INFEZIONI NOSOCOMIALI
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
La mastite è l’infezione della ghiandola mammaria che si sviluppa in seguito all’ingresso di microrganismi patogeni nel tessuto mammario che può avvenire a causa della presenza di lesioni del capezzolo o può essere la complicanza di un intervento chirurgico o per un’infezione ospedaliera/nosocomiale per la quale risulta essenziale che la diagnosi oltre ad essere corretta sia tempestiva. Un eventuale errore del medico/dello specialista o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi potrebbe portare anche a gravi complicanze ed essere causa di danni per il paziente (grave danno da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza per morte del paziente, o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore) il quale potrebbe chiedere il risarcimento con l’intervento di un avvocato esperto in malasanità.
Se la mastite viene trascurata, infatti, può dare origine a delle complicanze quali l’ascesso mammario la cui presenza aumenta il rischio di sepsi, malattia sistemica che se non trattata tempestivamente può causare il decesso del paziente. Se l’infiammazione è molto grave per curare la mammella si deve ricorrere ad un intervento chirurgico drastico che potrebbe sfigurare la mammella.
Tipologie di mastite
La mastite può verificarsi nei seguenti casi:
- mastite puerperale si può sviluppare durante il periodo di allattamento al seno generalmente intorno alla sesta giornata dopo la montata lattea. La mastite puerperale si manifesta con i cinque segni dell’infiammazione: calore nella sede di mastite, dolore, tensione mammaria, rossore della mammella coinvolta e perdita della funzione del tessuto.
La mastite coinvolge più frequentemente un solo seno (mastite monolaterale) e più raramente entrambi i seni (mastite bilaterale). La mastite insorge quando dei microrganismi patogeni raggiungono il tessuto mammario. I microrganismi patogeni che causano la mastite sono lo stafilococco aureus o più raramente lo streptococco che penetrano attraverso il capezzolo quando questo presenta delle lesioni. Le lesioni del capezzolo sono note come ragadi che si sviluppano quando l’attacco al seno da parte del neonato non è corretto in quanto non prende bene il capezzolo o ciuccia solo la metà. In presenza di ragadi si deve evitare l’insorgenza di un ingorgo mammario la cui copresenza aumenta il rischio di mastite. Per ingorgo mammario si intende un insufficiente drenaggio della mammella al quale consegue un’eiezione difficoltosa di latte a causa dell’ostruzione dei dotti. Al fine di evitare che si sviluppi un ingorgo l’ostetrica deve informare la neomamma di svuotare il seno alla fine di ogni poppata e si deve corregge l’attacco al seno. Se la mastite viene trascurata può causare un ascesso mammario che deve essere trattato chirurgicamente con l’incisione e il drenaggio;
- mastite acuta non puerperale insorge invece per motivi indipendenti all’allattamento al seno;
- mastite post-operatoria: la mastite è una complicanza di un intervento chirurgico che ha interessato la mammella stessa;
- mastite cronica periduttale: è una infiammazione della mammella cronica che si presenta con dolore, arrossamento, retrazione del capezzolo e con la secrezione di materiale purulento e maleodorante dal capezzolo. Questo tipo di mastite può risolversi spontaneamente o può peggiorare ed evolvere determinando la formazione di una fistola (canale che connette la mammella con la pelle);
- mastite carcinomatosa è una manifestazione di un tumore. Quando ci si trova dinnanzi ad un quadro clinico di mastite è bene andare ad indagarne la causa.
In caso di errore medico per mancata prescrizione di esami di controllo o di terapia sbagliata o tardiva o di cura non idonea o di colpa e responsabilità dell’Ospedale o di malasanità mastite dovuta anche, per esempio, ad analisi non effettuata o effettuata male o in ritardo, ad operazione o intervento chirurgico sbagliato, a medicinali non dati o farmaci somministrati tardivamente, la paziente o gli eredi, in caso di morte (la madre, il padre, il marito, il convivente, il partner, i nonni, il fratello o la sorella, il figlio, la figlia) potranno affidarsi ad uno Studio legale o ad un avvocato, preferibilmente specializzato in risarcimento danni da malasanità e da responsabilità medica, che esaminerà insieme alla paziente, alla famiglia e al medico legale con la perizia medico legale (ossia un parere medico con una relazione medico legale), l’eventuale fattibilità di una richiesta di risarcimento danni.
Infezioni ospedaliere/nosocomiali: la mastite post-operatori
La mastite può essere una complicanza post-operatoria di un intervento che ha interessato la mammella.
L’infezione insorge quando dei microrganismi patogeni penetrano nell’organismo e invadono, nel caso della mastite, il tessuto mammario. Per evitare l’insorgenza di quest’infezione i professionisti sanitari devono rispettare i protocolli per la prevenzione e il controllo delle infezioni ospedaliere.
Nello specifico i sanitari dovrebbero sempre:
- eseguire il lavaggio delle mani prima dell’intervento;
- indossare guanti sterili, camice sterile, visiera, mascherina e copri capo durante un intervento chirurgico per evitare la contaminazione;
- predisporre un campo operatorio sterile;
- disinfettare la cute prima della sua incisione per evitare che i batteri presenti sulla superficie cutanea invadano gli strati profondi e raggiungano il tessuto mammario;
- somministrare la profilassi antibiotica prima o durante l’intervento chirurgico come raccomandato dalle linee guida;
- utilizzare strumenti chirurgici sterili.
Se non venissero rispettatati i protocolli, potrebbero essere individuati dei profili di responsabilità in capo alla struttura ospedaliera che avrebbe dovuto seguire la formazione del personale, con conseguente obbligo di risarcimento dei danni occorsi alla paziente. È importante sapere, infatti, che le carenze organizzative o di personale o la mancata organizzazione dei corsi di formazione per il personale sono problemi della struttura ospedaliera che possono provocare casi di malasanità con conseguente obbligo di risarcimento dei danni per la vittima e i suoi familiari.
Segni, sintomi e diagnosi della mastite
I segni e sintomi più frequentemente associati all’insorgenza della mastite:
- seno arrossato;
- dolore al seno;
- tensione del seno;
- turgore della mammella;
- sensazione di calore al tatto a livello della mammella interessata;
- febbre con temperatura misurata a livello inguinale maggiore di 38°C;
- sensazione di dolore durante l’allattamento al seno se la mastite è puerperale.
La presenza dei segni e dei sintomi può essere sufficiente per fare diagnosi di mastite; il professionista sanitario non deve quindi trascurare queste manifestazioni cliniche e deve sapere che queste sono associate ad un quadro clinico di mastite. Possono essere eseguiti anche degli esami del sangue per la valutazione degli indici di flogosi; quando questi ultimi sono in aumento significa che vi è un’infezione in atto.
In presenza di fuoriuscita di liquido sospetto dal capezzolo questo può essere raccolto su un apposito vetrino ed inviato ad analizzare.
Nel caso in cui venissero commessi errori nello svolgimento degli approfondimenti diagnostici (perdita o deterioramento della provetta del sangue o del liquido, malfunzionamento del macchinario lo svolgimento degli esami di laboratorio, erronea lettura degli esiti ecc.) si può configurare una responsabilità del medico ma, in modo più evidente, della struttura sanitaria: le carenze strutturali o la mancanza di personale o i problemi di organizzazione della struttura ospedaliera o il mancato funzionamento del macchinari per deterioramento degli stessi o mancata manutenzione possono provocare casi di malasanità con conseguente obbligo di risarcimento dei danni per la paziente ed anche i suoi parenti stretti.
Trattamento della mastite
Il trattamento della mastite consiste nell’assunzione di antibiotici al fine di eliminare il microrganismo patogeno che l’ha causata. Per ridurre il dolore e l’infiammazione si rendono necessari gli antinfiammatori.
Nei casi gravi di mastite si possono presentare anche degli ascessi per cui si deve intervenire con un approccio chirurgico che prevede la loro incisione e successivo drenaggio.
Se si tratta di una mastite acuta puerperale il trattamento prevede anche degli accorgimenti sull’allattamento al seno. La mammella deve essere svuotata attaccando spesso il neonato al seno e/o con la spremitura manuale del seno. In questa fase deve essere evitato il tiralatte in quanto stimola ulteriormente la produzione di latte e peggiora l’edema.
Può essere d’aiuto l’applicazione di impacchi caldi sul seno prima della poppata e/o del massaggio così che con il calore i dotti dove scorre il latte si dilatano facilitando l’eiezione del latte e quindi il drenaggio del seno. Al termine possono anche essere eseguiti degli impacchi freddi per ridurre il gonfiore.
Nel caso di mastite carcinomatosa si deve richiedere la consulenza di un senologo specialista, il quale a sua volta dovrà prescrivere tutti gli accertamenti necessari. La mancata prescrizione delle ulteriori analisi a seguito di mastite carcinomatosa potrebbe costituire errore medico del medico/del senologo/del personale ospedaliero: simili omissioni, infatti, potrebbero impedire la diagnosi efficace del tumore e potrebbero far sorgere complicanze gravi, e un aggravamento per la donna e, di conseguenza, il diritto a chiedere il risarcimento dei danni con l’intervento di un avvocato specializzato in malasanità.
Mastite post-operatoria per infezione nosocomiale/ospedaliera ed errori medici
Gli errori medici che possono aumentare il rischio di insorgenza di mastite dopo un intervento possono essere:
- inosservanza dei protocolli per la prevenzione delle infezioni ospedaliere;
- contaminazione del campo sterile;
- mancato lavaggio delle mani;
- inosservanza dell’asepsi;
- utilizzo di strumenti chirurgici non sterili;
- mancata somministrazione della profilassi antibiotica.
Gli errori che invece possono portare ad un aggravamento del quadro clinico di mastite sono:
- mancato riconoscimento dei segni e dei sintomi di mastite;
- trattamento errato e/o tardivo;
- diagnosi errata e/o tardiva;
- mancata esecuzione dell’intervento chirurgico per la gestione degli ascessi mammari;
- tecnica chirurgica errata;
- imprecisa esecuzione delle suture chirurgiche.
I sanitari devono sempre effettuare una valutazione clinico-strumentale frequente delle condizioni della paziente ricoverata, soprattutto se presenta segni e sintomi sospetti infettivi: in questi casi va iniziata prima possibile una terapia antibiotica empirica, che ha lo scopo di coprire i patogeni più frequentemente causa di infezione ed evitare in tempi rapidi gravi complicanze e morte.
Risarcimento dei danni per Mastite post-operatoria per infezione nosocomiale/ospedaliera
Come facilmente comprensibili le conseguenze più gravi della mastite a seguito di infezione nosocomiale/ospedaliera post-operatoria possono essere invalidanti in modo permanente per la paziente, la quale per tutta la vita potrebbe subire le conseguenze della colpa medica o della responsabilità dell’ospedale per il trattamento errato della mastite o per la diagnosi ritardata dell’infezione nosocomiale/ospedaliera che ha causato la mastite o per l’errore nello svolgimento dell’antibiogramma e la conseguente prescrizione di un farmaco resistente al batterio che provoca l’infezione. Tali conseguenze possono sfociare in seri danni per la paziente: tra questi il danno biologico per la lesione all’integrità psico-fisica del danneggiato (con, nella perizia medico legale, la quantificazione dell’invalidità permanente e temporanea) ricompreso nel danno non patrimoniale insieme al danno morale, danno esistenziale, danno estetico ecc..
Parimenti potrà trovare riconoscimento il danno patrimoniale subito dalla donna ad esempio, il rimborso delle spese sostenute durante la cura: a tal fine potranno essere utili scontrini della farmacia, ricevute dei costi di alloggio, fatture per visite mediche o per acquisto attrezzature (danno emergente); oppure le spese future che dovranno essere effettuare a causa dell’errore nella terapia (fornendo la prova dei costi sostenuti); o, ancora, il risarcimento per i mancati guadagni subiti dalla paziente a causa del peggioramento della salute o del protrarsi delle cure (lucro cessante).
Sarà necessario esaminare le questioni più soggettive e personali capitate alla danneggiata a seguito dell’evento oltre alla mera problematica fisica: questa valutazione complessiva del danno occorso si chiama personalizzazione del danno e viene svolta con l’aiuto del medico legale nella redazione della perizia medico legale e/o dal consulente del giudice.
È importante sapere che molte voci di danno potranno essere chieste sia dalla paziente che dai familiari (convivente/partner/marito/madre/padre/figlio/figlia/sorella/fratello ecc.) ed anche in caso di morte della persona malata.
In caso di decesso della donna per malasanità nella gestione della mastite da infezione nosocomiale/ospedaliera, l’azione può essere proposta anche da un parente (madre, padre, marito, figlio/figlia, fratello o sorella). Ad esempio potrebbe essere chiesto il ristoro per il danno da perdita parentale (importo determinabile in base a grado di parentela), potrebbe essere chiesto il rimborso delle spese sostenute per l’assistenza della malata prima del decesso, potrebbe essere risarcita la sofferenza (danno morale) patita nel vedere la tua parente stare male o, ancora, il danno derivante dal peggioramento delle condizioni di vita di chi è sopravvissuto ma deve far fronte alla perdita, ma, potrebbe anche essere chiesta la liquidazione del danno fisico e morale patito dal familiare prima di morire, durante la sfortunata agonia.
I danni che ciascun parente subisce in prima persona vengono definiti danni iure proprio, perché rientrano direttamente nella sfera giuridica del familiare che ha visto morire la persona cara. I danni patiti dalla defunta, invece, possono essere definiti “indiretti” e vengono chiamati danni iure hereditatis. La modalità di prova e liquidazione delle due tipologie di danno è molto simile ma è determinante sapere che il termine per chiedere il risarcimento dei danni iure proprio è sempre di 5 anni dal decesso, mentre quelli “ereditati” possono essere chiesti entro 5 o 10 anni dalla morte a seconda che l’azione venga esperita contro il medico o contro l’ospedale.