INFEZIONE (SIFILIDE – EPATITE – HIV) IN GRAVIDANZA
ERRORE MEDICO E RISARCIMENTO DANNI
La gravidanza rappresenta un momento molto delicato della vita della donna e le infezioni che essa può contrarre in questo periodo possono essere trasmesse al feto tramite una trasmissione materno-fetale.
È perciò raccomandabile informare la donna sui rischi e benefici di determinate azioni oltre che effettuare esami al fine di riconoscere precocemente l’insorgenza di una data infezione.
Nel complesso TORCH sono riassunti gli agenti infettivi che possono caratterizzare l’epoca gestazionale.
Le lettere indicano:
- T come Toxoplasma (il virus) o Toxoplasmosi (l’infezione che provoca);
- O come Others, termine inglese che in italiano significa “altre”;
- R come Rosolia (l’infezione che provoca) o Rubeo Test (il nome dell’analisi);
- C come Cytomegalovirus (il nome del virus);
- H come Herpes simplex (il nome del virus che, a sua volta, può essere di tipo 1 se l’infezione è labiale o di tipo 2 se è sessualmente trasmessa).
Sifilide in gravidanza: esame, analisi e test
La sifilide è una malattia infettiva contagiosa dovuta a Treponema Pallidum, generalmente trasmessa con i rapporti sessuali, ma talvolta contratta in utero.
Si manifesta con un decorso “ciclico” (stadio primario, stadio secondario, stadio di latenza/stado terziario) ed è caratterizzata da lesioni specifiche cutanee, cutaneo-mucose e viscerali.
Essa può comportare gravi danni fetali come morte endouterina fetale, parto pretermine, anomalie congenite, infezione neonatale attiva che si distingue in due forme a seconda che la sintomatologia si presenti nei primi due anni di vita o successivamente: sifilide congenita precoce e congenita tardiva.
Lo screening sierologico della sifilide, effettuato con un test specifico per il treponema – TPHA –, è raccomandato in tutte le donne alla prima visita e alla fine della gravidanza.
Epatite in gravidanza: esame, analisi e test
Le epatiti acute infettive sono determinate da differenti tipi di virus a tropismo epatico (A-B-C).
Clinicamente asintomatiche nella maggior parte dei casi o correlate a sintomi aspecifici come nausea, anoressia o sintomi specifici come ittero o insufficienza epatica.
Le tipologie di epatite che si rinvengono sono:
- epatite A: la trasmissione neonatale è pressoché impossibile quindi non viene raccomandato nessuno screening;
- epatite B: trasmissione neonatale al momento del parto, per questo viene raccomandato uno screening nel terzo trimestre di gravidanza (HBsAg +HBeAg). In caso di madre positiva, lavaggio del neonato e profilassi sistemica entro 12 ore dalla nascita;
- epatite C: rischio di trasmissione neonatale non noto, pertanto non è raccomandato alcuno screening poiché non ci sono prove della sua efficacia nella pratica ma circoscritto alle donne appartenenti alle categorie a rischio per infezione da HCV.
HIV in gravidanza: esame, analisi e test
Il virus dell’HIV causa l’Aids che è la malattia da immunodeficenza acquisita che attacca il sistema immunitario e rende la persona più suscettibile alle infezioni e alla formazione di tumori.
La trasmissione neonatale può avvenire durante la gravidanza, parto e allattamento.
Lo screening è quindi raccomandato all’inizio della gravidanza e nel 3° trimestre al fine di programmare gli interventi atti a ridurne la trasmissione: la terapia antiretrovirale durante la gravidanza, il taglio cesareo come metodo di espletamento del parto, e/o l’astensione dall’allattamento al seno durante il periodo neonatale.
Quali sono i possibili errori connessi agli screening infettivologici
Gli errori che possono essere frequentemente commessi in relazione agli screening infettivologici in gravidanza sono:
- errata informazione data dal professionista sanitario alla donna comprendente consenso informato, rischi e benefici degli screening;
- assenza di informazione data dal professionista sanitario alla donna su come evitare di contrarre le infezioni o comunque ridurre al minimo il rischio;
- errata prescrizione degli esami da effettuare (errata epoca concezionale – errate immunoglobuline);
- errata valutazione del rischio per l’esecuzione degli screening;
- errato management in caso di screening positivo;
- assenza di supporto in caso di screening positivo.