INFEZIONE DA ANAEROBI
ERRORE MEDICO E RISARICIMENTO DANNI – AVVOCATO MALASANITÀ
Il neonato può contrarre l’infezione da microrganismi anaerobi durante il parto o nelle ore successive alla nascita soprattutto se si è verificata una rottura precoce delle membrane e se il parto è avvenuto prima del termine di gravidanza. Considerando che le difese immunitarie di un neonato sono basse, i microrganismi anaerobi trovano nell’organismo del neonato un ambiente favorevole per il loro sviluppo e la loro crescita.
L’infezione da anaerobi può portare alla sepsi ovvero un’infezione diffusa a tutto l’organismo, meningite, enterite necrotizzante o ad un’infezione localizzata; tutte queste condizioni aumentano il rischio di mortalità neonatale soprattutto se non vengono trattate per tempo.
La responsabilità del ginecologo, del pediatra, del neonatologo o dell’ostetrica, e quindi dell’Ospedale o della Clinica, potrebbe derivare non solo dalla positività all’infezione ma anche dalla non tempestiva o errata diagnosi, o dalla non rilevazione del contagio ancora di più se a ciò si aggiunge la prescrizione di cure sbagliate o ritardate o non idonee.
La clinica dell’infezione da anaerobi nel neonato e complicanze
I microrganismi anaerobi fanno parte della flora intestinale, vaginale e del cavo orale per cui sono dei batteri che in condizioni di normalità non provocano dei problemi sino a quando non si ha un’alterazione dovuta ad esempio dalla chirurgia, ad una riduzione delle difese immunitarie ecc. che determino l’insorgenza di un’infezione che può aumentare il rischio di morbilità e mortalità.
Il sistema immunitario di un neonato non è ancora sviluppato per cui rappresenta un’ideale ospite per la crescita e lo sviluppo di questi batteri anaerobi. Sono più a rischio di contrarre l’infezione i neonati nati prima del termine di gravidanza perché ancora più vulnerabili dei nati a termine.
Al fine di limitare la trasmissione delle infezioni, nel prestare assistenza ai neonati si devono utilizzare appropriate misure quali il frequente lavaggio delle mani e l’utilizzo dei guanti; le mani dei professionisti sanitari rappresentano infatti un veicolo per i microrganismi patogeni e sono per l’appunto più suscettibili a contrarre l’infezione i neonati stessi in quanto il loro sistema immunitario è ancora immaturo, soprattutto se il neonato è nato prima del termine di gravidanza.
L’infezione da anaerobi può essere trasmessa da mamma e bambino durante la gravidanza quando si verifica la rottura prematura delle membrane amniocoriali, condizione che aumenta l’esposizione del bambino all’infezione.
Un altro fattore che favorisce l’invasione da batteri anaerobi nel neonato è la presenza di una lesione di continuo ovvero di una ferita sulla pelle del neonato che può essere conseguente ad un intervento chirurgico o assistenziale. Le ferite chirurgiche devono essere medicate periodicamente cambiando la medicazione previa disinfezione della ferita e sua accurata asciugatura. Durante l’intervento chirurgico gli operatori devono eseguire il lavaggio chirurgico delle mani, indossare biancheria e guanti sterili, creare un campo operatorio sterile e utilizzare soltanto gli strumenti e i ferri chirurgici che sono stati sottoposti alle fasi di sterilizzazione.
Nel caso in cui non vengano rispettati gli standard igienico-sanitari che garantiscano la condizione sterile e sicura, l’ospedale può incorrere in responsabilità dato che risponde delle colpe dei suoi dipendenti (ossia se il chirurgo sbaglia perché, per esempio, non si lava le mani prima dell’intervento) ma anche delle carenze nelle proprie procedure (ossia se un paziente si infetta perché i la sala operatoria non è asettica).
I segni clinici dell’infezione da anaerobi sono:
- riduzione del tono dei muscoli;
- problemi respiratori;
- apnea;
- febbre;
- rientramenti del torace;
- problemi intestinali quali tensione addominale e melena;
- dolore locale e tumefazione nel caso in cui l’infezione interessa un singolo organo;
- aumento degli indici di flogosi riscontrabili con un prelievo di sangue venoso (aumento della pcr, procalcitonina e dei globuli bianchi).
In base al momento di comparsa dei sintomi, l’infezione si può differenziare in precoce (se avviene entro i primi 7 giorni dalla nascita) e tardiva (quando i sintomi compaiono dopo i primi 7 giorni dalla nascita).
Il neonato che contrae un’infezione da anaerobi può andare in contro a:
- sepsi: complicanza di un’infezione il cui agente responsabile passa nella circolazione sanguigna e attraverso il sangue viene trasportano a tuto l’organismo provocando una disfunzione multiorgano. La sepsi è una condizione che va sempre più peggiorando fino a provocare la morte se non si interviene tempestivamente attraverso un trattamento medico appropriato;
- meningite: infezione delle membrane (meningi) che proteggono il sistema nervoso centrale che aumenta il rischio di morte neonatale e di sequele neurologiche a lungo termine;
- enterocolite necrotizzante: patologia caratterizzata dalla distruzione dell’intestino come risultato della morte delle cellule che lo costituiscono. È associata ad un alto tasso di mortalità;
- infezione localizzata: infezione che si localizzata in specifici distretti corporei come gli ascessi (raccolta di un pus che si trova all’interno di un tessuto.
La diagnosi e trattamento dell’infezione da anaerobi nel neonato
L’infezione da anaerobi deve essere sospettata quando il neonato presenta dei segni di infezione (come febbre, letargia, problemi respiratori, riduzione del tono muscolare, ecc.) e quando il parto è avvenuto prima del termine di gravidanza o si è verificata una rottura precoce delle membrane amniocoriali.
Altre condizioni sono la presenza di ascessi, l’enterocolite necrotizzante e quando il bambino è stato sottoposto ad un intervento chirurgico.
La diagnosi dell’infezione da anaerobi può essere fatta attraverso degli esami di laboratorio che vanno ad analizzare il sangue venoso. Un rialzo del numero dei globuli bianchi, della PCR e della procalcitonia è indice di infezione.
Ancora più attendibili sono le emoculture eseguite sul sangue venoso o sulle urine grazie alle quali è possibile isolare il microrganismo responsabile dell’infezione.
Nel caso in cui questi esami sono positivi devono essere eseguite delle indagini strumentali di approfondimento quali ecografie e radiografie.
La terapia deve essere orientata sull’antibiogramma il quale permette di identificare la resistenza e la sensibilità dei batteri a determinati antibiotici. In base all’esito dell’antibiogramma è possibile scegliere il trattamento antibiotico più adeguato.
La durata del trattamento dovrebbe durare minimo due settimane.
I neonati che hanno avuto questa infezione devono essere controllati periodicamente, una volta dimessi dall’ospedale, da parte del pediatra.
Il ruolo dei professionisti nell’infezione da anaerobi nel neonato
La prima cosa per evitare le infezioni da anaerobi e le sue complicanze è la prevenzione.
La prevenzione comprende il corretto uso delle norme igieniche e l’utilizzo dei protocolli presenti in ospedale relativi a tutte le procedure invasive e su come limitare la trasmissione delle infezioni. La prevenzione deve essere attuata da tutti i professionisti sanitali quali ostetriche, infermieri, neonatologi, pediatri, ginecologi.
In caso di errore, di colpa e responsabilità dell’Ospedale la madre, il padre, i nonni, il fratello o la sorella – o gli eventuali eredi in caso di morte del feto, neonato, o bambino – potrebbero dunque chiedere il risarcimento dei danni per essere stati vittime di un caso di malasanità. La valutazione di quali danni nel caso concreto si possano deve essere svolta dell’avvocato, con l’aiuto del medico legale.
Potranno essere chiesti, ad esempio il danno patrimoniale (ossia danni economici da lucro cessante o danno emergente) o il danno non patrimoniale (come il danno biologico per inabilità temporanea o invalidità permanente, il danno morale o, nei casi, più gravi il danno da morte o da perdita di chance di guarigione o di sopravvivenza).
Rappresenta un ruolo fondamentale per la prevenzione delle infezioni da anaerobi la sterilità degli operatori e dei presidi/strumenti durante l’esecuzione delle procedure invasive e non. Possono essere infatti dei veicoli di trasmissione dei microrganismi patogeni le mani degli operatori sanitari ma anche gli strumenti che prevedono contatti con la cute integra o con le mucose lesionate
Prima e dopo aver prestato assistenza ad un neonato deve essere praticato il lavaggio delle mani così anche la disinfezione degli strumenti che vengono a contatto con il paziente (ad esempio il fonendoscopio). Prima di eseguire interventi invasi gli operatori devono prima verificare la presenza di indicatori che certificano la sterilità dello strumento che si sta utilizzando.
L’infezione può essere il risultato diretto di uno scorretto utilizzo dei protocolli, di una scadente qualità delle procedure assistenziali o dell’utilizzo di strumenti non sterili per l’esecuzione di interventi invasivi. Devono quindi essere adottate tutte quelle procedure che garantiscono l’efficienza e l’adeguatezza delle attività di sanificazione, disinfezione e sterilizzazione.
Il ginecologo e l’ostetrica devono applicare tutte le procedure per la prevenzione del parto pretermine, condizione che aumenta per il neonato il rischio di contrarre le infezioni.
Nel caso in cui, prima del termine di gravidanza, la futura mamma comincia ad avere delle contrazioni il ginecologo e l’ostetrica devono provvedere alla somministrazione di farmaci tocolitici atti a ridurre l’attività contrattile dell’utero.
Il neonatologo deve riconoscere nel neonato i segni di infezione. Nel caso di un neonato con sospetto di sepsi, soprattutto se non rispondente al trattamento, il neonatologo non deve trascurare la possibilità di un’infezione da anerobi. Il neonatologo, inoltre, deve porre attenzione all’infezione da anaerobi considerando le complicanze che il neonato può sviluppare (meningite, sepsi, enterocolite necrotizzante) poiché aumentano il rischio di mortalità neonatale.
Nel caso in cui si sospetta un’infezione si deve procedere all’esecuzione delle colture sul sangue venoso e/o sulle urine grazie alle quali è possibile isolare il batterio responsabile dell’infezione e confermare la diagnosi. Il neonatologo deve prescrivere il trattamento antibiotico solo dopo l’esito dell’antibiogramma che orienta la scelta della terapia più adeguata per quella determinata infezione.
È, infine, fondamentale mantenere monitorate le condizioni di salute del neonato e controllare periodicamente gli indici di flogosi quali febbre ed esami del sangue (che rilevano aumento dei globuli bianchi e aumento della procalcitonina e PCR) al fine valutare l’efficacia del trattamento e la risposta del neonato.
Se l’infezione viene trascurata e/o non viene somministrata la terapia adeguata in maniera tempestiva il neonato può andare in contro a delle serie complicanze che possono esitare in sequele a lungo termine o nella morte. In caso di gravi complicanze o morte del bambino, pur potendo generalmente avere diritto ad un risarcimento dei danni verso l’Ospedale, i medici o l’Assicurazione, la principale domanda che i parenti (madre, padre, figlio/figlia, fratello/sorella o gli eredi) si devono fare riguarda il motivo che ha portato al contagio e se c’erano effettive possibilità di guarigione, o di evitarlo.
Metodi per la prevenzione delle infezioni da anaerobi
L’adozione di buone norme igieniche contribuiscono a prevenire le infezioni da anaerobi.
Le infezioni da anaerobi possono essere correlate all’assistenza per cui i professionisti devono adottare delle precauzioni standard per prevenire l’infezione e limitare la sua diffusione:
- lavaggio delle mani prima e dopo qualsiasi tipo di contatto con il paziente, dopo la rimozione dei guanti, dopo essere venuti a contatto con oggetti contaminati o materiale biologico come sangue e fluidi corporei. Lavare le mani con acqua e sapone o con antisettico;
- utilizzare i dispositivi di protezione individuale quali i guanti quando si prevede un contatto con materiali biologici, cute non integra o con parti del corpo o oggetti potenzialmente contaminati;
- corretta manipolazione di tessuti e biancheria sporca: non scuoterla e non maneggiarla per evitare che gli agenti infettivi si diffondano nell’ambiente, mettere la biancheria sporca in appositi contenitori ed evitare il contatto con la biancheria sporca;
- decontaminazione e disinfezione di presidi, strumenti e superfici o oggetti a contatto con il paziente;
- utilizzo di strumenti sterili per le procedure invasive che prevedono accesso alle cavità corporee;
- isolare il paziente infetto in stanza singola.
Nel caso in cui il paziente con infezione da anaerobi deve essere sottoposto ad un intervento chirurgico invasivo, prima di iniziare l’intervento devono essere somministrati degli antibiotici per il controllo della batteriemia in modo da ridurre le complicanze secondarie all’infezione e prevenire la diffusione dell’infezione stessa ad altri siti corporei.
Inoltre, prima di un intervento chirurgico che interessa il colon o il retto, oltre che la somministrazione di antibiotici deve essere effettuata la preparazione intestinale con clisteri così da garantire la pervietà del colon e del retto.