbre;
- somministrazione di liquidi endovena in caso di disidratazione conseguente a diarrea o vomito;
- somministrazione di farmaci antiemetici in caso di nausea;
- somministrazione di congestionanti nasali in caso di sindrome influenzale.
Alcune infezioni virali, come l’HIV, l’epatite e l’herpesvirus, possono essere trattare con dei farmaci antivirali che hanno l’obiettivo di interferire con la replicazione del virus. Per la maggior parte delle infezioni virali non esistono però, almeno non ancora, farmaci antivirali efficaci.
Monitorare il paziente ed i sintomi che manifesta è, quindi, la cura principale per verificare l’evolversi della condizione clinica e poter intervenire per contenere la degenerazione dei sintomi più gravi evitando il peggioramento delle condizioni di salute.
La prescrizione di farmaci controindicati, lo svolgimento di cure non idonee o tardive o sbagliate in caso di infezioni virale nosocomiali/ospedaliere costituiscono negligenze dei medici, degli specialisti, degli infermieri e del personale ospedaliero che potrebbe determinare una colpa medica. Quando viene accertata la responsabilità del medico o della struttura/Casa di cura/RSA/Clinica privata/Pronto soccorso, il paziente può chiedere il risarcimento per i danni subiti. In questi casi l’assistenza di un avvocato specializzato in risarcimento malasanità potrebbe essere importante per tutelare al meglio i propri diritti, e quelli dei propri cari.
Infezioni virali nosocomiali/ospedaliere ed errori medici
Gli errori medici che possono essere commessi più frequentemente e che causano potenzialmente il contagio da infezioni virali nosocomiali/ospedaliere sono:
- mancata igiene delle mani;
- utilizzo di presidi medici e strumenti contaminati;
- mancata sanificazione ambientale;
- inosservanza dei protocolli e delle linee guida;
- mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale;
- mancato isolamento del paziente con infezione virale;
- errata somministrazione dei vaccini;
- errata esecuzione degli esami di laboratorio per la diagnosi di infezione virale;
- errata esecuzione delle emocolture;
- errata interpretazione degli esami di laboratorio;
- mancata esecuzione degli esami di laboratorio per confermare la diagnosi di infezione virale;
- somministrazione di farmaci non indicati;
- mancato riconoscimento dei segni e dei sintomi di un’infezione virale;
- inosservanza delle norme igieniche;
- inadeguata promozione e messa in atto delle misure preventive.
Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica, tra cui le analisi, gli esiti, le diagnosi e gli esami prescritti, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato. Per lo svolgimento dell’eventuale pratica di risarcimento danni è consigliabile conservare questa documentazione che sarà essenziale per la redazione della perizia medico legale. In caso contrario il paziente o i suoi eredi (madre, padre, moglie, marito, partner, convivente, figlio, figlia, sorella, fratello ecc.) hanno sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia.
Risarcimento dei danni per infezioni virali nosocomiali/ospedaliere
Non esiste un automatismo tra errore medico e risarcimento del danno per infezioni virali nosocomiali/ospedaliere. Oltre a individuare i profili di responsabilità ai danni del medico o della struttura è necessario quantificare e determinare quali effettivi danni ha subito il paziente. Potrebbero infatti essere presenti più danni: ad esempio danno patrimoniale, non patrimoniale e biologico ecc. È quindi fondamentale che l’avvocato malasanità faccia un esame insieme al medico legale, il quale dovrà redigere una perizia medico legale per avviare la pratica di risarcimento dei danni.
Esistono molti aspetti da valutare quali il danno non patrimoniale che considera le lesioni fisiche o i postumi così come gli aspetti morali (ossia le sofferenze) o esistenziali (ad esempio i cambiamenti nello stile di vita o nelle abitudini) che hanno colpito maggiormente il malato. Esaminare le questioni più soggettive e personali capitate al danneggiato a seguito dell’evento si chiama personalizzazione del danno.
Un errore medico, infatti, può provocare diverse conseguenze in base alla persona che lo subisce, per questi motivi sarà importante considerare l’età del danneggiato, l’attività lavorativa o le sue aspirazioni, l’attività sportiva praticata o i suoi hobbies. Queste sfaccettature permetteranno all’avvocato ed al medico legale di quantificare in modo corretto l’importo di danno non patrimoniale subito.
Per i danni patrimoniali, invece, potrà essere chiesto, ad esempio, il rimborso delle spese sostenute durante la cura: a tal fine potranno essere utili scontrini della farmacia, ricevute dei costi di alloggio, fatture per visite mediche o per acquisto attrezzature (danno emergente); oppure le spese future che dovranno essere effettuare a causa dell’errore della diagnosi dell’infezione (fornendo la prova dei costi sostenuti); o, ancora, il risarcimento per i mancati guadagni subiti dal paziente a causa del peggioramento della salute o del protrarsi delle cure che potrebbero impedire il rientro al lavoro del paziente (lucro cessante).
È importante sapere che molte voci di danno potranno essere chieste sia dalla paziente che dai familiari (moglie/marito/convivente/partenr/madre/padre/figlio/figlia/sorella/fratello ecc.) ed anche in caso di morte della persona malata. Ad esempio potrebbe essere chiesto il ristoro per il danno da perdita parentale (importo determinabile in base a grado di parentela), potrebbe essere chiesto il rimborso delle spese sostenute per l’assistenza del malato prima del decesso, potrebbe essere risarcita la sofferenza (danno morale) patita nel vedere il tuo parente stare male o, ancora, il danno derivante dal peggioramento delle condizioni di vita di chi è sopravvissuto ma deve far fronte alla perdita, ma, potrebbe anche essere chiesta la liquidazione del danno fisico e morale patito dal familiare prima di morire, durante la sfortunata agonia.
I danni che ciascun parente subisce in prima persona vengono definiti danni iure proprio, perché rientrano direttamente nella sfera giuridica del familiare che ha visto morire il proprio caro. I danni patiti dal defunto, invece, possono essere definiti “indiretti” e vengono chiamati danni iure hereditatis. La modalità di prova e liquidazione delle due tipologie di danno è molto simile ma è determinante sapere che il termine per chiedere il risarcimento dei danni iure proprio è sempre di 5 anni dal decesso, mentre quelli “ereditati” possono essere chiesti entro 5 o 10 anni dalla morte a seconda che l’azione venga esperita contro il medico o contro l’ospedale.