LA MORTE MATERNA: FREQUENZA DEL FENOMENO E POSSIBILI CAUSE
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI – AVVOCATO PER MALASANITÀ
La morte materna, ovvero la morte di una donna in stato di gravidanza o che ha partorito da meno di 42 giorni, è un evento difficile da stimare statisticamente.
Il significato di morte materna rientra nelle fattispecie in cui la morte della donna è sopraggiunta in seguito ad una causa correlata o aggravata dalla gravidanza, o da un trattamento ad essa relativo.
In particolare, la morte materna può essere diversamente definita in base alla causa:
- morte materna diretta quando consegue delle complicanze ostetriche legate alla gravidanza, al parto e/o al puerperio, causate da omissioni, interventi o trattamenti scorretti;
- morte materna indiretta se causata da patologie quali patologie cardiache, neoplasie e malattie psichiatriche (suicidio) a prescindere dal momento della vita in cui tale patologia si è sviluppata (prima durante o dopo la gravidanza).
Dall’ultimo report della sorveglianza inglese “Saving mother’s life: Confidential Enquiries into Maternal Death in the United Kingdom”, si evince che le morti dirette e indirette sono causate principalmente dall’inadeguatezza degli aspetti clinici, assistenziali e organizzativi da parte del personale del percorso nascita.
Quali sono le cause più frequenti che portano alla morte materna
Per fare alcuni esempi, le cause più frequenti sono:
- una inefficace comunicazione tra professionisti;
- la sottostima della complicanza osservata;
- errata diagnosi;
- un trattamento scorretto o poco adeguato;
- nei casi di contesti extraospedalieri, il mancato riferimento all’ospedale in caso di patologia.
Tra il 2000 ed il 2007, in 5 regioni italiane (Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio, Toscana e Sicilia) è stato condotto uno studio con l’obiettivo di identificare ed analizzare le cause associate alle morti materne e calcolare il MMR, ovvero il Rapporto di Mortalità Materna.
Dall’analisi dei dati, il MMR (Rapporto di Mortalità Materna) è stimato essere in Italia di 11.8/100.000. Emerge inoltre che le differenze fra le regioni sono notevoli: il MMR (Rapporto di Mortalità Materna) della Toscana è 6.4 contro il 24.1 della Sicilia e il 10.2 del Piemonte.
Questa differenza tra le diverse regioni evidenzia la stretta correlazione tra la qualità dell’assistenza e i rischi di mortalità e morbosità materna nella popolazione. Per qualità dell’assistenza non si intende però, come comunemente si tende a credere, un alto grado di medicalizzazione della gravidanza e del parto.
Come si valuta l’assistenza adeguata in ambito medico e ostetrico per evitare la morte materna
Come descritto nel documento del Ministero della Salute infatti, una adeguata qualità dell’assistenza corrisponde a:
a) un’adeguata valutazione della gravidanza e/o del parto, sulla base della quale venga scelto un “percorsi assistenziali” adatto al profilo di rischio del singolo caso.
Ciò significa che una donna con una gravidanza o un parto a “basso rischio ostetrico”, ovvero fisiologica, necessita di una assistenza che rispetti il suo stato di salute, senza alterarlo.
Ogni procedura medica che viene proposta ad una gravidanza o parto a basso rischio, al fine di velocizzarne i tempi o di modificarne il processo, è di fatto un elemento che potenzialmente rischia di compromettere la salute della madre e del nascituro e che quindi non corrisponde al principio di qualità dell’assistenza.
Ad esempio, gli alti tassi di ricorso al Taglio Cesareo in Italia (38% nel 2008), ben superiori dalle raccomandazioni OMS (10-15%) evidenziano un’inadeguata scelta assistenziale per molte donne, che potrebbe aumentare il rischio di morbosità e mortalità.
Allo stesso tempo, è importante che venga identificato il più precocemente possibile il profilo di gravidanza o parto “ad alto rischio ostetrico”, al fine di indirizzare la donna ad un percorso assistenziale idoneo ai suoi bisogni di salute;
b) la comunicazione tra operatori è un elemento fondamentale nella prevenzione dei rischi di esiti avversi.
Questa inizia con la condivisione tra tutti gli operatori coinvolti (ostetrica, ginecologo, neonatologo, anestesista, ecc.) dei criteri di valutazione del profilo di rischio della donna.
Questi criteri devono tener conto non solo dei fattori biologici, ma anche di quelli sociali e psicologici. Queste considerazioni dovranno essere riportate nella documentazione clinica.
Inoltre, è stato visto che il mancato o insufficiente scambio di importanti informazioni sulle pazienti nei momenti del cambio turno o durante un’emergenza, è una delle maggiori fonti di rischio per esiti avversi;
c) la comunicazione con la donna dovrebbe essere innanzitutto efficace e rassicurante. Dovrebbe inoltre includere informazioni basate su prove di efficacia, in grado di aiutare la donna a comprendere percorso assistenziale deciso, rendendola capace di compiere scelte adeguate alla salute propria e del nascituro.
Ogni atto sanitario deve essere preceduto da una spiegazione adeguata ed esauriente, da parte di qualsiasi operatore sanitario che assiste la donna;
d) la cartella clinica deve contenere in modo chiaro ed esplicito tutti gli elementi necessari a rendere rintracciabili e verificabili le azioni assistenziali e terapeutiche intraprese. La donna assistita deve poter visionare la documentazione riguardante il proprio stato di salute in qualsiasi momento.
Oltre agli aspetti comportamentali ed organizzativi dell’equipe sanitaria, vi sono dei casi clinici che aumentano sensibilmente il rischio di mortalità e morbosità materna.
Questi sono:
- la malattia tromboembolica;
- l’emorragia post-partum;
- l’ipertensione;
- la preeclampsia;
- la sepsi;
- la morte dovuta ad anestesia.
Questi eventi sono largamente prevenibili se il personale che assiste la donna in gravidanza e al parto, mette in atto il processo diagnostico e terapeutico raccomandato dalle evidenze scientifiche.
Fonti:
- Numero di morti materne dirette e indirette, durante la gravidanza o entro 42 giorni dal suo termine, in un dato periodo per 100.000 nati vivi nello stesso intervallo di tempo. (definizione OMS)
- Raccomandazione per la prevenzione della morte Materna o malattia grave correlata al Travaglio e/o parto”, Ministero della Salute, 2008.