INFEZIONE DA CITOMEGALOVIRUS
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
L’infezione congenita da citomegalovirus è la più diffusa (circa 1% dei parti).
La donna gravida può trasmettere l’infezione al suo bambino se durante la gravidanza, o in un’epoca prossima all’inizio della gravidanza, contrae per la prima volta l’infezione oppure si ha una riattivazione.
Quali sono i sintomi dell’infezione congenita da citomegalovirus
La maggior parte dei bambini che nascono con infezione congenita da citomegalovirus sono totalmente asintomatici e non avranno sequele a lungo termine, alcuni bambini hanno già dei segni alla nascita (rash cutaneo, ittero, microcefalia, IUGR, epatosplenomegalia, convulsioni, retinite).
Esistono dei casi in cui i nati sono asintomatici ma subiscono sequele a lungo termine, quali:
- perdita di udito neurosensoriale;
- ritardo dello sviluppo e ritardo motorio;
- perdita dell’acuità visiva;
- microcefalia;
- convulsioni.
Quali screening effettuare per il citomegalovirus
Il citomegalovirus è un virus della famiglia degli Herpesvirus ubiquitario, la cui infezione nei soggetti immunocompetenti si manifesta per lo più in maniera asintomatica o con sfumata sintomatologia similinfluenzale e per la quale non è necessaria terapia antivirale.
Spesso si scopre di aver preso l’infezione dagli esami sierologici fatti per altri motivi, come appunto l’inizio di una gravidanza.
Come già detto, la “pericolosità” dell’infezione è legata sia alla prima infezione ma anche alla reinfezione.
Le linee guida del Ministero della Salute per la gravidanza fisiologica non prevedono lo screening a tappeto per tutte le pazienti, ma solo nelle donne “a rischio” (maestre, insegnanti, operatori sanitari, donne a contatto con bambini piccoli).
Il test se non eseguito entro le 15 settimane di gravidanza non dovrebbe essere eseguito più avanti a meno di segni ecografici suggestivi di infezione congenita.
Il test sierologico consiste nel dosare le immunoglobuline (Ig) contro il virus.
Se si ritiene di essere stati vittima di un errore medico, di colpa medica dell’Ospedale o di un caso di malasanità potrebbe essere utile rivolgersi ad un avvocato o a uno studio legale che si occupi preferibilmente di risarcimento danni per responsabilità e colpa medica.
Come interpretare il risultato degli esami sierologici sul citomegalovirus
Quando una donna incinta effettua il test sierologico per verificare la presenza del virus, i valori si riportano generalmente a questo schema:
Ig M | IgG | |
Non immune, non ha mai incontrato il virus | Negative | Negative |
1°infezione | Positive | Negative |
1° infezione, che si è verificata da almeno ** mesi OPPURE Immunità con persistenza delle IgM | Positive | Positive |
Infezione pregressa | Negative | Positive |
Vi sono poi dei casi in cui IgG o IgM possono risultare dubbie. In questi casi è necessario ripetere il prelievo e richiedere eventuale test di avidità.
Il test di avidità misura la forza con cui le IgG si legano al virus: se alta indica un’infezione “vecchia” se bassa indica infezione più recente.
È opportuno informare le pazienti che risultano non immuni al citomegalovirus delle norme igieniche per evitare l’infezione (soprattutto le mamme dei bambini piccoli: non mangiare con le medesime stoviglie/bicchieri, lavare bene le mani quando si cambia il pannolino, non dare baci sulle labbra).
In caso di riscontro di sieroconversione riferire la paziente ad uno specialista per un counselling ed una valutazione ecografica di II livello.
Quali sono i possibili errori medio-sanitari nel trattamento del citomegalovirus
Gli errori che possono essere commessi nel trattamento e nella gestione di pazienti affette da citomegalovirus o che potrebbero, potenzialmente, subire le conseguenze del virus sono:
- non fornire informazioni su metodiche di prevenzione nelle pazienti sieronegative;
- non eseguire il test su pazienti a rischio;
- non indirizzare le pazienti ad un corretto counselling in caso di esito sierologico dubbio/incerto;
- mancata esclusione di infezione da citomegalovirus in caso di reperti ecografici suggestivi (idrope fetale, calcificazioni intracraniche, microcefalia, emorragia cerebrale, atrofia cerebrale, ventricolomegalia, ritardo di crescita fetale, iperecogenicità intestinale, oligoidramnios, splenomegalia, corioretinite).
Gli effetti dell’infezione da citomegalovirus in gravidanza sono argomento di ricerca, per chiarire soprattutto il ruolo che le reinfezioni possono avere sul feto e, quindi, sul neonato.