OSTEOMIELITE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
L’osteomielite è un’infezione delle ossa e della cavità midollare (cavità presente all’interno dell’osso che contiene il midollo osseo, strutture nervose e strutture vascolari) che può insorgere come complicanza di una ferita chirurgica infetta o come conseguenza di un’infezione presente in un altro sito corporeo.
La professione medica non è infallibile, alcune volte possono essere commessi errori che danneggiano il paziente invece di migliorare le sue condizioni di salute. In questi casi la vittima di un episodio di malasanità ha diritto che venga fatta chiarezza su quanto accaduto: verificare eventuali responsabilità, comportamenti non diligenti o sbagli, sapere chi ha sbagliato e come, sapere se sono state rispettate tutte le procedure previste dalla letteratura medica, diritto a procedere legalmente per ottenere il risarcimento dei danni subiti con l’assistenza di un avvocato specializzato.
L’osservanza della sterilità e della sepsi da parte del personale medico e infermieristico è il primo passo per la prevenzione delle infezioni. Le infezioni devono essere tempestivamente riconosciute in modo da poterle trattare velocemente prima che le complicanze che ne derivano siano letali per il paziente. Se le infezioni vengono prese per tempo, la prognosi per il paziente sarà migliore altrimenti c’è il rischio di provocare al paziente un grave danno da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza per morte del paziente (decesso per infezione osteomielite), o per l’accelerazione del decesso, o una perdita di chance di conservare una vita migliore.
La classificazione dell’osteomielite
Sulla base dell’andamento temporale, l’osteomielite può essere classificata in:
- osteomielite acuta: è più frequente nei bambini e la sintomatologia ha durata inferiore a due settimane dopodiché regredisce;
- osteomielite sub acuta: la durata della sintomatologia è maggiore a due settimane
- osteomielite cronica: la sintomatologia dura più di tre settimane ed è spesso conseguenza di un’osteomielite acuta non adeguatamente trattata. Talvolta l’osteomielite cronica non manifesta sintomi per molti anni per cui la diagnosi risulta difficile.
In base alle zone coinvolte dal processo infettivo, l’osteomielite si distingue in:
- osteite se l’infezione interessa sono l’osso;
- osteomielite se l’infezione interessa sia l’osso che il midollo osseo;
- osteo artrite se l’infezione interessa le articolazioni;
- osteo condrite se l’infezione interessa la cartilagine.
Se si ritenesse di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità collegato all’insorgenza, alla cura errata o ritardata o all’aggravamento dell’osteomielite potrebbe essere utile rivolgersi allo Studio legale Marzorati che si occupa in maniera specializzata di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
Quali sono le cause dell’osteomielite?
Generalmente l’osteomielite è provocata da stafilococchi e streptococchi che possono giungere all’osso a causa di una ferita aperta contaminata. Questi microrganismi patogeni risiedono sulla superficie cutanea e sulle mucose, quindi nel caso in cui una ferità è contaminata penetrano negli strati più profondi della pelle fino all’osso provocando anche un’infezione di quest’ultimo.
Per evitare che le ferite vengano contaminate è importante innanzitutto disinfettare correttamente la cute prima della sua incisione e rispettare l’asepsi e la sterilità in tutte le fasi di un intervento chirurgico. Le ferite chirurgiche devono essere correttamente suturate in modo che al termine della procedura non siano presenti sanguinamenti.
Le ferite devono essere tenute pulite e asciutte, devono essere correttamente medicate e frequentemente controllate in modo da individuare per tempo eventuali segni iniziali di infezione.
In questa fase, quindi, potrebbero essere commessi errori dai medici o dal personale infermieristico e dunque essere riconosciuta la colpa medica o la responsabilità dell’Ospedale (Casa di cura/RSA/Clinica Privata, Pronto Soccorso, ASL/ASST ecc.). Pensiamo, ad esempio, al caso in cui non vengano seguiti i protocolli che impongono l’asepsi degli ambienti ospedalieri, o se il medico specialista non si accorge dell’infezione e si debba intervenire tardivamente o con urgenza, oppure si prescriva una cura senza aver prima fatto approfonditi esami, o con negligenza, imperizia o imprudenza. Quando accadono simili eventi, potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
I microrganismi patogeni possono giungere alle ossa attraverso la circolazione sanguigna quando è presente un’infezione in un’altra sede corporea. In questo caso, i batteri che provocano questa infezione, oltre agli streptococchi e agli stafilococchi vi è anche l’escherichia coli.
A causa dell’elevato apporto sanguigno le ossa lunghe sono più a rischio di infezione.
Le ossa lunghe degli arti superiori sono l’omero, il radio e l’ulna, mentre quelle degli arti inferiori sono il femore, la tibia e il perone.
Tuttavia, non sono rare le infezioni di mandibola, vertebre e mascella.
La contaminazione delle ossa può avvenire anche indirettamente quando è presenta un focolaio infettivo in un tessuto adiacente all’osso.
Come è possibile prevenire l’osteomielite?
L’osservanza dei protocolli per la prevenzione e il controllo delle infezioni da parte del personale infermieristico è fondamentale per evitare l’insorgenza di infezioni.
Per prevenire le infezioni della ferita chirurgica che può essere una delle cause di osteomielite il personale deve:
- eseguire il lavaggio delle mani;
- utilizzare dei dispositivi di protezione individuale;
- somministrare l’antibiotico profilassi prima o durante un intervento chirurgico;
- utilizzare strumenti chirurgici sterili;
- disinfettare della cute prima di inciderla;
- medicare correttamente le ferite chirurgiche e controllarle frequentemente.
In presenza di un’infezione in un altro organo o apparato i microrganismi patogeni, attraverso la circolazione sanguigna, possono giungere alle ossa e provocare un’osteomielite.
Per evitare la diffusione di un’infezione e le sue complicanze si deve:
- iniziare la somministrazione di antibiotici quando vi è anche solo il sospetto di un’infezione, come ad esempio quando al paziente viene rilevata una temperatura corporea maggiore dei 38 gradi;
- sottoporre il paziente ad esami strumentali per confermare la diagnosi;
- eseguire prelievi ematici per confermare la presenza di un processo infettivo;
- eseguire le colture per individuare il microrganismo patogeno che ha provocato l’infezione e iniziare una terapia antibiotica mirata;
- l’eradicazione del focolaio di infezione.
Quando ciò non avviene bisognerà valutare l’eventuale colpa e responsabilità – per la mancata o ritardata individuazione dell’infezione alle ossa o alla cavità midollare – ed inoltre comprendere se il danno era o meno evitabile. Questa operazione potrà essere agevolata con l’ausilio di un medico legale o di un medico specialista, che esaminerà la documentazione relativa al caso clinico per verificare la sussistenza di profili di responsabilità in capo ai medici o alla struttura sanitaria per avviare una pratica di risarcimento dei danni.
La diagnosi dell’osteomielite
I segni e i sintomi dell’osteomielite sono quelli comuni a qualsiasi tipo di infezione ovvero febbre e malessere generalizzato.
È presente anche:
- dolore, gonfiore, rossore e calore in corrispondenza dell’osso interessato;
- compromissione della funzionalità dell’arto coinvolto dall’infezione;
- perdita di peso;
- eritema;
- dolore graduale che va sempre più peggiorando;
- tumefazione all’altezza dell’osso coinvolto;
- fistole contenenti liquido purulento, nel caso di osteomielite cronica;
- deformazione delle ossa se l’osteomielite è cronica.
Una prima ipotesi diagnostica può essere fatta in presenza di almeno uno di questi segni e sintomi.
Tramite l’osservazione e la palpazione è possibile verificare il dolore dell’area interessata e la presenza di segni clinici.
Per confermare la presenza di un processo infettivo è necessario eseguire esami del sangue affiancati ad esami strumentali quali:
- PCR (proteina C reattiva) e procalcitonina: il loro aumento nel sangue indica la presenza di un’infezione;
- emocromo: vengono esaminati i livelli di emoglobina, piastrine, globuli rossi e globuli bianchi nel sangue. L’aumento dei globuli bianchi è indice di infezione;
- VES (velocità di eritrosedimentazione): aumenta in presenza di un processo infettivo;
- RX (esame radiologico), Risonanza magnetica, TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) per individuare il focolaio di infezione e l’entità del danno osseo;
- esame istologico di campioni prelevati dall’osso per lo studio delle cellule e dei tessuti;
- esame colturale di campioni prelevati dall’osso per ricercare il microrganismo patogeno che ha provocato l’infezione e di conseguenza scegliere un trattamento mirato.
Quando non si giunge ad una corretta diagnosi oppure ciò avviene con troppo ritardo, l’ospedale, sia pubblico che privato, nel quale il paziente è stato curato o al quale si è rivolto per effettuare le visite o le cure, può essere chiamato a rispondere dei danni patiti per un caso di malasanità e, quindi, del risarcimento. L’ospedale, infatti, è responsabile dell’operato dei suoi dipendenti e collaboratori (medici, paramedici, infermieri, assistenti ecc.) ma anche del corretto svolgimento dell’integrale prestazione sanitaria.
La prestazione sanitaria comprende sia l’attività medica e di cura del paziente ma anche una serie di obblighi cosiddetti “di protezione”, che amplificano i profili di responsabilità della struttura: ad esempio alloggio nelle stanze per la degenza, vitto, pulizia, vigilanza, messa a disposizione di personale per l’assistenza al paziente e utilizzo di attrezzature mediche funzionanti ed adeguate.
In pratica l’ospedale risponde non solo per problemi legati direttamente all’errore medico ma anche per questioni relative a disorganizzazione o carenze strutturali (ad esempio un macchinario per la risonanza magnetica che non funziona o che funziona male potrebbe provocare un’errata diagnosi ed un conseguente risarcimento dei danni).
Ed ancora per uso non corretto dei macchinari; per malfunzionamenti o mancanza di dispositivi di sicurezza; scambio di provette o di sacche di sangue; carenze di personale; perdita di documentazione. Questi sono solo alcuni degli esempi di deficit organizzativi – che esulano dal semplice errore del medico – che potrebbero portare all’esito positivo di una richiesta di risarcimento dei danni per malasanità nei confronti dell’ospedale.
Il trattamento dell’osteomielite
La terapia di base per il trattamento dell’infezione consiste nella somministrazione di antibiotici per via endovenosa.
Per il trattamento del dolore vengono invece prescritti antidolorifici o antinfiammatori.
In presenza di ascessi all’interno della cavità ossea si rende necessario il drenaggio.
Se si osserva un danneggiamento delle ossa si deve eseguire un interveto chirurgico per rimuovere il tessuto necrotico danneggiato e ripulire i tessuti ossei, al termine dell’intervento deve essere proseguita la terapia antibiotica per diverse settimane.
La scelta della cura come quella di intervenire chirurgicamente deve essere rimessa al medico ed al paziente dopo che questo sia stata adeguatamente informato.
Il paziente, o i suoi familiari, potrebbe ottenere il risarcimento del danno anche qualora il medico non abbia spiegato, o non abbia sufficientemente spiegato al paziente, il tipo di terapia a cui sarà sottoposto o il tipo di intervento chirurgico, oppure le modalità con cui si svolge, le conseguenze, i rischi e le possibili complicanze ed effetti collaterali, i vantaggi e svantaggi, le eventuali alternative terapeutiche (consenso informato).
Esiste, infatti, da un lato il dovere del medico di informare e, dall’altro lato, il diritto del paziente a conoscere non solo le informazioni sulla propria salute e malattia ma anche il diritto di poter scegliere consapevolmente. Il medico o il chirurgo, pertanto, non si devono limitare a far firmare un foglio c.d. modulo di consenso informato, ma dovranno spiegare, in modo chiaro, completo e comprensibile – anche in rapporto all’età del paziente, al grado di scolarizzazione e alle possibili difficoltà di comprensione (si immagini, ad esempio, un cittadino straniero che ha una conoscenza basica della lingua italiana) – tutti i vari aspetti medici.
Le complicanze dell’osteomielite
Quando vi è un’infezione dell’osso, il midollo osseo che si trova al suo interno si gonfia ed esercita una pressione contro la parete dell’osso che è dura rispetto al tessuto del midollo osseo che invece è molle.
Il risultato di questa pressione esercitata dal tessuto del midollo osseo è che i vasi sanguigni presenti all’interno del midollo osseo vengono compressi; in questo modo l’apporto di sangue e ossigeno sarà ridotto o bloccato e si può verificare una necrosi dell’osso (morte delle cellule ossee).
Le aree di necrosi devono essere rimosse chirurgicamente poiché la loro presenza rende l’azione degli antibiotici inefficace. Le fratture possono essere una conseguenza della necrosi delle ossa.
L’infezione, inoltre, si può propagare ad altri distretti. In assenza di un trattamento le ossa possono raccorciarsi e si possono verificare delle deformità scheletriche permanenti che incideranno non di poco sulla qualità di vita del paziente.
Inoltre, in assenza di un trattamento tempestivo e adeguato le infezioni possono avere delle gravi ripercussioni sulla salute del paziente. Non solo si verificano danni alle ossa ma l’infezione può giungere ad altri organi e tessuti danneggiandoli e alterandone il funzionamento. In questo ultimo caso il rischio di mortalità aumenta notevolmente.
Un errore del medico o dello specialista o dell’Ospedale per mancata o ritardata diagnosi dell’osteomielite potrebbe portare, nei casi più gravi, anche al decesso e la morte costituisce la lesione maggiore del bene giuridico della vita. In questi casi anche i familiari e parenti del paziente vittima di malasanità potrebbero avere diritto al risarcimento del danno, in particolare il marito/moglie (il convivente more uxorio o il partner convivente) i genitori/madre/padre, il figlio o la figlia, i fratelli o le sorelle o gli eredi.
Quali sono gli errori medici più comuni in caso di osteomielite
Tra gli errori medici che possono causare l’osteomielite oppure aggravare le condizioni del paziente, rendendo più difficoltoso un esito positivo di prognosi, sono:
- mancata o errata rimozione delle aree di necrosi dei tessuti delle ossa. La presenza di necrosi rende inefficace l’effetto degli antibiotici;
- trattamento tardivo;
- trattamento inappropriato;
- mancata esecuzione di esami ematici e strumentali per confermare la diagnosi di osteomielite ed osservare eventuali aree di necrosi;
- inosservanza da parte del personale medico e infermieristico dei protocolli per la prevenzione delle infezioni;
- mancato lavaggio delle mani e mancato utilizzo dei dispositivi di protezione individuale;
- scorretta medicazione delle ferite chirurgiche: le ferite chirurgiche infette, se non trattate per tempo, possono essere la causa dell’osteomielite;
- incapacità di riconoscere i segni clinici di osteomielite;
- mancata esecuzione dell’antibiotico profilassi prima o durante un intervento chirurgico per prevenire le infezioni intra-operatorie;
- mancata o scorretta disinfezione della cute prima della sua incisione, condizione che favorisce la penetrazione degli streptococchi e degli stafilococchi negli strati profondi della cute fino a giungere alle ossa;
- trattamento intempestivo delle infezioni: se le infezioni non vengono trattate tempestivamente i microrganismi patogeni che hanno provocato l’infezione, attraverso la circolazione sanguigna, possono provocare un’osteomielite. La terapia antibiotica va iniziata immediatamente quando si ha il sospetto di un processo infettivo e il paziente presenta anche solo un segno o sintomo di infezione.
Risarcimento dei danni in caso di errori nella gestione o nella cura dell’osteomielite
Quando ci si rivolge ad un avvocato specializzato in risarcimento danni da malasanità o responsabilità medica, è necessario che il medico legale che collabora con lo studio legale, prima verifichi l’esistenza di una correlazione (nesso causale) tra l’operato del medico o dello specialista o del chirurgo e l’evento dannoso e, solo successivamente – in caso affermativo – l’avvocato procederà con la domanda di risarcimento danni all’Ospedale, all’Assicurazione ed eventualmente ai medici responsabili.
Il medico legale, pertanto, verificherà la cartella clinica, gli esami, le analisi e i referti, nonché la corretta applicazione delle linee guida, i protocolli e le procedure applicabili in caso di osteomielite, vagliando inoltre il consenso informato per accertare la presenza di una diagnosi sbagliata, errata o tardiva, nonché, in ambito terapeutico, di una cura errata, non tempestiva o inutile.
Il paziente o in caso di morte, gli altri familiari (madre/padre/marito/moglie/fratello/sorella, nonno, nonna, eredi), potrebbero chiedere il risarcimento dei danni di tipo patrimoniale e non patrimoniale. La tipologia di danni è molto ampia, a titolo esemplificativo tra i danni patrimoniali (ossia economici) vi è:
- il danno emergente (spese sostenute prima e dopo l’evento);
- il lucro cessante (diminuzione di fatturato, perdita di guadagno ecc. subita, ad esempio, a causa della degenza o da parte dei familiari che hanno assistito il malato).
Tra i danni non patrimoniali può essere riconosciuto:
- il danno biologico lesione (la fisica o psichica subita dal paziente a causa dell’errore medico);
- il danno morale (sofferenze patite);
- il danno esistenziale (modifiche alle condizioni di vita);
- la perdita di chance di guarigione o sopravvivenza.
I danni che ciascun parente subisce in prima persona vengono definiti danni iure proprio, perché rientrano direttamente nella sfera giuridica del familiare che ha visto morire il proprio caro. In caso di decesso i danni patiti dal defunto, invece, possono essere definiti “indiretti” e vengono chiamati danni iure hereditatis. La modalità di prova e liquidazione delle due tipologie di danno è molto simile ma è determinante sapere che il termine per chiedere il risarcimento dei danni iure proprio è sempre di 5 anni dal decesso, mentre quelli “ereditati” possono essere chiesti entro 5 o 10 anni dalla morte a seconda che l’azione venga esperita contro il medico o contro l’ospedale.
La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano chiedere rimane dell’avvocato e del medico legale. Essenziale, in questa fase, risulterà l’esame della documentazione medica, tra cui le analisi e gli esami prescritti, i medicinali assunti, la cartella clinica e il consenso informato e la prova delle spese. È consigliabile conservare questa documentazione per favorire la gestione di un’eventuale pratica di risarcimento dei danni. In caso contrario il paziente o i suoi eredi hanno sempre diritto a chiedere copia dei referti che devono essere rilasciati dalla struttura previo rimborso dei costi di copia.