EPISIOTOMIA: QUEL PICCOLO TAGLIO CHE SPAVENTA LE DONNE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
L’episiotomia viene definita come “un’incisione chirurgica” dell’anello vulvare in particolar modo del tessuto perineale (tessuto interposto fra introito vaginale e ano) poco prima dell’evento nascita per allargare l’orifizio vaginale e facilitare il passaggio del feto.
Essa per molti anni è stata considerata una pratica di routine, ma già dal 1985 l’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea come si debba ricorrere ad essa solo nei casi giustificati, quindi nel 5 – 6% dei casi.
Tuttavia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, l’episiotomia risulta essere ancora una pratica molto comune (>50%). Negli ultimi mesi questo argomento è tornato sulle testate giornalistiche a causa del suo utilizzo molte volte eseguito senza il consenso informato della donna. Secondo l’indagine Doxa, infatti, in Italia sono circa 1,6 milioni le donne che sono state coinvolte.
Come e quando praticare l’episiotomia
L’episiotomia dovrebbe essere pratica a livello medio laterale dell’introito vaginale, quando il piano perineale risulta ben disteso utilizzando una forbice ad un’angolazione di circa 60° previa disinfezione dei genitali e anestesia locale.
Il taglio, inoltre, deve essere un taglio unico e netto. Essendo una pratica chirurgica, il personale sanitario deve ottenere dalla donna il consenso informato. Tuttavia, essendo una pratica utilizzata in casi di emergenza/urgenza, sarebbe preferibile informare la donna prima del parto esponendole rischi e benefici.
Il ricorso a questa pratica deve essere giustificato da un valido motivo come a titolo esemplificativo:
- accelerazione del parto in caso di sofferenza fetale;
- associazione a parto operativo;
- distocia di spalla;
- periodo espulsivo precipitoso;
- iperdistensione perineale;
- testa fetale sproporzionata;
- rotazione sacrale dell’occipite;
- pregressa episiotomia;
- valutazione perineale da parte del personale ostetrico e medico (prevenire lacerazioni che possano coinvolgere lo sfintere anale);
- complicanze materne o fetali.
Secondo le nuove linee guida dell’Oms (2018) – Intrapartum care for a positive childbirth experience – “l’uso routinario dell’episiotomia non è quindi raccomandato per donne in procinto di avere un parto spontaneo vaginale. Se essa viene effettuata è essenziale l’utilizzo di anestesia locale e il consenso informato.
È da preferire l’incisione medio laterale, in quanto quelle mediane sono associate ad un rischio maggiore di danni a livello dello sfintere anale. La sutura in continua è da preferire durante l’episiorrafia.”
Possibili conseguenze a seguito di episiotomia
Le possibili conseguenze date dalla pratica dell’episiotomia sono:
- emorragia
- ematomi
- incontinenza fecale e danno allo sfintere anale
- lenta cicatrizzazione
- dolore cronico perineale
- edema
- infezioni
- risultati anatomici non soddisfacenti (post sutura – episiorrafia
- dolore nei rapporti sessuali.
Queste conseguenze, come immaginabile, possono, in alcuni casi, diventare un potenziale danno per la salute sessuale e riproduttiva della donna nonché una violazione dei correlati diritti.